Nel seguito una lunga intervista pubblicata sul N. 28 della rivista inglese IDLER (e successivamente apparsa sul sito loro sito anche se, al momento, pare non più disponibile) realizzata nel maggio 2001 da JONATHAN ROSS,
noto presentatore radiofonico e televisivo della BBC. L’intervista è stata tradotta e pubblicata su Ultrazine.org nel giugno 2002, su autorizzazione degli aventi diritto.
L'intervista in originale è disponibile nel numero speciale Idler N. 46: Free Spirits acquistabile qui.
Jonathan Ross intervista Alan Moore 2001
Traduzione italiana a cura di Marcello Albano e Daniele Tomasi.
[JONATHAN ROSS] Alan Moore è il miglior scrittore di fumetti vivente. Non voglio fare la persona gentile a tutti i costi o essere di parte - e' un’affermazione prossima ad un dato di fatto, per quanto possa esserlo una qualunque opinione. In ogni votazione organizzata dalla comunità degli amanti del Fumetto, come gli Harvey's Awards [importante premio fumettistico statunitense, N.d.T.] o la recente votazione del Comics Buyers Guide [una rivista di informazione e critica statunitense, N.d.T.], Moore arriva sempre in vetta, e spesso lasciando gli altri a grande distanza. Penso di poter azzardare a dire che è il più grande scrittore di fumetti di sempre, nella storia di questo mezzo di comunicazione. Anzi, andrò oltre. È il miglior scrittore vivente di fumetti che ci sia stato e che mai ci sarà, finché questo amato e molto deriso mezzo di comunicazione inevitabilmente morirà di apatia o collasserà sotto il peso dei troppi uomini ultramuscolosi in calzamaglia che cercano di salvare il mondo.
Se non sapete granché sui comics - ed è possibile che la ragione sia che siete un rifiuto chimico che compra "FHM" mentre i vostri amici di "Idler" non stanno guardando - allora ecco qui tutto quel che avete bisogno di sapere per cominciare. Moore scrive fumetti, scrive fumetti in cui, con successo, utilizza gli ingredienti essenziali del genere a cui sta lavorando, qualunque sia - supereroi vecchio stile, orrore gotico, fantascienza avventurosa - e li mescola e li rivolta trasformandoli in qualcosa di interamente nuovo e totalmente inebriante. Ha preso "Swamp Thing", un mediocre fumetto di misteri e mostri, trasformandolo in una oscura e strana storia d'amore. Ha giocato con "Superman", facendo sprofondare il più ottuso degli ottusi in un fantastico ritornello di quel che potrebbe essere un giorno nella vita di uno strano tizio con superpoteri, se i "cattivi" usassero realmente i loro immensi poteri a favore del male - e non semplicemente quelle buffonate da birbantelli che ovviamente non li porterebbero mai a governare il mondo. Con "Watchmen" ci ha dato una visione distopica sull'intero genere supereroistico. E più recentemente, con "Tom Strong", "The League of Extraordinary Gentlemen", "Promethea", "Top 10" e "Tomorrow Stories" ha realizzato - da zero! - una nuova "casa editrice" che è così avanti rispetto ai concorrenti in termini di capacità e tecnica ed originalità da far inginocchiare e piangere di gratitudine, come dei bambini di mezza età, i visitatori adulti dei negozi di fumetti. O, per lo meno, a me è successo.
Perciò, quando da Idler mi chiesero se mi sarebbe piaciuto incontrare il barbuto grand'uomo, non mi feci scappare l'occasione, come farebbe Charlie Sheen con una attricetta porno. Ma - e questo potrebbe stupirvi - mi sentivo nervoso. Non è un sentimento con cui sono molto familiare, avendo incontrato ed intervistato... beh, all'incirca chiunque da ché l'uccellino della fama e della buona fortuna si è posato sulla mia spalla circa 14 anni fa. Ma Moore è una questione differente. Avevo davanti qualcuno da cui non volevo trarre perle d’arguzia o di saggezza, e non speravo di sentire aneddoti divertenti o maligni sui suoi colleghi. Avevo davanti qualcuno a cui volevo solamente sedermi vicino e bearmi della sua presenza. Quindi quel che segue è una specie di registrazione confusa dell'incontro mentre mangiamo al ristorante Momo's Moroccan in Heddon Street - e proprio dietro l'angolo c'è la cabina telefonica in cui David Bowie gigioneggia nella copertina di "Ziggy Stardust And The Spiders From Mars".
Alan è, suppongo ovviamente, proprio come i suoi scritti. In breve, non è come potresti aspettarti. Alto, barbuto, capellone, vestito totalmente di nero e con un lungo bastone da passeggio con il manico in argento. Un osservatore casuale lo definirebbe come un barbaro o un mistico, un pazzoide feng shui della "new age" con la passione dei tè alle erbe e dei primi Hawkwind [storica "space rock" band inglese degli anni ‘70, N.d.T.], un amante di fumetti underground - materiale hardcore per adulti che potrebbe confondere e sconcertare i giovani appassionati e spingere i loro genitori a chiamare gli assistenti sociali. Ma lui non è nessuna di queste cose. Beh, in effetti ama i tè alle erbe, e riguardo alle sue opinioni riguardo ai primi Hawkwind suppongo che, più o meno come voi o me, lui non abbia una chiara opinione sull'argomento. Qui ci parla del suo uso dei fumetti "commerciali" per presentare nuove idee in un mezzo di comunicazione ormai stanco. La prima domanda riguarda lo stile di disegno della sua compagna, Melinda Gebbie, che disegna la serie "Cobweb" attualmente pubblicata in "Tomorrow Stories".
ROSS: Amo i disegni di "Cobweb". È uno stile strano, davvero strano per un lettore di fumetti "commerciali".
MOORE: È quel che volevamo. L'idea che li ha generati è che il fumetto commerciale sta piuttosto chiaramente scivolando nel cesso. C'è gente come Gary Groth e la "Fantagraphics" che ne saranno contenti, ma non credo che si rendano conto delle implicazioni. Il punto è che nessuna libreria di fumetti può restare aperta vendendo i fumetti della "Acme" [casa editrice statunitense che pubblica fumetti di elevata qualità ma di limitato richiamo di massa. - N.d.T.], "From Hell" o qualunque altro fumetto di questo tipo, per quanto siano di qualità. Ci devono essere "The Uncanny X-Men" e ci deve essere "Spawn" e tutto quel materiale di questo tipo per far esistere il negozio. Se il fumetto "commerciale" scende nello scarico, si trascina anche tutti noi. Quindi ho pensato che fosse possibile rinvigorire il fumetto "commerciale" in modo da non dover distinguere tra commerciale, indipendente, underground, alternativo: perché il fumetto è troppo piccolo per categorizzare in questo modo.
ROSS: Quindi non sei d'accordo con quella frase che tutti eravamo stanchi di leggere qualche anno fa: "fumetti: non più solo per bambini".
MOORE: "Il fumetto è maturato." Io e Frank Miller abbiamo qualche responsabilità a riguardo, bisogna dire. Quando realizzai "Watchmen" pensai, "grandioso, la gente resterà ammirata nel vedere l'abile schema narrativo utilizzato, e si sentiranno obbligati ad eguagliarmi o superarmi nel cercare nuovi possibilità di raccontare storie". Mentre, al contrario, sembra che la maggior parte abbia recepito la violenza, il macabro, lo strato di pessimismo politico ateista che lo ricopriva. Questo è ciò che è stato rigurgitato e riciclato nei fumetti "Vertigo". [1]
ROSS: E succede ancora.
MOORE: Beh, [è] una delle cose principali che ho contro la Vertigo, e ci sono alcuni grandi fumetti fatti dalla Vertigo... ma la cosa che più mi crea problemi è che la loro atmosfera, il loro ethos o qualunque cosa, sembra essere basato sul cattivo umore in cui mi trovavo io 18 anni fa. Non è neppure il loro cattivo umore. Io ero un po’ "affilato", sai, verso la politica in generale, a causa degli anni della Thatcher.
ROSS: Già, era un brutto periodo.
MOORE: E quello, in qualche modo, potrebbe aver influenzato il mio modo di pormi, ma non vedo perché dovrebbe influenzare colorare chiunque esattamente nello stesso modo.
ROSS: Credevo l'avessi eliminato dal tuo sistema con quel lavoro che hai realizzato con Bill Sienkiewicz, "Brought To Light".
MOORE: Si, l'ho fatto.
ROSS: Ho sempre pensato fosse molto catartico.
MOORE: Penso che sia uno dei miei migliori scritti. Sono lieto che te ne ricordi, Jonathan.
[Dovete davvero procurarvi una copia di "Brought To Light", il migliore e più sconvolgente testo politico di racconto verità alla Chomsky che abbia mai visto, ed uno di quei libri che ti colpisce - SMACK - tra gli occhi con tutto il potenziale che appartiene al media "Fumetto".
Poi c'e un'altra cosa riguardo Alan Moore che voglio davvero raccontarvi. E' un genio. E' davvero un fottuto, ispirato, irripetibile, chiacchierato genio di prima categoria. Ed ovviamente essere un genio significa che le sue idee ed il suo approccio ed i suoi metodi sono stati rubati ed appropriati ed omaggiati da tutti i talenti inferiori che si trascinano sulla sua scia. Significa anche che c'è una legione di devoti a Moore, come me, che riflettono su ogni vignetta di ogni albo a cui ha lavorato. E naturalmente lui ha la sua buona lista di siti non ufficiali nella nostra gloriosa internet, che torna utile quando stai cercando di assicurarti di aver trovato ogni minimo riferimento di cui Moore imbottisce i sui lavori].
ROSS: Che ci dici della mitologia su Alan Moore che circola qui fuori? Sono entrato in Internet ed ho dato uno sguardo ad un paio di siti su Alan Moore - è uno strano posto da visitare senza assistenza. Ci sono un paio di tipi li fuori che hanno un approccio al tuo lavoro da studiosi, piuttosto scientifico, e prevalentemente vedono la propria attività come bibliotecari o esaminatori del tuo lavoro.
MOORE: C'è un tizio che analizza "The League of Extraordinary Gentlemen" - ed è uno solo... Pensavo fosse un gruppo di tizi letterati.
ROSS: E raccoglie tutti i tuoi riferimenti... Dai tuoi fumetti ho la sensazione non solo che hai letto molto, ma che c'è una continua ricerca della conoscenza.
MOORE: Ho sempre assorbito informazioni in una forma o l'altra. Sono stato sbattuto fuori da scuola a 17 anni, che è più o meno quando è cominciata la mia educazione.
ROSS: Sei stato espulso?
MOORE: Già. Mi sembrava che nella scuola ci fosse un programma di studio evidente - lettura, scrittura ed aritmetica - ed un programma di studio nascosto, che più o meno era puntualità, obbedienza ed accettazione della monotonia... In tanti casi mi sembrava che la scuola fosse come una terapia all'avversione. Non esisteva per trasmetterti conoscenza, esisteva per allontanarti dalla conoscenza. Imparare o leggere viene associato a lavoro, e lavoro viene associato a sfacchinata. Ecco perché tanta gente è felice semplicemente nello stare di fronte al televisore la notte. Pensa "non sto facendo un lavoro, quindi è un momento perfetto"
ROSS: ... essere intrattenuti, è una cosa passiva.
MOORE: Sì. Quindi, sono stato scacciato da scuola a 17 anni. Il preside l'aveva con me penso fosse una questione classista... scrisse a tutti i licei dell'area e gli disse "non prendete questo ragazzo perché ha una pessima influenza sugli altri"...
ROSS: Bastardo!
MOORE: Beh, avevo 17 anni ed ero un diciassettenne piuttosto indiavolato. Ma avevo solo 17 anni... scrisse a tutti gli imprenditori dicendogli di non darmi un lavoro. Era una cosa pazzesca, ma fui costretto a contare solo su me stesso ed iniziai a leggere voracemente ed imparare e riempii la mia testa con differenti argomenti, e sta tutto li dentro come una zuppa, e sto continuando tutto il tempo ad inserire nuovo materiale. Leggo molto velocemente. Come se li risucchiassi... Tutto è semplicemente andato nel silos generale e fermenterà e forse evolverà in qualcosa, in circa dodici anni.
ROSS: Quando scrivi sei sempre conscio dei tuoi riferimenti,o talvolta ti sorprendi, rileggendo, che li ci fosse un riferimento?
MOORE: A volte mi sorprendo parecchio. Ricordo una storia di "Abelard Snazz" che ho scritto e che non ho fatto ristampare perché dopo averla scritta ho improvvisamente capito che era un completo plagio di una storia di RA Laperty. Leggi tutte quelle antologie con centinaia di storie ed a volte se ti dimentichi da dove vengono pensi "che bella idea, deve essere mia!"
ROSS: Deve essere un rischio che incontra chiunque ama il genere su cui lavora ed ama dei media similari.
MOORE: Come quando ho conosciuto Gilbert Hernandez, gli dissi "quindi ti piace davvero Gabriel Garcia Marquez?" E lui disse "mai letto" e gli dissi "Non hai mai letto "Cento anni di solitudine"?" e lui disse, "no" e quando in seguito lo lesse ne fu completamente scioccato dalle similitudini.
ROSS: Già, non è strano?
ROSS: Questa idea di Promethea, naturalmente non ero a conoscenza dell'autrice che hai menzionato, ma credevo che ci fosse almeno un riferimento alla DC. Con Captain Marvel hai la metà super-eroica, la metà potente che abita nel mondo immaginario, ed anche il cambiare ed arrivare nel nostro mondo...
MOORE: Captain Marvel è piuttosto un personaggio magico, è tutto materiale mitologico. Uno degli scrittori, Bill Parker, era studente di lettere. Nel recente Promethea c’è la pianta sacra detta "moly" (aglio selvatico). Loro pensano che "moly" sia la mitica pianta che Hermes dette a Ulisse per aiutarlo contro Circe. Ecco perché è connessa alla magia, ma nessuno sa se sia mai esistita una tale pianta, o se sia mitologica, ma io penso sia il fiore della mandragola. [2]
ROSS: Ti ricordi di "Uncle Marvel"?
MOORE: Uncle Marvel... non aveva alcun potere, stava solo facendo finta...
ROSS: Già, giusto... è il diversivo comico.
MOORE: Semplicemente si appendeva al mantello di Captain Marvel mentre era in volo, cosi che sembrava volasse da sé!
ROSS: Che favolosa creazione... [ridiamo entrambi]
MOORE: Potevi divertirti molto di più con i fumetti in quei giorni. Senza ritornare a parlare della Vertigo, questa è una delle mie obiezioni: non c'è divertimento...
ROSS: Quel che odio in tanti fumetti attuali è che sono implacabilmente oscuri, e che non fuoriescono mai da questa impostazione. Mentre anche in Watchmen, per esempio, ti darò un esempio di una cosa che ricordo di aver trovato genuinamente inspirata e educativa. In un numero della serie hai raccontato una storia come se fosse apparsa in un vecchio fumetto di pirati. È un tuffo nella storia del fumetto ... e ne scoprii l'esistenza solo dopo aver letto quel fumetto. A quel tempo, tu apristi gli occhi di questo giovane appassionato verso quel che il fumetto era un tempo, e che forse potrebbe essere ancora.
MOORE: Swamp Thing è probabilmente molto più un riferimento per i fumetti Vertigo di quanto non lo fosse Watchmen, ma con Swamp Thing avevi tutte quelle storie che sono davvero terribili, veramente truci e veramente deprimenti... e poi ci sono queste piccole storie come il numero del "Sesso nella Palude" che è più o meno un poema amoroso.
ROSS: Sì, alcune storie erano piuttosto leggere.
MOORE: In un certo senso è più crudele, se dai alle persone un poema amoroso si intorpidiranno e si distaccheranno... mantiene fresco l'orrore se tu...
ROSS: ... dai un piccolo assaggio di un dolcezza tra morte e desolazione.
MOORE: Percepisci maggiormente il dolore...
ROSS: Mi sta venendo voglia di rileggere Watchmen. Ben fatto, signore!
[Ecco qualche informazione da sapere su Watchmen, il lavoro seminale, innovativo e davvero influente di Moore sull'argomento superpoteri. Inizialmente i personaggi da mostrare in tutta la loro gloria oscura e disfunzionale sarebbero dovuti essere un gruppo di supereroi di una delle case editrici meno conosciute, la Charlton. Questi personaggi erano stati acquistati dalla DC, casa di Superman e Batman. Moore voleva prendere quei personaggi e trasportarli in una sorta di storia iper-reale alla "cosa sarebbe successo se...", in cui erano costretti a agire come se fosse stata la vita reale. La DC disse no. Allora Moore, in compagnia di Dave Gibbons, creò un gruppo di personaggi che avrebbero potuto benissimo essere i portabandiera della Charlton].
ROSS: Dato che in origine sarebbe dovuti essere i personaggi della Charlton, avremmo visto The Question, Blue Beetle, Peacemaker e gli altri …?
MOORE: Captain Atom.
ROSS: Oh già, Captain Atom era grande. Quei primi "Captain Atom" di Ditko erano semplicemente favolosi, vero?
MOORE: Ditko era un grande
The Question di Steve Ditko. |
MOORE: No, nessuno può incontrare Ditko... Ho molta ammirazione per quel tipo...
ROSS: Potremmo metterla così, potrebbe essere l'altro creatore di fumetti che vive in reclusione. Perché io non conosco nessuno che non fa mai nulla, non va mai alle convention, non risponde mai alle chiamate...
MOORE: Qualcuno stava intervistando Ditko, e gli ha chiesto "ha mai visto Watchmen?" e lui ha risposto "beh sì, ho letto il libro", perché c’è questo personaggio chiamato Rorschach, e lui ha detto "oh sì, Rorschach, è come Mr. A solo che è pazzo." [Ridiamo entrambi]
ROSS: Fantastico... Lavora ancora, vero, disegna ancora? Dev'essere piuttosto anziano?
MOORE: La storia più triste che ho sentito … era l'anniversario dei 30 anni o dei 25, uno dei grandi anniversari di Spiderman, e Steve Ditko viveva alla YMCA... [associazione universitaria cattolica che garantisce assistenza ai diseredati con ostelli, mense e simili. Moore vuole esemplificare il fatto che Ditko non ha introiti dalla creazione di uno dei personaggi di maggior successo nella storia del fumetto, N.d.T.] [3]
ROSS: No...
MOORE: Sai, praticamente viveva in una scatola di cartone.
ROSS: Eri un fan di Kirby? Penso che lo fossi quand'eri più giovane.
MOORE: Tutti lo erano....
ROSS: È lui che creò veramente il modello di riferimento, l'aspetto visivo, l'atmosfera...?
MOORE: Considerando che le gemme della Marvel erano prevalentemente sue... Penso che il creatore e l'architetto delle gemme Marvel sia stato lui, più che Stan Lee ...
ROSS: Sì, penso che anche Lee lo possa ammettere adesso, no? Ovviamente vi ha apportato molto di suo, non possiamo non considerarlo...
MOORE: Sì, intendo dire … Non so se sia per "The Sopranos" [recente sceneggiato televisivo di notevole successo su una famiglia mafiosa italo-americana, N.d.T.] ma recentemente mi sono ritrovato molto attratto dall'argomento mafia...
ROSS: Non ho ancora visto " The Sopranos", lo ammetto con imbarazzo, perché mi sono perso l'inizio e non voglio vederlo a storia iniziata, quindi mi sono procurato le registrazioni, e tutti ne vanno matti...
MOORE: È Shakespeare, sul serio. Voglio dire, sono molto molto critico su tanti prodotti televisivi e cinematografici, ma "The Sopranos" è come Shakespeare. I personaggi sono meravigliosi, la sceneggiatura è incredibile. Ti invidio.
ROSS: Beh, li ho tutti su DVD... Beh, vorrei chiederti degli aspetti commerciali di ciò a cui stai lavorando. Mi preoccupo, come appassionato, perché tu crei qualcosa che io adoro, come " The League of Extraordinary Gentlemen" per esempio, e mi piacerà, e ne comprerò probabilmente più copie perché voglio disperatamente che continui ad essere pubblicata.
MOORE: Beh, l'attuale situazione del settore è che tutti sembrano pensare che il mondo stia per finire. Le testate chiudono intorno alle 15000 copie, sai, i più venduti stanno intorno alle 100000 copie, sai questa è la fine del mondo... No, questa non è la fine del mondo, questo è il 1982, quando Daredevil stava a meno di 15000, e pensarono, beh, peggio di così non è possibile, facciamo provare quel ragazzo che chiede di scriverlo e disegnarlo, e come con Swamp Thing sotto le 17000, diamolo a lui...
ROSS: Quindi è questo il motivo per cui te lo assegnarono?
MOORE: Si, perché erano sul punto di chiuderlo. Stessa cosa con Daredevil, Ecco perché lo dettero a Frank [Miller], stava sotto le 15000...
ROSS: Incredibile...
MOORE: Il più venduto era "X-Men", che vendeva circa 120000 quando la televisione arrivò negli anni '60. Fu allora che le vendite di fumetti iniziarono a calare.
[Mentre il cibo viene consumato e finiamo la portata principale vegetariana - per lui un principio, per me il desiderio di impressionarlo - la chiacchierata si sposta sul privato di Moore. Un paio di anni fa le possibilità di sentirlo parlare consistevano solo nelle grandi manifestazioni fumettistiche].
ROSS: Non fumi, vero?
MOORE: Sono piuttosto felice in questo periodo. Sto cercando di smettere di bere.
ROSS: Davvero?
MOORE: L'ho deciso perché ero stufo di bere, non mi divertiva più … ho provato la stessa cosa per il fumare...
ROSS: Hai una vita sociale a Northampton? Esci spesso? O prevalentemente stai a casa?
MOORE: Se lo chiedessi a quella signora della radio [ho detto su Radio Due che Northampton era la residenza del più famoso scrittore di fumetti, con gran stupore della signora che aveva telefonato dalla stessa città per vincere un CD di Ricky Martin], "Che mi dice di Alan Moore?", lei potrebbe risponderti, "Oh sì, quel tipo col bastone da passeggio e la barba, oh sì, un tizio amabile, ho ricevuto un biglietto da lui l'altro giorno, lo conosco molto bene..."
ROSS: Non è un po' misantropico, questo desiderio di non mischiarsi...?
MOORE: Probabilmente lo è, in parte perché sono parzialmente sordo... quindi dovrai perdonarmi.
ROSS: Cosa, ad entrambe le orecchie?
MOORE: No, solo questa, e sono praticamente cieco in quest'occhio e praticamente sordo in questo orecchio, così e' tutto bilanciato...Una delle ragioni per cui ho smesso di bere è perché non mi piacciono i pub, ed il rumore di sottofondo, e diventa un po' difficile...
ROSS: Sono parecchio rumorosi...
MOORE: ...e inoltre credo che durante gli anni '80, le convention … quello mi ha fatto un po' allontanare.
ROSS: C'era un periodo in cui Watchmen era al massimo e tu eri come Dio. Il gran Dio del Fumetto. Mi ricordo che tu apparivi e la gente impazziva. Era un po' come con le rock-star, o le divinità, una specie di insano livello di adulazione...
MOORE: Già.
ROSS: Deve essere stato strano comunque per te, ma i fan cosa ti chiedevano, in cosa consisteva lo scambio?
MOORE: Um, non lo so... voglio dire, sono una persona molto trasandata, non mi importa di rasarmi per parecchie mattine. Comunque questo sembra dia una certa parvenza messianica...
[Mi fissa un po' alla Manson. Charles, non Marilyn, naturalmente].
ROSS: Soprattutto se fai così con gli occhi, Alan...
MOORE: Sì!
ROSS: No, mi piace, prosegui, va bene...
MOORE: È tutto fatto con innocenza, ma loro cospirano ...
ROSS: Questo è dove entra in gioco la mitologia, immagino, perché le persone come me che non ti conoscono, ma conoscono ed amano il tuo lavoro, faremo e conserveremo sempre delle teorie e delle idee personali su di te... ho sempre pensato che portassi i capelli così perché non volevi perdere tempo... l'ornamento e la vanità.
MOORE: Beh sì, non posso gingillarmi con tutto ciò...
ROSS: ...e stai diventando vecchio, perché quanti anni hai? 47?
MOORE: Già...
ROSS: Anche il processo di invecchiamento ti rende cosciente del limitato tempo che ti rimane? È in qualche modo un fattore?
MOORE: No, no davvero. Sono venuto ai patti con la morte da parecchio. Ho avuto un periodo di tre settimane quando avevo 10 anni durante il quale ho capito piuttosto bene che tutti moriamo.
ROSS: Morì qualcuno, allora?
MOORE: Umm, non ricordo. No, credo fosse solo l'idea che anche io potessi morire.
ROSS: Eri piuttosto giovane per pensare a questo...
MOORE: ...sai che ci saranno feste a cui non verrò invitato, avverranno grandi cose e giorni assolati che io non vedrò, e come sarà possibile?
ROSS: È una fregatura, no?
MOORE: È lo stesso con la magia. Io non ho un credo religioso, al più il contrario della religione. Religione significa che credi le stesse cose a cui crede un gran numero di persone, e questo mi sembra innaturale, abbiamo delle menti differenti.
ROSS: Quando dici magia stiamo parlando di magia teatrale o stiamo parlano di Magia?
MOORE: Beh, stiamo parlando di tradizione della magia, che include John Dee, ed include l'artista Vittoriano Austin Osman Spare. Include anche Crowley, anche se inserire il suo nome probabilmente elimina un sacco di altre associazioni...
ROSS: La cosa si porta dietro del bagaglio in più.
MOORE: Già, ci sono tanti di questi piccoli stronzi satanisti che gironzolano e sono prevalentemente dei borghesi che vogliono circondarsi con il fascino del male, e quindi dicono quanto è grande William Burroughs come scrittore solo perché ha sparato alla moglie e quanto doveva essere profondo Charlie Manson...
ROSS: Quindi, qual è la tua idea dell'aldilà? Voglio dire, stai tirando fuori le tue energie riversandole nel tuo lavoro, così che sopravvivrai comunque. Ti sei garantito un centinaio di anni o più dopo che te ne sarai andato, Alan, se la gente continuerà a stampare.
MOORE: Beh, della posterità non mi importa granché ...
ROSS: Ma in un certo senso sarai ancora in contatto con le persone.
MOORE: Ma ciò sarà vero se ricorderanno il mio nome o no...
ROSS: Se non ci fossimo incontrati oggi, io interagirei con te dopo la tua morte nello stesso modo in cui ho sempre fatto durante la tua vita...
MOORE: Riguardo all'aldilà, la mia idea è che probabilmente avrai una vita migliore se supponi che ce ne sia una sola.
ROSS: Già...
MOORE: È probabilmente meglio vivere come se la morte si trovi a pochi passi...
ROSS: Non solo è imminente, ma irrevocabile, e questo è tutto…
MOORE: Ma riguardo a quel che succede dopo la morte: nel tipo di magia che ho fatto, che è una specie di magia molto pratica, manuale, c'è un po' di verità in ciò. Molti scienziati suppongono che ci sia molto più nell'universo di quanto dicano le nostre teorie. Gli spiriti ed il mondo oltre il nostro corpo saranno sempre aldilà della verifica della scienza, ma voglio puntualizzare che tra le cose che sono aldilà della scienza … è chiaro che in termini scientifici la mente è un vero problema. I biologi sperano di essere capaci di provare che la coscienza che sta dentro le nostre teste sia una sorta di prodotto dei processi biologici, e questo li renderebbe molto molto felici perché la coscienza di per se è intangibile. Non possiamo riprodurla in laboratorio, non si può neppure provare scientificamente che chiunque di noi è cosciente.
ROSS: Non puoi spiegare scientificamente perché ognuno di noi ce l'ha, perché ne hai bisogno...
MOORE: Ancora meno puoi spiegare quel che produce, come la matematica, da dove viene? Neppure gli scienziati lo capiscono, ma i biologi pensano: sì, proveremo che la coscienza è spiegata dalla biologia, e sarà bello perché la biologia è una scienza basata sulla chimica, che è quel che fa spruzzare tutte le ghiandole e gli enzimi. E sarà bello perché la chimica è una scienza di base, e la ragione per cui la chimica è vera è perché è basata sulla fisica, che è il modo in cui le cose funzionano, e la fisica è vera perché è tutta basata sulla fisica quantistica. Sfortunatamente la fisica quantistica dice che la mente incide sugli eventi su un livello quantico, quindi non puoi liberarti della mente, è sempre presente.
ROSS: Una volta scesi a quel livello...
MOORE: Esattamente, è sempre lì.
ROSS: Non possono davvero spiegarlo.
MOORE: E quindi, tendo a pensare, non so, non credo che la cosa che chiama se stessa Alan Moore sopravvivrà alla morte, credo sarebbe piuttosto orribile se lo facesse, perché questa è la personalità che funziona qui, questa è la personalità che ho sviluppato essendo in questo posto, e l'idea che resista per sempre...
ROSS: Mette un po' i brividi...
MOORE: La personalità, l'intelletto, le emozioni, i sogni, il corpo: tutto questo è la personalità inferiore. Penso che la porzione di noi che sopravvive è la parte superiore. Penso che, sì, ci sia un'anima, ma penso che ce ne sia una sola, e che siamo tutti una parte di lei, siamo tutti tributari dello stesso oceano, e che forse quando questo tributario si asciuga c'è ancora l'oceano. Tu hai perso la tua identità individuale che dopotutto è solo di una vanità fugace.
ROSS: Già.
MOORE: Ma non so, Jonathan. Questo è quel che suppongo,
Autoritratto di Austin Osman Spare. |
MOORE: Sì, ma preferisco non aver fede nelle idee, quindi sono più un agnostico. Credo in qualcosa se l'ho vista coi miei occhi...
ROSS: Quindi in qualche modo queste tue esperienze, o le persone con cui sei stato, ti hanno costretto in questa direzione.
MOORE: Già, ed ho provato ad interpretarle e questo mi ha portato a conclusioni differenti. E' una cosa in corso.
ROSS: Vediamo di ritornare ancora sulla mitologia di Alan Moore. Sei sposato? O convivi con Melinda?
MOORE: Mi sono sposato a circa vent'anni, ed io e mia moglie ci siamo divisi circa nel 1989. Ho incontrato Melinda un anno dopo. Io e Melinda non viviamo insieme perché lei è una artista ed io sono uno scrittore, entrambi troppo mentali. Ma ci vediamo molto. La incontro soprattutto perché voglio fare un fumetto erotico, pornografico [il fumetto in questione è Lost girls, N.d.T.], e l'idea di farlo con dei tizi...
ROSS: Ha ha.
MOORE: Questa è la cosa più ovvia, perché io molto raramente lavoro con delle donne, penso che Melinda sia la prima donna con cui ho lavorato...
ROSS: Non ce ne sono molte nel fumetto, vero?
MOORE: No... e certamente non ce ne sono molte che possono disegnare bene come Melinda, quindi questo da una vibrazione totalmente differente. Se lo avessero fatto due maschi, avrebbe inevitabilmente un sapore di spogliatoio...
[Abbiamo parlato di un sacco di altre cose, e di fumetti ed autori troppo oscuri per infliggerveli. Ho lasciato Alan alla stazione e sono tornato a casa per rileggermi ognuna delle sue pubblicazioni che sono riuscito a trovare. Rileggendo la trascrizione del nostro incontro ho realizzato che avrei potuto fargli un migliaio di domande migliori - avrei potuto sondare e affrontare il suo intimo, avrei potuto esporre le sue speranze ed i suoi sogni, soffermarmi sui suoi rimpianti. Ma fanculo! Era Alan Moore! Siete fortunati che sia riuscito ad articolare anche una sola frase semi-coerente.
Ora, se solo "Idler" mi potesse organizzare un incontro con Elvis, morirei felice domani stesso].
*** NOTE - a cura di Marcello Albano ***
[1] Un momento di
mitomania di Alan. Il fumetto dark è nato perché lui odiava la Thatcher:
a Frank Miller cosa gliene fregava? Eppure stava facendo la stessa
cosa! In più, l'idea "Vertigo" è venuta ad Archie Goodwin, un bravo
scrittore, molto più vecchio di Alan, che aveva fatto fumetti
dell'orrore ed era stato responsabile del dilagare horror nei Marvel
degli anni ‘70 e della linea Epic. [2] Il "moly" non è la mandragora, ma l'aglio selvatico. Dalla storia, notissima, di Ulisse deriva la storia dell'aglio contro demoni, streghe e vampiri, presente in tutta Europa, nei Balcani e nel bacino del Mediterraneo (anche in Marocco, ad esempio). E dire che Alan è uno che conosce bene Crowley, di cui cito il famoso distico: "My name is Aleister Crowley, the master of magik unholy: of basil, nephente and MOLY". Aggiungo che NON è quello che diceva Capitan Marvel, che pronunciava "talpina" con l'accento di Brooklyn, cioè "moley", un modo di dire tuttora usato (anche nei Simpson, è una delle frasi preferite di Ned Flanders).
[3] La storia di Ditko alla YMCA l'ho sentita dieci anni fa: è una leggenda metropolitana, Alan dovrebbe saperlo. Come lo so? L'ha detto Ditko in persona a Francesco Meo, editor Marvel Italia, sette anni fa, negli uffici della Valiant. La storia è semplice: Ditko pur di non andare ai festeggiamenti, si rifugiò nel dormitorio della YMCA. Tutto qui.
Mai sentito parlare di Ayn Rand? È l’autrice del libro Atlas Shrugged che illustra la superiorità del capitalismo americano. È stato reso obbligatorio nelle scuole americane durante la propaganda anticomunista degli anni ’50, e continua ad esserlo tutt’ora. Cosa c’entra Ditko? Ditko è un discepolo della Rand, di più, un integralista: ai festeggiamenti non ci pensa neanche!
[4] "Non fumi, vero?" Bah, forse prima…
2 commenti:
Grazie e mille volte grazie per riproporci queste perle, lette a suo tempo, ma che non ricordavo più nel dettaglio.
un abbraccio
Per molti anni Ultrazine é stato un punto di riferimento.
Grazie Smoky perché continui.
sp
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