giovedì 10 novembre 2016

Alan Moore e il punk!

Estratto dalla seconda parte di una corposa intervista ad Alan Moore condotta da Pádraig Ó Méalóid e pubblicata su The Beat il 5 Aprile 2015. 
L'intervista completa è disponibile QUI.

Pádraig Ó Méalóid: [… ] parlando de La Lega degli Straordinari Gentlemen: Century ho avuto la forte impressione, in quello ambientato nel 1969... alla fine siamo nel 1977, ed è tutto molto Punk Rock, e nel 1977 io ero davvero molto Punk Rock, perché quello era il genere di musica giusto per me al tempo ma ho sempre avuto l'impressione che a te il Punk Rock non sia mai piaciuto. La mia è una impressione corretta?

Alan Moore: No, assolutamente no! 

PÓM: Bene!

AM: Mi è sempre piaciuto il Punk Rock. Dubito che siano tanti quelli con una collezione migliore della mia dei primissimi singoli punk in vinile. Decisi di non tagliarmi i capelli corti perché al tempo forse pensai... credo d'essere rimasto più colpito di quello che avrei dovuto dal fatto che Dee Generate, che era il batterista degli Eater, se ti ricordi aveva quattordici anni... così pensai 'Sì, loro sono di un'altra generazione rispetto a me, non vogliono che mi tagli i capelli e indossi magliette col simbolo dell'anarchia, mi piace la musica ma lascio il resto a loro'. Questo accadde prima che mi rendessi conto che in realtà Johnny Rotten era un ex-fan degli Hawkwind e aveva esattamente, credo, un anno in meno di me e che Jet Black degli Stranglers poteva essere mio babbo. 
Perciò ho sempre amato il Punk Rock, anche se, a voler indicarne un difetto, pensavo che il problema fosse che, dal punto di vista della strategia, non c'era altro da raggiungere se si sceglieva il nichilismo. Questa era la mia unica critica al punk. 
Nell'episodio della Lega è stata più una questione di contrasti, mostrare il concerto ad Hyde Park in quell'atmosfera strafatta, idillica e totalmente irresponsabile degli anni '60 e poi piombare brutalmente nella scena punk in cui... in realtà, così come forse abbiamo enfatizzato l' "hippiness" degli hippie nel 1969 allo stesso modo forse abbiamo enfatizzato l'atmosfera di appuntita violenza da abuso di anfetamine dei primi concerti punk. Ma probabilmente in entrambi i casi non abbiamo esagerato. Mi ricordo una paio di concerti punk in cui la gente veniva aggredita a colpi di bottiglie spaccate o simili. Non era una cosa frequente ma mi ricordo anche di scontri terribili durante dei festival hippie. Ma nella nostra storia è stato solo per avere un netto contrasto d'atmosfera. 

PÓM: Beh, mi scuso per averti accusando essendo io in torto... 

AM: Oh ma no, macché, ma no. Sono felice d'aver chiarito. Non avrei voluto che qualcuno pensasse che fossi contro il punk. Ho iniziato nel 1978 usando lo pseudonimo di Curt Vile…

PÓM: Sì, ovvio!


AM: … perché pensavo fosse un buon nome punk! Sono stato un grande fan della musica psichedelica, sono stato un grande fan del glam e sono stato un grande fan del punk.

PÓM: Prima di passare ad altro, quali gruppi punk rock ti piacevano?

AM: Punk rock, fammici pensare. I Sex Pistols avevano un'energia immensa e avevano un qualcosa di così grezzo e incredibile. Gli Stranglers anche se... li ho visti suonare ma non mi sembravano davvero punk. Avevano un suono che ricordava un sacco i giri di tastiera di Ray Manzanek dei Doors e dei testi che richiamavano un po' quelli dell'heavy metal mainstream. 
C'erano diverse band minori davvero valide... Gli Adverts erano bravi. Mi piacevano gli Only Ones, erano bravi. Hanno fatto Another Girl, Another Planet, and Lovers of Today. I Clash erano grandi... ho anche pensato che Sandinista! fosse un gran album, anche se... sì, vero, aveva quatto facciate [Moore qui si confonde, si trattava di un triplo album, N.d.T.] e tutti pensavano fosse una specie di ritorno ai concept album, roba da hippie... ma perché no? C'erano dei pezzi ottimi. 
Gli X-Ray Spex erano ottimi, Elvis Costello, anche se – tutto quello pubblicato dalla Stiff Records era eccezionale. [...]

L'intervista completa è disponibile QUI.

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