domenica 27 novembre 2016

Alan Moore e l'LSD

Estratto da un'intervista pubblicata nel 2010 sulla rivista cartacea inglese The Stool Pigeon (qui online)

Per quanto possa sembrare un cliché oppure una ovvietà, fino a che punto credi che assumere LSD da giovane abbia agito da catalizzatore o da elemento chiave?
Alan Moore:
Naturalmente nessuno può dire cosa sarebbe successo che le cose fossero andare diversamente. Posso dire che ha avuto un impatto enorme sulla mia vita. La prima volta che ho preso un acido ho avuto delle allucinazioni di una qualità tale che è durata solo per pochi anni. Erano come illustrazioni di Martin Sharp [della rivista Oz]. Erano molto liquide e cangianti. Ma poi, pochi anni dopo - e sono sicuro che l'acido fosse esattamente lo stesso - le visioni erano cambiate. L'esperienza diventò più cristallina e definita. Un po' più paranoica. Ma, sì, mi ha fatto capire che, in fondo, la realtà è uno stato della mente e che, così come la tua mentre potrebbe cambiare, così potrebbe accadere alla realtà. È un qualcosa che ha poi avuto un grande impatto sul mio modo di pensare, e penso anche che mi sono reso conto che, quando mi trovavo in quello stato mentale, le mie percezioni rispetto all'arte, alla scrittura e alla musica erano fantastiche.
Non voglio dire però che mi piacesse tutto, assolutamente no. Sono diventato piuttosto critico e mi piacerebbe godere di un opera d'Arte, qualsiasi essa sia, a un livello molto più profondo e luminoso. Per cui ho probabilmente risolto la faccenda cercando di scrivere o disegnare o creare per la gente nelle stesse condizioni in cui probabilmente ero quando creavo quei mondi e visioni.  
È un po' come  Jason Spaceman e Sonic Boom dei Spacemen 3 che al tempo scrissero "Taking Drugs To Make Music To Take Drugs To" [Prendere droghe per fare musica per prendere droghe, N.d.T.]. 
E pensai: 'È un modo elegante di dirlo e sono sicuro che un sacco di Arte nella storia del mondo è stata creata in questo modo.' Sono sicuro che è così che creava Wilkie Collins e sono sicuro che così faceva Samuel Taylor Coleridge.

L'intervista completa è disponibile QUI.

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Mi sono imbattuto nel nome Wilkie Collins in un romanzo di JD Carr- che era un fan - quando il Giallo Mondadori era x me una alternativa interessante e dignitosa ai quattordicinali della Editoriale Corno e non sapevo altro del signor Collins allora se non che aveva scritto un romanzo chiamato La Pietra di Luna ( traduzione + evocativa di pietra lunare ) che Carr considerava un prototipo del detective novel. Mai sospettato che lo scrittore si calasse gli acidi. Io non ne ho mai assunti e credo sia tardi per avere la curiosità di muovermi in mondi fluidi e sempre diversi che non si sprigionino dalle zuppe sperimentali e blandamente thai di Crepascola. Considerato i dagherrotipi con Collins e le foto di Moore, direi che l'acido ha come effetto collaterale una barba che nemmeno un ettaro di hipsters. Io non potrei mai naufragare in quel mare perchè un simile delirio tricologico finirebbe a mollo nella broda di carote, pomidoro e zucca della mia sposa. So goes life.