sabato 31 dicembre 2011

2012: perché qualche aspettativa bisogna pur averla...

Io questo l'attendo con ansia. Dal mio adorato Paolo Bacilieri.
Intitolato, non a caso, Sweet Salgari, previsto in uscita per fine Febbraio 2012 (edito da Coconino Press/Fandango), si preannuncia come un toccante e imperdibile omaggio alla vita (e alla morte) di Emilio Salgari di cui quest'anno si celebrava il centenario della scomparsa. Inutile dire che non vedo l'ora di leggerlo!
Sul blog dell'autore trovate numerose immagini in anteprima.
Disegni di Paolo Bacilieri, da Sweet Salgari
Ah, e Maya o non Maya, un augurio di Buon Fumoso 2012 a tutti! 
Si sa, la speranza è l'ultima a morire...

venerdì 30 dicembre 2011

MEANWHILE...

Rorschach catturato in un veloce sketch dal RRobe nazionale!
Ogni tanto faccio qualche scoperta! Ecco quindi che sulla mia unica copia superstite del volume Alan Moore: Ritratto di uno straordinario gentleman, che mi sono ritrovato tra le mani nei giorni scorsi, ho "notato" alcuni sketch che la decorano di cui mi ero praticamente scordato. Ovviamente.
Tra questi, in terza di copertina, un vibrante Rorschach firmato Roberto Recchioni e, in seconda, un "divino" Moore dell'ironico Alberto Ponticelli.
Li potete ammirare, scusandomi per la qualità non eccelsa delle scansioni (sorry) in questo post... e, per ora... accontentatevi, direi! ;)
Moore ritratto da Alberto Ponticelli

lunedì 26 dicembre 2011

Wenn ich träume...

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Frammenti da un sogno berlinese
(stacco)

lunedì 19 dicembre 2011

Beatrice Penco Sechi: talento & tenacia

Cover per Knife Magazine. Work in progress.
Rieccoci per il secondo appuntamento con la "fumosa" serie di interviste ai protagonisti del Fumetto. Dopo l'esordio con Daniele Serra, è la volta di una giovane autrice (classe 1987): BEATRICE PENCO SECHI. Ho "scoperto" Beatrice relativamente di recente e ne ho subito apprezzato il segno e la bravura uniti alla modestia e a un grande amore per il disegno e il racconto per immagini. La sua prima  - e finora unica pubblicazione (ma siamo certi che molte altre seguiranno) è stata il primo albo di Lady Doll edito nel 2010 dalla prestigiosa casa editrice francese Soleil, di cui è disegnatrice e colorista su testi di Daniele Vessella. Un'altra "matita in fuga" potrebbe dire qualcuno...
Stante queste premesse potrete facilmente immaginare che non ho perso l'occasione di intervistarla. Così... buona lettura!

Maggiori informazioni e news su Beatrice Penco Sechi sul suo blog personale. 
Lady Doll tome 1. Cover.
smoky man: Partiamo con un classico. Puoi presentarti ai frequentatori di questo blog? Come hai iniziato a fare fumetti? Qual è la tua formazione e i tuoi "riferimenti" fumettistici?
Beatrice Penco Sechi: Disegno praticamente da sempre. Tutti i bambini amano i giocattoli, e naturalmente non ero un’eccezione, ma disegnare per me era un intrattenimento quotidiano, un qualcosa che mi "spegneva" del tutto il cervello per ore e ore. Il resto praticamente è venuto da sé. Quando sono cresciuta ha cominciato a pensare di far fumetti, ma di sogni se ne fanno tanti, tendono ad arrivare velocemente, velocemente andarsene, poi magari ritornare, molto leggeri. Questo mio sogno però è ritornato con la leggerezza di un mattone, e questo mattone si chiamava David Lloyd. Quando l'ho visto firmare la riedizione di V for Vendetta a Cagliari nella fumetteria dove praticamente sono cresciuta, ho capito davvero che volevo intraprendere quella strada. Per quanto riguarda la mia formazione, parliamo di un bel calderone con un miscuglio impossibile dentro. Tendo ad "assorbire" tutto quello che mi piace. Il che è un bene e un male, perché ho uno stile in costante cambiamento. Mi annoio facilmente, in sostanza. Sicuramente i primi autori che graficamente mi hanno formato sono Claire Wendling, Guarnido con suo favoloso Blacksad e la coppia Barbucci/Canepa.
sm: L'incontro con David Lloyd è datato 2008. E un po' c'era il mio fumoso zampino, per cui... mi sento un po' in colpa! :) Tornando alla tua formazione, sei autodidatta o hai fatto delle scuole di Fumetto o corsi di illustrazione o affini? Quali sono le tappe attraverso le quali il tuo stile è maturato fino a diventare "pubblicabile"?
BPS: Sono completamente autodidatta. Mi sarebbe piaciuto frequentare corsi e scuole ma per vari motivi non ne ho mai avuto l'occasione. Alla fine ho adottato il motto "chi fa da sé fa per tre", semplicemente. Riguardo all'evoluzione del mio stile, mi rifiuto di definirlo "maturo" e "pubblicabile". Devo ancora imparare ed evolvermi molto. Al mio calderone ho già aggiunto tanti ingredienti, ma da brava strega quale sono, ci sono ancora molte cose che voglio assaggiare, sperimentare ed aggiungere alla mia brodaglia.
Lady Doll tome 2: Maison de poupée.
sm: Visti i risultati credo che alla fine “la brodaglia” abbia già un ottimo sapore… [risate]
Il tuo esordio professionale è avvenuto in terra francese, con la serie Lady Doll. Puoi parlarci di questa tua avventura?
BPS: Una strana storia in realtà. Un inizio veramente vorticoso e fortunato , che a mio parere riconferma una volta di più la teoria della "fortuna del principiante". Io e Daniele Vessella cercavamo un colorista di pregio per il progetto, ma in questa ricerca trovammo un invece editore. Per una serie di coincidenze e un passaggio preferenziale capitato fortunosamente (piccola parentesi criptica in cui ringrazio a gran voce Barbara), il progetto finì nelle mani di Audrey Alwett che all'epoca stava preparando il catalogo della sua nuova collezione alla Soleil. Volle assolutamente Lady Doll per sé, e poiché i tempi erano molto stretti (stava per chiudere la preview del catalogo Blackberry) in quattro e quattr’otto eravamo a bordo. Davvero, queste cose non capitano. Se capitano, é perché sei Alan Moore, o, come dicevo prima, un principiante sfacciatamente fortunato.
Lady Doll tome 2: Maison de poupée.
sm: Puoi parlarci di Lady Doll? Che storia è? Come è stata l’accoglienza da parte dei lettori, della critica e della casa editrice per questo tuo lavoro? So che stavi lavorando al secondo volume…
Si tratta di una storia che ricalca molto il romanzo ottocentesco intimista al femminile, con un tocco dickensiano. La protagonista affronta le difficoltà e angherie che il mondo e le persone le riservano a causa della sua diversità fisica, rifugiandosi in un proprio mondo interiore popolato esclusivamente dalle sue bambole. Alla fine del primo volume capiamo come questo mondo abbia finito col risucchiarla del tutto, inevitabilmente. La critica e la risposta del pubblico é stata ottima, considerando che io e Daniele siamo esordienti di primo pelo in Francia (ed anzi Lady Doll é il mio primo fumetto in assoluto). Per cui direi che abbiamo cominciato bene ed il panorama è abbastanza roseo. Il secondo (ed ultimo) volume della serie uscirà nel 2012. Spero di fare un buon lavoro e non deludere nessuno.
Lady Doll tome 2. Illustrazione.
sm: In Italia si parla tanto di crisi, non solo nel campo del fumetto ma della società in generale, ovviamente, visti i mala tempora...
Da autrice che sta muovendo i suoi "primi" passi nel mondo del fumetto, com'è stato lavorare con i francesi? In particolare mi interessa sapere del tuo rapporto con la figura dell'editor...
In Francia la cultura del fumetto é forte e presente, credo che sia il mercato europeo numero uno dove un autore può riuscire a trovarsi davvero bene. Inoltre, hanno un ottimo modo di considerare i giovani autori: un'esordiente può davvero pensare di trovare lavoro senza scomodare fantasie utopistiche, perché se sei bravo ed hai talento, in Francia lavori. Gli editor non ti guardano con viso arcigno perché non sei nessuno, anzi sono sempre interessati a scoprire nuove figure artistiche, riescono ad essere un poco lungimiranti e ad immaginarsi che dandoti un'opportunità non sarai un nessuno per sempre. Ti insegnano anche il mestiere, in certe occasioni.
Cover per Knife Magazine: "Have a Bloody Christmas".
sm: Qual è invece la tua sensazione del mercato fumettistico in Italia? Quali spiragli hai intravisto, che riscontri...? Immagino che da italiana ti piacerebbe prima o poi trovare un tuo "spazio"...
In Italia questa mentalità “alla francese” di cui parlavo è praticamente inesistente. Non nascondo che mi piacerebbe essere conosciuta come autrice anche nel mio Paese, ma la cosa incredibile é che, di questi tempi, TU autore italiano ti fai un nome in Italia solo in riflesso del successo hai avuto all'estero. Sono molto pessimista, lo so, ma la verità é che é l'Italia del fumetto (solo del fumetto?) ad essere pessima. Non vedo opportunità, meno che mai per i giovani. L'esordiente per non soffocare nel silenzio e l'anonimato imposto (che per un artista è davvero la morte) é COSTRETTO a portare le proprie idee e la propria arte altrove. Spiragli? Riscontri? Qui da noi? Dovremmo cambiare modo di pensare, regredendo magari di 500, 600 anni. Proviamo a chiedere ad un artista del Rinascimento quale paese offra il panorama lavorativo artistico-culturale migliore. Ecco, l'Italia una volta era tutto questo. 600 anni avevamo qualcosa in meno di cui vergognarci. Oggi qualcosa di più.
Gift art per "Ugly Angel".
sm: Amara constatazione, ma assolutamente reale, ahimè… Passando ad argomenti più lieti, che mi dici del tuo metodo di lavoro? Tradizionale, digitale? Qual è il tuo “processo” standard… anche se so bene che probabilmente uno standard non esiste, dipendendo da progetto a progetto…
Come ormai si sarà capito, mi piace molto reinventarmi, sia a livello di genere, che di stile di disegno, che di colorazione. Voglio che ogni mio progetto sia qualcosa a sé stante, che non suggerisca un plagio di me stessa. Amo molto la colorazione tradizionale, in particolare faccio un ampio uso dei pantoni, ma riesco bene anche in quella digitale, o ancora, come nel caso di Lady Doll, una tecnica mista.

Non sei solo disegnatrice ma anche colorista e… ideatrice di progetti e… autrice dei tuoi testi… So che stai lavorando a diversi progetti e idee. Cosa bolle in pentola?
BPS: Cerco di essere un'artista a tutto tondo. É inevitabile per chi ha avuto la fortuna (o forse sfortuna?) di nascere con occhi un po' speciali (come cantava De André), quegli occhi che invece di copiare i mondi li inventano. Di questo si tratta, l'esigenza di raccontare, mostrare, comunicare quel qualcosa che vedi soltanto tu, e la inventi su carta perché possano vederla anche gli altri. Vedo tante cose, voglio raccontarle tutte. Lady Doll é stato il mio esordio come disegnatrice/colorista, ma tra i miei prossimi ce ne é uno scritto, e due disegnati e scritti da me. E le altre "visioni" attendono il loro turno. Con pazienza (a loro non manca, a me invece sì!).
Character design per Sirénes et Salles de Bains.
Qualche dettaglio in più? Immagino stia proponendo queste tue idee po' in giro, ma immagino non in Italia...
Subito dopo Lady Doll lavorerò a Sirénes et Salles de Bains, un altro bd per la Soleil stavolta firmato in coppia con Audrey Alwett. Potremmo descriverla come la favola de "La Sirenetta" all'inverso, svecchiata e con una trama molto fresca e nuova. Mi aspetto molto da questo lavoro. Parallelamente non abbandono progetti personali interamente creati da me, che spero di poter mostrare presto sotto una "bandiera" editoriale. Tra questi c'é un gothic-horror che sto covando da quasi 10 anni, poi una reinterpretazione di un classico molto noto, ed ancora una favola macabra creata ex-novo.
Mi sto proponendo molto Oltralpe, è vero, e in America. In Italia ho tentato, all'inizio, ma come ho già detto, i riscontri sono veramente pochi per chi proporne opere inedite.

Grazie Beatrice per l’intervista e complimenti per il tuo talento unito a una positiva tenacia! In bocca al lupo! :)
  Intervista condotta via email nel mese di Dicembre 2011.

lunedì 12 dicembre 2011

Daniele Serra: visioni dark

Si parte. Perché aspettare l'anno nuovo?, mi domandavo. E così, come detto, si parte. L'intento è quello di presentare con cadenza "regolare" (settimanale? quindicinale?) un'intervista ai protagonisti del Fumetto, nazionali e internazionali, noti e meno noti: ovviamente, disegnatori e sceneggiatori, ma anche traduttori, coloristi, editor, editori e chi più ne ha più ne metta. Ovvio l'intento, come si può ben capire, è bello impegnativo. Andrà a buon fine? Fino a quando? Beh, come dice il saggio, "chi vivrà, vedrà".
Senza perdere tempo quindi, iniziamo con una chiacchierata con DANIELE SERRA, talentuoso disegnatore di fumetti e illustratore, più noto all'estero che in Italia, con all'attivo numerose pubblicazioni come copertinista di romanzi horror per case editrici anglofone specializzate nel genere, disegnatore di una miniserie per la Image Comics e prossimo all'esordio italiano con l'adattamento di un racconto di Marcello Fois
Maggiori informazioni sull'autore e novità sui suoi lavori possono trovarsi sul suo sito personale: www.multigrade.it 
Non nascondo infine che conosco Daniele "dal secolo scorso" e questa intervista è stata per me un vero piacere. Un grazie quindi a Daniele per il tuo tempo e la tua generosa disponibilità. E per avermi regalato l'immagine del nuovo header del blog! :)
 
smoky man: Partiamo dalla fine, ovvero da uno dei tuoi ultimi lavori. In pratica sarà il tuo "esordio" italiano. Mi riferisco al romanzo a fumetti realizzato insieme allo scrittore Marcello Fois. Cosa puoi dirci di questo progetto? Come è nato? Di cosa si tratta?
Daniele Serra: La collaborazione è nata per caso, ho conosciuto Fois alla fiera di Torino e dopo due chiacchiere lui mi ha lasciato la sua email, ripromettendoci di rimanere in contatto.
Successivamente lui mi ha parlato di un racconto edito da Guanda che sarebbe stato felice di trasformare in una graphic novel. Così abbiamo preparato una submission e l’abbiamo spedita a Guanda che dopo tre giorni ci ha dato l'ok. Si tratta di un noir molto "sporco", per certi aspetti abbastanza morboso
sketch per Carne, graphic novel scritta da Marcello Fois
sm: Come è stata la collaborazione con Fois? Ha contribuito alla sceneggiatura? Che tipo di apporto ha dato all’adattamento?
DS: Io mi sono occupato dell'adattamento con la sua super visione. È stato molto interessante perché a lui interessava la mia visione della storia, quindi mi ha dato carta bianca. Naturalmente su vari passaggi abbiamo lavorato insieme e il suo apporto è stato decisivo. Oltre al fatto che i dialoghi e le didascalie sono tratti “pari pari” dal racconto.

sm: Puoi direi il titolo del racconto o no?
DS: Sì, si intitola Carne. È il nomignolo del protagonista: Carnevali. E definisce perfettamente il tipo di personaggio... parecchio carnale e disincantato

sm: È un lavoro a colori o in bianco e nero?
DS: È a colori. E devo dire che è stato molto interessante perché penso che il mio tratto funzioni bene con la storia. Mi piacciono le cose cupe e sporche, e il racconto presentava entrambi gli elementi. Più che a livello di disegno è stato stimolante trovare soluzioni sequenziali che funzionassero e anche qui l'apporto di Fois è stato importante grazie alle sue esperienze di sceneggiatore per la televisione.

sm: Il tuo è un segno molto intenso, direi un po' "espressionista"… Quali compromessi o "ostacoli" hai incontrato e superato durante la lavorazione?
DS: Ho avuto carta bianca. Niente compromessi, o meglio qualcuno sì. Ci sono scene osé parecchio esplicite nel racconto che ho affrontato in maniera più soft andando più sull'erotico.

sm: Dalla preview che mi hai fatto vedere e confesso, non conoscendo il racconto originale, direi che la storia mi sembra abbastanza torbida...
DS: Molto torbida! Non per tutti probabilmente…
character design per Carne, graphic novel scritta da Marcello Fois
sm: È già prevista una data di uscita?
DS: Una data precisa ancora no. Ma il libro uscirà di certo nel corso dell'anno prossimo. Sto consegnando i file in questi giorni. L’editing dovrebbe farlo Tito Faraci.

sm: Volevo ritornare sul discorso relativo al fatto che questo adattamento a fumetti è, sostanzialmente, una sorta di esordio per te sul mercato italiano. E di certo non si può dire che tu sia un "volto nuovo", con i numerosi lavori pubblicati all'estero. Come ti senti rispetto a questo? Puoi raccontarci il tuo percorso?
DS: Sì è praticamente il mio esordio in Italia. Diciamo che inizialmente mi sono detto una cosa: in Bonelli difficilmente riuscirai ad entrare. E così ho eliminato il mercato italiano. Mi sono dato da fare mandando tantissime submission a case editrici americane. Ho iniziato con piccole realtà con progetti alla fine mai usciti, ma che mi hanno permesso di capire un po’ il funzionamento del loro mercato. Poi andando a S.Diego ho fatto un po’ di pubbliche relazioni, conosciuto autori ed editori, che pur non volendo investire su di me sono stati gentilissimi nel darmi consigli. Mi sono quindi rimboccato le maniche e ho continuato a cercare autori con cui presentare progetti. Da qui è nato il connubio con Nicholas Doan che mi ha permesso di lavorare per la DC (con un fumetto online della Zudacomics).
Mettere un piede dentro il mercato facilita le cose. Infatti lavorare per la DC mi ha permesso di presentarmi in maniera diversa agli editori che, diciamo, mi davano più credito. Tutto questo non è stato aiutato dal mio stile un po’ ostico, forse poco “commerciale”. Mi sbattono ancora molte porte in faccia, ma almeno adesso mi salutano prima…
Fade to Black N. 1
sm: Immagino… :) Ma poi sono arrivati anche i frutti.... Penso ad esempio alla tua miniserie con Jeff Mariotte, Fade to black, pubblicata dalla Image. Come è stata quell'avventura?
DS: Bellissima! Mariotte è incredibile, un vero gentlemen. Professionalmente mi ha dato la possibilità di crescere molto. Lui aveva questo plot non utilizzato, così abbiamo pensato di metterlo in piedi. È una storia un po’ particolare perché va letta in un determinato modo... infatti si può definire una horror-comedy

sm: È una miniserie in cinque albi, a colori. Come è stata l'accoglienza americana? Ipotesi di una possibile uscita italiana?
DS: Mmhhh... è piuttosto complicato il mercato americano, tu lo sai bene. Esce tantissima roba e a meno che non becchi il jolly è difficile vendere molte copie. La Image era molto contenta del lavoro che abbiamo fatto, noi pure. Non abbiamo venduto molto, ma ripeto non era semplice perché FTB è molto di confine. Al momento non si parla di un’uscita italiana, ma chissà nel futuro...
Bella anche l'atmosfera che si respira alla Image! Tutti gentilissimi e veramente appassionati.
Diciamo che sia il lavoro per la DC che per la Image sono un po’ "timidi", nel senso che sono i primi fumetti lunghi che ho fatto. Credo risentano di varie “scopiazzature” da grandi maestri e soluzioni di story telling non proprio riuscite…

sm: Non fare il modesto… :)
[risate]
cover per Delirium Books
sm: Volevo chiederti invece della tua esperienza piuttosto corposa come illustratore e copertinista, in particolar modo di romanzi horror, per diversi editori esteri. Come hai iniziato? Che soddisfazioni ti ha dato e continua a darti? Da poco eri in Inghilterra ospite di un festival... verrebbe da dire "Nemo propheta in patria"…
DS: Ormai sono tre anni che collaboro con varie case editrici, soprattutto americane. Ho iniziato mandando quintalate di submission col mio portfolio. E una volta che sono riuscito a farmi accettare qualche lavoro tutto è stato più facile. Anche se anche oggi la fatica maggiore è quella di perseverare.
Soddisfazioni tante, perché la possibilità di illustrare le copertine dei libri mi riempie di gioia. Da grande appassionato di letteratura horrorifica poter essere l'autore della prima emozione che uno prova guardando un libro è molto gratificante. quest'anno sono stato nominato per il British Fantasy Awards nella categoria "Best artist" tra mostri sacri come Vincent Chong e Les Edwards. Una bella esperienza e soprattutto un grande onore. Adesso ho firmato per 24 copertine con la casa editrice DarkFuse, che si occupa di libri horror in edizioni limitate e autografate. Inoltre adesso sembra che si stia muovendo qualcosa anche in Italia per l'horror. Sta facendo un ottimo lavoro Edizioni XII, anche Delos Books potrebbe essere interessata a fare qualcosa, vediamo un po’. E sto collaborando col web magazine Il PostoNero.
cover per Delirium Books
sm: Qual è il tuo approccio per la realizzazione di una copertina? Leggi il libro... o segui indicazioni di un editor... realizzi delle illustrazioni da proporre? Sono curioso di sapere il "making-of" del tuo processo creativo...
DS: Varia un po’ a seconda dell'editor, c'è chi mi dà carta bianca con solo un'idea di base e chi vuole prima degli sketch su cui poi lavorare insieme passo passo. Non leggo mai l'intero libro perché ci vorrebbe troppo tempo e nella maggior parte dei casi i tempi sono stretti, quindi generalmente mi vengono date delle linee guida o una sinossi della storia. Lavorando su tela spesso è complicato far capire dallo sketch come verrà il lavoro finito, quindi mi devo armare di macchina fotografica e mandare i vari step.

sm: Che tecnica usi? Olio, acrilici? Poi ritocchi con Photoshop?
DS: Generalmente olio e ritocchi con Photoshop. Però a volte capita anche di lavorare con la china e l'acrilico bianco, però vengono fuori cose più estreme che non sempre vanno bene per il target. Ad esempio qui in Italia, Germania e Stati limitrofi vanno moltissimo le foto, infatti è difficile lavorare come illustratore per libri per adulti anche per questo motivo.
cover per Arkana, ebook di racconti
sm: Tavoletta grafica?
DS: Sì, me l'ha regalata mia moglie, ed è stato un regalo illuminante!

sm: Con quale software?
DS: Photoshop, prima coloravo tutto usando la tavoletta. Ora la uso solo per qualche ritocco e per colorare i fumetti.

sm: Ma per le copertine l'approccio mi sembra di capire sia più materico, no? Parti dalla tela e poi nel caso intervieni per ritocchi o migliorie...
DS: La cosa strana è che più vado avanti e meno uso il computer e più faccio le cose a mano! Ormai sono ritocchi minimi, e anche la colorazione dei fumetti è proprio minimale…
cover per Delirium Books
sm: Capisco… Facendo un salto carpiato all'indietro. Che tipo di formazione hai avuto? Quali sono stati e quali sono tuttora gli artisti (non solo nel campo delle arti visive) che ti hanno influenzato o colpito... a volte si scoprono strane "influenze" o ammirazione, tipo Alex Ross che ama Bruce Timm, nonostante i loro siano stili agli antipodi... O Jim Lee che adora Toppi...
DS: Dunque la mia formazione artistica è stata un corso di fumetto e sei mesi di scuola di pittura. Prima avevo come riferimento la scuola italiana bonelliana (i fumetti con cui sono cresciuto), De Angelis in primis. Poi ho avuto l'illuminazione con Mari, che considero uno dei più grandi disegnatori, questo soprattutto nel "primo periodo" della sua carriera, quando il suo segno era più spigoloso… Da Mari a Mignola il passo è stato breve. Poi mi sono appassionato alla corrente pittorica: da Bill Sienkiewicz a George Pratt, Ashley Wood, Kent Williams, Ben Templesmith... e penso che le influenze nel mio lavoro si vedano tutte. È stato bellissimo incontrare Templesmith e Wood a S. Diego e lasciargli il mio art book, che apparentemente hanno apprezzato...

sm: Oltre al fumetto e illustrazione, altre ispirazioni che vuoi citare?
DS: A parte quelle nel campo prettamente pittorico come Goya, Schiele ad esempio, sono influenzato parecchio dalla musica e dalla letteratura. Autori come McGrath, Murakami e classici come E.T.A.Hoffman aprono scenari visivi nella testa…
Matita e tavola finale per un fumetto scritto da Alex Irvine
sm: Volevo chiudere questa intervista, chiedendoti un parere su quanto detto da Giacomo Monti a Lucca e su tutti i commenti che sono giunti da più parti sulla vicenda, specie quelli dei colleghi, come Gipi, Cajelli, Ausonia… Mi interessa perché mi sembra che tu ti dia un gran da fare per riuscire a vivere con la tua Arte, anche a costo di sacrifici e compromessi… Ovvio capisco se dirai “no comment” per non entrare in un argomento e dibattito un po’ “controverso”…
DS: Io sinceramente penso che ognuno ha il diritto di vivere e scegliere come meglio crede, penso siano situazioni personali che naturalmente rese pubbliche portano a commenti e dibattiti, ma comunque difficilmente giudicabili. Io al momento “sopravvivo” con la mia arte ma non posso escludere la possibilità di cambiare strada un giorno, sono talmente tante le variabili che entrano in gioco nella vita, al momento nella mia bilancia il “piacere di disegnare” ha un peso specifico maggiore del “sacrificio/compromesso”, finchè continua così…

sm: Grazie Daniele per l'intervista! E buone visioni! 

Intervista condotta nel mese di Novembre e Dicembre 2011.

domenica 4 dicembre 2011

L'Arte di Kevin O'Neill: da non perdere!!!

Sopra e nel seguito disegni di Kevin O'Neill
Grazie a Paul Gravett, uno dei massimi esperti e studiosi di Fumetto al mondo, e "orchestratore" dell'evento, vengo a sapere che il fenomenale Kevin O’Neill esporrà in vendita una novantina, di originali dagli ultimi tre volumi de La Lega degli Straordinari Gentleman (ossia dal Black Dossier, la cui pubblicazione al di fuori degli USA appare assai complicata al momento, e dai primi due episodi di Century, di cui l'ultimo, 1969, ancora inedito in Italiano). Un'occasione imperdibile per tutti i collezionisti e gli appassionati.
Il 15 Dicembre O'Neill sarà a Bruxelles presso la galleria Champaka per l'inaugurazione dell'evento mentre il giorno successivo, il 16 Dicembre, l'artista inglese si sposterà alla Galerie 9eme Art a Parigi dove verranno esposte altre tavole per la gioia dei futuri acquirenti. Ovviamente Gravett accompagnerà O'Neill in questo mini-tour nel Continente e posterà gli aggiornamenti sul suo blog.
La selezione degli originali in vendita include pagine tratte dal Black Dossier tra cui la copertina dell'edizione slipcased, le sedici illustrazioni della sequenza su Fanny Hill e due doppie tavole dalla sezione in 3D.
Dal primo volume della trilogia Century: 1910 saranno inclusi la copertina e trenta tavole scelte, alcune in sequenza, compresa la splendida doppia pagina col Nautilus. Invece dal secondo albo, Century: 1969, verrà proposta ancora la cover e una selezione di trenta tavole tra cui la spettacolare doppia sequenza lisergica.
Per chi non potesse essere presente a questa imperdibile mostra (come il sottoscritto, ahimè), tutte le tavole saranno disponibili in visione e per l'acquisto sul sito della galleria Champaka, anche dopo la chiusura della mostra fissata per il 31 Dicembre.
Per chi volesse fare (o farsi) un bel dono di Natale mi sembra che questa possa essere un'ottima idea regalo, no? :)
GALERIECHAMPAKA
27, rue Ernest Allard
B-1000 Brussels - Belgium
Tel : + 32 2 514 91 52
Fax : + 32 2 346 16 09

Orari d'apertura:
Lunedì e Martedì: su appuntamento
Dal Mercoledì al Sabato: 11.00 - 18.30
Domenica: 10.30 - 13.30

4 rue Cretet
F- 75009 - France
Tel.: +33 1 42 80 50 67
Fax: +33 1 42 80 50 67

Orari d'apertura:
Dal Martedì al Sabato: 14.00 - 19.00 & su appuntamento

venerdì 25 novembre 2011

It's Pop Art, babe!

In apertura di post, la cosplayer di Fumetto definitiva! Vestita come una quadro di Roy Lichtenstein, l'esponente della Pop Art, famoso per le sue opere che "omaggiavano" (qualcuno direbbe "ricalcavano/plagiavano") vignette tratte dai comics. WOW e ancora WOW e ancora WOW! Per la cosplayer, sia chiaro! :)
Rivedendo gli appunti/spunti che avevo caoticamente scritto, in questo post avrei dovuto parlare di polemiche varie che girano per la Rete generate da dichiarazioni di autori nazionali e internazionali, di blog che seguivo assiduamente che chiudono e mi mancheranno, di piccoli e grandi "casi" della nostrana editoria legata al Fumetto e di quelli connessi a industrie limitrofe... Insomma, tutta "roba brutta", bad karma e alla fine.... non mi andava. Semplicemente. 

Per cui beccatevi... la cosplayer, un sorriso e un po' di leggerezza, richiamandomi umilmente alla lezione del grande Italo Calvino, uno che le cose le aveva capite davvero. :)

lunedì 21 novembre 2011

Intanto a Hicksville...

Mettevo ordine, per quanto possibile, tra i fumetti che affollano la mia casa, e mi sono ritrovato tra le mani un tomo. E che tomo (faccio notare la dicitura "un romanzo a fumetti" in copertina :))! Lo splendido Hicksville del geniale autore neozelandese Dylan Horrocks, pubblicato nel 2003 da Black Velvet Editrice: un vero e proprio inno al fumetto, alla sua storia e alle sue incredibili potenzialità. Se non l'avete mai letto... beh, procuratevelo!
Mi sono ritrovarlo a rileggerlo un po' a salti. Un'opera davvero intrisa d'amore per il fumetto, con tante storie nelle storie, una specie di scrigno pieno dei sogni, patimenti e progetti creativi dell'autore.
E con molta, moltissima ironia e intelligente senso del gioco.
Sfoglia che ti sfoglia, l'occhio mi è caduto sulle pagine in appendice e sull'articolo del 1988 firmato da Horrocks, intitolato Una lettera da Hicksville (perchè amo il fumetto neozelandese), in cui parla della scena fumettistica del suo Paese. Le parole che riporto nel seguito - un estratto dal pezzo di Horrocks nella traduzione di Alberto Corradi (pag. 268-269) - mi sono "suonate" come una sorta di "contro-canto", se non una possibile risposta o "medicina", allo "sfogo" di Giacomo Monti che ho riportato nel precedente post.
A mio avviso c'è sempre qualcosa di eroico nelle persone che lottano per dominare un'arte anche quando non c'è nessuna speranza di farla diventare la propria professione.
Una volta, mentre tenevo delle lezioni sulla storia del fumetto a un corso serale dell'Università di Auckland, uno degli studenti, un signore che aveva ormai superato i cinquant'anni mi chiese se avevo problemi a visionare qualcosa del suo lavoro. Allora tirò fuori un centinaio di pagine o giù di lì di un piccante fumetto d'avventura disegnato in modo davvero competente. Colmo di donne in topless e arcani misteri, aveva un gusto vagamente retrò (provate ad immaginare una storia di Heavy Metal disegnata da Edgar P. Jacobs).
Ero sbalordito. Quel tizio aveva tranquillamente lavorato sulla sua storia per anni, per il solo piacere personale. Non c'era nessuna speranza che sarebbe mai stato pubblicato. Era troppo crudo per metà degli editori e non abbastanza per i restanti; a ogni modo, era troppo retrò per tutti loro. Ma mi piaceva. Vorrei essermene fatto una copia, ma invece fece ritorno a chissà quale confortevole nascondiglio privato dove il mio studente l'aveva creato.
In definitiva, questo è il tipo di fumetti che mi piacciono di più. E' come il vecchio fandom prima che diventasse un affare e un'estensione dell'industria. Quando era composto di sfigatelli entusiasti per cui non c'era niente di meglio che proiettarsi in piccoli mondi immaginari costruiti con amore e attenzione per i dettagli. Persone consacrate a un'arte che nessun altro riconosceva, per non dire rispettava. Persone che trovavano nel fandom una comunità che erano incapaci di individuare nella società tradizionale. Direi che la Nuova Zelanda conserva ancora qualcosa del genere, all'interno delle entusiastiche comunità concentrate intorno a "Fun Time Comics" a Christchurch e "Treacle" e "Umph!" di Tony Renouf a Dunedin, e ai fanzinari vivaci e senza pretese di "Oats Comics", che paiono credere fermamente che chiunque può e debba diventare un fumettista."