giovedì 18 ottobre 2018

Alan Moore sulla terza stagione di Twin Peaks!


In un'interessante intervista incentrata su Il Prigioniero, serie tv cult degli anni '60, sollecitato dall'intervistatore, Alan Moore si lascia andare ad un parere... sulla terza stagione di TWIN PEAKS!
Nel seguito, la traduzione del passaggio. L'intervista originaria, in Inglese (of course!), può essere letta qui (Part 1) e qui (Part 2). 
Alan Moore: Sono stato un grandissimo fan delle prime due stagioni di Twin Peaks. Mi era davvero piaciuto l'episodio finale della seconda stagione e di conseguenza ero arrivato a un'interpretazione di Fuoco cammina con me che era, per me, soddisfacente e dava una risposta a tutte le domande che mi ero posto sulla serie. Alla fine dello scorso anno ho guardato il cofanetto della terza stagione e, senza alcun intento di denigrare le ragioni, tutte perfettamente legittime, per cui gli spettatori hanno amato questa (presumibilmente) ultima serie, devo dire che con l'eccezione di alcune immagini e atmosfere che attirano l'attenzione, avrei quasi preferito non averlo fatto. Elementi che non avevo né notato né mi avevano disturbato particolarmente in precedenza, come il fatto che la città del titolo è probabilmente gemellata con la Midsomer dell'Ispettore Barnaby, vista la quantità in comune di bizzarri omicidi e la completa assenza di persone di colore, mi sono sembrati molto più inopportuni nella terza stagione.

Un altro aspetto che risaltava è stato il consueto atteggiamento “Bizzarro-Republican” di Lynch, per cui l'invasivo male soprannaturale delle sue storie sembra sia sempre fortemente radicato nel sottoproletariato. Strutturalmente, mi è anche parso che fosse presente parecchio riempitivo irrilevante, in particolare la digressione comica di “Dougie Jones”, priva di una qualche significativa connessione a livello di atmosfera o temi rispetto alla trama principale.

In generale mi è sembrato che, come in gran parte degli ultimi lavori di Lynch, si facesse affidamento su tante sequenze disconnesse tra loro e, alla fine, non dire poi molto. Ovviamente potrebbe essere una mia mancanza e non di David Lynch ma sebbene alcuni dei momenti più interessanti ed emozionanti dei lavori di Lynch sembrino tirati fuori direttamente dal subconscio o dai sogni del regista, quelli che per me funzionano meglio sono quelli che, sebbene onirici, agiscono all'interno del contesto del racconto complessivo: a mio parere, il morto che rimane ancora in piedi in Velluto blu oppure tutto l'allucinatorio crollo mentale di Henry in Eraserhead funzionano perfettamente all'interno della storia, al contrario un uovo dorato infuso con lo spirito di Laura Palmer inviato da un'altra dimensione in quello che pare essere il sito di un test nucleare che poi si schiude in una sorta di ibrido insetto-rana che successivamente striscia dentro la bocca di una ragazza addormentata che, a meno che non mi sia perso qualcosa, non si vede più nella storia e a cui non si fa più riferimento, davvero non funziona, per lo meno per me.

Se tutto è strano, allora, in termini relativi, nulla è strano. Tutto questo, ovviamente, è un'opinione assolutamente soggettiva, e potrebbe benissimo essere che la terza stagione di Twin Peaks che io ho visto sia significativamente peggiore di quella che tutti gli altri hanno guardato.

[Traduzione a cura di smoky man con la supervisione di Antonio Solinas]

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