martedì 31 luglio 2012

prima d'andare in ferie (forse per sempre...)

Kazimir Severinovič Malevič. Quadrato bianco su fondo bianco (1918).

MANIFESTO DELLA CRITICA FUMETTISTICA OMEOPATICA

1. LA PROFONDITÀ, LA DENSITÀ, LA STRUTTURA NON CONTANO.

2. TUTTO È IN SUPERFICIE.

3. GIOCA LE CARTE DEL POST-MODERNO.

4. SII CRIPTICO PER ESSER CHIARO.

5. MISCHIA LE VIGNETTE IN UN GIOCO DADAISTA.

6. IL FUMETTO È MORTO.

7. GLORIA AL FUMETTO TUTTO DI TAVOLE BIANCHE.

8. NON SAPERE CHI È ALAN MOORE* È COSA BUONA E GIUSTA.
* Inserire qui nome di GAS (Grande Autore Seminale) a piacere.

9. LEGGI FUMETTI SOLO AL CESSO. LÌ LA COMPRENSIONE È MASSIMA.

10. LA CRITICA NON S'IMPARA. È INNATA. OMEOPATICAMENTE.

***** 

Manifesto buttato giù, di getto, la mattina, al risveglio. "Il mattino ha l'oro in bocca".
La notte precedente era stata alimentata dalla lettura in sequenza di John Doe N. 22 (testi: Roberto Recchioni; disegni: Luca Genovese & AAVV) e Dylan Dog N. 311, "Il Giudizio del Corvo" (testi: Roberto Recchioni; disegni: Daniele Caluri).

Questo Manifesto è puramente... omeopatico. 

Qualsiasi riferimento a fatti, personaggi, autori, teorie, paranoie, fumetti belli e fumetti brutti è puramente casuale. Meglio, omeopaticamente casuale.

Buone fumose vacanze a tutti. 
Ci si rivede. Forse. (?)
René Magritte. Questa non è una pipa (1948).

venerdì 27 luglio 2012

lost in comics

In perenne ritardo. O forse, meglio, in affanno. Su tutto, probabilmente. Figuriamoci sui fumetti.

Mentre procedo lentamente con la lavorazione di un nuovo tomo previsto in uscita entro l'anno (maggiori dettagli prossimamente, sorry), qualche altro progetto si affaccia timidamente sul futuro: non mi sbilancerei nell'immaginare scenari concreti. Sarà l'estate che con l'afa fa evaporare energie ed entusiasmi più facilmente del solito. O forse è solo "colpa " di questo preciso momento in cui scrivo. O della profezia Maya che allunga la sua apocalittica ombra. Chissà... 

Leggo - sì, leggo - moltissimi fumetti e molte cose sul Fumetto. In gran velocità ma è un'attività pressoché "automatica" e di routine. Qualcuno, probabilmente, azzarderebbe il termine "dipendenza". Ma non mi troverebbe d'accordo. Per nulla.   
Copertina di Lilith N. 8. Disegni di Luca Enoch.
Leggo qualche fumetto italiano di ampia tiratura. Bonelli. Autori che stimo e conosco personalmente. L'ultimo Lilith di Luca Enoch, il N. 8, mi ha lasciato un po' "perplesso". Sarà che ho faticato a stare dietro a tutta la necessaria sovrastruttura di Storia giapponese, ma la trama generale, il "cuore" (per me, ovviamente) sci-fi della serie mi è sembrato procedere a rilento, troppo. Sarà colpa mia, nonostante i magistrali disegni di Enoch, ma mi sono sentito come "costretto" in un gorgo storico che non m'intrigava, a differenza degli episodi precedenti.
Saguaro N.1 lo attendevo con curiosità. Forse le mie aspettative erano "altre" e frutto di una distorta percezione. Dopotutto la serie era stata annunciata come una proposta nel solco della tradizione bonelliana e della visione dell'Avventura proposta da decenni, con straordinario successo, dall'editore milanese. L'albo è di certo ben scritto (Bruno Enna è stato il motivo fondamentale dell'acquisto e dell'interesse per la serie), i disegni di buona fattura, la trama ha il suo ritmo ma... non sono riuscito a togliermi di dosso una fastidiosa sensazione di déjà vu. In questi giorni credo sia in arrivo, o è già disponibile, nelle edicole il N.3. Ho "perso" il N.2 a cui volevo concedere una prova d'appello. Alla fine il N.1 l'ho regalato ad un amico, lettore di manga, appassionato di videogiochi. Un esperimento, direi...  Qualche giorno dopo, l'ho re-incontrato: "Beh, come ti è sembrato Saguaro?" Ha risposto: "Una figata! Bello, bello. Mi è piaciuto proprio. Sembra una specie di Tex moderno..." E io: "Allora se recuperi gli altri numeri poi me li passi, ok?". E ho aggiunto, con una malcelata nota di perplessità nella voce: "Ma tu... leggi Tex?" E lui: "Ogni tanto, quelli di mio padre..." Ah!
Un altro amico, in conclusione a una lunga chiacchierata sui massimi sistemi - scrittura seriale, cosplaying, film sui supereroi, fumetti, tra cui Saguaro - alla fine ha chiosato: "Che poi noi - io e te, dico - non siamo certo il "pubblico target". O qualcosa del genere. Ah-bis! "Noi cerchiamo di stare attenti ai meccanismi narrativi, cerchiamo di vedere se la storia "torna", se ci sono buchi nella sceneggiatura, se la "sospensione dell'incredulità" è efficace... ma se c'è gente che va al cinema e non memorizza il nome del regista, pensa un po' per i fumetti!!!" "E' vero", replico divertito: "che stupido! Dimenticavo: i fumetti si scrivono e disegnano da soli... puff! Forse però pure certi film... e si vede!" Ah-ter! :)
Tavola da X-O Manowar N. 1. Disegni di Cary Nord.
Sul fronte in lingua inglese invece, gli "albetti" sembrano regalarmi qualche emozione in più. Sarà anche il fatto che meno pagine riducono la possibilità e portata di delusioni... saranno i colori... la lingua "esotica"...
Intrigante il rilancio di X-O Manowar da parte della nuova Valiant, anche se due albi sono pochi per giudicare e non accade poi granché rispetto alla originale incarnazione del personaggio proposta nel... secolo scorso. Eppure la scrittura di Robert Venditti mi pare azzeccata così pure i disegni, per nulla chiassosi ma funzionali, di Cary Nord arricchito dai calzanti inchiostri del "nostro" Stefano Gaudiano.
Ma è sul versante Image (che quest'anno festeggia il ventennale della fondazione!) che le cose sembrano più interessanti. Da diverso tempo la casa editrice della grande "I" sforna proposte originali e di qualità, e sotto l'intelligente direzione del publisher Eric Stephenson ha anche attirato nomi di primissimo piano (non ultimo Grant Morrison e il suo imminente Happy!). Ebbene, targato Image, mi sto godendo il ritorno di Supreme che, dopo anni di attesa, ha finalmente visto concretizzarsi su carta l'ultima storia scritta da Alan Moore (il N. 63 e finale della sua acclamata run degli anni '90) ed è ora affidato alle redini creative dello scoppiettante Erik Larsen. I disegni di Larsen & Cory Hamscher non sono eccelsi (Sprouse era meglio) ma neppure orridi, la scrittura meno "cerebrale e consapevole" di quella di Moore, punta tutto sul divertimento e sul ritmo (nei N.64 e 65, praticamente il cast di Moore è spazzato via...): credo che resterò a bordo ancora per qualche numero, come minimo, per vedere dove si va a finire.
Tavola da Supreme N. 63.
Ma le vere gemme sono due: Fatale e Saga.
Con Fatale il rodatissimo duo, Ed Brubaker & Sean Phillips, confeziona un piccolo gioiello combinando alla perfezione noir e horror in un mix irresistibile. I primi cinque albi che compongo la storyline Death chases me sono una lettura davvero rigenerante.
Su Saga, di cui ho parlato qualche post fa, non spendo alcuna parola ma vi rimando all'ottima analisi firmata Evil Monkey: qui!

Sull'eccellente Conversazioni sul Fumetto, che seguo regolarmente, m'imbatto in due ottime disquisizioni (qui e qua) su Neonomicon: vorrei intervenire e dire qualcosa di sensato, ma... tempus fugit. Ahimé!

Intanto, in quel di San Diego, Neil Gaiman annuncia che ritornerà a scrivere Sandman: ma, per me la vera notizia è che sarà quel mago di JH Williams III a disegnarla!
E... l'italiano Francesco Francavilla vince l'Eisner 2012 come "Best Cover Artist": mica pinzillacchere! Complimentissimi al grande Francesco!

Nel frattempo la notte, mentre aspetto il momento propizio per leggere tutto d'un fiato Century, mi capita di sfogliare e rileggere (col sorriso sulle labbra) le mirabolanti e avanguardiste avventure della indimenticabile Fondazione Babele (di Semerano e Nizzoli), nell'ottima edizione in grande formato edita, qualche anno fa, da Black Velvet. E mi riprometto (ancora!) di scrivere un post dedicato alla seminale rivista Cyborg: prima o poi accadrà, lo so!
Copertina Cyborg N.1. Disegni di Davide Fabbri.
Alla fin fine... I just try to do my thing. 

Ah... notiziola: il "mio" Ministero dello Spazio è candidato al Premio Boscarato nella categoria "Miglior Fumetto Straniero": son soddisfazioni, piccole ma lo sono!

venerdì 20 luglio 2012

the Gentlemen call me smokey

Il 23 Giugno scorso Alan Moore & Kevin O'Neill erano presenti per una "signing session" presso la fumetteria londinese Gosh! per promuovere l'uscita di "2009", il terzo e conclusivo capitolo di Century, la più recente avventura de La Lega degli Straordinari Gentlemen
In quell'occasione veniva anche distribuito "ufficialmente" in UK, il Black Dossier, e gli acquirenti del libro, presenti da Gosh!, potevano ricevere in omaggio il "misterioso" 45 giri in tiratura limitata, originariamente pensato per essere incluso nel volume e poi mai rilasciato per "ignoti e/o potenziali" problemi di diritti sollevati, al tempo, dalla DC Comics.
Non solo, era possibile acquistare la terza "cartolina promozionale" che O'Neill ha disegnato appositamente per "2009", e completare così il set (di tre) ideato per Century dallo straordinario illustratore inglese.
Maggiori informazioni sul disco possono leggersi qui, journal ricchissimo di informazioni e rarità mooriane.
Ah, come potete vedere dalle foto, grazie alla generosa intercessione dell'editore Knockabout (a cui vanno i miei pubblici e sperticati ringraziamenti!!! Unitamente a quelli per il formidabile duo, ovviamente... :)) sono entrato in possesso di tutto il meraviglioso malloppo! Inutile cercare di descrivere la mia - direi giustificata ma, comunque, inutile negarlo, nerdissima - gioia al riguardo... :)

Ehmmm... dalle dediche nel libro e sul disco si può notare come i veri British Gentlemen mi chiamino... smokey! :)

Un caro smokey saluto a tutti allora! E' tempo di leggere e ri-leggere Century. Credo passerò qualche piacevole momento nelle prossime giornate. :)

Nel frattempo, in sottofondo, Eddie Enrico canta col suo inconfondibile tono:
dudududù
Didn’t get bitten in no Carpathian tower
Or eat the peaches from some heavenly bower
But oh my darling, I’m certain of our Immortal Love

Immortal Love, Immortal Love, Immortal Love

domenica 15 luglio 2012

MORRISON & QUITELY: PAX AMERICANA (e molto altro)

Grant Morrison e Frank Quitley al Glasgow Comic Con 2012. Foto di Jonathan Mayo.
Eccoci al settimo appuntamento (una "edizione straordinaria"!) con le interviste ai protagonisti del Fumetto. Questa volta è il turno di un duo d'eccezione che non necessita certo di presentazioni: (rullo di tamburi, please...)  ladies and gentlemen...


L'intervista è la traduzione della trascrizione, realizzata da Laura Sneddon, della conferenza tenutasi durante il recente Glasgow Comic Con (30 Giugno - 1 Luglio 2012), condotta da Mike Conroy.
L'intervista è stata pubblicata dalla Sneddon sul suo sito comicbookGRRRL e tradotta in Italiano per smokyland con il suo consenso.
L'intervista in Inglese può essere letta qui.

Le interviste precedenti:
Copertina di Quitely per la Deluxe Edition di Flex Mentallo.
Sulla loro collaborazione per Flex Mentallo.
Grant:
Avevo notato Frank su Electric Soup e la prima cosa che ho pensato è che sembrava fosse un mix tra Winsor McCay e Dudley Watkins, e che mi sarebbe piaciuto tantissimo vederlo disegnare supereroi per i comics Americani. Watkins che disegna Superman sarebbe bellissimo. Così sono stato praticamente spinto da questo bisogno di vedere Dudley Watkins disegnare dei supereroi e all’improvviso mi sono reso conto che avrebbe potuto farlo Frank in sua vece. Ed è quello che abbiamo fatto con Flex Mentallo [risate], in pratica è così che è nato.
Frank non sapeva nulla sui personaggi dei fumetti americano a cui stavo cercando di fare riferimento, e questo rese il tutto molto più interessante, rese l’aspetto dei costumi molto più convincente e maggiormente integrato col mondo che questi personaggi popolavano. E tu che dici?
Frank: Io non so nulla!
Grant: Ah, bene!
Frank: Non so. Non mi ero reso conto che il fatto che conoscessi così poco quei personaggi fosse per te uno degli aspetti interessanti, se non diverso tempo dopo.
Grant: Era perché rendeva la storia diversa e nuova. Se l’avesse illustrata un disegnatore americano di comics, i personaggi avrebbero indossato dei costumi che avrebbero richiamato alla memoria quelli degli anni ’60 o degli anni ’40. Quello che tu hai fatto è stato creare un mondo che era auto-consistente e tutto tornava, tutti i costumi erano coerenti con quel mondo. Non stavi cercando d’essere post-moderno… non era un qualche tipo di pastiche del passato. Era fare le cose in maniera molto più “naturale”, diremo. Come per le patate biologiche.
Ci sono voluti tre anni per completarlo. Per cui dall’inizio della lavorazione alla sua conclusione, le nostre vite erano cambiate perché stavamo facendo anche altre cose in quel periodo. Io avevo iniziato a scrivere Justice League e altre cose simili, per cui quel folle sogno sui supereroi si era un po’ trasformato in realtà. 

Su come sia facile decidere di lavorare insieme.
Frank:
La scelta di solito è tra lavorare con Grant o con qualcun altro, per cui Grant è sempre la scelta migliore. Quello che può succedere è che Grant mi dica: “Sto lavorando ad un paio di cose”. E poi me le passa per vedere quella che mi interessa di più.
Grant: Per lavori come Superman o We3, mi sembrava che nessun altro avrebbe potuto disegnarli. Avevo in testa una certa idea per come renderli e sapevo che nessun altro avrebbe potuto rappresentare tutte le sottigliezze di All-Star Superman e We3, quel tipo di dinamici movimenti di camera, con un montaggio molto dettagliato.
Frank: In generale trovo facile lavorare sulle sceneggiature di Grant ma quello che ho imparato dalla prima volta che abbiamo lavorato insieme su Flex Mentallo è che è sempre e comunque un “atto di fede” quando un disegnatore lavora sullo script di qualcun altro, e non è sempre facile quando ricevi la prima parte, la sceneggiatura di una dozzina di tavole… oppure se le ricevi in modo incrementale, oppure se il primo numero è più lungo del solito.
Non è sempre facile sapere quanto buono sarà quello a cui stai lavorando quando sarà finito, e ovviamente ho imparato sin da Flex Mentallo che quando lavoro con Grant quello che ne uscirà sarà degno del tempo e delle energie investite.
Ma ogni progetto è sempre diverso. Ad esempio quello a cui stiamo lavorando ora, Pax Americana, è di certo la nostra collaborazione più intensa, dal punto di vista lavorativo, che abbiamo avuto…
Grant: Sì, è un progetto complesso, è come la matematica. L’idea era… beh, sto lavorando a Multiversity, una serie in uscita l’anno prossimo, costituita da diversi albi di supereroi ambientati in differenti universi paralleli, e uno di questi è quello dei personaggi della Charlton. Così, considerando che Watchmen è basato su alcuni dei personaggi della Charlton, una delle idee era di fare un fumetto su quei personaggi, aggiornando alcune delle tecniche di storytelling usate in Watchmen perché nessuno le aveva mai davvero usate. Gli albi che stanno uscendo ora [riferimento a Before Watchmen, N.d.T.] stanno affrontando la cosa in un modo diverso. Sarebbe davvero interessante accettare la sfida di quelle splendide sfaccettate strutture cristalline che esistono in quel mondo. E abbiamo cercato di farlo in un modo nuovo. Ad esempio là la tavola era imperniata su una struttura a nove vignette, noi abbiamo una griglia di otto vignette che si basa sulle armoniche musicali e ha molto a che fare con la DC e su una certa frequenza di risonanza.
Abbiamo lavorato in questo modo per via della profonda valenza simbolica di questa struttura e su questa abbiamo poi costruito. Ne sono molto contento, è tutto griglie… è come un puzzle matematico e il tempo è rappresentato in molti modi diversi, per cui è davvero interessante. E di nuovo, è qualcosa che avremmo potuto realizzare solamente insieme, nessun altro avrebbe potuto fare quello che ho chiesto a Frank di disegnare.
Dovrei precisare che Grant se la rideva quasi per tutto il tempo. Per cui tutto quello che dice ha un tono ironico e divertito. Foto di Jonathan Mayo.
Sull’eventualità che Frank avesse iniziato ad urlare dopo aver letto la sceneggiatura.
Frank:
No, perché nella mia poca saggezza ho subito pensando che era qualcosa di strepitoso anche se abbastanza complicato ma pensavo che sarebbe diventata più semplice se l’avessi letta e riletta… Con We3 e con Pax Americana, le cose si sono fatte molto più complesse e intricate ma sono sicuro che il risultato finale sarà valido. Sta uscendo piuttosto bene.
Grant: Tutto sta funzionando. Era questo che volevo dice con “nessun altro potrebbe disegnarla”.. ogni più piccolo trucco funziona…

Sul fatto che sembrano molto in sintonia l’uno con l’altro.
Grant:
Assolutamente.
Frank: È divertente perché ovviamente, tornado indietro a Flex, quando ho ricevuto le sceneggiature per Flex mi sono piaciute tantissimo, non ho capito tutto quello che c’era scritto, ma mi sono piaciute tantissimo.
In un certo senso era solo un’incredibile opportunità di lavorare su una sceneggiatura davvero valida e ho semplicemente fatto il meglio che potessi fare in quel momento. Guardando indietro, riesco a vedere una sorta di “sincronicità” di cui al tempo non ero consapevole. E ogni progetto è stato diverso. Da un lato la tentazione è quella di pensare che più lavoriamo insieme e più siamo in sintonia ma credo che sia solo un aspetto perché c’è anche il semplice fatto che Grant mi passa delle sceneggiature davvero valide su cui  poi lavorerò a lungo e duramente per renderle al meglio delle mie possibilità.
Grant: Fai sempre così. Ed è questo che le rende validi, che le fa sembrare così naturali.

Parlando di Multiversity.
Grant:
Non voglio dire troppo perché l’avevo promessa sin dal 2008 e non uscirà… prima del prossimo anno! Oltre a quello che ho già rivelato, si tratta di una serie in nove albi che reintroduce l’intero concetto del multiverso DC ma in un modo che è… un ritorno alle origini. Ho letto quelle prime storie di Flash in cui lui legge dei fumetti su un vecchio Flash. Ho pensato che sarebbe stato grandioso far in modo che questi mondi comunicassero tra di loro usando dei fumetti che venivano pubblicati in ognuna delle diverse realtà e che sembravo storie provenienti dagli altri universi. Così ho creato sette distinte case editrici e [risate] e tutti i riferimenti incrociati tra loro e… una gigantesca minaccia di possibile origine divina.
Questo è l’inizio di uno dei fumetti che sono alla base dell’intera serie ma ci sono anche cose come la Nazi Justice League e tutti questi altri tizi interessanti… c’è una specie di versione anni ’90 della Justice League in cui tutti personaggi non hanno più niente da fare sulla Terra perché hanno risolto ogni problema e così… fanno delle “ricostruzioni” di vecchie battaglie… e se ne stanno semplicemente a leggere riviste come Heat [risate].
Per cui ci sono un certo numero di mondi, e sono completamente diversi l’uno dall’altro, ma sono legati tra loro ed è così che la storia si sviluppa. È una specie di puzzle ma se funziona dovrebbe essere parecchio divertente.
Pagina da We3.
Spingersi sempre oltre è quello che mantiene Grant sempre motivato?
Grant:
Non so se sia una questione di motivazione, è solo che ci si annoia… ci si annoia a ritornare su cose su cui hai già lavorato… oppure a volte può succedere di leggere qualcosa che ho fatto e di vederci un possibile nuovo sviluppo a cui non avevo pensato prima. Credo che siano cose che succedono in modo spontaneo… è una cosa semplice, se non l’abbiamo già fatto prima, se non abbiamo mai fatto prima una pagina a fumetti con una griglia a quattro o a cinque dimensioni [risate], allora proviamoci insieme e vediamo che succede.
Frank: Quando dice "allora proviamoci insieme”, in realtà vuol dire “lascia che ti descriva qualcosa di complicato!” [risate]
Grant: Lascia che te lo descriva! È un’indagine su un omicidio che avviene simultaneamente nello stesso luogo ma in tre diverse sequenze temporali. [risate]
 
Pax Americana è l’unico titolo di testata?
Grant:
No, ce ne sono altri. C’è Multiversity che è una sorta di albo di “raccordo”, poi c’è Society of Superheroes, SOS, che vede una versione pulp dei personaggi della DC. Poi c’è The Just: un mondo popolato da giovani celebrità. C’è un albo su Capitan Marvel intitolato Thunder World. C’è ovviamente Pax Americana. C’è Master Men con una specie di Justice League fascista. Un altro per chiudere la serie e uno nel mezzo. E mappe e raccordi e tutte le altre assurdità [risate] del Multiverso DC.

Multiversity uscirà l’anno prossimo?
Grant:
Sì, l’anno prossimo! L’anno prossimo. Sto pregando che arrivi l’Apocalisse dei Maya. [risate]

Dal pubblico: quando sarà disponibile Zenith?
Grant: Non ne ho idea. Che dire? Personalmente non mi occupo degli aspetti legali. Mi piacerebbe che tornasse a essere disponibile… ma potrebbe non succedere mai. È un peccato. Vediamo che cosa possiamo fare, è tutto quello che posso dire.
Copertina di Brian Bolland per Animal Man N.5.
Dal pubblico: qualche progetto su Animal Man?
Grant: Animal Man? No, no, credo d’aver detto tutto quello che volevo dire sul personaggio e penso che ora lo stiano portando in una direzione nuova ed interessante che non sarebbe adatta per me… per il modo in cui pensavo al personaggio. No… probabilmente non lo scriverò mai più.

Dal pubblico: qualche progetto con i My Chemical Romance?
Grant: Sì! Io e Gerard [Way] stiamo lavorando ad un pezzo musicale per l’evento di Las Vegas.
Per cui di sicuro farò quello con lui, per il resto non so. Siamo appena riusciti a fare qualcosa insieme. Volevamo farlo da un sacco di tempo ma è la prima volta che collaboriamo per davvero.

Dal pubblico: qualche consiglio per chi vorrebbe entrare nell’industria dei comics?
Frank: Un consiglio per iniziare potrebbe essere, ehmmm…
Grant: [voce malefica] Ucciditi! [risate]
Frank: [risate] Uhmm, cielo, un consiglio?
Grant: Io cosa ti avevo detto?
Frank: Mi sembra piuttosto ovvio ma… cerca semplicemente di fare, ogni volta, il tuo lavoro migliore. Non tenerti le tue idee migliori o i tuoi trucchi migliori per qualche progetto “speciale”, cerca di fare sempre ogni volta il tuo miglior lavoro. Perché non potrai mai tornare indietro e rifarlo.
Grant: Praticamente è lo stesso suggerimento. C’è molta più pressione oggi… molta più pressione, nel fumetto commerciale, per i nuovi sceneggiatori perché utilizzino certe strutture che oggi sono definite come “il modo” di scrivere fumetti. Io sono cresciuto in un mondo molto diverso, sono cresciuto con New World, fantascienza speculativa, in cui ci veniva permesso di fare delle pazzie come scrivere delle storie che non avevano un inizio o una fine o la parte centrale. E credo che fosse un modo davvero intelligente per imparare… penso che oggi ci sia maggior pressione. Se vuoi lavorare per l’editoria commerciale devi imparare tutte queste cose, imparare è divertente ma la cosa che devi fare è mettere te stesso in quello che scrivi, le tue esperienze… Perché nessun altro ha vissuto la tua vita, nessuno in tutti i miliardi di anni di vita dell’universo vedrà le cose da quella prospettiva. È questo che bisogna fare, mettere le proprie esperienze in quello che si scrive così che chiunque possa almeno un’idea di chi ha vissuto quella vita. Per cui è una sorta di compromesso tra quelli che ti dicono di scrivere in un determinato modo e cercare di mettere se stessi nella lavoro. Ma se si vuole diventare uno scrittore in ambito commerciale, questa è una cosa da imparare. Spero sia d’aiuto…

Dal pubblico: è più difficile oggi entrare nell’industria?
Frank: Non saprei visto che io non sto cercando di farlo! [risate]
Grant: Qualcuno ha detto… dovresti fare crowdsourcing. Ma non so neppure di cosa si tratti! Quando ero un ragazzo, nel 1978, una folla [“crowd” in originale, N.d.T] era composta da te stesso e tre amici! Per cui non credo sia una cosa che possa funzionare per me. Quando ero giovane la cosa importante era trovare un lavoro perché mio padre non lavorava per cui un’occupazione era tutto quello che volevo. E credo sia stato quello a spingermi a trovare un vero lavoro, a lavorare per la DC Thompson anche se comunque entrambi venivamo dall’underground… c’era, di sicuro, il desiderio di usare le nostre capacità nello scrivere o nel disegnare per tirarci fuori da quella trappola di povertà che era la Scozia.

Dal pubblico: progetti per scrivere altri libri dopo il successo di Supergods?
Grant: Sì, potrei scrivere un altro libro. Certamente non sarà un altro libro sui supereroi, direi che su quell’argomento ho già dato! Ma mi piacerebbe fare qualcos’altro. Stavo parlando col mio agente se fare qualcosa di fiction o meno. Probabilmente sarà fiction
Pagina da All-Star Superman.
Dal pubblico: è stato divertente scrivere Batman in tutti quei diversi periodi temporali [per la miniserie Batman: The Return of Bruce Wayne, N.d.T.]?
Grant: Sì, da matti. È stato il mio approccio al personaggio più profondo… Sì, è stato davvero divertente.

Dal pubblico: come ti trovi a scrivere Damian?
Grant: Beh, Damian è uno dei miei personaggi preferiti. Sono stato il responsabile di caratterizzarlo in quel modo e di dargli quella personalità. Mi piace davvero. C’è questo equilibrio tra il ragazzino per bene, che in fondo è, e l’aspetto esteriore da odioso aristocratico privilegiato. Ma alla fine ti senti un po’ in colpa per lui ed è una cosa difficile perché hai a che fare con un ragazzino che crescendo ha avuto tutto, tranne… un padre e una madre. Mi diverto davvero a scriverlo perché può passare dal crudele al romantico, attraverso tutta una gamma di sfumature che loro rendono un personaggio divertente da gestire.
Sto scrivendo una sua storia proprio ora e lo sto un po’ scombussolando. Per cui vedremo…

Dal pubblico: davvero siamo alla fine per Grant ai testi di Batman?
Grant: Prima o poi si arriva alla fine. Sai quelle cose sul serpente che si morde la coda, anche quel simbolismo collassa su se stesso… per cui, sì, siamo arrivati alla fine. Ma va bene…

Dal pubblico: sul fatto che i cambiamenti nella continuity DC abbiano modificato il suo finale di Batman.
Grant: No, non hanno cambiato il finale. Andrà solo adattato un poco o sistemato quando uscirà la raccolta in volume, per cui non sono molto preoccupato… è il mio atteggiamento con problemi di questo genere. Francamente, il punto è che bisogna solo godersi la storia, e se c’è qualche piccolo errore almeno la gente avrà qualcosa da fare di notte su Internet. [risate] 
Il finale di Batman: The-Return of Bruce Wayne N.6.
Dal pubblico: sulle loro fonti di ispirazione e filosofie di vita!
Grant: Cosa mi ispira? Francamente, tutto mi ispira e chiunque incontri, le cose che succedono… quello che sta facendo mia mamma, quello che fanno le persone che incrocio per strada, quello che succede ai miei amici… e in molti casi penso siano delle splendide soap-opere supereroiche. Qualcuno ha iniziato una nuova storia, qualche altro si è lasciato… oddio, immagina se Batman rompesse con, ehm, Robin o con qualcun altro. [risate]
Tutto è fonte d’ispirazione, tutte le emozioni che si provano, devi provare e scrivere… per cui se sei depresso, beh… mettilo nella storia, usalo in qualche modo. Se sei felice usa anche quello. Quando si scrive si diventa molto mercenari, tutto è acqua per il tuo mulino, è materiale per le storie.
Per me, onestamente, si tratta di un ventaglio un po’ vasto… [voce snob] tutto, mio caro! [risate] È facile da dire ma la risposta è che credo… tutto ha un impatto sulla mia vita.
Grant [rivolto a Frank]: Tu hai una filosofia di vita? Esponicela in quatto parole!
Frank: Ehmm… filosofia di vita? Wow. Ogni venerdì notte…
Grant: Ce l’hai?!
Frank: No no no!
Grant: Io sto cercando di pensare a una filosofia di vita e lui… ne ha una! “Ogni venerdì notte…” [risate]
Frank: Ogni venerdì notte insieme a uno dei miei amici di Electric Soup, Shug Minty, riesaminiamo la nostra filosofia di vita… è un processo in continua evoluzione, non siamo ancora riusciti a individuarla. Ma suppongo “questo è tutto” [“this is it”, nel testo originale, N.d.T.] potrebbe essere la definizione migliore, al momento. Quindi la mia filosofia sarebbe “questo è tutto”.
Grant: No, davvero io non ho una filosofia di vita. Tranne, “non mangiare tizi come Aquaman se li dovessi trovare spiaggiati sul litorale”. [risate] Se ti attieni a questo, andrà tutto bene.
La miglior filosofia è quella di Tim Leary: “Trova gli altri” ["find the others", in originale, N.d.T.]. Credo che trascenda tutto il resto. “Trova gli altri”, giustifica in pratica qualsiasi comportamento di “branco”. Per cui, vai e trova gli altri. [risate]

Dal pubblico: i disegni di Frank hanno un impatto su quello che Grant ha scritto?
Grant: Oh sì, qualche volta è successo. Hai la sensazione di come un personaggio si muoverà, agirà, parlerà e all’improvviso… vediamo come sta in piedi. Ad esempio in All-Star Superman avevo pensato a molti più dialoghi fino a che non mi sono reso conto quanto Frank era in grado di comunicare con il disegno, attraverso il linguaggio del corpo e le espressioni. Per cui quello è cambiato, ma non direi che è cambiata la.. struttura. Ovviamente ha cambiato il modo in cui i personaggi potevano parlare perché di certo, in All-Star Superman, potevo eliminare un sacco di dialogo perché c’era la presenza stessa di Superman a comunicarli e a trasmetterli. Se questo manca in un disegno differente dovresti veicolare quella stessa atmosfera attraverso dei dialoghi col risultato di balloon più grandi e io preferisco quelli più piccoli. Frank cattura tutto questo con i suoi disegni e non c’è bisogno di usare parole.
Frank: Potrò essere lento ma a lui faccio risparmiare un sacco di tempo!
Grant: Ed è un aspetto che vale molto più di quello che pensi!
Illustrazione di Quitely per un articolo su Morrison apparso su Playboy.

Intervista pubblicata da Laura Sneddon su sito comicbookGRRRL e tradotta in Italiano per smokyland con il suo consenso. L'intervista in Inglese può essere letta qui.
  
Le interviste precedenti:

mercoledì 4 luglio 2012

Chris Weston: non si vive di solo Fumetto

Pagina da Ministero dello Spazio.
Sesto "fumoso" (e colpevolmente in ritardo) appuntamento con il set di interviste ai protagonisti del Fumetto. Questa volta è il turno dell'inglese CHRIS WESTON, disegnatore di gran talento e dallo stile dettagliato che gli appassionati di comics ricorderanno, probabilmente, per le sue collaborazioni con Grant Morrison su The Invisibles e The Filth. Di recente NPE ha pubblicato il suo Ministero dello Spazio su testi di Warren Ellis.
Weston ha all'attivo diverse collaborazioni col cinema e in ambito pubblicitario.
Maggiori informazioni sull'autore sul suo blog.

L'intervista in Inglese può essere letta qui.

Le interviste precedenti:
05 - (ancora) Alan Moore Parte I e Parte II 

È passato parecchio tempo, ma considerando la recente pubblicazione dell’edizione italiana di Ministry of Space volevo chiederti che cosa ricordi di quell’esperienza? I tuoi disegni per la storia sono davvero spettacolari…
Chris Weston: Ricordo che è stata un’esperienza piuttosto difficile, come la maggior parte dei miei fumetti più conosciuti, dopotutto.
Inizialmente ero stato attratto dal progetto perché l’ambientazione mi ricordava Dan Dare che è, probabilmente, il mio fumetto preferito.
Ricordo che la serie subì dei ritardi infiniti, ma la colpa fu, in egual misura, mia e di Warren [Ellis]. Ero stato interrotto da The Filth che Grant Morrison mi aveva convinto a disegnare dicendomi che mi avrebbe fatto diventare ricco. (Oggi la cosa ci fa ridere come matti…)
L’ultimo numero è stato senza dubbio il fumetto più difficile che abbia mai disegnato. Mi prese una forma così forte di “non so disegnare!” che ero completamente distrutto. Ogni tavola era come se mi strappassi le budella con una forchetta arrugginita.
In quel periodo la Image stava attraversando un periodo turbolento, e per me era molto difficile trovare qualcuno che volesse comunicare con me. Erano contenti di parlare con Warren per cui dipendevo da lui per qualsiasi aggiornamento, ed era frustrante. 
Per questo non fu un bel periodo. Ma penso che non si noti nelle pagine del fumetto. La colorazione di Laura Martin è stata splendida, e credo che sia uno dei pochi fumetti che ho disegnato che non funzionerebbe in bianco e nero.
Come ho detto, i miei lavori migliori nascono da brutte esperienze. Spero che The Twelve verrà considerate nello stesso modo.
Pagina da The Filth.
Che mi dici dei tuoi impegni attuali in campo fumettistico? The Twelve è finalmente giunto alla sua conclusione e ho visto dei tuo lavori recenti per 2000AD, se ricordo bene. Cosa bolle in pentola per te su entrambe le sponde dell’Atlantico?
CW: Al momento, specie sul fronte fumetti, non molto. Sto facendo molti storyboard per la pubblicità ultimamente e va alla grande. 
Vengo pagato bene e posso lavorare di nuovo con il mio amico Albert Hughes (il regista di Codice Genesi). Non ho mai creduto d’essere uno adatto a lavorare in gruppo, ma è sempre divertente far parte della banda di Albert.
Stiamo aspettando di avere il via libera per un altro film, Motor City, che potrebbe vedere la partecipazione di Gerard Butler. Oltre a questo, ho un in programma di lavorare ad un progetto a fumetti al momento top secret...
Copertina per The Twelve.
Hai citato Codice Genesi e hai anche partecipato alla pre-produzione del film, poi cancellato, su Akira. Alla luce di queste tue esperienze, quali sono i pro e i contro di lavorare nel mondo del cinema?
CW: Mi è davvero difficile trovare qualcosa di negativo da dire sulle mie esperienze cinematografiche. I compensi sono più alti che nel Fumetto… e, in generale, chi lavora nel mondo del cinema mi ha trattato in modo migliore e con maggior rispetto di quanto ne abbia mai ricevuto nell’industria dei comics.
L’inconveniente è che si può lavorare per mesi a un progetto come Akira che poi verrà accantonato e tutto il lavoro che hai fatto non vedrà mai la luce del giorno. Ma riesco ad accettarlo: il salario più alto compensa il fatto che il tuo lavoro rimanga nascosto. Nonostante questo amo ancora fare fumetti e non credo li lascerò mai completamente ho la sensazione aver appena iniziato a capire come disegnarli, per cui sarebbe da pazzi lasciare proprio ora!
Lavorando a un film bisogna limitare il proprio ego in maniera molto più ampia; io sono lì per visualizzare quello che ha in mente il registra, non per presentare la MIA visione della sceneggiatura. Nei fumetti, ho maggiore libertà per esprimere me stesso.
Judge Dredd (commission)
Che ne pensi dell’industria dei comics in UK e in Usa? Considerando la crisi generale, i reboot, i soliti cross-over, prequel/sequel... e i nuovi supporti come e-book o fumetti “digitali”… Quali sono le tue sensazioni? Dal tuo punto di vista privilegiato, visto che conosci piuttosto bene entrambi i mercati…?
CW: Sono sicuro d’aver sentito odore di ammutinamento nell’aria. So che ci sono molti autori stanchi di lavorare per “il Sistema”, di produrre pagine su pagine delle solite soap opere supereroistiche, i cui diritti restano dell’editore, e che vediamo da decenni.
Hanno visto il successo che Mark Millar e Robert Kirkman hanno avuto con i loro fumetti creator-owned di genere differente… e stanno pensando: “Anche io voglio un pezzo di quella torta”.
Credo che assisteremo a un’ondata di autori di primissimo piano rischiare di rovinarsi finanziariamente per produrre i propri fumetti e distribuirli in digitale. Alcuni falliranno, altri avranno successo. Nel frattempo, assisteremo al fatto che i Grandi Editori rimpiazzeranno questi autori con sempre più talenti provenienti dal “Terzo Mondo”.
Non è un segreto che le vendite dei fumetti di supereroi sono in declino e i Grandi Editori saranno costretti ancor di più a stratagemmi disperati ed “eventi” per mantenere l’interesse dei lettori. Quello che dovrebbero fare è offrire agli autori dei contratti migliori e maggiore libertà creativa.
Potranno aver dato il via libera a Before Watchmen ma, stante la situazione attuale, avrebbero commissionato la serie originale? Albi da 32 pagine, senza alcuna pubblicità, una storia auto-conclusiva con tutti personaggi nuovi… e creator-owned? Un editore come la DC lo pubblicherebbe al giorno d’oggi? Nah. Ma dovrebbero.

Oggigiorno la nuova-vecchia parola sembra essere “graphic novel” (che non è, a mio modesto parere, sinonimo di buon fumetto). Che ne pesi di questo fenomeno?
CW: Uso raramente il termine “graphic novel”. Di solito la parola “comic-book” è quella che salta fuori dalla mia bocca. Non ho nulla contro il termine “graphic novel”, solo che non ho mai preso l’abitudine di usarlo. È stato un valido strumento di marketing, per far sembrare i comics degni di maggior considerazione dalle persone che dall’esterno hanno una visione distorta di quello che i comics possono essere. 
Pagina da The Invisibles
Hai in mente di scrivere e disegnare qualcosa di quel “genere” nel futuro prossimo? So che hai scritto delle storie brevi in passato…
CW: Ho avuto dei contatti con un editore europeo per realizzare, da autore completo, un fumetto in formato bande dessinée, ed è una cosa MOLTO eccitante.
Il mio mentore, l’artista Don Lawrence, mi aveva sempre indirizzato a lavorare per il mercato Europeo, per cui è piuttosto paradossale che abbia trascorso gli ultimi venti anni a lavorare per editori americani o inglesi. Credo che sia arrivato il momento che mi diriga ad Est come erano le mie intenzioni originarie. Cambiare rende la vita interessante, dopo tutto… e non ho gran desiderio di disegnare supereroi in calzamaglia per un po’.

Grazie Chris!
Ah... per farsi un'idea "più precisa" dello straordinario talento di Weston - come se ce ne fosse bisogno, poi! - si consiglia vivamente la visione di questo video!!!


Intervista condotta via email nei mesi di Giugno 2012.