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Copertina di Quitely per la Deluxe Edition di Flex Mentallo. |
Sulla loro collaborazione per Flex Mentallo.
Grant: Avevo notato Frank su
Electric Soup e la prima cosa che ho pensato è che sembrava fosse un mix tra
Winsor McCay e
Dudley Watkins, e che mi sarebbe piaciuto tantissimo vederlo disegnare supereroi per i comics Americani.
Watkins che disegna Superman sarebbe bellissimo. Così
sono stato praticamente spinto da questo bisogno di vedere Dudley
Watkins disegnare dei supereroi e all’improvviso mi sono reso conto che
avrebbe potuto farlo Frank in sua vece. Ed è quello che abbiamo fatto
con
Flex Mentallo [risate], in pratica è così che è nato.
Frank
non sapeva nulla sui personaggi dei fumetti americano a cui stavo
cercando di fare riferimento, e questo rese il tutto molto più
interessante, rese l’aspetto dei costumi molto più convincente e
maggiormente integrato col mondo che questi personaggi popolavano. E tu
che dici?
Frank: Io non so nulla!
Grant: Ah, bene!
Frank: Non
so. Non mi ero reso conto che il fatto che conoscessi così poco quei
personaggi fosse per te uno degli aspetti interessanti, se non diverso
tempo dopo.
Grant: Era perché rendeva la storia diversa e
nuova. Se l’avesse illustrata un disegnatore americano di comics, i
personaggi avrebbero indossato dei costumi che avrebbero richiamato alla
memoria quelli degli anni ’60 o degli anni ’40. Quello che tu hai fatto
è stato creare un mondo che era auto-consistente e tutto tornava, tutti
i costumi erano coerenti con quel mondo. Non stavi cercando d’essere
post-moderno… non era un qualche tipo di
pastiche del passato.
Era fare le cose in maniera molto più “naturale”, diremo. Come per le patate biologiche.
Ci sono voluti tre anni per completarlo. Per cui dall’inizio della lavorazione alla sua conclusione, le nostre vite erano cambiate perché stavamo facendo anche altre cose in quel periodo. Io avevo iniziato a scrivere Justice League e altre cose simili, per cui quel folle sogno sui supereroi si era un po’ trasformato in realtà.
Su come sia facile decidere di lavorare insieme.
Frank: La scelta di solito è tra lavorare con Grant o con qualcun altro, per cui
Grant è sempre la scelta migliore. Quello
che può succedere è che Grant mi dica: “Sto lavorando ad un paio di
cose”. E poi me le passa per vedere quella che mi interessa di più.
Grant: Per lavori come Superman o
We3,
mi sembrava che nessun altro avrebbe potuto disegnarli. Avevo in testa
una certa idea per come renderli e sapevo che nessun altro avrebbe
potuto rappresentare tutte le sottigliezze di
All-Star Superman e
We3, quel tipo di dinamici movimenti di camera, con un montaggio molto dettagliato.
Frank:
In generale trovo facile lavorare sulle sceneggiature di Grant ma
quello che ho imparato dalla prima volta che abbiamo lavorato insieme su
Flex Mentallo è che è sempre e comunque un “atto di fede” quando
un disegnatore lavora sullo script di qualcun altro, e non è sempre
facile quando ricevi la prima parte, la sceneggiatura di una dozzina di
tavole… oppure se le ricevi in modo incrementale, oppure se il primo
numero è più lungo del solito.
Non è sempre facile sapere quanto buono sarà quello a cui stai lavorando quando sarà finito, e ovviamente ho imparato sin da
Flex Mentallo che quando lavoro con Grant quello che ne uscirà sarà degno del tempo e delle energie investite.
Ma ogni progetto è sempre diverso. Ad esempio quello a cui stiamo lavorando ora,
Pax Americana, è di certo la nostra collaborazione più intensa, dal punto di vista lavorativo, che abbiamo avuto…
Grant:
Sì, è un progetto complesso, è come la matematica. L’idea era… beh, sto
lavorando a
Multiversity, una serie in uscita l’anno prossimo,
costituita da diversi albi di supereroi ambientati in differenti
universi paralleli, e uno di questi è quello dei personaggi della
Charlton. Così, considerando che Watchmen è basato su alcuni dei
personaggi della
Charlton,
una delle idee era di fare un fumetto su quei personaggi, aggiornando alcune delle tecniche di storytelling usate in Watchmen perché nessuno le aveva mai davvero usate. Gli albi che stanno uscendo ora [riferimento a
Before Watchmen,
N.d.T.] stanno affrontando la cosa in un modo diverso. Sarebbe davvero
interessante accettare la sfida di quelle splendide sfaccettate
strutture cristalline che esistono in quel mondo. E abbiamo cercato di
farlo in un modo nuovo. Ad esempio là la tavola era imperniata su una
struttura a nove vignette, noi
abbiamo una griglia di otto vignette
che si basa sulle armoniche musicali e ha molto a che fare con la DC e
su una certa frequenza di risonanza.
Abbiamo lavorato in questo
modo per via della profonda valenza simbolica di questa struttura e su
questa abbiamo poi costruito. Ne sono molto contento, è tutto griglie… è
come un puzzle matematico e il tempo è rappresentato in molti modi
diversi, per cui è davvero interessante. E di nuovo, è qualcosa che
avremmo potuto realizzare solamente insieme,
nessun altro avrebbe potuto
fare quello che ho chiesto a Frank di disegnare.
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Dovrei precisare che Grant se la rideva quasi per tutto il tempo. Per cui tutto quello che dice ha un tono ironico e divertito. Foto di Jonathan Mayo. |
Sull’eventualità che Frank avesse iniziato ad urlare dopo aver letto la sceneggiatura.
Frank: No, perché nella mia poca saggezza ho subito pensando che era qualcosa di strepitoso anche se abbastanza complicato ma pensavo che sarebbe diventata più semplice se l’avessi letta e riletta… Con
We3 e con
Pax Americana, le cose si sono fatte molto più complesse e intricate ma sono sicuro che il risultato finale sarà valido. Sta uscendo piuttosto bene.
Grant: Tutto sta funzionando. Era questo che volevo dice con “nessun altro potrebbe disegnarla”.. ogni più piccolo trucco funziona…
Sul fatto che sembrano molto in sintonia l’uno con l’altro.
Grant: Assolutamente.
Frank: È divertente perché ovviamente, tornado indietro a Flex, quando ho ricevuto le sceneggiature per Flex mi sono piaciute tantissimo, non ho capito tutto quello che c’era scritto, ma mi sono piaciute tantissimo.
In un certo senso era solo un’incredibile opportunità di lavorare su una sceneggiatura davvero valida e ho semplicemente fatto il meglio che potessi fare in quel momento. Guardando indietro, riesco a vedere una sorta di “sincronicità” di cui al tempo non ero consapevole. E ogni progetto è stato diverso. Da un lato la tentazione è quella di pensare che più lavoriamo insieme e più siamo in sintonia ma credo che sia solo un aspetto perché c’è anche il semplice fatto che
Grant mi passa delle sceneggiature davvero valide su cui poi lavorerò a lungo e duramente per renderle al meglio delle mie possibilità.
Grant: Fai sempre così. Ed è questo che le rende validi, che le fa sembrare così naturali.
Parlando di Multiversity.
Grant: Non voglio dire troppo perché l’avevo promessa sin dal 2008 e non uscirà… prima del prossimo anno! Oltre a quello che ho già rivelato, si tratta di una serie in nove albi che reintroduce l’intero concetto del multiverso DC ma in un modo che è… un ritorno alle origini. Ho letto quelle prime storie di Flash in cui lui legge dei fumetti su un vecchio Flash. Ho pensato che sarebbe stato grandioso far in modo che questi mondi comunicassero tra di loro usando dei fumetti che venivano pubblicati in ognuna delle diverse realtà e che sembravo storie provenienti dagli altri universi. Così ho creato sette distinte case editrici e [risate] e tutti i riferimenti incrociati tra loro e… una gigantesca minaccia di possibile origine divina.
Questo è l’inizio di uno dei fumetti che sono alla base dell’intera serie ma ci sono anche cose come la Nazi Justice League e tutti questi altri tizi interessanti… c’è una specie di versione anni ’90 della Justice League in cui tutti personaggi non hanno più niente da fare sulla Terra perché hanno risolto ogni problema e così… fanno delle “ricostruzioni” di vecchie battaglie… e se ne stanno semplicemente a leggere riviste come
Heat [risate].
Per cui ci sono un certo numero di mondi, e sono completamente diversi l’uno dall’altro, ma sono legati tra loro ed è così che la storia si sviluppa.
È una specie di puzzle ma se funziona dovrebbe essere parecchio divertente.
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Pagina da We3. |
Spingersi sempre oltre è quello che mantiene Grant sempre motivato?
Grant: Non so se sia una questione di motivazione, è solo che ci si annoia… ci si annoia a ritornare su cose su cui hai già lavorato… oppure a volte può succedere di leggere qualcosa che ho fatto e di vederci un possibile nuovo sviluppo a cui non avevo pensato prima. Credo che siano cose che succedono in modo spontaneo… è una cosa semplice, se non l’abbiamo già fatto prima, se non abbiamo mai fatto prima una pagina a fumetti con una griglia a quattro o a cinque dimensioni [risate], allora proviamoci insieme e vediamo che succede.
Frank: Quando dice "allora proviamoci insieme”, in realtà vuol dire “lascia che ti descriva qualcosa di complicato!” [risate]
Grant: Lascia che te lo descriva! È un’indagine su un omicidio che avviene simultaneamente nello stesso luogo ma in tre diverse sequenze temporali. [risate]
Pax Americana è l’unico titolo di testata?
Grant: No, ce ne sono altri. C’è
Multiversity che è una sorta di albo di “raccordo”, poi c’è
Society of Superheroes, SOS, che vede una versione pulp dei personaggi della DC. Poi c’è
The Just: un mondo popolato da giovani celebrità. C’è un albo su Capitan Marvel intitolato
Thunder World. C’è ovviamente
Pax Americana. C’è
Master Men con una specie di Justice League fascista. Un altro per chiudere la serie e uno nel mezzo. E mappe e raccordi e tutte le altre assurdità [risate] del Multiverso DC.
Multiversity uscirà l’anno prossimo?
Grant: Sì, l’anno prossimo! L’anno prossimo. Sto pregando che arrivi l’Apocalisse dei Maya. [risate]
Dal pubblico: quando sarà disponibile Zenith?
Grant: Non ne ho idea. Che dire? Personalmente non mi occupo degli aspetti legali. Mi piacerebbe che tornasse a essere disponibile… ma potrebbe non succedere mai. È un peccato. Vediamo che cosa possiamo fare, è tutto quello che posso dire.
Dal pubblico: qualche progetto su Animal Man?
Grant: Animal Man? No, no, credo d’aver detto tutto quello che volevo dire sul personaggio e penso che ora lo stiano portando in una direzione nuova ed interessante che non sarebbe adatta per me… per il modo in cui pensavo al personaggio. No… probabilmente non lo scriverò mai più.
Dal pubblico: qualche progetto con i My Chemical Romance?
Grant: Sì! Io e Gerard [Way] stiamo lavorando ad un pezzo musicale per
l’evento di Las Vegas.
Per cui di sicuro farò quello con lui, per il resto non so. Siamo appena riusciti a fare qualcosa insieme. Volevamo farlo da un sacco di tempo ma è la prima volta che collaboriamo per davvero.
Dal pubblico: qualche consiglio per chi vorrebbe entrare nell’industria dei comics?
Frank: Un consiglio per iniziare potrebbe essere, ehmmm…
Grant: [voce malefica] Ucciditi! [risate]
Frank: [risate] Uhmm, cielo, un consiglio?
Grant: Io cosa ti avevo detto?
Frank: Mi sembra piuttosto ovvio ma…
cerca semplicemente di fare, ogni volta, il tuo lavoro migliore. Non tenerti le tue idee migliori o i tuoi trucchi migliori per qualche progetto “speciale”, cerca di fare sempre ogni volta il tuo miglior lavoro. Perché non potrai mai tornare indietro e rifarlo.
Grant: Praticamente è lo stesso suggerimento.
C’è molta più pressione oggi… molta più pressione, nel fumetto commerciale, per i nuovi sceneggiatori perché utilizzino certe strutture che oggi sono definite come “il modo” di scrivere fumetti. Io sono cresciuto in un mondo molto diverso, sono cresciuto con
New World, fantascienza speculativa, in cui ci veniva permesso di fare delle pazzie come scrivere delle storie che non avevano un inizio o una fine o la parte centrale. E credo che fosse un modo davvero intelligente per imparare… penso che oggi ci sia maggior pressione. Se vuoi lavorare per l’editoria commerciale devi imparare tutte queste cose, imparare è divertente ma la cosa che devi fare è mettere te stesso in quello che scrivi, le tue esperienze… Perché nessun altro ha vissuto la tua vita, nessuno in tutti i miliardi di anni di vita dell’universo vedrà le cose da quella prospettiva. È questo che bisogna fare, mettere le proprie esperienze in quello che si scrive così che chiunque possa almeno un’idea di chi ha vissuto quella vita. Per cui è una sorta di compromesso tra quelli che ti dicono di scrivere in un determinato modo e cercare di mettere se stessi nella lavoro. Ma se si vuole diventare uno scrittore in ambito commerciale, questa è una cosa da imparare. Spero sia d’aiuto…
Dal pubblico: è più difficile oggi entrare nell’industria?
Frank: Non saprei visto che io non sto cercando di farlo! [risate]
Grant: Qualcuno ha detto…
dovresti fare crowdsourcing. Ma non so neppure di cosa si tratti! Quando ero un ragazzo, nel 1978, una folla [“crowd” in originale, N.d.T] era composta da te stesso e tre amici! Per cui non credo sia una cosa che possa funzionare per me. Quando ero giovane la cosa importante era trovare un lavoro perché mio padre non lavorava per cui un’occupazione era tutto quello che volevo. E credo sia stato quello a spingermi a trovare un vero lavoro, a lavorare per la
DC Thompson anche se comunque entrambi venivamo dall’underground… c’era, di sicuro, il desiderio di usare le nostre capacità nello scrivere o nel disegnare per tirarci fuori da quella trappola di povertà che era la Scozia.
Dal pubblico: progetti per scrivere altri libri dopo il successo di Supergods?
Grant: Sì, potrei scrivere un altro libro. Certamente non sarà un altro libro sui supereroi, direi che su quell’argomento ho già dato! Ma mi piacerebbe fare qualcos’altro. Stavo parlando col mio agente se fare qualcosa di
fiction o meno.
Probabilmente sarà fiction…
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Pagina da All-Star Superman. |
Dal pubblico: è stato divertente scrivere Batman in tutti quei diversi periodi temporali [per la miniserie Batman: The Return of Bruce Wayne, N.d.T.]?
Grant: Sì, da matti. È stato il mio approccio al personaggio più profondo… Sì, è stato davvero divertente.
Dal pubblico: come ti trovi a scrivere Damian?
Grant: Beh,
Damian è uno dei miei personaggi preferiti. Sono stato il responsabile di caratterizzarlo in quel modo e di dargli quella personalità. Mi piace davvero. C’è questo equilibrio tra il ragazzino per bene, che in fondo è, e l’aspetto esteriore da odioso aristocratico privilegiato. Ma alla fine ti senti un po’ in colpa per lui ed è una cosa difficile perché hai a che fare con un ragazzino che crescendo ha avuto tutto, tranne… un padre e una madre.
Mi diverto davvero a scriverlo perché può passare dal crudele al romantico, attraverso tutta una gamma di sfumature che loro rendono un personaggio divertente da gestire.
Sto scrivendo una sua storia proprio ora e lo sto un po’ scombussolando. Per cui vedremo…
Dal pubblico: davvero siamo alla fine per Grant ai testi di Batman?
Grant: Prima o poi si arriva alla fine. Sai quelle cose sul serpente che si morde la coda, anche quel simbolismo collassa su se stesso… per cui, sì, siamo arrivati alla fine. Ma va bene…
Dal pubblico: sul fatto che i cambiamenti nella continuity DC abbiano modificato il suo finale di Batman.
Grant: No, non hanno cambiato il finale. Andrà solo adattato un poco o sistemato quando uscirà la raccolta in volume, per cui non sono molto preoccupato… è il mio atteggiamento con problemi di questo genere. Francamente,
il punto è che bisogna solo godersi la storia, e se c’è qualche piccolo errore almeno la gente avrà qualcosa da fare di notte su Internet. [risate]
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Il finale di Batman: The-Return of Bruce Wayne N.6. |
Dal pubblico: sulle loro fonti di ispirazione e filosofie di vita!
Grant: Cosa mi ispira? Francamente, tutto mi ispira e chiunque incontri, le cose che succedono… quello che sta facendo mia mamma, quello che fanno le persone che incrocio per strada, quello che succede ai miei amici… e in molti casi penso siano delle splendide soap-opere supereroiche. Qualcuno ha iniziato una nuova storia, qualche altro si è lasciato…
oddio, immagina se Batman rompesse con, ehm, Robin o con qualcun altro. [risate]
Tutto è fonte d’ispirazione, tutte le emozioni che si provano, devi provare e scrivere… per cui se sei depresso, beh… mettilo nella storia, usalo in qualche modo. Se sei felice usa anche quello. Quando si scrive si diventa molto mercenari, tutto è acqua per il tuo mulino, è materiale per le storie.
Per me, onestamente, si tratta di un ventaglio un po’ vasto… [voce snob] tutto, mio caro! [risate] È facile da dire ma la risposta è che credo… tutto ha un impatto sulla mia vita.
Grant [rivolto a Frank]: Tu hai una filosofia di vita? Esponicela in quatto parole!
Frank: Ehmm… filosofia di vita? Wow. Ogni venerdì notte…
Grant: Ce l’hai?!
Frank: No no no!
Grant: Io sto cercando di pensare a una filosofia di vita e lui… ne ha una! “Ogni venerdì notte…” [risate]
Frank: Ogni venerdì notte insieme a uno dei miei amici di
Electric Soup, Shug Minty, riesaminiamo la nostra filosofia di vita… è un processo in continua evoluzione, non siamo ancora riusciti a individuarla. Ma suppongo “questo è tutto” [“
this is it”, nel testo originale, N.d.T.] potrebbe essere la definizione migliore, al momento. Quindi la mia filosofia sarebbe “questo è tutto”.
Grant: No, davvero io non ho una filosofia di vita. Tranne,
“non mangiare tizi come Aquaman se li dovessi trovare spiaggiati sul litorale”. [risate] Se ti attieni a questo, andrà tutto bene.
La miglior filosofia è quella di
Tim Leary: “Trova gli altri” ["
find the others", in originale, N.d.T.]. Credo che trascenda tutto il resto. “Trova gli altri”, giustifica in pratica qualsiasi comportamento di “branco”. Per cui, vai e trova gli altri. [risate]
Dal pubblico: i disegni di Frank hanno un impatto su quello che Grant ha scritto?
Grant: Oh sì, qualche volta è successo. Hai la sensazione di come un personaggio si muoverà, agirà, parlerà e all’improvviso… vediamo come sta in piedi. Ad esempio in
All-Star Superman avevo pensato a molti più dialoghi fino a che non mi sono reso conto quanto Frank era in grado di comunicare con il disegno, attraverso il linguaggio del corpo e le espressioni. Per cui quello è cambiato, ma non direi che è cambiata la.. struttura. Ovviamente ha cambiato il modo in cui i personaggi potevano parlare perché di certo, in
All-Star Superman, potevo eliminare un sacco di dialogo perché c’era la presenza stessa di Superman a comunicarli e a trasmetterli. Se questo manca in un disegno differente dovresti veicolare quella stessa atmosfera attraverso dei dialoghi col risultato di balloon più grandi e io preferisco quelli più piccoli. Frank cattura tutto questo con i suoi disegni e non c’è bisogno di usare parole.
Frank: Potrò essere lento ma a lui faccio risparmiare un sacco di tempo!
Grant: Ed è un aspetto che vale molto più di quello che pensi!