Cover per Knife Magazine. Work in progress. |
Stante queste premesse potrete facilmente immaginare che non ho perso l'occasione di intervistarla. Così... buona lettura!
Maggiori informazioni e news su Beatrice Penco Sechi sul suo blog personale.
Lady Doll tome 1. Cover. |
Beatrice Penco Sechi: Disegno praticamente da sempre. Tutti i
bambini amano i giocattoli, e naturalmente non ero un’eccezione, ma disegnare
per me era un intrattenimento quotidiano, un qualcosa che mi
"spegneva" del tutto il cervello per ore e ore. Il resto praticamente è venuto da sé. Quando sono cresciuta ha cominciato a pensare di far fumetti,
ma di sogni se ne fanno tanti, tendono ad arrivare velocemente, velocemente
andarsene, poi magari ritornare, molto leggeri. Questo mio sogno però è
ritornato con la leggerezza di un mattone, e questo mattone si chiamava David Lloyd. Quando l'ho visto firmare la riedizione di V for Vendetta a Cagliari nella fumetteria dove praticamente sono
cresciuta, ho capito davvero che volevo intraprendere quella strada. Per quanto
riguarda la mia formazione, parliamo di un bel calderone con un miscuglio
impossibile dentro. Tendo ad "assorbire" tutto quello che mi piace.
Il che è un bene e un male, perché ho uno stile in costante cambiamento. Mi
annoio facilmente, in sostanza. Sicuramente i primi autori che graficamente mi
hanno formato sono Claire Wendling, Guarnido con suo favoloso Blacksad e la
coppia Barbucci/Canepa.
sm: L'incontro con David Lloyd è datato
2008. E un po' c'era il mio fumoso zampino, per cui... mi sento un po' in
colpa! :) Tornando alla tua formazione, sei
autodidatta o hai fatto delle scuole di Fumetto o corsi di illustrazione o
affini? Quali sono le tappe attraverso le quali il tuo stile è maturato fino a
diventare "pubblicabile"?
BPS: Sono completamente autodidatta. Mi sarebbe piaciuto
frequentare corsi e scuole ma per vari motivi non ne ho mai avuto l'occasione.
Alla fine ho adottato il motto "chi fa da sé fa per tre",
semplicemente. Riguardo all'evoluzione del mio stile, mi rifiuto di definirlo
"maturo" e "pubblicabile". Devo ancora imparare ed
evolvermi molto. Al mio calderone ho già aggiunto tanti ingredienti, ma da
brava strega quale sono, ci sono ancora molte cose che voglio assaggiare,
sperimentare ed aggiungere alla mia brodaglia.
Lady Doll tome 2: Maison de poupée. |
Il tuo esordio professionale è avvenuto
in terra francese, con la serie Lady Doll.
Puoi parlarci di questa tua avventura?
BPS: Una strana storia in realtà. Un inizio veramente vorticoso e
fortunato , che a mio parere riconferma una volta di più la teoria della
"fortuna del principiante". Io e Daniele Vessella cercavamo un
colorista di pregio per il progetto, ma in questa ricerca trovammo un invece
editore. Per una serie di coincidenze e un passaggio preferenziale capitato
fortunosamente (piccola parentesi criptica in cui ringrazio a gran voce
Barbara), il progetto finì nelle mani di Audrey Alwett che all'epoca stava
preparando il catalogo della sua nuova collezione alla Soleil. Volle
assolutamente Lady Doll per sé, e
poiché i tempi erano molto stretti (stava per chiudere la preview del catalogo
Blackberry) in quattro e quattr’otto eravamo a bordo. Davvero, queste cose non
capitano. Se capitano, é perché sei Alan Moore, o, come dicevo prima, un
principiante sfacciatamente fortunato.
sm: Puoi parlarci di Lady Doll? Che storia è? Come è stata
l’accoglienza da parte dei lettori, della critica e della casa editrice per
questo tuo lavoro? So che stavi lavorando al secondo volume…
Si
tratta di una storia che ricalca molto il romanzo ottocentesco intimista al
femminile, con un tocco dickensiano. La protagonista affronta le difficoltà e
angherie che il mondo e le persone le riservano a causa della sua diversità
fisica, rifugiandosi in un proprio mondo interiore popolato esclusivamente
dalle sue bambole. Alla fine del primo volume capiamo come questo mondo abbia
finito col risucchiarla del tutto, inevitabilmente. La critica e la risposta
del pubblico é stata ottima, considerando che io e Daniele siamo esordienti di
primo pelo in Francia (ed anzi Lady Doll
é il mio primo fumetto in assoluto). Per cui direi che abbiamo cominciato bene
ed il panorama è abbastanza roseo. Il secondo (ed ultimo) volume della serie
uscirà nel 2012. Spero di fare un buon lavoro e non deludere nessuno.
sm: In Italia si parla tanto di crisi,
non solo nel campo del fumetto ma della società in generale, ovviamente, visti
i mala tempora...
Da autrice che sta muovendo i suoi
"primi" passi nel mondo del fumetto, com'è stato lavorare con i
francesi? In particolare mi interessa sapere del tuo rapporto con la figura
dell'editor...
In
Francia la cultura del fumetto é forte e presente, credo che sia il mercato
europeo numero uno dove un autore può riuscire a trovarsi davvero bene.
Inoltre, hanno un ottimo modo di considerare i giovani autori: un'esordiente
può davvero pensare di trovare lavoro senza scomodare fantasie utopistiche,
perché se sei bravo ed hai talento, in Francia lavori. Gli editor non ti
guardano con viso arcigno perché non sei nessuno, anzi sono sempre interessati
a scoprire nuove figure artistiche, riescono ad essere un poco lungimiranti e
ad immaginarsi che dandoti un'opportunità non sarai un nessuno per sempre. Ti
insegnano anche il mestiere, in certe occasioni.
sm: Qual è invece la tua sensazione del
mercato fumettistico in Italia? Quali spiragli hai intravisto, che
riscontri...? Immagino che da italiana ti piacerebbe prima o poi trovare un tuo
"spazio"...
In
Italia questa mentalità “alla francese” di cui parlavo è praticamente
inesistente. Non nascondo che mi piacerebbe essere conosciuta come autrice
anche nel mio Paese, ma la cosa incredibile é che, di questi tempi, TU autore
italiano ti fai un nome in Italia solo in riflesso del successo hai avuto
all'estero. Sono molto pessimista, lo so, ma la verità é che é l'Italia del
fumetto (solo del fumetto?) ad essere pessima. Non vedo opportunità, meno che
mai per i giovani. L'esordiente per non soffocare nel silenzio e l'anonimato
imposto (che per un artista è davvero la morte) é COSTRETTO a portare le proprie
idee e la propria arte altrove. Spiragli? Riscontri? Qui da noi? Dovremmo
cambiare modo di pensare, regredendo magari di 500, 600 anni. Proviamo a
chiedere ad un artista del Rinascimento quale paese offra il panorama
lavorativo artistico-culturale migliore. Ecco, l'Italia una volta era tutto
questo. 600 anni avevamo qualcosa in meno di cui vergognarci. Oggi qualcosa di
più.
sm: Amara constatazione, ma
assolutamente reale, ahimè… Passando ad argomenti più lieti, che mi dici del
tuo metodo di lavoro? Tradizionale, digitale? Qual è il tuo “processo”
standard… anche se so bene che probabilmente uno standard non esiste,
dipendendo da progetto a progetto…
Come ormai si sarà capito, mi piace molto reinventarmi, sia
a livello di genere, che di stile di disegno, che di colorazione. Voglio che
ogni mio progetto sia qualcosa a sé stante, che non suggerisca un plagio di me
stessa. Amo molto la colorazione tradizionale, in particolare faccio un ampio
uso dei pantoni, ma riesco bene anche in quella digitale, o ancora, come nel
caso di Lady Doll, una tecnica mista.
Non sei solo disegnatrice ma anche
colorista e… ideatrice di progetti e… autrice dei tuoi testi… So che stai
lavorando a diversi progetti e idee. Cosa bolle in pentola?
BPS: Cerco di essere un'artista a tutto tondo. É inevitabile per
chi ha avuto la fortuna (o forse sfortuna?) di nascere con occhi un po'
speciali (come cantava De André), quegli occhi che invece di copiare i mondi li
inventano. Di questo si tratta, l'esigenza di raccontare, mostrare, comunicare
quel qualcosa che vedi soltanto tu, e la inventi su carta perché possano
vederla anche gli altri. Vedo tante cose, voglio raccontarle tutte. Lady Doll é stato il mio esordio come
disegnatrice/colorista, ma tra i miei prossimi ce ne é uno scritto, e due
disegnati e scritti da me. E le altre "visioni" attendono il loro
turno. Con pazienza (a loro non manca, a me invece sì!).
Qualche dettaglio in più? Immagino stia proponendo queste tue idee po' in giro, ma
immagino non in Italia...
Subito
dopo Lady Doll lavorerò a Sirénes et
Salles de Bains, un altro bd per la Soleil stavolta firmato in coppia con
Audrey Alwett. Potremmo descriverla come la favola de "La Sirenetta"
all'inverso, svecchiata e con una trama molto fresca e nuova. Mi aspetto molto
da questo lavoro. Parallelamente non abbandono progetti personali interamente
creati da me, che spero di poter mostrare presto sotto una "bandiera"
editoriale. Tra questi c'é un gothic-horror che sto covando da quasi 10 anni,
poi una reinterpretazione di un classico molto noto, ed ancora una favola
macabra creata ex-novo.
Mi sto
proponendo molto Oltralpe, è vero, e in America. In Italia ho tentato,
all'inizio, ma come ho già detto, i riscontri sono veramente pochi per chi
proporne opere inedite.
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