venerdì 1 maggio 2020

FROM HELL: UN'ARCHITETTURA TEMPORALE

A seguire un'interessante recensione ragionata (o mini-saggio, se volete) su FROM HELL, la monumentale opera di Moore & Campbell. L'articolo originale, firmato da Bala Menon, apparve a suo tempo sul sito Popimage (link non più disponibile) ed ora è leggibile QUI
Nel 2002 fu pubblicato, con l'autorizzazione dell'autore, su Ultrazine.org nella traduzione da me curata insieme a Michele Fioraso. 
Buona lettura!
FROM HELL: UN'ARCHITETTURA TEMPORALE
di Bala Menon 

Traduzione: Michele Fioraso & smoky man
   
Alan Moore, conosciuto da tempo come dei migliori scrittori di fumetti, realizza, insieme ad Eddie Campbell, questo racconto su Jack lo Squartatore.
In questo caso, Moore costruisce una narrazione che si dispiega nel tempo nel tentativo di dare la propria spiegazione degli omicidi dello Squartatore. Non un modello tridimensionale attraverso Whitechapel ma piuttosto un modello quadrimensionale attraverso il tempo, con gli effetti (e le cause) degli omicidi dello Squartatore che viaggiano attraverso i secoli, il piano di un singolo uomo di trascendere la propria mortalità, e contemporaneamente un atto di un culto personale e un tentativo di esaltare se stesso e finalmente vedere il volto di Dio.
Focalizzandosi, non sul punto di vista degli investigatori, ma su quello dello Squartatore, Moore analizza le informazioni disponibili, sceglie colui che crede sia l'assassino più probabile, e proietta le convinzioni e le motivazioni del sospetto da quello che è noto sulla sua vita. Il risultato è una storia terrificante e cupa, resa ancor più orrorifica dalla non-casualità, dall'inumanità dei delitti.

Opera immensamente erudita, presenta un motivo razionale per gli omicidi dello Squartatore. Non si tratta di un semplice omicida "taglia-e-squarta", che si lancia con furia cieca su ogni donna che attraversi la sua strada; piuttosto emerge un piano complesso indirizzato a specifici obiettivi per uno scopo preciso.
Campbell, anch'egli noto narratore (Bacchus, Alec), da vita all'esigente sceneggiatura di Moore, disegnando l'oscura immensità di Londra, dalle imponenti cattedrali che dominano la città, alla gente che sciama per le vie.
Questa è la storia dello Squartatore. Dai suoi primi passi come bambino, curioso d'imparare l'intimo funzionamento del cosmo, alla sua ascesa professionale fino a diventare Medico Reale; all'attacco di cuore che gli induce una visione, e il risveglio con la conoscenza del suo Maestro; alla sua ricerca finale per esaltare quel Signore. Niente a che vedere con il malefico macellaio di palchi e schermi, ma un uomo logico e intensamente credente, che porta avanti ciò che crede sia la sua auto-attribuita missione per Dio.

Ma è anche un racconto su Londra, il racconto della città di quel tempo e della sua gente. Dell'orrore che l'esistenza riserva per le persone che vi vivono; di innumerevoli crudeltà, semplici, dure, impensabili che ti schiaffeggiano con la loro imprevedibilità.

Nonostante gli importanti temi che tratteggiano lo scorrere della storia, non ci è mai consentito di dimenticare l'essenziale umanità dei miserabili attori sul palco.
Non esiste, in questo racconto, un personaggio che sia così depravato, così brutalizzato che Moore e Campbell non riescano comunque a farci toccare il cuore e vedere la piccola scintilla di umanità che ci consente di simpatizzare per lui e, di conseguenza, sentire l'orrore della sua storia.
LA GENTE (E L'ARCHITETTURA DI LONDRA)
I personaggi di Moore e Campbell sono persone vive e reali e riescono a rendere vivida nelle nostre teste la Londra del 1888.
Sir William Withey Gull è un fanatico, un uomo così perduto nella sua terribile visione da voler fare qualsiasi cosa sia necessaria per raggiungerla, senza curarsi di torcere le braccia dei colleghi, di sfruttare le paure dei suoi superiori, utilizzando la sua inamovibile volontà per farsi strada attraverso tutti gli ostacoli come un bulldozer. Un uomo rigoroso e educato a considerare il Dovere sopra tutto, la cui devozione al Dovere finirà per rapirlo nell'estasi.

Gull, unico tra tutti i personaggi, si eleva oltre le esigenze della terra in cui è radicato per cercare un piano spirituale più elevato. Mantiene un atteggiamento etereo, ingegnandosi per completare la sua auto-attribuita missione a dispetto della debolezza dei suoi mezzi umani. Invece, gli altri attori su questo palco sono fermissimamente radicati nella loro terra.

Moore si diverte parecchio nei parallelismi e nei doppi significati, che abbondano nella sua scrittura. In uno di questi, Gull è affiancato a Netley, un ignorante e sventato uomo della strada, una persona conscia di null'altro più del suo desiderio di andare avanti nella vita, un uomo molto "terreno", che cerca un sapere maggiore solo per ricavarne beneficio in questo mondo. La superficialità di Netley, la sua prona natura servile e l'allarmante stupidità lo rendono il perfetto strumento senza cervello per Gull.

Netley è un uomo piccolo, perfino troppo cosciente di questo, e cerca potere e avanzamento ma quando si rende conto della natura dell'immenso maelström nel quale si è cacciato, entra nel panico e collassa . Non è l'idea dell'assassinio che disturba Netley: la vita vale poco nella Londra del tempo. No, è la consapevolezza di essere stato completamente sopraffatto e avviluppato da un potere onnipresente che ora è parte inestricabile della sua vita quotidiana. È la sconcertante rivelazione di Gull secondo cui è sempre stato circondato da questa grande magia. Nel suo caso il risveglio produce terrore piuttosto che la grande illuminazione e la visione concesse a Gull (Capitolo 4, pagine 36-37).
 
L'ispettore Abberline è un uomo gettato di nuovo nella brutale e decomposta parte di Londra che detesta; ma è costretto a tornarci, per necessità politica.
Notate la rappresentazione di Campbell della esplosiva frustrazione sul volto di Abberline, quando viene di nuovo trasferito a Whitechapel, il centro del suo disprezzo; comparate questa con il disgusto nella sua faccia quando capisce la vera partita che si gioca nei corridoi del potere che aveva ambito (Capitolo 13, pagine 8-11).
C'è più di una piccola parte di Abberline che si riconosce con gli abitanti di Whitechapel; è ancora uno del luogo, è stata la sua casa per quattordici anni, e la conosce meglio di quanto comprenda il nuovo regno del privilegio dove è stato trascinato.
Le prostitute, gli obbiettivi di Gull, sono le vittime perpetue, che cercano disperatamente di restare in vita in una Londra che rende difficoltosa perfino la vita di ogni giorno.
Guardate il Capitolo 5 dove Campbell mostra visivamente il contrasto tra le due Londra, quella del privilegio, di Gull, e l'infernale Londra dei poveri. Morbidi grigi alleggeriscono Gull nella sua routine quotidiana, mentre affilati neri spingono le donne da un sonno tranquillo al freddo di Londra.
Le vittime dello Squartatore non sono donne particolarmente amabili e non si può dire che conducano una vita felice. Osservate il disperato e completo terrore delle prostitute che affrontano la morte o, peggio, nelle mani della mala di Londra (Capitolo 3).
Ma Campbell non dimentica mai di ricordarci la loro umanità e il loro tempo: il sorrisino calmo e quieto di Mary Kelly (Capitolo 3, pagina 14), la spaventosa miseria di Annie Chapman (Capitolo 7, pagina 5); Kate Fellowes che si gode un piccolo momento di gioia nel bel mezzo del suo ingrato lavoro (Capitolo 9). È impossibile non sentire il loro tormento, la triste e struggente disperazione di una persona condannata all'Inferno non per colpa sua e adesso incapace perfino di concepire una qualunque via fuga.
La stessa Londra è un vero e proprio personaggio della storia, che avvolge e nasconde gli altri e li guida lungo il sentiero prescelto.
Nello straordinariamente potente Capitolo 4, per prima cosa vediamo il grande piano ideato da Gull e le forze circostanti che capitalizza per compiere la sua missione. Qui, vediamo la terribile rivelazione del suo obiettivo finale, reso ancora più terrificante dall'aria di completa soddisfazione sul suo volto.
Gli studi di Gull sulla Massoneria gli hanno rivelato l'enorme progetto sotteso alla costruzione di Londra; le minacciose costruzioni che non solo esaltano la Deità, ma anche strappano via l'umanità dal piccolo uomo e non gli consentono di elevarsi al livello divino ed anzi evidenziano la differenza tra i due, rendendo l'uomo dolorosamente consapevole di quanto possa essere davvero poca cosa. Ogni piccolo dettaglio, dal superbo al mondano, dalla schiacciante cupola di St. Paul ai semplici cavalli d'ottone montati su ogni carrozza di Londra, rende testimonianza della grandiosa magia incastonata nella città.

La città, un'immensa macchina oscura messa a punto da architetti occulti e massoni attraverso le epoche, ora è innescata e puntata, preparata da un'uccisione e diretta contro i nemici della sua Regina da un fanatico che vuole fare qualsiasi cosa per il suo Signore, e anche di più, se questo fosse il volere del suo Dio (in verità, servire il suo Signore è solo incidentalmente l'ambizione maggiore di Gull, la punta dell'iceberg: la Regina Vittoria non sospetta ciò che ha scatenato nel tentativo di proteggere la reputazione della famiglia reale).
Come Hawksmoor costruì la Londra colossale, allo stesso modo Gull ora costruisce la sua missione nelle strade sottostanti. Gli innocenti sono pedine sacrificabili nel disegno per innalzare gli Dei e così completare la missione di Gull sulla Terra.

Ingrandendo e amplificando l'oscurità di Londra….

PERCHÉ LONDRA È L'INFERNO…
Stranamente, il protagonista non sembra provocare la stessa pena e disperazione che invece causa l'ambiente stesso. Whitecapel, un incubo infernale per i suoi più poveri abitanti, provoca un senso di sofferenza di gran lunga maggiore di quanto faccia Gull. Qui Campbell rende più che giustizia alla sceneggiatura di Moore, producendo una visione da Girone infernale: gli spaventati abitanti che si derubano l'un l'altro, rassegnati al loro destino, perpetuamente bramosi di un'esistenza migliore ma senza nessuna reale speranza di ottenerne una, disperatamente appigliati a qualsiasi frammento di gioia che riescano ad estrarre dalle tenebre.
Questa Londra è un vero Inferno… e non ci sono personaggi felici qui… tutti soffrono, in un modo o nell'altro: un principe, tormentato e controllato dalla sua Imperiale madre, senza nessuna speranza di una qualche felicità; l'Imperatrice stessa, che teme la rivoluzione e vive una vita fredda e senza amore; una commessa, derubata della sua mente, una pedina lanciata su una scacchiera da forze oltre il suo controllo; le prostitute di Londra, maledette da una precoce vita di disperazione, con poche speranze di miglioramenti; l'Uomo Elefante, condannato all'Inferno nel suo stesso corpo, ma che sogna il Paradiso rivelatogli da Gull; infine Gull stesso, in fuga da un mortale Inferno per afferrare il Paradiso.

Il massimo avvicinamento al Paradiso che questi personaggi riescono ad ottenere avviene attraverso le interazioni con Gull; le sue casuali parole che presentato la visione di un mondo migliore a John Merrick; i pochi momenti di gioia infantile che intravediamo nel viso di Polly Nichols, una ragazza privata della sua infanzia, sono quelli a lei concessi da Gull, poco prima che ucciderla: un contatto finale col luminoso Paradiso di Gull un attimo prima di abbandonare l'Inferno che la sua vita era diventata.

"Siamo tutti per strada, ma alcuni di noi guardano le stelle" dice Oscar Wilde.
Nel libro di Moore, l'unica persona che sta guardando le stelle è Gull. Tutti gli altri sono così persi nel dolore dei vicoli di Whitechapel da non riuscire a vedere oltre: nessuna speranza è rimasta. Un'occasionale sogno di fuga è tutto ciò che è rimasto loro, seguito dall'inevitabile e rapida botta di realtà e dal ritorno alle loro vite prive di speranza.
Soltanto Gull vede la gloria del suo incarico che permea tutto il mondo.

FINALE
Un altro dei giochi di specchi tipici di Moore si trova nel capitolo 14 dove Gull allo stesso tempo piomba negli abissi della pazzia e si eleva verso la meta definitiva, completamente al di là dei comuni mortali.
Questo è il trionfo finale di Gull, fuggire dalle circostanze terrene in un intento più imponente e importante che lo avviluppa; perfino oltre le tre dimensioni, in una quarta più ampia e finalmente faccia a faccia con Dio. Il potere di questa ascensione si estende per increspature attraverso il tempo, appena la forza della fede di Gull e l'intensità delle sue credenze, tocca altri nella sua veglia. Il completamento di questo grandioso conseguimento simultaneamente lo scaglia tra le altitudini della sua meta finale e negli abissi della follia.
Viene avvolto dall'estasi e rapidamente perde contatto con la sua vita terrena. Come usa le strutture costruitegli intorno nel tempo, così ora crea la sua propria struttura occulta, che si estende attraverso il tempo e diffonde i suoi rivoli lungo gli anni.
La forza di questa creazione influenza altre menti attraverso gli anni, riflessi e imitatori, ombre dello Squartatore originale, menti simpatetiche che seguono la strada tracciata da Gull. Il grande progetto sorge in cerchi sempre più stretti (prima un secolo, poi 50 anni, poi 25 e di così via), muovendosi attraverso il tempo verso una convergenza. E l'ascensione di Gull si completa, la sua mente raggiunge l'eternità e alla fine abbandona il suo corpo terreno.
Moore combina un'abile miscela di ricerca e finzione, non resiste al richiamo di includere alcuni personaggi contemporanei (la presenza di Crowley a Londra, la nascita di Hitler) per sostenere il suo racconto attraverso il tempo. Il dettagliato glossario della sua ricerca e le annotazioni delle sue letture per scrivere quest'opera danno un ulteriore profondità al processo creativo retrostante.
Nell'appendice finale, Moore segnala il lavoro svolto dai primi esperti di Jack lo Squartatore e osserva gli effetti di ciascuno su tutti gli altri (incluso il proprio lavoro).
È consapevole dell'immensa forza della leggenda che è stata costruita sullo Squartatore, della linea estremamente limacciosa tratteggiata tra mito e realtà (che spesso si confondono) e del proprio personale contributo a queste leggende (ulteriore fango per le acque).

From Hell è senza dubbio uno dei migliori lavori fumettistici di sempre e merita un posto nella biblioteca di ogni lettore. L'opera nella sua ricchezza di dettagli ricompensa ogni nuova lettura con ulteriori approfondimenti del racconto.

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