lunedì 24 giugno 2013

recensioni in 4 parole [7]

Manga, Italiano, Cyberpunk: possibile!
Milano: arriva il kung-fu!
The Private Eye
Il gioco dell'identità.
I Nuovissimi X-Men N.1
Mutanti come il maiale...
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Abbiamo detto 4 parole su: 
Storia e disegni: Massimo Dall'Oglio
Formato: webcomic (pdf scaricabile)
Anno di pubblicazione: 2012
Per qualche parola in più: QUI

Long Wei N.1
Sceneggiatura: Diego Cajelli
Disegni: Luca Genovese
Editore: Aurea Editoriale
Formato: brossurato, 96 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 3,00
Anno di pubblicazione: 2013 
Per qualche parola in più: QUI 

Storia: Brian K. Vaughan
Disegni: Marcos Martin
Prezzo: "name your pice"
Anno di pubblicazione: 2013
Per qualche parola in più: QUI 

I Nuovissimi X-Men N.1 
Contiene All-New X-Men N.1-2 (storia: B.M. Bendis; disegni: Stuart Immonen)
e X-Men Legacy N.1 (storia: Simon Spurrier; disegni: Tan Eng Huat)
Editore: Panini Comics
Formato: spillato, 80 pagine, colore
Prezzo: € 3,50
Anno di pubblicazione: 2013  
Per qualche parola in più: QUI

giovedì 20 giugno 2013

Manuele Fior: un'intervista su... L'Intervista

Nuovo appuntamento con le interviste e altra chiacchierata, dopo Franco Brambilla (e l'incursione nel mondo dell'Illustrazione e della fantascienza), con un artista Italiano, un autore di Fumetti che in questi anni si è meritatamente imposto, grazie al suo talento cristallino e alla sua voce originale, all'attenzione del pubblico e della critica nazionale ed internazionale: MANUELE FIOR.

Da qualche settimana è uscito il suo nuovo lavoro, L'Intervista, presentato così dall'editore Coconino Press: "L'Intervista: un graphic novel racconta l'Italia del futuro prossimo.
Anno 2048: in un paese “dis-unificato” e stanco avanza un movimento di giovani in cerca di un nuovo modello di società. e nel cielo appaiono segnali alieni...
Il nuovo libro di Manuele Fior, l'autore di
Cinquemila chilometri al secondo, premiato con l'Oscar internazionale del fumetto ad Angouleme.
Un romanzo di fantascienza che non esplora le stelle, ma il passare del tempo, il conflitto/confronto tra vecchie e nuove generazioni, la nostra società che sta cambiando.
"

E proprio in occasione della pubblicazione de L'Intervista abbiamo contattato l'autore per parlare con lui di questo suo ultimo lavoro, delle scelte ed influenze alla base dell'opera e per avere qualche "rivelazione" su questa sua visione dell' "Italia di domani".
L'intervista è stata realizzata con la preziosa collaborazione dell'amica ed esperta di Fumetto Daniela Odri Mazza
Un grazie particolare a Manuele Fior per la disponibilità e la consueta gentilezza. E per i suoi splendidi fumetti.

Per maggior informazioni e news sull'autore consiglio di visitare il suo sito personale: www.manuelefior.com.
Buona lettura!
Schizzi preparatori per L'Intervista.
Mi interessa sempre molto sapere quale è stato "il processo" creativo dietro la nascita di un'opera. Nel caso de L'Intervista, considerando il grande successo, di pubblico e critica, del tuo precedente lavoro Cinquemila chilometri al secondo, come è nata l'idea? Lo spunto?
Manuele Fior: Lo spunto è stato un fake sugli UFO che avevo visto su Youtube. Mi ha fatto prendere uno spavento tanto era fatto bene. Pur non credendo alle teorie del contatto e compagnia bella sono sempre affascinato dal tema, in un certo senso lo si può leggere in chiave di mitologia contemporanea, pensa infatti che pure Jung ci scrisse un saggio, sugli UFO intendo. Ci sono anche i racconti di mia mamma e mia nonna, che videro un oggetto luminoso nel cielo di Udine negli anni '60, ne parlò pure il giornale.
Poi c'era questo incidente d'auto che era successo ad un mio amico: me l'ero fatto raccontare nei particolari, mi aveva descritto il parabrezza che si schiantava, l'airbag esploso. Ho voluto cominciare così, combinando le due cose, mano a mano è arrivato il resto.
Hai sentito, in qualche modo, il “peso” di realizzare un nuovo libro dopo l'accoglienza riservata e il riscontro di pubblico e critica di Cinquemila chilometri al secondo? Ti sei sentito in qualche modo “pressato”?
No, L'Intervista è un libro molto diverso, graficamente e concettualmente perché è il mio primo fumetto che flirta col genere. Dopo Angoulême molti editori mi contattavano perché proseguissi con i colori e quando sentivano “fantascienza” alzavano il sopracciglio, ma io avevo già una quindicina di pagine in bianco e nero e il progetto mi appassionava. Cinquemila... ha ricevuto un riconoscimento enorme e per me rimarrà sempre un libro speciale, ma è anche un capitolo chiuso ormai.
Con ancora negli occhi i colori di Cinquemila chilometri, ho trovato inizialmente un po’ spiazzante il “bianco e nero” de L'Intervista. Però dopo poche pagine mi sono reso conto che era una soluzione azzeccata. Come sei arrivato a questa scelta? Immagino che, come per altri tuoi libri, in un certo qual modo siano le storie stesse a “scegliere” il modo, la forma in cui essere raccontate. In questo caso, trattandosi di una storia di fantascienza, il bianco e nero rimanda alle atmosfere di certi, gloriosi, film di genere del passato (anche se è strano, a ripensarci, raccontare il futuro con… il bianco e nero)… Che cosa puoi dirmi circa questa scelta stilistica?
Non posso dire molto, l'aspetto grafico è la decisione che arriva prima di tutto. Le immagini in testa erano in bianco e nero, bisognava trovare la maniera di tradurle con una tecnica efficace. Ho comprato un po' di materiali finché ho trovato quelli che andavano bene.
Un fotogramma da L'Eclisse di Antonioni.
Mi sembra ci siano anche dei rimandi cinematografici evidenti, delle suggestioni… mi è sembrato di cogliere qualcosa di Incontri ravvicinati del Terzo tipo, la sequenza dell’aggressione mi ha fatto venire in mente Arancia meccanica, così come il design delle macchine… ma mi è sembrato di ritrovare anche un po’ delle atmosfere di Fellini (il titolo poi rimanda ad un suo noto film), di Antonioni, Bertolucci, i ritmi della Nouvelle Vague… Ti sei ispirato a qualcuno di questi? Oppure quali sono state le “opere” che ti hanno, in qualche modo, “accompagnato” nella realizzazione de L'Intervista? Lo so che alla fine si tratta di un “gioco”… quello dei rimandi, a volte anche “fuorviante” e potenzialmente “fastidioso” per l’autore. È umana debolezza il tentativo di classificare il nuovo utilizzando come riferimento il “già visto”… Tra i fumetti, in qualche occasione, nel tuo strepitoso segno mi è “parso” di scorgere, d’intravedere un po’ di… De Luca
Michelangelo Antonioni è un punto fermo nella lista delle cose da vedere e rivedere. Per questo fumetto ho guardato con attenzione La Notte, L'Avventura e soprattutto L'Eclisse. Mi piacciono tantissime cose dei suoi film: le trame, i dialoghi, le sue donne, l'architettura, la composizione e la fotografia … E' un universo che mi corrisponde, quello dell'inazione, la lentezza contemplativa. Il suo sguardo sull'interiorità e al contempo la drammaturgia che prende derive cosmiche (penso all'Eclissi) sono un punto di partenza per le mie storie. De Luca non lo conosco molto, posso dirti che durante il lavoro a L'Intervista ho soprattutto guardato Tezuka, La Fenice in particolare. E poi ci sono le foto di Francesca Woodman e Cindy Sherman.
Francesca Woodman, Untitled, 1977-78
La storia è ambientata nel futuro, in Italia. È un legame affettivo che ti ha portato a scegliere come location la terra delle tue origini? Sai alla fine ci lasci anche un segno di speranza che questo paese ce l'avrà un futuro… Anche se, addirittura, ci vorrebbero gli alieni per migliorare un po’!
Ho pensato che ambientare la storia a Udine, la città meno fantascientifica che conosco, avrebbe da un lato sdrammatizzato e aggiunto ironia alla storia, dall'altro mi avrebbe permesso di lavorare con paesaggi urbani e naturali che conosco molto bene. L'Italia, da laboratorio costante dei più improbabili scenari politici si presta bene alla fantascienza, non fai in tempo ad inventare un'assurdità che la vedi quasi diventare realtà.
Durante la realizzazione del fumetto è caduto un governo, sono nati i Cinque Stelle, c'era stata quell'occupazione a Milano della torre Galfa, tutte cose che mi facevano cambiare percorso di volta in volta.
Un'opera di Anne-Lise Vernejoul.
Per lo meno, tecnicamente, è una storia di fantascienza. È un po’ un “kolossal” su carta, e infatti ci sono… gli effetti speciali! Puoi spiegarci cosa sono, come sono stati realizzati e il motivo per cui li hai inseriti nella storia?
Gli effetti speciali sono le apparizioni extraterrestri, ideate e realizzate da Anne-Lise Vernejoul. Immaginando il contatto non avevo voglia di rifarmi a forme già viste nel cinema, volevo inventare la mia propria iconografia aliena. Ammiro molto chi si è spinto oltre con la fantasia per immaginare il contatto extraterrestre, come Steven Spielberg che in Incontri ravvicinati del Terzo tipo ha avuto l'idea geniale di smaterializzare le navi extraterrestri, rappresentandole attraverso le lucine colorate. Anne-Lise li ha realizzati con materiali semplicissimi, fogli di carta ritagliati a triangolo, sovrapposti in più strati e fotografati con una luce che li attraversa. Il tutto è poi stato montato sul disegno. Meraviglioso.
Ho notato un uso ridotto all’essenziale delle onomatopee, solo quando sono davvero funzionali alla storia e in molte circostanze decidi di non inserire alcun “suono”. Mi è parso un accorgimento che potenzia la necessaria attenzione e tensione nella lettura… si chiede al lettore di stare immerso in quel mondo, di guardare le vignette, di impegnarsi a decifrare e spendere del tempo nella visione, di perdersi dentro l’opera di finzione, col privilegio di poter, magari, tornare sulla pagina per rileggere, di rivedere una sequenza… Quanto hai lavorato sullo storytelling, sul ritmo della storia? Ad esempio la sequenza di vignette nere, che poi in parte ritorna nel finale…
Cerco di usare le onomatopee con parsimonia, per diverso tempo il mio modello è stato Fuochi di Mattotti, nessuna onomatopea e i tuoni delle cannonate che si sentono ancora più forti. Come hai infatti sottolineato, è una questione di ritmo, è quello che fa sentire i suoni. Anche alla base della suspence c'è il ritmo, ingrediente che io trovo molto sottovalutato nel fumetto. Per me è essenziale, alla pari del disegno e forse ancora più importante della trama. Se prendi il primo Arzak, per esempio, più che la storia è il ritmo e il disegno che ti catturano: la sorpresa finale della donna mostro, senza la buona scansione, non direbbe niente.

In una delle “rubriche” del mio blog – “critica omeopatica”, come la definisco io, in cui in quattro parole definisco, con sprezzo del pericolo, quattro fumetti - ho recensito L'Intervista come “La fantascienza dei sentimenti”. Qualcun altro ha parlato di “Futuro interiore”. Mi pare che ci sia un equilibrio tra l’elemento straniante della fantascienza e la grande attenzione alla dinamica delle relazioni tra i personaggi, con l’aspetto del futuro e la tensione emotiva dei rapporti.
"Futuro interiore" è una bella definizione, cambi una lettera e diventa futuro "anteriore".
Schizzi preparatori per L'Intervista.
A ripensarci… “alieni e sentimenti”, in un fumetto Italiano recente… mi viene in mente Giacomo Monti e il suo Nessuno mi farà del male, uno degli episodi… con l’aliena che piomba nella vita di un uomo di provincia… ma nel caso di Monti, differenze di segno a parte, prevale uno sguardo disperato e un senso di straniamento, mentre il tuo approccio mi pare più leggero, più intimo, più aperto ad una trasformazione che possiede anche tangibili elementi di speranza…
Quando ti occupi di una cosa succede che poi ti sembra che tutti parlino di quella cosa. Allora non so se è una sensazione mia, ma mi sembra che la fantascienza stia tornando in voga. Chiaramente ci sono molte maniere di farla, Giacomo ha scelta una via grottesca ma anche molto disincantata, che ho apprezzato. Io non sono riuscito a evitare un taglio quasi misticheggiante, perché il tema del contatto è in fondo un tema mistico, sacro. La distanza che ci separa da un'intelligenza aliena è la stessa che attribuiamo al divino, in un certo senso, per cui ho immaginato il manifestarsi extraterrestre come un'apparizione sacra, una lux eterna che scende sul nostro pianeta.
Dora è un’altra figura di donna “forte” - pur nella sua giovane età - , autentica che compare nelle tue storie, con una “bellezza” anomala, effervescente e attraente perché illuminata dal contatto alieno. Come l’hai tratteggiata, ideata? Da quali osservazioni della vita è nata questa “nuova” donna? Che in parte riecheggia i figli dei fiori e le atmosfere new age anni ’60 e ’70…
Dora è nata da un furto a Leji Matsumoto, di cui ho sempre ammirato i profili lungiformi delle eroine come Queen Emeraldas e compagnia, d'altronde le disegna un po' tutte uguali. Era strano che una ragazza avesse questo naso quasi ridicolo che la rende, almeno ai miei occhi, bellissima. Volevo che esprimesse un canone di bellezza nuovo, del futuro. È l'unico personaggio che mi sento di aver veramente inventato, tant'è che vorrei farle fare qualcos'altro. Così alla fine quando mi chiederanno “ma che personaggio disegni” potrò finalmente rispondere – Dora.
Schizzi preparatori per L'Intervista.
Tornando al segno e ai personaggi, spesso disegni i corpi sensuali di protagonisti e protagoniste non più giovanissimi. È una questione di bellezza universale dell'umano, di non essere schiavi del modello del corpo giovane e perfetto... oppure è semplicemente capitato perché la narrazione lo richiedeva e non ti sei posto “tabù”?
Tabù in genere cerco di non averne, disegno corpi adulti perché mi piacciono quanto quelli giovani. Mi piacciono le irregolarità, quando disegnavo La Signorina Else mi piacevano i suoi fianchi larghi, le sue gambe non perfette. Mi sembra una cosa naturale, ma in effetti siamo così abituati a vedere nei fumetti o nei film corpi di atleti che disegnare una grossa pancia o un seno cadente in maniera non caricaturale sembra strano. 

Questo tuo “graphic novel” è uscito, praticamente in contemporanea, in mezza Europa: Italia, Francia, Germania. Nel frattempo, in America, la Fantagraphics Books annuncia Cinquemila chilometri al secondo. Cosa significa per te essere un artista internazionale?
Eheh, non lo so, è una cosa strana. Quello di diventare un disegnatore di fumetti è sempre stato un sogno di bambino e ragazzo; in casa l'arte e il disegno non erano ben visti e la via per arrivarci è stata abbastanza tortuosa. Ora in realtà le cose sono andate meglio del previsto, ogni tanto mi fermo, ci penso, mi fa sorridere. Mi sarebbe bastato anche essere solo disegnatore, poi tutto - forse il fumetto stesso - ha preso un'altra piega.
Hai pubblicato per le più prestigiose case editrici, collaborato con le più interessanti riviste internazionali, hai ancora un "progetto nel cassetto", un sogno mai realizzato?
Sì, mi piacerebbe lavorare a un lungometraggio animato. In realtà vorrei metterne in piedi uno tutto mio, magari la trasposizione de L'Intervista. Conosco tante persone che lavorano nell'animazione, chissà che un giorno non ci riesca.

L'Intervista è anche un fumetto in un certo qual modo “aperto”, che si presta a riletture… a riscoperte. Penso sia un pregio. Mi pare un libro in cui l’aspetto del mistero, del non comprendere tutto, del lasciare in sospeso, non detto… sia una parte importante del gioco narrativo che hai realizzato…. Forse non sarebbe male se prima o poi potessimo tornare a dare una sbirciata al mondo del 2048…
Mi fa piacere se un libro rimane aperto ad altre letture. Il mio lavoro è quello alludere a una complessità inesplorata, se lo rileggi vuol dire che ci sono riuscito un pochino.
Tutte le immagini, se non diversamente indicato, sono © Manuele Fior.

Le interviste precedenti:

martedì 18 giugno 2013

Alan Moore, l'Italia e... Astro Dick, il cazzetto spaziale

Qualche giorno fa, l'11 Giugno, tra gli appassionati nostrani di Fumetto si è improvvisamente diffusa un'autentica (ehmm, autentica?) "notizia-bomba": "Alan Moore a Lucca 2013!". Un po' come dire che Pynchon avrebbe partecipato ad un qualche prossimo evento letterario!!! Sì, non siamo a quei livelli di "incredibile", poiché Moore, anche di recente, ha presenziato a degli incontri in terra d'Albione, e non è poi quel "recluso inarrivabile" di cui si parla, anzi probabilmente il contrario... raccogliere tutte le sue interviste, per dire, è un'autentica impresa. Però, la "notizia" sarebbe stata, se confermata, un vero scoop!
Tutto è partito da Comix Factory, aggiornatissimo blog curato da Stefano Perullo, che "riportava" quando detto da Antonio Scuzzarella, editore di 001 Edizioni, durante una conferenza tenutasi alla recente Etna Comics. Da buon conoscitore di Moore, personalmente la ritenevo - e continuo a ritenerla - con altissima probabilità, inverosimile: Moore non esce dall'Inghilterra da quasi trent'anni, non vedo il motivo per cui lo debba fare per... Lucca Comics! E poi m'immagino la folla immane che accorrerebbe per incontrare il Barbuto Bardo di Northampton. Non solo dall'Italia... roba da mettere a rischio le mura stesse di Lucca!
Così, poco tempo dopo la pubblicazione del post su Comix Factory, non tardava ad arrivare la smentita, via Facebook: "E' apparso un post del buon Stefano Perullo che aveva sentito de relato un rumor sul fatto che Moore fosse ospite 001 alla prossima Lucca. In realtà alla conferenza stampa a Etna Comics abbiamo solo detto che ci piacerebbe averlo con noi. Quindi né conferma né smentita. La missione è complessa e molti prima di noi ci hanno provato, ma dopotutto non siamo quelli che hanno portato L'Eternauta in Italia?" [001 Edizioni]
Ma a chi non piacerebbe avere Moore come ospite? Ovviamente, la "speranza" è l'ultima a morire, però... ritengo più probabile la mia partecipazione alla prossima Lucca, nelle vesti di puro visitatore, piuttosto che quella del Magus! Ha ha haaa!

Ma se Moore difficilmente si manifesterà in carne ed ossa nella ridente città toscana, l'acclamato sceneggiatore britannico sarà presente con maggiore probabilità (direi in questo caso, quasi certezza) su un nuovo volume targato 001 Edizioni: The best of Dodgem Logic, una selezione ragionata dei materiali pubblicati su Dodgem Logic.
Cos'è Dodgem Logic? Si tratta di una "rivista" (idealmente, un bimestrale), fortemente British e tenacemente legata a Northampton, città natale di Moore, il cui primo numero è stato pubblicato alla fine del 2009. L'esperimento, promosso e coordinato da Moore, è andato avanti per 8 numeri (l'ultimo numero è uscito nel 2011) ospitando diversi mini-saggi, articoli e (brevi) fumetti firmati dal Nostro e numerosi altri contributi realizzati appositamente per il magazine (tra cui si segnalano, tra gli altri, gli articoli di Melinda Gebbie, le illustrazioni di Kevin O'Neill e un intenso intervento di Michael Moorcock).
Illustrazione di copertina realizzata da Moore per il N.3 di Dodgem Logic.
Potrebbe essere la cover anche del volume edito da 001.
Wired.com: Nel primo numero di Dodgem Logic hai spiegato che la rivista non è né globale né locale, ma “lobale”.
Alan Moore: Ogni luogo è sia locale che globale. Siamo collegati in un modo che non era mai accaduto prima. Il mondo è cambiato. Ora tutti viviamo in un quartiere e siamo locali, ma siamo anche bombardati da informazioni da ogni altro quartiere e luogo del mondo. Siamo connessi in un modo diverso. Volevo fondamentalmente occuparmi del mio quartiere, l’area in cui vivo, e trattarla esattamente come se fosse il quartiere di qualcun altro. Sì, il quartiere in cui sono cresciuto è ancora una zona particolarmente problematica, ma ce n’è una in ogni città di ogni Paese, ne sono sicuro. C’è sempre un quartiere povero in ogni città.

Wired.com: Come sta andando finora?
Moore: Una delle cose migliori di Dodgem Logic è che per Natale, grazie alle vendite del primo numero, abbiamo potuto donare dei pacchi di alimenti alle persone anziane che vivono in case protette nel mio quartiere. Stiamo anche sponsorizzando una squadra locale di basket, in modo che possano avere delle splendide canotte alla moda che li vestano per bene.   

Moore a Northampton, nel 2010.
Wired.com: Mi sembra un bel modo per “incidere” a livello locale.
Moore:
Questo è il genere di cose in cui siamo interessati. Non abbiamo bisogno di fare dei grossi profitti dalla rivista, non è questo il nostro obbiettivo. Cerchiamo di farne abbastanza per reinvestirli nella nostra zona, e se magari qualcun altro riprenderà la stessa idea, potrebbero fare lo stesso per la loro zona. Non è un qualcosa di particolarmente sofisticato, ma sembra che stia funzionando finora.

Wired.com: Lanciare una nuova rivista cartacea in un periodo di crisi economica globale sembra una follia, ma ha anche senso unire insieme una comunità intorno a degli obiettivi artistici e sociali condivisi e metterli su carta.
Moore:
Assolutamente. Sono sicuro ci siano un sacco di riviste underground e cose simili in Rete. Ma penso ci sia molto che possa essere detto avendo un oggetto che puoi stringere tra le mani. Forse è il marchio della mia generazione, ma credo sia vero. In un mondo che diventa sempre più virtuale, i manufatti, gli oggetti belli, sono un extra. Volevamo essere capaci di realizzare una rivista che non fosse effimera e passeggera, ma fosse qualcosa che la gente volesse conservare.

Ci è piaciuta l’idea di inserire dei piccoli omaggi in ogni numero. Nel primo numero c’era il CD e ne sono stato molto contento. E nel secondo numero c’è un mini-fumetto di otto pagine, che è il primo fumetto che ho realizzato tutto completamente da solo… il primo in assoluto. Per cui dovrebbe avere un certo valore per i collezionisti, ne sono sicuro. E tutto questo per solo 2 sterline e 50. Ma sta andando tutto bene, fintanto che non rincorriamo assurdi profitti, possiamo pagare gli autori coinvolti, reinvestire i guadagni nella comunità e divertirci facendo la rivista. Mi sembrano degli obiettivi ragionevoli.

[Estratto da un'intervista apparsa sul sito di Wired nel Dicembre 2012. Qui l'articolo completo, in Inglese]
Frank Metterton in Jimmy's End. (c) Kristian Hammerstad 2013
Come i più attenti sapranno, già nel Novembre dello scorso anno, sulla pagina Facebook di 001 Edizioni, si poteva leggere: "Alan Moore ci ha dato il via libera per produrre The best of Dodgem Logic. Un volume straordinario che conterrà il meglio della rivista Dodgem Logic. Curatori del volume Antonio Scuzzarella e smoky man. Conoscendoli siamo certi che il volume che ne verrà fuori sarà straordinario."
Ecco svelato l'arcano: dietro questo tomo su Moore ci sarà (ancora!) il mio (ennesimo) fumoso zampino! In pratica è dal 2010 che "sponsorizzo" in giro l'idea balzana di un'edizione Italiana di Dodgme Logic e alla fine 001 si è lasciata "convincere". Così, dopo aver contribuito all'iniziale selezione dei materiali (praticamente quasi tutto quello firmato Moore), al momento sono concentrato su una manciata di traduzioni (il resto di queste è affidato al rodato e dotato staff della 001): il fumetto Astounding Weird Penises (tratto dal già menzionato secondo numero di Dodgem Logic: una divertente e divertita incursione spaziale di Astro Dick, molto fricchettona e in puro Crumb style, con omaggi anche a Winsor McCay; si veda l'immagine in apertura di post ), le mini-biografie sui Grandi Hipster della Storia e un minisaggio sulla Magia. Poi si vedrà... Certo non sarà un libro per tutti i palati, ma di sicuro intrigherà i veri appassionati e gli studiosi di Moore, personalità ed autore davvero ricco di spunti e d'interesse. Per cui, direi... stay tuned!!!

E... nel frattempo Moore, giusto ieri, ha lanciato la campagna Kickstarter per finanziare His Heavy Heart, il quinto film della serie di corti realizzata insieme a Mitch Jenkins. Al momento la raccolta fondi viaggia già verso le 8mila sterline sulle 45mila fissate come obbiettivo da raggiungere entro un mese (scadenza fissata al 17 Luglio). Che fate? Siete ancora qui???
In chiusura, in modo circolare, ritorno all'inizio, ossia al post di Comix Factory. Per segnalare un, direi, hurm... "controverso" commento di tale Erich: "Non sono un estimatore di Alan Moore. Fatta eccezione per i soliti forumisti di sinistra, credo che la sua rilevanza finisca lì. Le sue opere offrono una valvola di sfogo ai lettori di sinistra incapaci di accettare un mondo in cui il socialismo si è rivelato il mostro che è sempre stato." Che dire? Che Glicone sia misericordioso! Ha ha haaa!

giovedì 30 maggio 2013

ritorno a Scuola (di Fumetto)

Dopo qualche anno d'assenza e con grande piacere, ritorno sulle pagine di Scuola di Fumetto, la mai troppo lodata rivista dedicata alla Nona Arte diretta con piglio, passione e competenza da Laura Scarpa. Un numero ricchissimo come al solito (fate un salto qui per maggiori dettagli) a cui ho contribuito con una traduzione "ragionata" di una lunghissima intervista ad ALAN MOORE (ovviamente!) realizzata nel mese d'Aprile dall'amico Pádraig Ó Méalóid, fenomenale studioso ed esperto dello scrittore di Northampton.

Non aggiungo altro se non invitarvi a correre in edicola o in fumetteria (nei prossimi giorni) per "accaparravi" una copia. Buona lettura! :)
Anteprima da Scuola di Fumetto N.88

martedì 28 maggio 2013

Franco Brambilla: la Fantascienza è qui!

Quando partii, nel  Dicembre 2011, con questa serie (a cadenza irregolare) di interviste, l'obiettivo era puntato sul mondo del Fumetto, declinato in tutte le sue voci (anche se l'intento è ben lontano dall'essere raggiunto) ma era implicita la probabile apertura verso mondi "contigui", a volte fortemente connessi, con la Nona Arte.

In questo caso si tratta d'Illustrazione ed è un vero piacere per me parlarne con l'amico FRANCO BRAMBILLA, senza alcun ombra di dubbio, l'illustratore che in Italia è "simbolo" della Fantascienza grazie alle sue apprezzatissime copertine di Urania e Urania Collezione, e non solo.

Buona lettura e... un grazie speciale all'autore per la sua gentilezza e disponibilità.

Maggiori informazioni su Brambilla sul sito: qui. Altre info qui e qui.
Una visita su Mondourania è d'obbligo.
Qual è il tuo “processo di lavoro”? Qual è il tuo approccio ad un’illustrazione? Immagino dipenda da caso a caso, ma ad esempio, per le copertine di Urania, leggi prima il libro o una sinossi, oppure l’editor ti da delle indicazioni sull’immagine…? È un modus operandi quanto “generalizzabile”, stante la tua esperienza? 
Franco Brambilla: Solitamente ricevo un brief dall'editor e dal curatore: breve riassunto del romanzo e un paio di idee su cosa mettere in copertina. Mi lasciano comunque molta libertà di interpretazione. Credo che in generale si faccia così, qualche volta con i classici della fantascienza mi è capitato di aver già letto il libro e quindi propongo io alla redazione delle immagini. Conosco anche un illustratore che prima di creare la copertina pretende di leggere tutto il libro ma è una rarità. Personalmente non penso che in copertina si debba vedere tutta la storia e i personaggi… non è necessario. Molto meglio creare un'immagine d'impatto, drammatica e che incuriosisca il potenziale lettore ad acquistare il libro.

Una volta decisa, più o meno, l’idea per l’illustrazione, come procedi? Vai direttamente in digitale? Che programmi usi? Immagino si tratti di applicazioni di modellazione 3D… insomma, quali sono i “trucchi tecnici”?
Lavoro solo in digitale da sempre e… orrore, non faccio mai "le matite" ne uso la penna grafica ma solo il vile "mouse"! Modello con programmi 3D gli oggetti da inserire nella scena partendo da zero o  da altri modelli 3D che si possono scaricare gratis o a pagamento dalla rete. Faccio modellismo statico fin da bambino e ho sempre creato modelli customizzati di astronavi e velivoli partendo da confezioni di aerei, auto e carri armati.

Un passo indietro. Sei partito dal 3D o sei approdato al 3D? Nasci come modellatore o come illustratore “tradizionale”?
Sono "approdato" al 3D. Quando ho fatto il corso di illustrazione i computer stavano arrivando ma erano ancora una novità rara e costosa. Gli stessi programmi con cui lavoro non esistevano o erano complicatissimi da imparare. Ho studiato tutte le tecniche tradizionali ma, quando sono uscito dall'Istituto Europeo di Design, gli studi e le agenzie cercavano gente che imparasse ad usare i computer che avevano acquistato e che ancora non sapevano utilizzare. Averne uno a livello professionale con scanner e stampante era ancora un sogno per un giovane illustratore… i prezzi erano astronomici!
Il 3D è stata una evoluzione di quello che facevo con la modellazione tradizionale. Come fotografavo i modelli che costruivo così faccio ancora adesso nel computer: foto "virtuali", ecco come definirei le mie illustrazioni.
Quali sono gli illustratori, digitali e non, o in generale gli artisti che ti hanno influenzato e/o che ammiri e segui e hanno avuto un impatto sulla tua visione creativa?
Karel Thole fin da bambino… mi ha attirato dalle copertine degli Urania che sbirciavo sulle bancarelle dell'usato in giro per Milano e nei posti di mare. Poi tutti i grandi "aerografisti" degli anni 70/80 da Chris Foss a Tim White e Jim Burns. I designer un po' folli come Syd Mead e Colani. Sono un grande appassionato di illustrazione fantastica e nel mio piccolo quando posso colleziono libri, portfolio e i fantastici libri tipo "The Art of…" che raccolgono schizzi e illustrazioni realizzate per film di fantascienza (spesso sono molto meglio del film stesso). Infatti non vorrei dimenticare Ralph McQuarry uno degli artisti che ha contribuito maggiormente a visualizzare il mondo di Star Wars.

Legato al processo creativo, so che da tempo lavori in studio, con altri creativi. Come è questo tipo di esperienza? Che impatto ha sui tuoi lavori? C’è una qualche forma di collaborazione con i tuoi colleghi su specifici progetti…? O semplicemente stare in studio permette una routine lavorativa che “forza” il creativo a dei “ritmi normali”?
Lavorare con gli altri è basilare. Io sono da sempre in studio con altri amici grafici e  illustratori. Confrontiamo sempre i nostri lavori ed è utilissimo ascoltare le critiche competenti ma giustamente distaccate che permettono di migliorare l'immagine definitiva. Un cambio di colore o un taglio radicale  qualche volta hanno salvato l'immagine che da "papà" difendevo senza vederne i difetti, la ridondanza.

Dal tuo personale osservatorio, qual è la tua percezione riguardo lo stato attuale dell’illustrazione in Italia? E all’estero?
Dal punto di vista della creatività direi che  "sta una meraviglia"… digitale e tecniche tradizionali, miste stanno producendo ibridi meravigliosi. I giovani sperimentano tantissimo e realizzano immagini molto forti. La rete ti da la possibilità di assorbire tantissimo e di conoscere punti di vista molto diversi e innovativi non soltato di colleghi illustratori ma di fotografi e artisti che magari stanno dall'altra parte del pianeta. Come riconoscimento economico invece andiamo molto male… i compensi sono quelli di dieci anni fa quando ci sono e il riconoscimento di autore non è sempre facile da ottenere. Personalmente non posso però lamentarmi direi… :)
Puoi parlarci del progetto “Uraniarama”? Come è nato? Perché hai deciso di autoprodurlo e di venderlo direttamente?
Nasce dalla voglia di celebrare i dieci anni di vita di una delle collane mondadoriane a cui sono più affezionato: Urania Collezione. Collana creata nel 2003 da Giacomo Spazio e Giacomo Callo con una grafica innovativa che è stata cambiata quest'anno sostituita da una nuova veste che ha riportato "nel cerchio" le mie immagini. Anche questa grafica, che si rifà agli anni d'oro della fantascienza in edicola, mi piace comunque molto ma ho proprio sentito l'esigenza di raccogliere le 121 copertine "a tutta" pagina in un libro che celebrasse dieci anni di lavoro, amicizia, sfide e feroci ma amichevoli litigate.  Ho cercato stampatori interessati, editori (Mondadori in primis) che volessero produrlo ma mi è stato detto che in Italia non c'è mercato per produzioni di nicchia così costose. Gli stampatori inoltre pretendevano comunque che ordinassi un quantitativo minimo di centinaia di copie e non avendo soldi da investire ho preferito realizzarlo online e renderlo disponibile solo tramite ordine diretto a me. Costa tantissimo ma questo progetto va visto come un folle libro d'artista che verrà stampato in 121 copie firmate e numerate. Sul mio sito ho postato una cartella apposita con spiegazione e qualche foto.

Domanda inevitabile dato il tuo “ruolo” di copertinista, come ti sei sentito a seguire le orme di Karel Thole? Come ti senti ora… molte copertine dopo? Ovviamente i vostri approcci sono diversi e questo in parte minimizza, diciamo, “confronti diretti”, ma credo che i lettori siano soddisfatti delle tue visioni fantascientifiche. Personalmente penso che i tuoi lavori riflettano di più la concreta, materiale contemporaneità di una società tecnologica come la nostra mentre le copertine di Thole evocavano spesso un ignoto misterioso che oggi forse, proprio di fronte ai progressi high-tech che ci circondano, avrebbe una minore efficacia.
Sono felice quando mi si accosta a lui. Non faccio mistero del fatto che se, fin da piccolo, ho sempre voluto fare l'illustratore "spaziale" è stato grazie ai suoi lavori. Io ne ho molti raccolti in libri e ultimamente ho avuto la fortuna di vedere una quarantina di suoi originali in mostra in una galleria d'arte. Sono ancora strabilianti, hanno ancora una forza molto potente.
Pensando anche al tuo intrigante progetto “Invading the Vintage” sembra ci sia una qualche ricerca di una poetica basata su una sorta di ponte o di mash-up tra futuro e passato. Una visione in qualche modo condivisa da, credo, gli artisti Pixar… Ad esempio, Wall-E trova l'anima dell'umanità nel VHS di un musical degli anni ‘50. L'anima delle cose è sempre nel passato? E in questo senso torniamo al classico immaginario cristallizzato in Blade Runner. Tenendo conto che sei chiamato a rappresentare il futuro, il fatto che tu lo faccia anche guardando al passato… è un curioso cortocircuito.
Il passato e l'infanzia, direi. La mia generazione è cresciuta e si è formata negli anni 70 e 80. L'uomo andava ancora sulla luna e si pensava che da grandi tutti avremmo visto macchine volanti nei cieli delle nostre città e che saremmo andati in vacanza su alberghi orbitali. La fantascienza era ovunque… cinema, fumetti e libri. Urania era settimanale o quasi e vendeva 70000 copie! Personalmente non ci vedo il cortocircuito passato-futuro… riverso semplicemente nel mio lavoro ciò che mi ha influenzato e appassionato negli anni della crescita e la malinconia per un futuro ottimista e tecnologico che non si è avverato.

Tu e i fumetti. Li leggi? È un medium che ti interessa? Hai preferenze e/o serie/autori che segui e/o “graphic novel” che recentemente hai letto che ti hanno colpito?
Ne ho sempre letti e continuo a farlo. Mi piace tutto che è scifi naturalmente: dai manga (Eden, Planetes, 2001 Nights) ai supereroi, alle graphic novel. Da Moebius a Sydney Jordan… i mitici fumettisti di Methal Hurlant e Nova Express. Le opere di Alan Moore, naturalmente.
In passato hai gentilmente collaborato con me ad alcuni progetti fumettistici: una short su Strangehaven (insieme a Camuncoli), una illustrazione dei Fantastici Quattro per un volume omaggio a Kirby e un’altra per il ventennale di Watchmen. Ti piacerebbe realizzare delle copertine di una serie in particolare? Probabilmente per Iron Man saresti perfetto! 
Adoro Iron Man e le sue tutine… ne ho fatta una per la copertina di Sbam! La trovi sul mio sito dentro la cartella "Comics".

Ultima, prima di chiudere: sei mai stato tentato dall’animazione, visto che col 3D è “relativamente semplice”?
Ah ah ah ah… io lavoro con computer vecchi di otto anni… per fare un rendering certe volte ci metto una notte intera, per animare un secondo bisogna realizzare 24 rendering… stai scherzando  vero?? :)
In ogni caso penso che sia un altro lavoro rispetto a fare l'illustratore come lo è fare fumetti…hanno tutti a che fare con l'immagine ma comportano altre doti e capacità oltre a quelle tecniche che possono essere comuni o sovrapporsi in alcuni casi.
Un ringraziamento speciale all'amico Luca Paciolus per il prezioso aiuto.

Tutte le immagini sono © Franco Brambilla.

Le interviste precedenti:

venerdì 24 maggio 2013

recensioni in 4 parole [6]

L'orrore in agguato.
La fantascienza dei sentimenti.
Piccolo fantasy di classe.
Solite famiglie con super-problemi.
********* 

Abbiamo detto 4 parole su: 
Storia e disegni: Koren Shadmi
Formato: webcomic
Anno di pubblicazione: 2011-2013
Per qualche parola in più: QUI

L'intervista
Storia e disegni: Manuele Fior
Editore: Coconino Press/Fandango
Formato: brossurato, 176 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 17,50
Anno di pubblicazione: 2013 
Per qualche parola in più: QUI (Garage Ermetico: intervista all'autore)
Book-trailer: QUI

The Mire
Storia e disegni: Becky Cloonan
Editore: Auto-produzione
Formato: 22 pagine, bianco e nero
Prezzo: $ 5.00
Anno di pubblicazione: 2012
Per qualche parola in più: QUI 

Jupiter's Legacy N.1
Storia: Mark Millar
Disegni: Frank Quitely
Editore: Image Comics
Prezzo: $ 2.99
Anno di pubblicazione: 2013
Per qualche parola in più: QUI

lunedì 20 maggio 2013

Mark Millar: il Re del Mainstream

Jupiter's Legacy N.2: copertina di Frank Quitely.
In questi anni, lo sceneggiatore scozzese MARK MILLAR si è imposto come un autore capace di coniugare l'avventura, soprattutto di matrice supereroistica, innovandola, con intelligenza e spiccato "fiuto per gli affari", mediante mirati "innesti" di "temi" contemporanei (reality tv, gossip, videogame, cosplay, temi politici su tutti). Lo ha fatto restando sempre nel solco del mainstream e, al contempo, in riuscito equilibrio tra collaborazioni per le grandi case editrici su testate e personaggi comporation-owned (Superman: Red Son, Civil War, Wolverine, Ultimates) e "auto-produzione/auto-promozione" di proprie creazioni (Wanted, Kick-Ass, Nemesis, Superior, Supercroocks, Secret Service) con diretta ricaduta in adattamenti cinematografici (Wanted, Kick-Ass).
In passato ho avuto qualche contatto con Millar - che nel 2003 ha generosamente contribuito con uno scritto al "mio" Alan Moore: Ritratto di uno Straordinario Gentleman - e più volte siamo stati sul punto di realizzare un'intervista ma alla fine, per un motivo o per l'altro, non se n'è fatto mai nulla.

Così qualche giorno fa, leggendo il N.1 di Jupiter's Legacy, l'ultima creazione di Millar per i disegni del fenomenale Frank Quitely, edita dalla Image, mi sono imbattuto nello spazio mini-intervista ("The Third Degree") questa volta dedicato proprio a MILLAR, in occasione dell'uscita della sua nuova serie.

Nel seguito potete leggere l'intervista che, non autorizzato, mi sono "azzardato" a tradurre.
Sperando di non recar danno ad alcuno e d'aver reso un servizio utile a tutti gli appassionati, vi auguro... buona lettura! :)

Sito ufficiale di Mark Millar: qui.
Twitter: @mrmarkmillar
Pagina Wikipedia in Italiano: qui.
Pagina Wikipedia in Inglese: qui.
Jupiter's Legacy N.1: copertina di Frank Quitely.
A cosa stai lavorando al momento?
Sto lavorando ad un bel po' di cose. Ci sono tre serie targate Millarworld: Kiss-Ass 3, Jupiter's Legacy e un terzo titolo per la Image di cui parlerò ufficialmente molto presto, con un disegnatore con cui volevo lavorare da anni. Oltre ai fumetti, abbiamo appena terminato il secondo film di Kick-Ass e Matthew Vaughn sta preparandosi a partire con le riprese di The Secret Service che ha appena finito di scrivere in collaborazione con la bravissima Jane Goldman. 

Qual è l’aspetto migliore del tuo lavoro?
Aver lavorato quest'anno con Frank Quitely, John Romita Jr., Dave Gibbons e Leinil Yu. Non importa quello che scrivo, i loro disegni lo fanno sembrare valido. Gli altri due disegnatori con cui sto lavorando sono autori che ho sempre ammirato moltissimo ma non avevamo mai collaborato prima d'ora. È eccitante. Come un primo appuntamento. 

E l’aspetto peggiore?
Twitter. Davvero, è una droga digitale. Sono sempre connesso e mi sta davvero uccidendo. Se avessi un lavoro normale i miei capi mi avrebbero licenziato da mesi. Credo d'inviare un tweet dopo ogni riga di dialogo che scrivo. Non ho il minimo auto-controllo. E ho un'opinione su tutto, da Tarantino a Bieber. Non c'è nulla su cui @mrmarkmillar non abbia qualcosa da dire.
The Secret Service N.6: copertina di Dave Gibbons.
Come hai scoperto i fumetti?
Ho quattro fratelli più grandi e tutti erano, con diversi livelli di coinvolgimento, appassionati di fumetti in un momento in cui esserlo non era una cosa "cool" e loro erano dei tipi "cool". Per cui compravano i fumetti e dicevano di farlo per il loro fratello più piccolo, ma io restavo lì ad aspettare fino a che loro non li avevano letti lentamente con grande attenzione. Era un'agonia. Le edizioni qui in Scozia erano in bianco e nero e mi divertivo parecchio a colorarle. Non capitava spesso di trovare dei comics americani per cui coloravo i miei e facevo finta che fossero dei veri comics e mi sembrava fosse una cosa davvero entusiasmante. Ma in verità avevano l'aspetto di comics americani di m$%#a in cui il colorista non era riuscito a stare dentro le linee dei disegni. 

Se non facessi fumetti, che cosa faresti?
Non ho potuto fare studi artistici a scuola perché ho avuto un indirizzo piuttosto accademico e, sembrerà strano, ma l'arte non era vista di buon occhio ma come una materia quasi di sostegno. Per cui ho studiato chimica, fisica, matematica superiore e una serie di altre cose che al tempo sembravano molto importanti. La gente pensava che la mia passione per il Fumetto fosse una perdita di tempo ma da adulto la mia conoscenza dei gas inerti, per esempio, è del tutto inutile. Per un po' di tempo ho pensato di fare il dottore e il piano B era fare l'economista, che ci creda o no, dopo aver capito che non sarei riuscito. Sono ancora patito d'Economia e ad essere sincero la mattina leggo online il Financial Times prima di andare su Comic Book Resources. La maggior parte delle persone si rilassa con la fiction ma, poiché passiamo tutta la giornata con la fiction, a noi scrittori piace rilassarci con i fatti. 

Qual è la cosa più bella che un fan ti ha detto?
"Potrebbe autografarmi questo fumetto?". Perché è essenzialmente una forma di vandalismo, se ci pensi. Ma il fatto che una persona tenga così tanto al tuo lavoro da permetterti di "rovinare" qualcosa per cui ha pagato e che apprezza è davvero un grande complimento.
Kick-Ass N.5: copertina di John Romita Jr.
Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?
Alan Moore e Frank Miller. Ci sono stati molti altri scrittori che nel corso degli anni mi hanno "folgorato" come Grant Morrison, Pete Milligan, Warren Ellis, Garth Ennis e, più di recente, autori come Jason Aaron e Scott Snyder. Ma Moore e Miller sono i miei Mamma e Papà.

Qual è il fumetto di cui vai più fiero?
Penso Kick-Ass. Wanted ha cambiato la mia vita perché mi ha permesso di diventare il padrone di me stesso, ma Kick-Ass è il lavoro di cui vado più fiero.

Qual è l’ultimo fumetto che hai comprato?
Ho letto i volumi di The Walking Dead, unendomi colpevolmente tardi alla festa. Gli ultimi albi che ho letto? Saga N. 8 e Thor: God of Thunder N. 4. Entrambi fantastici. Davvero di prim'ordine.

Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto?
Senza alcun dubbio quello che mi diede Grant Morrison quando, all'età di 18 anni, lo intervistai per una fanzine e lui era al lavoro su Animal Man, il suo primo, importante ciclo di storie per gli americani. Volevo fare sia lo sceneggiatore che il disegnatore e lui mi suggerì di concentrarmi solo un aspetto perché era molto difficile avere successo in entrambi i ruoli. Un consiglio semplice ma molto pertinente. Da appassionato di fumetti non sempre ti rendi conto che si tratta di due lavori completamente distinti. Ed è una rarità eccellere in entrambi, come nel caso di Frank Miller o Barry Windsor-Smith. Se sei fortunato, diventare bravo in uno solo di questi ambiti è il "viaggio di un'intera vita".
The Third Degree (April 2013): Mark Millar.
Tutte le immagini utilizzate sono © degli aventi diritto.

Le interviste precedenti: