giovedì 31 dicembre 2020

Alan Moore e... 6 Eroi della Musica

A seguire la traduzione di un articolo apparso nel 2019 sul sito della BBC (qui), in cui vengono indicati sei musicisti che Moore apprezza particolarmente
Le dichiarazioni sono state fatte durante la trasmissione Paperback Writers
Buon ascolto... ehm, buona lettura! :) 
BRIAN ENO

Nel 2017, Moore intervistò Brian Eno per Chain Reaction, trasmissione della BBC Radio 4. “Per la maggior parte del tempo, ero come in adorazione ai suoi piedi. Deve essere stato imbarazzante, pover’uomo!”

“Brian Eno è tra le persone che più ammiro nel mondo del pop specialmente per il suo modo di pensare”, dice Moore. “Si può applicare non soltanto in ambito musicale ma può essere usato in qualsiasi disciplina. Incontrarlo è stato incredibile.”

Moore chiese a Eno se usasse ancora le Strategie Oblique, le carte del mazzo creato insieme a Peter Schmidt contenti una regola o una sfida quotidiana da utilizzare come stimolo per gli artisti in cerca di ispirazione. “Mi rispose di sì, le usa ancora tutti i giorni. Prende una carta e si attiene alle sue istruzioni.”

La carta per quel giorno specifico diceva “Non cambiare nulla”, così si presentò per l’intervista vestito esattamente come il giorno prima. “Poco prima di andare in onda, Eno notò che le mie scarpe erano più pulite delle sue. Per cui si inchinò, tirò fuori un fazzoletto e se le pulì. Io dissi: ‘Siamo in radio…’ Mi guardò e disse: ‘Oh, così non credi che alla radio si possano sentire delle scarpe impolverate?’”

“Fu come se il mio mondo venisse completamente ribaltato. Mi resi conto della mia ingenuità: ovviamente è possibile sentire  in radio le scarpe coperte di polvere, se a dirlo è Brian Eno. È una persona adorabile e uno dei più brillanti musicisti e pensatori del nostro tempo.”
PATTI SMITH

Se Moore rimase colpito dall'incontro con Brian Eno, non fu l'unica occasione. Ebbe un'esperienza simile con la leggendaria Patti Smith che lo invitò al Londra al Meltdown Festival da lei curato, nel 2005.
“Il primo album di Patti Smith (Horses del 1975), la prima volta che lo ascoltai, fu uno shock. Non repulsione, ma qualcosa di simile. A volte quando sei così sorpreso da qualcosa non sai bene se ti piace o meno. E poi improvvisamente capisci che ti piace più di tutto.”

“È una donna straordinaria, una musicista straordinaria e una poetessa formidabile.”
ANNETTE PEACOCK
La compositrice di  Brooklyn è una delle più importanti sperimentatrici viventi, capace di fondere la sua voce con uno dei primi sintetizzatori Moog nel suo rivoluzionario album del 1972, I'm the One, che univa, in modo audace, il blues alla musica elettronica.
 
“Quando uscì... ero molto interessato ai sintetizzatori”, ricorda Moore. “Avevo ascoltato diverse cose e avevo scommesso sull'album di Annette Peacock. È un disco, con quella voce, che semplicemente ti risucchia in un meraviglioso vortice vellutato. Trasmette un'emozione incredibile.”

Moore considera l'opera della Peacock sottovalutata. “Qualsiasi opera d'arte o musicale di valore è come se suggerisse un possibile futuro che non si è realizzato. Se la gente avesse prestato maggior attenzione a I'm the one, la canzone che da il titolo all'album, la musica come sarebbe cambiata? È un esperimento mentale che è davvero interessante ma probabilmente è inutile.”
SYD BARRETT
“Sono un grande fan di Syd Barrett. Era lui l’unico motivo del mio interesse per i Pink Floyd.”

Moore crede che la mitologia costruita intorno a Barrett (visto da alcuni come il “pazzo Syd Barrett” quando della sua vita privata si conosceva assai poco) sia stata esagerata.  “Guardando indietro, con una prospettiva odierna, molto del suo atteggiamento sembra essere soltanto integrità artistica o semplicemente non voler essere commerciale. “

Moore cita l'album del 1970,  The Madcap Laughs, come un brutale ma meraviglioso racconto di un viaggio fuori dalla realtà. “C'è una incredibile sensazione, per l'ascoltatore, forse non tanto per Barrett, di qualcosa che va in pezzi, che scivola nell'incoerenza. È un disco così fragile e splendido.”
SLEAFORD MODS
Un riferimento più contemporaneo. Una volta Moore sbagliò il nome della band pensando che fosse “The Sleep of The Mods.” Dice di essere “un vecchio, via via sempre più fuori dal mondo... Credo che stessi pensando al dipinto di Goya, Il sogno della ragione genera mostri”.

“Sono inclusi qui per mostrare che ho ascoltato anche della musica che è stata prodotta negli ultimi 10 anni. Ma anche perché sono la band moderna che preferisco.”
La sua spiegazione per la vitalità della loro musica è davvero convincente. Moore ammira le esibizioni dell'irriverente duo. “Fanno dei live fantastici: due tizi, uno di loro fa partire la musica, e poi beve una lattina di birra. Elegante, vero? “, così come la loro genuina e autentica provenienza dalla classe operaia. “Ci sono poche voci proletarie in qualsiasi ambito artistico”, dice.

“Mi pare che quando si parla di classe operaia, generalmente da persone della classe media, di solito si utilizzano due soli registri. 'Oh, questa povera gente... non è terribile quello che gli è accaduto? Ovviamente non possiamo farci nulla ma possiamo simpatizzare per loro.' In questo modo vengono visti come vittime. L'altro modo è quello di considerarli come gentaglia e si starebbe meglio senza. Persone che sono 'sgradevoli', 'sconvenienti' o che 'ci porteranno a fondo con loro'. Ovviamente questo non è il modo in cui la classe operaia vede se stessa. Perché come per chiunque, siamo tutti eroi nelle storie che ci raccontiamo.”

“Voci che provengono dal proletariato come quella dei Sleaford Mods sono intelligenti e taglienti come quella di un qualunque accademico che commenta la situazione sociale contemporanea; è il genere di cose di cui prendere nota. Potresti non volerli ascoltare ma dovresti. Dovresti davvero farlo.”
FRANK ZAPPA
Moore è cresciuto durante il “periodo hippie e psichedelico” e pensa che Frank Zappa abbia portato una satira e un disprezzo "indispensabili" verso le procedure e un'acuta analisi sociale.

“Ha fatto sì che fosse tutto amore, pace, fiori e acido da batteria”, scherza. “Oltre ad essere un musicista brillante aveva un'immaginazione incredibilmente divertente. È come se tenesse uno specchio sugli eccessi della cultura e del movimento degli anni '60.”  

La moglie di Moore, la fumettista  Melinda Gebbie, fu in parte uno dei bersagli dell'ira di Zappa.
“Melinda era una delle ragazze di Haight Street nel 1967. Era la tipica ragazza hippie. Amava San Francisco. E pensava che Who Needs the Peace Corps fosse una delle cose più divertenti che avesse mai ascoltato perché era vera al cento per cento.”

La canzone prende di mira la cultura hippie che ormai si è esaurita e commercializzata. Nella canzone, Zappa canta: "First I'll buy some beads / And then perhaps a leather band to go around my head / Some feathers and bells / And a book of Indian lore."

“Al tempo, in Haight Street, stavano aprendo una pizzeria Peace & Love”, ricorda Moore. “Era evidentemente tutto finito.”
 
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