©1984, 2020 Stephen R. Bissette. |
Nel seguito, la traduzione di alcuni estratti da un articolo apparso su El País il 12 gennaio, in occasione dell'uscita dell'edizione spagnola di Jerusalem.
Nel pezzo Moore ribadisce alcune dichiarazioni già note sulla Scrittura e sui rapporti con gli editori di comics. L'intervista completa può essere letta QUI, in spagnolo.
Alan Moore: [...] Scrivere può essere impegnativo ma i momenti di progresso lo compensano. Quando si crea sento che siamo a un solo millimetro dal divino. [...][Parlando della DC Comics] Sono come l'Inferno di Dante, mentre la scena indipendente sembra 1984. Sono stanco dell'industria dei comics. Hanno già preso troppo del mio tempo. Ho ripudiato l'80% del miei lavori in quell'ambito dal momento che non mi permettono di detenerne i diritti. Mi hanno completamente alienato. A casa mia non ho più copie di quei lavori e non li rileggerò più.[...] Ho spesso trovato impossibile mantenere il controllo, l'autonomia sulle mie creazioni. E ho incontrato molte persone che hanno cercato di sfruttare il mio talento. Prenderei di nuovo tutte le decisioni che ho preso, nonostante il loro costo. Non ho rimpianti. L'unico, a volte, è il fatto stesso d'essermi dedicato al Fumetto.[...] L'individuo medio è in grado di affrontare una narrazione complessa ma spesso non è quello che gli viene offerto. Nella cultura popolare, in primo luogo, si decide che il pubblico è composto principalmente da sempliciotti che non apprezzerebbero nulla di intelligente. Quindi vengono prodotte opere con questo approccio supponendo che sia ciò che la massa vuole. Questo processo, prolungato per decenni, genera un pubblico che difficilmente può riconoscere un lavoro intelligente, se lo vede.