mercoledì 22 febbraio 2017

La Musica di Alan Moore (nel 2002)

L'aspetto negativo e frustrante di disporre di un enorme (disorganizzato) archivio - sia cartaceo che digitale - riguardante Alan Moore è che, spesso, diventa quantomeno problematico rintracciare quello che si vorrebbe. Al contrario, il risolto positivo è che, a volte, può saltare fuori un articolo, un'intervista, una fotocopia di un fumetto misconosciuto che non ti aspetti!
Quest'ultima, benedetta eventualità si è presentata proprio qualche giorno fa quando mi sono ritrovato tra le mani una stampa di un'intervista a tema musicale datata 2002. 
Si tratta di un set standard di domande proposte a celebrità di diversa estrazione dalla rivista britannica Mojo. L'intervista con Alan Moore (che viene presentato come "Scrittore, mago, genio del Fumetto") è stata pubblicata nel N.99 del periodico musicale, apparso nel Febbraio 2002.
Nel seguito potete leggere la mia traduzione.
Buona lettura e... buon ascolto! ♪ ♫ ♩ ♬
Brian Eno.
Mojo: Che groove ti stai godendo ultimamente?
Alan Moore: È da un po’ di tempo che ascolto pochissima musica. Un “groove” (è così che voi lo chiamate) per me costante è… Brian Eno. Ascolto molta ambient perché è un tipo di musica che non mi disturba mentre scrivo. I Basement Jaxx sono bravi. Ho ascoltato qualcosa degli Eels l’altro giorno, Daisies of the Galaxy

Se fossi costretto a scegliere, quale è il tuo disco preferito di sempre?
The Humors of... di Lewis Furey. È un artista americano che ha fatto un paio di album, Lewis Furey e The Humors of Lewis Furey. È stato ovviamente influenzato da Bowie e dalla scena glam, dalla disco e dai lavori di Bretch. 
Qual è stato il primo disco che hai comprato e dove?
Sono abbastanza sicuro che sia stato The Intro and the Outro della Bonzo Dog Doo Dah Band. L’ho preso in un negozio di dischi chiamato “Scott’s” in Fish Street a Northampton. Avevano un sacco di dischi psichedelici come Forever Changes dei Love. Era un posto pieno di mistero. Avrò avuto 13, 14 anni.

Quale musicista avresti volute essere?
Non ho mai voluto essere qualcun altro perché, beh accidenti, sono già abbastanza meraviglioso così come sono! Se dovessi dire un nome… Brian Eno perché il suo pensiero va oltre la musica. 
Che cosa canti sotto la doccia?
Gran parte della mia casa è una stamberga ma nel mio bagno anche Alessandro il Grande vorrebbe sguazzarci. Ieri cantavo How soon is now? degli Smiths. Tendo anche a fare Elvis Costello, Warren Zevon… Qualche giorno fa ho fatto Roland the Headless Thompson Gunner.

Qual è il tuo disco preferito del sabato notte?
Vado molto di rado alle feste. Sono troppo misantropo per quelle cose. Ma... Tom Waits. Suppongo perché ha fatto un pezzo che si intitola proprio The Heart of Saturday Night ma gran parte dei suoi primi lavori sono musica da sabato notte: storie di gente che vaga ubriaca o a cui manca la ragazza, di sabato notte.
I suoi primi dischi catturano il torbido fascino del sabato notte. 
E il disco della domenica mattina?
Goldfrapp. Ho sentito gente dire che è un po’ piatto ma non penso lo sia. Alison Goldfrapp ha una voce davvero interessante. Stavo per rispondere qualcosa dei Velvet Underground ma probabilmente soltanto perché hanno fatto una canzone che si intitola Sunday Morning. Un pezzo piuttosto paranoico:  "Watch out, the world’s behind you." [Attento, il mondo è dietro di te]. Ma sono sicuro che chiunque tra noi ha avuto delle domeniche mattina così.
I Velvet Underground.

giovedì 16 febbraio 2017

Il genio discreto di CHESTER BROWN

Chester Brown (foto: Sook-Yin Lee da The Comics Alternative)
Tornano le interviste su smokyland.
E si riparte, direi, alla grande con... CHESTER BROWN, autore canadese (vive attualmente a Toronto), tra le voci più rilevanti e originali del Fumetto contemporaneo, noto in Italia per graphic novel come Louis Riel, Non mi sei mai piaciuto, Il Playboy e Io le pago.
L'intervista originale è stata condotta dall'amico, scrittore e gentleman Koom Kankesan. Koom è nato nello Sri Lanka ed è immigrato in Canada con la sua famiglia nel 1987. Dopo aver condotto studi di Letteratura e Cinema attualmente insegna Inglese in una scuola superiore ed è autore di tre libri, il più recente dei quali, Tamil dream, è uscito lo scorso anno.
Ringrazio sentitamente Koom per l'autorizzazione alla traduzione e il sempre disponibile Omar Martini per la supervisione del testo da me tradotto.
L'intervista può essere letta in originale qui.
E ora lascio la parola a Koom e... Chester Brown! Buona lettura!

Vi perdono se pensaste che CHESTER BROWN sia immigrato a Toronto dal Lothlórien di Tolkien.
La sua persona ha qualcosa di enigmatico ed etereo. Pensatore profondo e paziente, Chester in realtà è emigrato dal sobborgo leggermente meno fantastico di Chateauguay, vicino a Montreal. Vive a Toronto da molto tempo e quando Seth, nell’intervista di ieri, ha detto che Toronto “puzza troppo di estetica moderna” (corporativa, noiosa, banale), ho pensato a Chester come a un antidoto, un’incarnazione della Toronto del passato che manca a noi tutti.  
La Toronto con i palazzi di mattoni dei The Kids in the Hall,  la Toronto rionale in cui Queen West e Annex non erano stati ancora gentrificati, quella Toronto popolata da negozi di libri usati e bar malfamati.
I suoi disegni, tratteggiati con la passione di un miniaturista, eseguiti col segno di un pennello ruvido appartenente a un’epoca passata, utilizzano una struttura e una matericità che colpiscono l’osservatore in modo singolare. Sono mattoni e librerie, rocce e alberi decisamente vivi. Il suo "Louis Riel" ha fatto clamore in tutto il Paese. Il successivo e coraggioso Io le pago non ha letteralmente eguali. Non c’è nulla di simile nel panorama dei graphic novel. Se non ne avete mai sentito parlare, correte ad acquistarne una copia: le mie osservazioni non gli renderanno giustizia.
Quest’uomo è un vero monumento nazionale. Per favore, per favore... si può togliere la regina della banconote da 20 dollari e mettere Chester al suo posto? Su un lato Chester e sull’altro Louis Riel: quella sì che sarebbe una banconota che alla gente piacerebbe maneggiare, tastare e… spendere! L’economia si impennerebbe.
I fumetti di Chester sono cambiati nel corso degli anni. Amo i suoi primi lavori come "Non mi sei mai piaciuto", "Il Playboy" e soprattutto "Ed the Happy Clown". I suoi libri più recenti sono diventati sempre più colti, controversi e hanno assunto una consistenza filosofica e persino politica. Percorsi dal suo costante bisogno di leggere e riflettere, il disegno, il ritmo e la composizione comunicano il sentire ultraterreno di Chester.
L’ho incontrato per parlare della sua vita e delle sue opere.
   
Koom Kankesan: Nell’ultima fase della tua carriera (Louis Riel, Io le pago, Mary Wept at the Feet of Jesus) sei sempre più attratto da una “forma accademica” per i tuoi fumetti. Ossia, fai sempre più affidamento alle note testuali finali che aggiungono commenti e informazioni sulle tue vignette e tavole al fumetti. È stata una scelta consapevole?
Chester Brown: Ho inserito delle annotazioni finali già nel mio adattamento del Vangelo di Marco del 1987, per cui non è una novità per me. Il cambio di formato dagli albetti al libro mi ha probabilmente fatto capire che, se avessi voluto, avrei potuto approfondire maggiormente i temi trattati utilizzando delle note scritte.

Qual è l’obiettivo nell’utilizzo delle note di chiusura?
Per quanto ne so, uso le note proprio come gli altri autori: per indicare le fonti o per approfondire temi che non avrebbero funzionato se inseriti nel “testo”.

Che riscontri hai avuto? Sei soddisfatto dei risultati?
Tendenzialmente, ai “puristi” del fumetto non piacciono mentre agli altri sì. Credo che i puristi pensino che col fumetto si possa raccontare e trattare qualsiasi argomento per cui un graphic novel dovrebbe contenere soltanto… fumetto. Personalmente credo che ci siano cose che funzionano meglio a fumetti e altre in prosa per cui… perché non utilizzare entrambi gli strumenti?
Sono molto soddisfatto dai risultati. Non mi aspetto che tutti leggano le note ma sono lì per i lettori che desiderino un ulteriore approfondimento. 

Come vedi le tue opera di un tempo come Il Playboy o persino Ed the Happy Clown, in relazione a questa tua fase più recente?
Beh, ho aggiunto le note anche a quei lavori più vecchi e preferisco le edizioni con le note a quelle senza.
Non è certo la prima volta che fai qualcosa di nuovo in ambito fumettistico, per questo trovo interessante la tua nuova direzione (sebbene come tu stesso hai detto risalga già a qualche decennio fa). Con Io le pago hai ricevuto molta attenzione per via dell’argomento del libro, ossia la prostituzione, e, in un certo senso, per il tuo controverso sostegno alla sua legalizzazione.  Nel tuo ultimo lavoro, Mary Wept at the Feet of Jesus, esamini il vasto tema della prostituzione in relazione con i racconti della Bibbia. Quando ne abbiamo parlato mi sei sempre sembrato sinceramente interessato alla Bibbia e alla Cristianità, per questo una simile convergenza tematica (Bibbia e prostituzione) potrebbe sembrare atipica e bizzarra. Ci sono delle ragioni politiche? C’è un messaggio che vuoi comunicare? 
I tre punti principali del libro sono che la madre di Gesù era una prostituta, che Gesù fu consacrato come Cristo da una prostituta e che Gesù sosteneva che la prostituzione fosse di giovamento per la società. Se la mia interpretazione degli antichi testi è corretta, credo sia interessante a prescindere dalla situazione politica. Ma, visto che pago per fare sesso, ho un interesse politico sul tema del lavoro sessuale e quei tre punti sono rilevanti rispetto a come la legge tratta gli operatori sessuali e i loro clienti. In primis perché la prostituzione è stata originariamente criminalizzata come risultato della sua condanna nelle scritture giudaico-cristiane. In secondo luogo perché le organizzazioni cristiane si adoperano tuttora pubblicamente, senza tregua, per criminalizzare il lavoro sessuale. Le ragioni terrene della criminalizzazione della prostituzione sono così stupide da essere immediatamente riconosciute come fesserie se non ci fossero dietro delle motivazioni religiose. 

Il tuo storytelling è piuttosto sobrio e misurato (per lo meno rispetto alla scrittura; dal punto di vista visivo è invece piuttosto stratificato). Come vorresti che i lettori si approcciassero a Mary Wept At the Feet of Jesus?
Spero sia di loro gradimento. Se si ignorano la postfazione e le note, si può leggere come una semplice rivisitazione di alcune storie bibliche e per me non c’è alcun problema se un lettore si approccia al libro soltanto in questo modo. Per quelli che invece vogliono maggiore approfondimento c’è una postfazione di 15 pagine. E per quelli che voglio DAVVERO immergersi nell’argomento ci sono le note finali. 

Come hai detto, tu paghi per fare sesso e credo che tu abbia ancora una relazione / “accordo esclusivo” con una “operatrice sessuale” in particolare?
Sì. La pago per fare sesso da circa quattordici anni.
Questo ti rende una sorta di outsider per la società. Persino Crumb è sposato e ha una figlia! Mi rendo conto che il termine “outsider” non sia perfettamente calzante (non sei certo un tipo come Hunter S. Thompson o William S. Burroughs… i nostri occasionali incontri per un the si sono spesso rivelati occasioni speciali grazie alla tua natura gentile e introspettiva), ma sei consapevole di questo fatto?
Non sono sicuro di esser d’accordo col ragionamento che tutti gli outsider siano come Hunter S. Thompson o William S. Burroughs. A ogni modo, capisco che io possa apparire come uno che sta “fuori” da questo tipo di società. I miei interessi e preoccupazioni non sono “mainstream”. Non guardo la televisione, non ho un cellulare, non sono su Facebook né su Twitter o su nessun altro social. E non ho alcun interesse nell’avere una relazione sentimentale o dei figli. Rifiuto molte delle convinzioni che ha la maggior parte delle persone che mi circondano. Detto ciò, non mi considero un outsider. Sono figlio di questa cultura, la comprendo e in generale la apprezzo così come apprezzo le persone intorno a me. E non penso che pagare per fare sesso mi renda un outsider: TANTISSIME persone pagano per fare sesso. È soltanto inusuale PARLARNE.
Aggiungerei che la relazione con l’operatrice sessuale con cui sto non è poi così strana. La amo e se ci vedessi interagire dubito che noteresti differenze rispetto a una qualsiasi altra coppia che sta insieme da quattordici anni. Beh, probabilmente ci trattiamo meglio l’un l’altro rispetto alla maggior parte delle coppie che stanno insieme da quattordici anni. 
Ovviamente pagare per fare sesso ha influenzato il tuo interesse per il tema e i tuoi lavori di questi anni, ma pensi che abbia influito sul tuo modo di disegnare e/o di scrivere in maniera più sottile?
Sto cercando di pensare a quali possano essere queste sottili influenze. Mi viene in mente che mi piace moltissimo disegnare e creare. Suppongo che più sono felice più questo, in generale, si riflette sul mio lavoro e condurre una buona vita sessuale tende a incrementare la felicità delle persone. E grazie alla splendida operatrice del sesso che frequento la mia vita sessuale è DAVVERO soddisfacente. 

Avresti potuto fare fumetti senza rivelare questo aspetto di te. Ti senti più libero ora come autore? Oppure, al contrario, hai sentito il bisogno di giustificare queste scelte della tua vita?
Mi è sembrata una scelta ovvia: più si parla apertamente di qualsiasi argomento più si è liberi. Forse sto semplicemente giustificando le mie decisioni ma la cosa non mi preoccupa comunque. Altri potrebbero preoccuparsi. Io sono troppo occupato a godermi la mia vita. 

Poco fa hai fatto una battuta sulle coppie che dopo una relazione di quattordici anni insieme non sono poi così carine tra di loro. Pensi che le storie d’amore convenzionali in generale portino all’infelicità? Quali pensi sia la ragione?
Il problema principale in una relazione sentimentale convenzionale e monogama è la sua natura esclusiva. Una persona dev’essere il partner ideale. Se fosse culturalmente accettato che una persona possa avere diverse relazioni amorose allo stesso tempo, allora nessuno si aspetterebbe che il proprio partner sia perfetto. La monogamia ingigantisce i difetti del partner. 
Volevo chiudere chiedendoti di quando ti sei candidato per le elezioni con il Libertarian Party. Concorrevi per il tuo distretto?
Sì, ero candidato per quello che all’epoca era il distretto di Trinity-Spadina, nel centro di Toronto. Da allora il distretto è stato diviso in due. 

Immagina se avessi vinto: come avresti conciliato i tuoi doveri di deputato con gli impegni quotidiani di fare ricerca, scrivere, disegnare? Non sarebbe stato un continuo scontro?
Se avessi vinto, suppongo che avrei dovuto mettere da parte la mia carriera artistica per un po’ di anni ma non è mai stato un vero problema dal momento che sapevo che non sarei stato eletto. 

Inoltre, considerando che sei una persona piuttosto introversa, mi risulta difficile immaginarti in politica. Che cosa speravi di ottenere con quel tentativo?
Sono un personaggio pubblico che gode di una qualche notorietà e volevo usarla per dare maggiore visibilità alle idee libertarie.

venerdì 10 febbraio 2017

SHITTY WATCHMEN!

Shitty Watchmen! LOL!
Mentre la DC Comics cerca in tutti i modi di "sfruttare" Watchmen - al di là di qualsiasi logica sia creativa che artistica e persino, forse, di business in sé - giungo a conoscenza di questa divertentissima e, probabilmente, necessaria iniziativa... SHITTY WATCHMEN! 

Shitty Watchmen [letteralmente, Watchmen di merda, N.d.T.] è un esercizio formalista che analizza il linguaggio del Fumetto così come è stato utilizzato da Alan Moore e, ancor di più, da Dave Gibbons.

Creato da Dave Baker, Nicole Goux, Rachel Dukes, Malachi Ward, Nick Diaz, Emilie Vo, Sam Ancona, Chuck Kerr, Colby Bluth, Robert Negrete e Sabrina Deigert, Shitty Watchmen cerca di esaminare il magistrale uso della composizione della tavola e della scansione in vignette di quello che è, senza alcun dubbio, il più complesso comic book mai creato. 
Con quali strumenti questi sbalorditivi traguardi artistici vengono decostruiti? Con dei disegni davvero di merda!

E quindi...Shitty Watchmen.

Da qualche parte sento Rorschach che se la ride. Hurm... LOL!
Nel seguito alcune pagine del progetto (QUI l'archivio): acquistabile QUI.
 
 
Shitty Watchmen.