Nelle scorse settimane
BeccoGiallo ha dato alle stampe LEGGERE I FUMETTI, un agile volume firmato da
CLAUDIO CALIA, un libro, di certo, non esaustivo sull'argomento ma un'utile mappa per orientarsi in un universo sconfinato, una guida "sentimentale" alla lettura dei fumetti
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Calia è un autore conosciuto e apprezzato per il suoi lavori di
comics journalism e d'impegno sociale tra cui segnalo
Porto Marghera - La legge non è uguale per tutti (2007),
È primavera - Intervista a fumetti a Antonio Negri (2008),
Dossier TAV, una questione democratica (2012) e
Piccolo Atlante Storico Geografico dei Centri Sociali Italiani (2014), tutti editi da BeccoGiallo.
Leggere i fumetti è, in qualche modo, il suo primo libro "leggero" e dichiara in modo chiaro e squillante... l'amore di Calia per il Fumetto!
Nel seguito potete leggere una chiacchierata con Claudio incentrata sul suo più recente lavoro con, in chiusura, una "rivelazione" su cosa ci attende in futuro dall'autore trevigiano. Buona lettura!
Inizierei dall'inizio, chiedendoti... come è nato Leggere i fumetti? È avvenuto su tuo input o, in qualche modo, c'è stata una richiesta, una indicazione da parte dell'editore? Te lo chiedo anche in considerazione del fatto che i tuoi fumetti precedenti sono lavori, diciamo, “impegnati” mentre Leggere i Fumetti ha una sua “leggerezza”...
Claudio Calia: L'idea è stata mia. Penso che chiunque legga il mio libro percepirà, al di là del parere, che amo il linguaggio del Fumetto, ed era qualche anno che meditavo su un lavoro del genere. A me per esempio è sempre piaciuta moltissimo
La striscia di Sam di
Mort Walker, l'autore di
Beetle Bailey, dove il protagonista interagisce con i più famosi personaggi a fumetti del suo periodo, e ho sempre covato l'idea di provare a realizzare, prima o poi, qualcosa del genere. BeccoGiallo poi nel suo decimo anniversario si è aperta a più tipi di pubblicazioni, diversificando il suo catalogo:
Marco Polo di Marco Tabilio e
Sarah's Scribbles sono due esempi di questa nuova apertura della casa editrice. Ho colto l'occasione al volo, ho proposto la mia idea e cominciato a lavorarci seriamente.
Personalmente lo trovo un libro riuscito sia rispetto ai lettori di riferimento - ossia persone che si avvicinano al Fumetto un po' alle "prime armi" o che hanno bisogno di una qualche mappa per orientarsi - ma anche per chi, come me, qualche fumetto in questi anni lo ha letto, per via degli aspetti meta-fumettistici. In particolare vorrei chiederti del lavoro sul disegno, nella riproduzione di opere altrui attraverso però il tuo segno, il tuo stile. Come sei arrivato a questa soluzione? Quanta pressione hai sentito nel cimentarti con mostri sacri come Miller o Go Nagai? La mia sensazione è che ti sia soprattutto divertito...
Claudio Calia: In primis, ti ringrazio per le tue parole. Poi sì, mi sono decisamente molto divertito nel reinterpretare il segno di alcuni dei miei autori preferiti, ma anche... è stato bello farsi coinvolgere nuovamente da alcune storie, mi riferisco soprattutto alla sequenza dedicata agli X-Men e la morte di Jean Grey. È stato un modo per riscoprire le emozioni che provai la prima volta che lo lessi. Poi per il resto spero che Miller, Sacco, Nagai... non vedano mai cosa gli ho combinato! :D
Nel libro emerge sia l'intento dell'autore nel raccontare ma credo sia preponderante la passione del lettore, l'amore tuo verso il Fumetto. Un amore, non a caso, al primo posto nella tua lista di cose importanti nella vita. Ovviamente senza l'autore che sei diventato non vi sarebbe il libro... in tal senso, come hai ideato la struttura del volume, l'intro e sopratutto l'epilogo, che ribadisce l'approccio sentimentale, emozionale alla materia?
Claudio Calia: I miei fumetti nascono direttamente sulla tavola, con un modo di lavorazione particolare (quantomeno non conosco nessuno che lavori così, anche se in realtà è un "modo di produzione" mutuato da quello che ho sempre letto in giro su Will Eisner e Jack Kirby e il loro approccio al racconto a fumetti). Ragiono a sequenze disposte in un ordine diverso da quello cronologico: le prime tavole disegnate del libro sono quelle dedicate a Jean Grey, poi Akira, e via sedimentando. Procedo disegnando prima "tutto ciò che so che ci deve essere dentro" e lavoro di montaggi successivi. Ho anche "girato" molto spesso alcuni blocchi fino a trovare un ritmo che mi sembrasse soddisfacente e compatibile con il filo logico che volevo dare al tutto. Prologo e epilogo sono venuti dopo, o meglio: le due tavole finali sono state concepite abbastanza presto, mentre ho ritenuto necessario il prologo verso la fine della lavorazione, e a quel punto è saltata fuori la metafora delle impronte sul mio passaggio, una metafora che nasce dalla lettura di
Blankets e che ho sempre tenuto nel mio caricatore aspettando fosse il momento giusto per estrarre la cartuccia. Sin dall'inizio era previsto che il tutto fosse riassumibile in una "passeggiata" tra i fumetti che volevo segnalare al lettore.
Nei giorni scorsi sei stato ospite della 45esima puntata di Tizzoni d’Inferno, il podcast sul mondo del Fumetto, ideato da Tito Faraci (disponibile anche qui) che ha condotto l’incontro insieme a Matteo Stefanelli e Boris Battaglia, in teoria tuo “difensore” (qui la recensione, un po' “acrobatica”, di Battaglia del libro di Calia). In un clima seppur di giocoso cameratismo mi hanno colpito alcuni giudizi piuttosto tranchant espressi in quell’occasione, tra cui “Un fumetto sbagliato”, “Una raccolta di figurine”, “Un libro game per fumettofili…” (Matteo Stefanelli) e “Un’offesa al fumetto popolare italiano” (Tito Faraci). Confesso che mi hanno sorpreso la perentorietà delle critiche negative e, al contempo, l’ammirevole aplomb con cui tu hai reagito. Una delle critiche principali era l’assenza del fumetto popolare italiano a cui si sommava il fatto che il tuo libro sarebbe troppo didascalico senza essere personale, un’operazione un po’ furba. Vorrei darti la possibilità, se vuoi, di ribadire qui il tuo punto di vista o di meglio focalizzare la tua replica…
Claudio Calia: Intanto ringrazio Tito Faraci per avermi invitato, e Matteo Scandolin (il tecnico del suono della trasmissione), Boris Battaglia e Matteo Stefanelli per avere dedicato del tempo al mio libro. Credo che molto dei toni tranchant sia dovuto al fatto che siamo persone che si conoscono da anni e che nel tempo hanno maturato una naturale franchezza a parlare di Fumetto. La trasmissione è ascoltabile da tutti e tutti possono farsene un'idea. Una volta pubblicata online ho provato a farla sentire a qualche amico e semplicemente... è incomprensibile. Autoreferenziale e involuta all'interno delle dinamiche del Fumetto, se non sei un lettore forte, appassionato anche alle dinamiche "politiche" dell'industria del Fumetto, dalla terminologia alle questioni affrontate (premi e selezioni di Fumettologica, a parte il mio libro) non troverai nulla che possa interessarti, anzi ti respingerà. Sinceramente non mi va di giustificare perché penso che un trentenne che non ha letto fumetti difficilmente comincerà a farlo acquistando un Tex. La Bonelli, solo per fare un esempio, partecipa a trasmissioni radiofoniche, televisive, ha spazi in tutti i maggiori quotidiani... davvero qualcuno aspettava me per cominciare a leggere i suoi personaggi? Non credo. Se pensi che il mio libro sia un'enciclopedia o una storia del Fumetto... non è così e ne rimarrai deluso.
Sono semplicemente… i consigli di lettura di Claudio Calia.
Leggere i Fumetti vuole essere alla portata di tutti, per andare incontro a chi i fumetti non li ha mai letti e a chi ne mastica già un pochino.
Penso che spesso ci troviamo di fronte a un equivoco, quando si parla di Fumetto: per me è sempre stato il nome di un linguaggio, per altri è la definizione di un mestiere. Questo crea un mucchio di incomprensioni.
Alla fine io rimango convinto di avere fatto un buon libro che assolve lo scopo che mi ero prefissato.
Direi… “ai posteri l’ardua sentenza”. :D
Per chiudere, con Leggere i Fumetti ancora fresco di stampa e tu impegnato nel promuoverlo, hai già in mente qualche altro progetto da portare avanti? Magari un “ritorno” ai comics journalism?
Claudio Calia: Ho chiuso
Leggere i fumetti questa estate appena tornato da un viaggio di due settimane nel Kurdistan iracheno nell'ambito di un progetto sulle minoranze linguistiche promosso dalla ONG
Un Ponte Per..., che sarà il tema del mio prossimo libro. Il viaggio è cominciato ritrovandomi all'aeroporto Ataturk di Istanbul durante l'attentato del 28 giugno, e sono tornato due giorni prima che in Turchia si svolgesse l'ultimo tentativo di colpo di stato. In Iraq ho tenuto tre workshop di fumetto presso i centri giovanili gestiti da
Un Ponte Per..., avendo a che fare con ragazzi e ragazze di lingue e religioni diverse. Questo mi ha portato a riflettere molto su come da noi descriviamo uno scontro di religioni che, nella vita reale irachena, è vissuto decisamente con più leggerezza. Ho potuto vedere ragazze musulmane giocare con ragazzi cristiani o curdi, ragazzi musulmani ironizzare sulla quantità di moschee che ci sono in giro... una bella immersione nella realtà fuor di stereotipi. Sarà un ritorno al graphic journalism ma anche la prima volta che affronto un contesto internazionale.
Mi pare un progetto molto interessante. Non vedo l’ora di leggerlo.
Grazie per la chiacchierata, Claudio. E… Viva il Fumetto!