lunedì 2 marzo 2015

opinioni sul fare fumetti... [10]

Disegni di Gilbert Hernandez.
Qualche tempo fa, su Facebook, Massimiliano De Giovanni, sceneggiatore e storico componente dei Kappa Boys parlava del grande Luigi Bernardi - scrittore, saggista, editor e molto altro - la cui prematura scomparsa nel 2013 ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile. Scriveva De Giovanni: Forse i più giovani lettori di manga non conosceranno Luigi Bernardi.
Eppure la sua impronta nel mondo del fumetto (e non solo quello giapponese) in Italia costituisce una di quelle pietre miliari che ogni vero appassionato dovrebbe conoscere.
[...] Fondando la storica Granata Press (insieme a Roberto Ghiddi e Luca Boschi), Luigi ha dato il via alla fine degli Anni Ottanta all'arrivo 'cosciente' dei manga in Italia.
È stato il nostro primo editore, e noi siamo stati il suo primo staff editoriale (manga-e-non).
In Granata Press ci siamo arrivati da fanziner, e collaborando ai primi mensili italiani di fumetto giapponese abbiamo imparato a muovere i primi passi nell'ambiente dell'editoria professionale.
[...] Luigi ha insegnato il mestiere – oltre che a noi – a praticamente tutti i principali esponenti dell'attuale editoria italiana, e questo ha generato a sua volta altre case editrici che si sono occupate di fumetti di ogni genere e nazionalità.
Grazie a lui, il fumetto in Italia è uscito dai soliti schemi della pubblicazione seriale in edicola, dando spazio ad autori nuovi e valorizzando nuovi aspetti di autori affermati.
[...] Per inquadrare il suo pensiero in merito, basti leggere la seguente risposta data lo scorso agosto 2014 a Keiko Ichiguchi, che lo ha intervistato per il suo libro sulla storia del manga in Italia di prossima pubblicazione:
Keiko Ichiguchi: I manga sono ancora considerati nettamente separati dai fumetti occidentali. Quali sono le ragioni di questo fenomeno?
Luigi Berardi: Non so se ve ne siete accorti, ma per tutta l’intervista non ho usato una volta solta la parola manga. Ho sempre parlato di fumetti o di fumetti giapponesi. Questo perché ritengo sia un errore separare la produzione giapponese da quella del resto del mondo. (…) Continuare a tenerle entro gli steccati formali di certe denominazioni vuol dire condannarli all’asfissia. Per cui "sempre viva i fumetti", da qualunque parte del mondo essi provengano, Giappone compreso.

Viva i fumetti! E viva Luigi Bernardi il Grande!!!
La copertina di Nova Express N.1, storica rivista ideata da Luigi Bernardi.
Nel Dicembre scorso, su Salon.com, Grant Morrison rispondeva alle domande poste dall'intervistatore su The Multiversity, recente progetto targato DC Comics elaborato dallo sceneggiatore scozzese e proposto in Italia da RW Edizioni.
Ho molto apprezzato il fatto che il primo albo di The Multiversity è pieno di personaggi di colore, da supereroi e politici neri a divinità aborigene fino a geek omosessuali.  Perché l'hai fatto? C'è qualche relazione con i supereroi "super-bianchi" che hanno fatto il salto dai fumetti al cinema e alla televisione?
Grant Morrison: A essere sinceri, è successo tutto in maniera naturale, non è stato qualcosa che ho fatto di proposito. Alcuni personaggi li avevo creati per Final Crisis mentre altri erano nuovi ma tutti sono stati utilizzati per interpretare un ruolo specifico nella storia e soltanto dopo aver finito di scrivere il primo numero mi sono reso conto che in quel gruppo di supereroi del multiverso, campioni della giustizia, non c'era un solo personaggio bianco ed eterosessuale.
Io vivo in un mondo definito dalla diversità di colore della pelle, di orientamento sessuale e d'opinione. Credo sia importante riflettere l'influenza di quel mondo nella mia "arte". Per pura casualità di nascita sono quello che sono - un tizio bianco di mezza età, ovviamente in via di decadimento, proveniente dalla Scozia occidentale - per cui non mi sognerei mai di farmi portavoce di una qualche minoranza o gruppo. Non sto cercando di esprimere un'opinione politica ma credo che sia importante rappresentare nei comics un mondo che sia il più vicino possibile a quello nel quale mi trovo a vivere. E fondamentalmente mi identifico in tutti quelli che si sono sempre sentiti degli outsider. Non ho la tendenza a dividere il mondo per colori, religione o sessualità: nel mio semplice universo binario ci sono i Buoni e ci sono i Coglioni totali.

L'intervista si è poi spostata, prevedibilmente, su altri temi...
Non hai ancora ricevuto una chiamata da Hollywood?
Grant Morrison: Da circa 10 anni guadagno delle belle cifre lavorando per Hollywood. Io e Kristan [la moglie di Morrison, N.d.T.] abbiamo persino comprato un appartamento appena fuori Sunset Strip perché amiamo così tanto quel posto che trascorriamo lì quattro mesi all'anno.
Ho scritto - e sono stato pagato per questo - tre sceneggiature cinematografiche e ho fatto da consulente per la Warner Bros. sui loro film di supereroi per due anni, insieme a Geoff Johns e Marv Wolfman. Sto scrivendo ora un'altra sceneggiatura e poi ci sono le cose per la TV [...]. Comunque, fino a quando uno di questi film non si concretizzerà, dilettarmi con cinema e televisione è per me soltanto un hobby redditizio. Facendo fumetti, devo scrivere storie ogni giorno, sapendo che verranno pubblicate senza giri infiniti di annotazioni e riscritture e verranno letti dai fan a distanza di qualche mese dalla loro creazione... I comics saranno sempre il mio primo amore.
[L'intervista completa può essere letta qui, in Inglese]
Una tavola tratta da Multiversity N.1. Testi di G. Morrison.
Da Morrison a un altro sceneggiatore di successo, Brian Michael Bendis, tra gli "architetti" del Marvel Universe contemporaneo, che agli inizi di Febbraio ha annunciato il rinnovo del contratto in esclusiva con l'editore di X-Men e Spider-Man. In proposito Bendis ha dichiarato: “Ci sono state alcune voci sul fatto che avrei lasciato i fumetti a causa di altre cose eccitanti che stanno succedendo nella mia vita [il riferimento è alla serie Powers il cui adattamento televisivo andrà in onda in USA su PlayStation Network il 10 Marzo prossimo; qui il trailer, N.d.T.] ma voglio che tutti sappiano che non succederà. So che a volte quando le persone fanno qualcosa in altri media tendono ad abbandonare i fumetti. Ma questo è esattamente l'opposto dei miei obiettivi di vita. 
Voglio portare la gente a scoprire i comics così che possano vedere l'originale, meravigliosa magia che noi dobbiamo offrire ogni settimana."
[L'articolo completo può essere letto qui, in Inglese]
Uncanny X-Men N.1, versione Marvel Now. Testi di Brian M. Bendis.
Lewis LaRosa è uno dei disegnatori di maggior talento e qualità nei comics odierni, attualmente impegnato sul rinato cosmo Valiant. Di recente ha incontrato alcuni studenti raccontando la sua esperienza di disegnatore professionista freelance, cogliendo l'occasione per dispensare qualche consiglio: nel seguito ne riporto tre.

Mettiti alla prova, varia le tue fonti d'ispirazione e impara da tutti, anche se non fossero esattamente di tuo gusto.

Non tirar via, fai sempre il massimo in ogni lavoro. È meglio fare qualcosa di prima qualità ed essere in ritardo piuttosto che qualcosa di mediocre rispettando la scadenza.

L'ispirazione o la motivazione non sono necessarie. È tutta una questione di disciplina.
[Il resoconto completo dell'incontro può essere letto qui, in Inglese]
Illustrazione di Lewis LaRosa per Bloodshot.
L'autore e disegnatore australiano Ben Templesmith, ben noto anche in Italia per le sue collaborazioni - tra le tante - con Warren Ellis e Steve Niles, ha visto finanziato su Kickstarter, nel giro di un solo giorno (!), il proprio progetto di adattamento a fumetti di Dagon, celeberrimo racconto di H. P. Lovecraft. Mentre scrivo il funding, che scade il 12 Marzo prossimo, ha superato la cifra di 110mila dollari USA su un obiettivo iniziale di 14mila!
In una mail, inviata per promuovere il Kickstarter, Templesmith scriveva:
Kickstarter ha cambiato tutto per me, nel senso che non ho più bisogno di cercare finanziamenti esterni e cedere una parte dei miei diritti in quanto autore. È davvero la cosa più potente al mondo. Preferisco di gran lunga sporcarmi le mani e vendere direttamente al consumatore, avere da lui un riscontro, pubblicizzare e spingere il mio prodotto piuttosto che essere una piccola voce tra le tante in un enorme catalogo perché non mi interessa. C’è un tempo per questo, un mercato secondario, in cui le economie della distribuzione hanno una dinamica totalmente differente, un diverso livello di rischio e, in ultima analisi, di controllo da parte dell’autore. Ma attraverso operazioni online come quelle di Kickstarter e una personale strategia di marketing, possiamo realizzare degli oggetti che non hanno bisogno di quel genere di investimenti e numeri. Possiamo realizzare prodotti esclusivi, dell’ordine di qualche centinaio. Prodotti speciali per voi. Ti consiglio di dare un’occhiata ai tanti progetti su Kickstarter, non solo al mio. Troverai voci uniche e persone esperte che cercano una nuova libertà creativa perché… tu dai loro la possibilità di farlo.
E per finire, ritorniamo in Italia, con Ratigher, autore e ideatore del metodo primaomai con le sue Ragazzine (recentemente reso disponibile in download gratuito: qui) nonché sceneggiatore di un prossimo Dylan Dog. Sul suo blog elencava alcune considerazioni sulla sua esperienza.
[...] Qualsiasi contenuto che debba essere "blindato" per essere venduto su internet è la negazione di internet. Il mio piccolissimo contributo per rendere la rete un luogo migliore e proficuo è quello di  abbracciarne solo i lati positivi, e le qualità che si attivano condividendo contenuti gratuitamente sono proprio quelle che fanno di questo strumento una "macchina ammazza ignoranza".
 

4 - Nello specifico de Le Ragazzine, l'unica maniera per rendere eternamente leggibile questo libro era l'ebook gratuito. Con il metodo primaomai ho sacrificato la possibilità di monetizzare nel tempo per prendere un bel bottino subito. Ma, se l'incremento che dico al punto 1 si confermerà, c'è il rischio che del prossimo libro io ne venda 5000 di copie. A quel punto, con tutti quei bei soldi farei una festa in piscina con open bar, e vi inviterei tutti.
Questo è il piano: Ricchi, ubriachi e fumetti gratis. 

[Il post completo può essere letto qui]
Illustrazione di Ratigher.
See you soon, alligators!

3 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Io credo solo nelle coincidenze nel senso che il caso è probabilmente il mandante occulto, quello che non salta fuori nemmeno quando indaghi la possibilità di una trattativa tra parti in teoria in conflitto, della particella fantasma ovunque essa si nasconda e x quante stringhe stia allacciando, in teoria ed in pratica, ma proprio ieri sera ho ripreso in mano una raccolta delle storie di Coliandro di Lucarelli/Catacchio ed il signor
" Paura, eh ? ", nella prefa, spiegava che Bernardi aveva indicato Onofrio Catacchio come possibile penciler xchè " vuole fare storie di sbirri fetenti".
Una delle tante cose che dobbiamo a Bernardi.
Dico comunque, attraverso il tuo pregevole blog, al mio amico ed ex collega Grant, che sarebbe il caso che nel prossimo Multi Final Zero Event in the Martian Spiders Dimension infili un personaggio chiamato Frio Katak, ovvero la summa delle energie entropiche rilasciate dal bosino nel momento in cui ha deciso che era il caso di far fare al caso. Praticamente la zavorra che una zattera sacrifica x salpare. La benza quando sgasi mentre attendi che la ragazzona pneumatica lasci cadere il fazzoletto rosso.
Potrebbe scrivere la storia insieme a Bendis e chiedere un finanziamento kickstarter celiando sul fatto che il dinamico duo non ha mai usato la brillantina Linetti - nessuno è perfetto - e che le due cocce lustre del mainstream fumettato necessitano di dindi x provare una nuova lozione di naniti lovecraftiani disegnati da Templesmith e che simulano la chioma di medusa. Probabilmente otterrebbero il riscatto di un re in meno tempo di quanto ne occorra a Lewis Larosa x disegnare un primo piano di Frank Castle che decide quale avversario piallare x primo...

smoky man ha detto...

@Crepascolo
Carissimo amico, apprezzo sempre i tuoi lucidissimi commenti! ;) :) :D

Luigi Siviero ha detto...

Sarebbe sacrosanto e per nulla rivoluzionario chiamare "fumetti giapponesi" i fumetti che provengono dal Giappone, se non fosse che dilaga l'imbecillità di chi i fumetti li chiama anche comics, bd, historieta