Una sera di Giugno, tra un bicchiere di spuma e una schiacciatina, ho scambiato qualche chiacchiera con TUONO PETTINATO, placidamente seduti a un tavolino di un bar, assai informale, nei pressi del centro di Pisa.
Per chi non lo conoscesse, Tuono Pettinato è tra gli autori Italiani più originali e seguiti di questi ultimi anni, capace di raccontare col suo inconfondibile stile pieno di humor e ironia le vite di personaggi del calibro di Galileo Galilei, Garibaldi e Alan Turing.
I suoi lavori più recenti sono Corpicino, una dolente investigazione sulla morbosità dei media, e Nevermind, biografia di Kurt Cobain. Inoltre è autore di Tippi Tuesday, una striscia per il sito Fumettologia.
E ora... buona lettura!
Un assorto e meditativo Tuono Pettinato. |
In tutti i tuoi lavori la qualità distintiva che emerge, come una costante, è il tocco ironico… direi che si tratta di un vero e proprio “marchio di fabbrica”. Come autore hai mai riflettuto a mente fredda su questa tua “propensione”?
Tuono Pettinato: In parte deriva dalle mie prime letture, Peanuts, Asterix, Mago Wiz, Beetle Bailey… tutto umorismo classico. In parte è la mia indole… Inoltre diventa un modo per non prendersi mai troppo sul serio.
Una delle cose che mi diverte di più è inserire una nota ironica anche nelle storie più drammatiche. Da Garibaldi a Enigma, da Corpicino a Kurt Cobain è stato un crescendo di complessità e diventava sempre più difficile inserire l’umorismo, questa è stata per me la vera sfida.
Hai nominato alcuni riferimenti alla base della tua formazione come lettore e autore. Puoi raccontarmi un po’ quali sono state le tue influenze e gli autori che ti hanno fatto “da guida”?
Quando ho cominciato a fare fumetti, oltre la cerchia dei miei amici, con le prime autoproduzioni alla fine degli anni ’90, primi anni 2000… in quel periodo, incominciavano a uscire i primi graphic novel, i libri della Coconino… scoprivo così Jason e il suo umorismo raggelato, Daniel Clowes, Charles Burns, Kaz, Tony Millionaire… tutto questo lato un po’ “sbroccato” mi piaceva molto.
In tempi recenti un punto di riferimento molto forte per me è Blutch, che ho scoperto da Il piccolo Christian in poi… ed è esattamente quello che vorrei fare io: mescolare cose umoristiche con argomenti cupi e anche difficili da raccontare.
Tuono Pettinato: In parte deriva dalle mie prime letture, Peanuts, Asterix, Mago Wiz, Beetle Bailey… tutto umorismo classico. In parte è la mia indole… Inoltre diventa un modo per non prendersi mai troppo sul serio.
Una delle cose che mi diverte di più è inserire una nota ironica anche nelle storie più drammatiche. Da Garibaldi a Enigma, da Corpicino a Kurt Cobain è stato un crescendo di complessità e diventava sempre più difficile inserire l’umorismo, questa è stata per me la vera sfida.
Hai nominato alcuni riferimenti alla base della tua formazione come lettore e autore. Puoi raccontarmi un po’ quali sono state le tue influenze e gli autori che ti hanno fatto “da guida”?
Quando ho cominciato a fare fumetti, oltre la cerchia dei miei amici, con le prime autoproduzioni alla fine degli anni ’90, primi anni 2000… in quel periodo, incominciavano a uscire i primi graphic novel, i libri della Coconino… scoprivo così Jason e il suo umorismo raggelato, Daniel Clowes, Charles Burns, Kaz, Tony Millionaire… tutto questo lato un po’ “sbroccato” mi piaceva molto.
In tempi recenti un punto di riferimento molto forte per me è Blutch, che ho scoperto da Il piccolo Christian in poi… ed è esattamente quello che vorrei fare io: mescolare cose umoristiche con argomenti cupi e anche difficili da raccontare.
Tavola da Garibaldi. |
Abbiamo accennato all’equilibrio tra umorismo e dramma. Un altro elemento ricorrente dei tuoi lavori è la biografia. Hai lavorato sulle vite di Garibaldi, Turing e infine Kurt Cobain… personaggi noti ma in quest’ultimo caso ti sei confrontato con un’autentica icona pop. Quindi la biografia è per te un terreno congeniale. Come nasce questo interesse? Qual è stato l’approccio a questi personaggi, a queste vite? Quali le sfide che hai dovuto affrontare e risolvere sia dal punto di vista narrativo che da quello grafico?
Il mio interesse per le biografie è nato ben prima di Garibaldi, da alcune cose fatte su Hobby Comics e dalla striscia, Viaggio in Italia, che adesso continua su Linus.
Il fatto era che mi bastava sapere poche cose curiose sulla vita di un personaggio che scattava subito la voglia di raccontare. Garibaldi è stato il primo fumetto biografico “lungo” che facevo. E lì c’era il problema della documentazione. Di solito la prassi è che mi compro una decina di libri diversi e finisco con usarne solo un paio visto che occorre capire quale taglio dare al racconto e ci sono volumi che vanno in una direzione e altri no. Graficamente il fatto che io abbia un segno molto cartoon, topolinesco, mi porta a partire da un’immagine dettagliata e riconoscibile di un personaggio e procedere per sottrazione, togliendo il superfluo, fino ad averne una versione asciutta ed essenziale. L’aspetto gustoso è che così facendo succede che il personaggio possa trasformarsi in qualcos’altro. Ad esempio in Garibaldi, disegnando Mazzini come un pazzoide questo mi ha dato spunto per aggiungere pagine in più, divagando su quel personaggio a partire dalla versione cartoonosa che avevo fatto io. I personaggi prendevano vita propria…
Il mio interesse per le biografie è nato ben prima di Garibaldi, da alcune cose fatte su Hobby Comics e dalla striscia, Viaggio in Italia, che adesso continua su Linus.
Il fatto era che mi bastava sapere poche cose curiose sulla vita di un personaggio che scattava subito la voglia di raccontare. Garibaldi è stato il primo fumetto biografico “lungo” che facevo. E lì c’era il problema della documentazione. Di solito la prassi è che mi compro una decina di libri diversi e finisco con usarne solo un paio visto che occorre capire quale taglio dare al racconto e ci sono volumi che vanno in una direzione e altri no. Graficamente il fatto che io abbia un segno molto cartoon, topolinesco, mi porta a partire da un’immagine dettagliata e riconoscibile di un personaggio e procedere per sottrazione, togliendo il superfluo, fino ad averne una versione asciutta ed essenziale. L’aspetto gustoso è che così facendo succede che il personaggio possa trasformarsi in qualcos’altro. Ad esempio in Garibaldi, disegnando Mazzini come un pazzoide questo mi ha dato spunto per aggiungere pagine in più, divagando su quel personaggio a partire dalla versione cartoonosa che avevo fatto io. I personaggi prendevano vita propria…
Tavola da Enigma - La Strana vita di Alan Turing. |
E invece con Turing? In quel caso ti sei trovato davvero a fare i conti con il dramma e come bilanciarlo con l’ironia…
Sì. E in quel caso c’era davvero tantissimo da raccontare perché la vita di Turing è come ottomila vite messe insieme. C’è il tema dei diritti umani e della discriminazione sessuale… c’era da raccontare il suicidio di Turing con la mela… e al di là della vita specifica di Alan Turing, c’era il problema di entrare “dentro la testa” di uno scienziato e quindi spiegare sia i suoi ragionamenti sia le principali teorie che ha proposto.
D’accordo con Francesca Riccioni, la co-autrice del libro, abbiamo deciso di affrontare le varie tematiche con un approccio il meno didascalico possibile. Così abbiamo provato a legare le cose che sta studiando Turing con dei momenti della sua vita, per mostrare quanto le sue ricerche fossero per lui un qualcosa di necessario.
Lo stesso, in qualche modo, è successo su Nervermind in cui l’inclusione delle canzoni dei Nirvana non è mai a caso ma per sottolineare alcuni argomenti clou.
Con Garibaldi si giocava su un bersaglio un po’ più facile, perché si trattava di togliere dal monumento un personaggio intoccabile e, al contempo, sbeffeggiare un po’ quella retorica ottocentesca. Invece con Turing e Kurt Cobain si voleva restare in empatia col personaggio e questo ha fatto sì che invece dell’umorismo farsesco l’approccio sia stato, per il primo, indirizzato verso certi lavori di Tim Burton, con accenni surreali e humour nero, mentre per Nevermind il tono è stato più malinconico e nasceva anche dalla commistione con Calvin e Hobbes…
Sì. E in quel caso c’era davvero tantissimo da raccontare perché la vita di Turing è come ottomila vite messe insieme. C’è il tema dei diritti umani e della discriminazione sessuale… c’era da raccontare il suicidio di Turing con la mela… e al di là della vita specifica di Alan Turing, c’era il problema di entrare “dentro la testa” di uno scienziato e quindi spiegare sia i suoi ragionamenti sia le principali teorie che ha proposto.
D’accordo con Francesca Riccioni, la co-autrice del libro, abbiamo deciso di affrontare le varie tematiche con un approccio il meno didascalico possibile. Così abbiamo provato a legare le cose che sta studiando Turing con dei momenti della sua vita, per mostrare quanto le sue ricerche fossero per lui un qualcosa di necessario.
Lo stesso, in qualche modo, è successo su Nervermind in cui l’inclusione delle canzoni dei Nirvana non è mai a caso ma per sottolineare alcuni argomenti clou.
Con Garibaldi si giocava su un bersaglio un po’ più facile, perché si trattava di togliere dal monumento un personaggio intoccabile e, al contempo, sbeffeggiare un po’ quella retorica ottocentesca. Invece con Turing e Kurt Cobain si voleva restare in empatia col personaggio e questo ha fatto sì che invece dell’umorismo farsesco l’approccio sia stato, per il primo, indirizzato verso certi lavori di Tim Burton, con accenni surreali e humour nero, mentre per Nevermind il tono è stato più malinconico e nasceva anche dalla commistione con Calvin e Hobbes…
Tavola da Nevermind. |
A proposito, come ti è venuto in mente d’inserire i personaggi di Watterson in questa biografia dolente di Cobain? Immagino inoltre che i Nirvana siano stati uno dei tuoi gruppi preferiti, no?
Negli anni un cui sono stato un megafan dei Nirvana pensavo che tutto il loro mondo fosse Seattle, la metropoli… e che Kurt Cobain fosse esclusivamente il trasandato con la camicia a quadri, eccetera eccetera.
Documentandomi per il libro invece ho scoperto delle foto di Cobain da bambino e… sembrava Calvin! Era biondo, pettinato e con una certa aria di euforia, ovviamente prima che subentrassero i problemi con la famiglia. E poi c’era Aberdeen, un’ambientazione bucolica… in realtà Aberdeen era un posto tristissimo, distante da qualsiasi forma artistica per cui per un bambino che cresceva con una certa vocazione creativa era un luogo destinato a dargli delle sofferenze…
Tutti questi elementi e poi il fatto che prima di morire Cobain lasci una lettera indirizzata al suo amico immaginario della sua infanzia, "Boddah"… per cui: amico immaginario, boschi, bambino pettinatissimo e… quindi, Calvin & Hobbes!!! Questo è stato il mio “ragionamento”.
Dal punto di vista grafico in tutto il fumetto ho cercato di rimarcare e di rendere evidente questo legame, non solo con la tigre e il bambino, ma ho cercato anche, ad esempio, di emulare il modo in cui Watterson disegna i boschi. La citazione di Calvin & Hobbes è nata in modo istintivo, un po’ perché si trattava anche quello di una sorta di “furto” dagli anni ’90, e avvertivo ci fosse una qualche forma di empatia tra il grunge, Cobain, i Nirvana e il tono agro-dolce del fumetto. Mi è stato poi detto che Watterson ha interrotto la pubblicazione giornaliera della striscia solo in alcuni casi – a parte la conclusione definitiva – e uno di questi è stato appunto il giorno in cui è morto Cobain. In un certo senso per me questa è stata la “conferma” della mia intuizione di un legame tra Calvin & Hobbes e Cobain.
E Corpicino? Pensando solo al titolo, per me, è automatico collegarlo al caso di Alfredino Rampi… è un’opera particolare e… difficile direi, per la materia che tratti… Come è nata l’idea? Sei soddisfatto dal risultato?
Corpicino è sicuramente la storia più complessa che ho fatto finora. Volevo raccontare il mondo allucinante del turismo dell’orrore, ovvero il rito macabro di quelli che fanno visita ai luoghi dei delitti e dei casi di cronaca nera per fare le foto, curiosare e sperare di venire inquadrati dalle telecamere. E come sempre, tutto ciò volevo raccontarlo con umorismo. La stesura e la progettazione è stata piuttosto elaborata, ma mi ha permesso di gestire toni e linee narrative diverse, dosando orrore, mistero, humor nero e un tentativo di analisi antropologica, mentre Silvana Ghersetti e Andrea Benei di gRRRzetic si sono occupati di rendere magnifica e funzionale la veste grafica e cartotecnica del libro. Adesso un criminologo illuminato, il ligure prof. Alfredo Verde, entusiasta per la rilevanza criminologica di Corpicino, l’ha inserito nella bibliografia di due corsi all’università di Genova. Per cui possiamo dirci tutti molto soddisfatti del nostro libriccino dell’orrore.
Negli anni un cui sono stato un megafan dei Nirvana pensavo che tutto il loro mondo fosse Seattle, la metropoli… e che Kurt Cobain fosse esclusivamente il trasandato con la camicia a quadri, eccetera eccetera.
Documentandomi per il libro invece ho scoperto delle foto di Cobain da bambino e… sembrava Calvin! Era biondo, pettinato e con una certa aria di euforia, ovviamente prima che subentrassero i problemi con la famiglia. E poi c’era Aberdeen, un’ambientazione bucolica… in realtà Aberdeen era un posto tristissimo, distante da qualsiasi forma artistica per cui per un bambino che cresceva con una certa vocazione creativa era un luogo destinato a dargli delle sofferenze…
Tutti questi elementi e poi il fatto che prima di morire Cobain lasci una lettera indirizzata al suo amico immaginario della sua infanzia, "Boddah"… per cui: amico immaginario, boschi, bambino pettinatissimo e… quindi, Calvin & Hobbes!!! Questo è stato il mio “ragionamento”.
Dal punto di vista grafico in tutto il fumetto ho cercato di rimarcare e di rendere evidente questo legame, non solo con la tigre e il bambino, ma ho cercato anche, ad esempio, di emulare il modo in cui Watterson disegna i boschi. La citazione di Calvin & Hobbes è nata in modo istintivo, un po’ perché si trattava anche quello di una sorta di “furto” dagli anni ’90, e avvertivo ci fosse una qualche forma di empatia tra il grunge, Cobain, i Nirvana e il tono agro-dolce del fumetto. Mi è stato poi detto che Watterson ha interrotto la pubblicazione giornaliera della striscia solo in alcuni casi – a parte la conclusione definitiva – e uno di questi è stato appunto il giorno in cui è morto Cobain. In un certo senso per me questa è stata la “conferma” della mia intuizione di un legame tra Calvin & Hobbes e Cobain.
E Corpicino? Pensando solo al titolo, per me, è automatico collegarlo al caso di Alfredino Rampi… è un’opera particolare e… difficile direi, per la materia che tratti… Come è nata l’idea? Sei soddisfatto dal risultato?
Corpicino è sicuramente la storia più complessa che ho fatto finora. Volevo raccontare il mondo allucinante del turismo dell’orrore, ovvero il rito macabro di quelli che fanno visita ai luoghi dei delitti e dei casi di cronaca nera per fare le foto, curiosare e sperare di venire inquadrati dalle telecamere. E come sempre, tutto ciò volevo raccontarlo con umorismo. La stesura e la progettazione è stata piuttosto elaborata, ma mi ha permesso di gestire toni e linee narrative diverse, dosando orrore, mistero, humor nero e un tentativo di analisi antropologica, mentre Silvana Ghersetti e Andrea Benei di gRRRzetic si sono occupati di rendere magnifica e funzionale la veste grafica e cartotecnica del libro. Adesso un criminologo illuminato, il ligure prof. Alfredo Verde, entusiasta per la rilevanza criminologica di Corpicino, l’ha inserito nella bibliografia di due corsi all’università di Genova. Per cui possiamo dirci tutti molto soddisfatti del nostro libriccino dell’orrore.
Volevo poi chiederti delle tue collaborazioni con altri artisti, sia quelle con altri sceneggiatori sia quelle con i Superamici, ora rinominati i Fratelli del cielo.
In quest’ultimo caso, tenendo il paragone musicale, siete autori che frequentano generi diversi, però state insieme…
Infatti, al di là dei nostri stili diversissimi, la cosa che ci ha tenuto uniti è stata l’affinità sul concetto di Fumetto: per noi il Fumetto deve essere divertente anche se racconta delle cose pestonissime, non prenderci eccessivamente troppo sul serio, mescolare minigolf con le bombe atomiche… Questo passaggio ai Fratelli del Cielo è stato motivato dal fatto che il prodotto principale che abbiamo realizzato come Superamici [ossia oltre a Tuono, Dr. Pira, Maicol&Mirco, Ratigher e LRNZ; N.d.C.] sono stati gli albi di Hobby Comics, il nostro modo per passare dall’autoproduzione al rapporto con un editore, ossia gRRRzetic, che ha sposato in pieno il nostro progetto… Gli Hobby Comics sono stati una palestra per raccontare storie brevi in previsione di opere più lunghe. Col passare del tempo però è aumentata la mole di lavori che ognuno di noi faceva per conto proprio ed è diventato sempre più difficile coordinarci su un progetto che richiedeva l’impegno simultaneo di cinque persone.
Infatti nell’ultimo Hobby Comics c’è solo LRNZ…
Sì, perché comunque la storia di LRNZ era lunga. E l’ultimo Hobby Comics [il N.6, N.d.C] è interamente occupato dalla sua storia, per chiuderla. Tornando ai Fratelli del Cielo, l’idea era di aprirci a collaborazioni anche con autori esterni al gruppo anche perché negli anni abbiamo visto che sono che sono comparsi dei fumettisti che condividono la nostra stessa visione… quindi, aprirci agli altri e poi riuscire a fare dei progetti tra noi, mettendo insieme solo due di noi, o tre di noi… insomma delle cose più “contenute” e gestibili.
In quest’ultimo caso, tenendo il paragone musicale, siete autori che frequentano generi diversi, però state insieme…
Infatti, al di là dei nostri stili diversissimi, la cosa che ci ha tenuto uniti è stata l’affinità sul concetto di Fumetto: per noi il Fumetto deve essere divertente anche se racconta delle cose pestonissime, non prenderci eccessivamente troppo sul serio, mescolare minigolf con le bombe atomiche… Questo passaggio ai Fratelli del Cielo è stato motivato dal fatto che il prodotto principale che abbiamo realizzato come Superamici [ossia oltre a Tuono, Dr. Pira, Maicol&Mirco, Ratigher e LRNZ; N.d.C.] sono stati gli albi di Hobby Comics, il nostro modo per passare dall’autoproduzione al rapporto con un editore, ossia gRRRzetic, che ha sposato in pieno il nostro progetto… Gli Hobby Comics sono stati una palestra per raccontare storie brevi in previsione di opere più lunghe. Col passare del tempo però è aumentata la mole di lavori che ognuno di noi faceva per conto proprio ed è diventato sempre più difficile coordinarci su un progetto che richiedeva l’impegno simultaneo di cinque persone.
Infatti nell’ultimo Hobby Comics c’è solo LRNZ…
Sì, perché comunque la storia di LRNZ era lunga. E l’ultimo Hobby Comics [il N.6, N.d.C] è interamente occupato dalla sua storia, per chiuderla. Tornando ai Fratelli del Cielo, l’idea era di aprirci a collaborazioni anche con autori esterni al gruppo anche perché negli anni abbiamo visto che sono che sono comparsi dei fumettisti che condividono la nostra stessa visione… quindi, aprirci agli altri e poi riuscire a fare dei progetti tra noi, mettendo insieme solo due di noi, o tre di noi… insomma delle cose più “contenute” e gestibili.
I Superamici, alias i Fratelli del Cielo: da sx, Dr. Pira, Tuono, Maicol&Mirco, LRNZ e Ratigher. |
Immagino ci siano già delle cose che bollono in pentola…
Sì, ci sono un po’ di cosette già in ballo. Pira e Ratigher avevano già fatto un albetto insieme ai tempi dei Superamici che era uno split di una battaglia raccontata da due punti di vista diversi. S’intitolava Ultimo Impero… stiamo pensando delle cose, sì…
Capisco che non puoi rivelare troppo… e il tuo rapporto con gli sceneggiatori? È collaborativo?
Assolutamente… ad esempio per me una gabbia molto stretta con tante vignette è un qualcosa di difficilissimo da disegnare, per questo cerchiamo di smussare… in generale come disegnatore - e non come autore - ho lavorato come illustratore dove non c’era una regia di tavola e diventava più gestibile.
Preferisci lavorare come autore completo… ti viene più naturale…
Sì… Soprattutto la constatazione che non posso farcela come tempi a realizzare tutto quello che vorrei mi porta a fare l’autore per altri.
Sì, ci sono un po’ di cosette già in ballo. Pira e Ratigher avevano già fatto un albetto insieme ai tempi dei Superamici che era uno split di una battaglia raccontata da due punti di vista diversi. S’intitolava Ultimo Impero… stiamo pensando delle cose, sì…
Capisco che non puoi rivelare troppo… e il tuo rapporto con gli sceneggiatori? È collaborativo?
Assolutamente… ad esempio per me una gabbia molto stretta con tante vignette è un qualcosa di difficilissimo da disegnare, per questo cerchiamo di smussare… in generale come disegnatore - e non come autore - ho lavorato come illustratore dove non c’era una regia di tavola e diventava più gestibile.
Preferisci lavorare come autore completo… ti viene più naturale…
Sì… Soprattutto la constatazione che non posso farcela come tempi a realizzare tutto quello che vorrei mi porta a fare l’autore per altri.
Tavola da Il magnifico lavativo. |
Quindi preferisci essere tu lo scrittore per altri disegnatori piuttosto che illustrare una storia di un altro sceneggiatore?
Sì… anche perché alcune cose incomincio a pensarle per mani diverse rispetto alle mie. So che un tipo di storia funziona con un segno come il mio, umoristico e quindi è meglio che la disegni io, altre invece prevedono una regia, un'impostazione che io non riuscirei a fare e allora è meglio farle disegnare a qualcun altro.
Puoi anticiparci qualcosa? Senza dover confessare segreti incredibili, ovviamente…
Questa l'abbiamo già annunciata, per cui posso parlarne: sto lavorando a una storia col mio concittadino Francesco Guarnaccia, scritta da me e disegnata da lui.
Si tratta di una apocalisse ambientata in un piccolo paese di provincia, noiosissimo con protagonisti un gruppo di adolescenti che non ne può più di una vita così, in cui non succede nulla… e che vengono a sapere che il paese verrà distrutto dall’apocalisse, appunto, e ne seguiamo le vicende e reazioni.
Ho proposto l’idea a Francesco un annetto fa e adesso è ufficialmente in produzione per la fine dell’anno prossimo.
Beh, la spuma è finita, direi di chiudere qui. Grazie Tuonino!
Sì… anche perché alcune cose incomincio a pensarle per mani diverse rispetto alle mie. So che un tipo di storia funziona con un segno come il mio, umoristico e quindi è meglio che la disegni io, altre invece prevedono una regia, un'impostazione che io non riuscirei a fare e allora è meglio farle disegnare a qualcun altro.
Puoi anticiparci qualcosa? Senza dover confessare segreti incredibili, ovviamente…
Questa l'abbiamo già annunciata, per cui posso parlarne: sto lavorando a una storia col mio concittadino Francesco Guarnaccia, scritta da me e disegnata da lui.
Si tratta di una apocalisse ambientata in un piccolo paese di provincia, noiosissimo con protagonisti un gruppo di adolescenti che non ne può più di una vita così, in cui non succede nulla… e che vengono a sapere che il paese verrà distrutto dall’apocalisse, appunto, e ne seguiamo le vicende e reazioni.
Ho proposto l’idea a Francesco un annetto fa e adesso è ufficialmente in produzione per la fine dell’anno prossimo.
Beh, la spuma è finita, direi di chiudere qui. Grazie Tuonino!
[A seguire alcuni materiali di lavorazione di Corpicino e Nevermind, per gentile concessione dell'Autore.]
Sopra: materiale preparatorio per Corpicino. |
Sopra: materiale preparatorio per Nevermind. |
Le interviste precedenti:
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