Il 7 Novembre prossimo uscirà in UK (e a dicembre negli USA), per Aurum Press, MAGIC WORDS: THE EXTRAORDINARY LIFE OF ALAN MOORE, una biografia dello scrittore di Watchmen e V for Vendetta, in "coincidenza" col suo imminente sessantesimo compleanno (il 18 Novembre).
Il libro, un tomo di 400 pagine, scritto da Lance Parkin, noto soprattutto per i suoi lavori su Dr. Who, ma non nuovo a progetti su Moore (nel 2002 pubblicò The Pocket Essential Alan Moore, poi aggiornato nel 2009. In Italia edito in una versione espansa da Black Velvet), promette d'essere imperdibile non solo per tutti gli appassionati dello scrittore Britannico ma anche per il "pubblico generalista" interessato alla biografia di un grande autore.
Per capirne di più, qualche giorno fa, ho intervistato via mail Parkin, col quale sono in contatto da diversi anni. Buona lettura!
Sito di Lance Parkin: qui.
Quando hai iniziato a scrivere un altro libro - una biografia (!) – su Alan Moore? Quanto è stato difficile?
Volevo scrivere qualcosa di corposo su Alan Moore, un “vero” libro, una biografia letteraria che raccontasse la storia della sua vita e dei suoi lavori. Volevo qualcosa di approfondito, che trattasse la materia in dettaglio, non elencare semplicemente i fatti o fare affidamento su un’intervista con lo stesso Moore.
Come hai accennato, in precedenza avevo scritto The Pocket Essential Alan Moore, pubblicato originariamente nel 2002 e poi aggiornato per la ristampa del 2009. È un buon libricino, disponibile in ebook per chiunque sia interessato, ma è composto da 15mila parole. È piuttosto una introduzione a Moore. Magic Words consta di 156mila parole. Il capitolo più corto è comunque più lungo dell’intero Pocket Essential!
Ho impiegato tre anni a scriverlo per cui ho avuto il tempo di pensare e ripensare le cose, di riscrivere e di diventare ossessionato dalla ricerca di una piccola curiosità. Da un certo punto di vista, avere 165mila parole a disposizione è molto meglio che condensare tutto in 15mila. Non devi semplificare, puoi inserire tutti i dettagli necessari, anziché dire semplicemente 'hanno discusso', puoi specificare chi ha detto cosa, battuta per battuta.
La parte più difficile è stata spronarmi per fare in modo che il libro non fosse solo un racconto di eventi, ma che si sentisse la mia personalità, il mio tocco letterario. Chiunque con una connessione Internet può assemblare una pila di informazioni su Alan Moore usando Google. Perciò le domande erano: che cosa posso aggiungere? Perché sono proprio io a scrivere questo libro? Cosa posso trovare che altri non hanno visto? Accade ogni volta, quando si scrive: devi colpire il tuo soggetto da un determinato angolo.
Dopo che hai ultimato il libro, che cosa hai imparato che non sapevi su Moore e la sua carriera? Qualche aneddoto che puoi anticiparci?
Ho imparato un sacco. Ci sono delle cose molto interessanti sul periodo dell’Arts Labs, questi bizzarri luoghi d’incontro un po’ hippie dove la gente stava insieme a leggere poesie e a suonare. Non ero consapevole di quanto quel periodo fosse stato formativo per Moore, ma una volta che ne sei a conoscenza, ogni cosa su di lui acquista molto più senso. Ci sono argomenti che mi hanno sorpreso perché pensavo che fossero già stati trattati in profondità da altri. Ho scoperto, ad esempio, delle cose sulla genesi di V for Vendetta: il ruolo giocato da Evey nei piani originali, e aspetti pratici come quanto Moore sia stato pagato a pagina per scriverlo.
Ci sono dei passaggi in cui ho dovuto navigare tra argomenti molto complessi. “Perché Alan Moore rompe con la DC” è un gigantesca matassa di eventi ma una volta che si comincia ad appuntarsi le date esatte, tutto diventa una sequenza di piccoli episodi che origina una cascata.
Inoltre ci sono alcuni materiali che anche i più avidi fan di Moore probabilmente non hanno mai visto: il plot di Another Suburban Romance; una succinta descrizione di Sun Dodgers, una space opera a cui lavorò negli anni ’70; “He is risen”, il poster che disegnò per uno spettacolo degli Emperors of Ice Cream.
Volevo scrivere qualcosa di corposo su Alan Moore, un “vero” libro, una biografia letteraria che raccontasse la storia della sua vita e dei suoi lavori. Volevo qualcosa di approfondito, che trattasse la materia in dettaglio, non elencare semplicemente i fatti o fare affidamento su un’intervista con lo stesso Moore.
Come hai accennato, in precedenza avevo scritto The Pocket Essential Alan Moore, pubblicato originariamente nel 2002 e poi aggiornato per la ristampa del 2009. È un buon libricino, disponibile in ebook per chiunque sia interessato, ma è composto da 15mila parole. È piuttosto una introduzione a Moore. Magic Words consta di 156mila parole. Il capitolo più corto è comunque più lungo dell’intero Pocket Essential!
Ho impiegato tre anni a scriverlo per cui ho avuto il tempo di pensare e ripensare le cose, di riscrivere e di diventare ossessionato dalla ricerca di una piccola curiosità. Da un certo punto di vista, avere 165mila parole a disposizione è molto meglio che condensare tutto in 15mila. Non devi semplificare, puoi inserire tutti i dettagli necessari, anziché dire semplicemente 'hanno discusso', puoi specificare chi ha detto cosa, battuta per battuta.
La parte più difficile è stata spronarmi per fare in modo che il libro non fosse solo un racconto di eventi, ma che si sentisse la mia personalità, il mio tocco letterario. Chiunque con una connessione Internet può assemblare una pila di informazioni su Alan Moore usando Google. Perciò le domande erano: che cosa posso aggiungere? Perché sono proprio io a scrivere questo libro? Cosa posso trovare che altri non hanno visto? Accade ogni volta, quando si scrive: devi colpire il tuo soggetto da un determinato angolo.
Dopo che hai ultimato il libro, che cosa hai imparato che non sapevi su Moore e la sua carriera? Qualche aneddoto che puoi anticiparci?
Ho imparato un sacco. Ci sono delle cose molto interessanti sul periodo dell’Arts Labs, questi bizzarri luoghi d’incontro un po’ hippie dove la gente stava insieme a leggere poesie e a suonare. Non ero consapevole di quanto quel periodo fosse stato formativo per Moore, ma una volta che ne sei a conoscenza, ogni cosa su di lui acquista molto più senso. Ci sono argomenti che mi hanno sorpreso perché pensavo che fossero già stati trattati in profondità da altri. Ho scoperto, ad esempio, delle cose sulla genesi di V for Vendetta: il ruolo giocato da Evey nei piani originali, e aspetti pratici come quanto Moore sia stato pagato a pagina per scriverlo.
Ci sono dei passaggi in cui ho dovuto navigare tra argomenti molto complessi. “Perché Alan Moore rompe con la DC” è un gigantesca matassa di eventi ma una volta che si comincia ad appuntarsi le date esatte, tutto diventa una sequenza di piccoli episodi che origina una cascata.
Inoltre ci sono alcuni materiali che anche i più avidi fan di Moore probabilmente non hanno mai visto: il plot di Another Suburban Romance; una succinta descrizione di Sun Dodgers, una space opera a cui lavorò negli anni ’70; “He is risen”, il poster che disegnò per uno spettacolo degli Emperors of Ice Cream.
Moore è stato coinvolto in qualche fase? Ho letto una “citazione” molto “carina” che ha scritto sul libro…
Gli ho mandato una lettera, facendogliela arrivare per un percorso piuttosto tortuoso, quando ho iniziato a lavorare al libro per informarlo del fatto e mi ha mandato una riposta molto gentile dicendomi che non voleva essere coinvolto. Mi ha chiesto di non assillare la sua famiglia ma sfruttare appieno il fatto che stessi scrivendo una biografia non autorizzata. E così ho fatto. Ho impiegato tre anni a scrivere il libro senza che Alan Moore mi sorvegliasse alle spalle e ho cercato di scriverlo nel modo più completo e onesto che potessi fare. Come per qualsiasi essere umano, Alan Moore ha fatto delle cose che possono essere criticate o che possono sembrare irragionevoli. Ci sono state delle dispute e quando c’è una disputa ci sono sempre due facce della stessa storia, per questo ho cercato di trovare l’altro lato delle vicende.
Passano tre anni e consegno il libro. Una volta che tutti siamo soddisfatti del risultato, come gesto di cortesia, mandiamo - non senza trepidazione - una copia del manoscritto ad Alan Moore. Era un venerdì e la mattina del lunedì successivo il mio editor riceve una telefonata: era Moore, il libro gli era piaciuto e voleva parlare con me.
Abbiamo fatto due lunghe chiacchierate al telefono. Durante la prima abbiamo sfogliato il libro e corretto o aggiunto piccoli fatti, come, ad esempio, il nome del campeggio per roulotte in cui andava da bambino. Nella seconda l’ho intervistato per davvero e gli ho chiesto aiuto per colmare alcuni “buchi”. Pubblicherò l’intervista sul mio blog in concomitanza con l’uscita del libro.
Ho incluso l’intervista nella biografia ma è esattamente il libro che ho scritto, con un paio di chiarimenti da parte di Alan Moore. Non l’ha letto pagina per pagina con una matita rossa e sottolineando le cose che non gli piaceva. Per cui mi ritrovo nella strana posizione d’aver scritto una biografia non autorizzata che è piaciuta al soggetto del libro. E Moore ha scritto un endorsement fantastico per il volume
Gli ho mandato una lettera, facendogliela arrivare per un percorso piuttosto tortuoso, quando ho iniziato a lavorare al libro per informarlo del fatto e mi ha mandato una riposta molto gentile dicendomi che non voleva essere coinvolto. Mi ha chiesto di non assillare la sua famiglia ma sfruttare appieno il fatto che stessi scrivendo una biografia non autorizzata. E così ho fatto. Ho impiegato tre anni a scrivere il libro senza che Alan Moore mi sorvegliasse alle spalle e ho cercato di scriverlo nel modo più completo e onesto che potessi fare. Come per qualsiasi essere umano, Alan Moore ha fatto delle cose che possono essere criticate o che possono sembrare irragionevoli. Ci sono state delle dispute e quando c’è una disputa ci sono sempre due facce della stessa storia, per questo ho cercato di trovare l’altro lato delle vicende.
Passano tre anni e consegno il libro. Una volta che tutti siamo soddisfatti del risultato, come gesto di cortesia, mandiamo - non senza trepidazione - una copia del manoscritto ad Alan Moore. Era un venerdì e la mattina del lunedì successivo il mio editor riceve una telefonata: era Moore, il libro gli era piaciuto e voleva parlare con me.
Abbiamo fatto due lunghe chiacchierate al telefono. Durante la prima abbiamo sfogliato il libro e corretto o aggiunto piccoli fatti, come, ad esempio, il nome del campeggio per roulotte in cui andava da bambino. Nella seconda l’ho intervistato per davvero e gli ho chiesto aiuto per colmare alcuni “buchi”. Pubblicherò l’intervista sul mio blog in concomitanza con l’uscita del libro.
Ho incluso l’intervista nella biografia ma è esattamente il libro che ho scritto, con un paio di chiarimenti da parte di Alan Moore. Non l’ha letto pagina per pagina con una matita rossa e sottolineando le cose che non gli piaceva. Per cui mi ritrovo nella strana posizione d’aver scritto una biografia non autorizzata che è piaciuta al soggetto del libro. E Moore ha scritto un endorsement fantastico per il volume
Quali sono le tue aspettative? Eventi? Tour promozionale?
Questo non è il primo libro scritto su Moore e non sarà l’ultimo. Magic Words è una biografia letteraria, è incentrato sul suo lavoro e la sua carriera. Spero che la gente lo legga, ovviamente, che li spinga a scoprire alcuni dei lavori meno noti di Moore e ai suoi bestseller da un punto di vista nuovo. Mi piacerebbe che fosse un buon resoconto di alcuni dei più ingarbugliati momenti della sua vita. Posso garantirti che persino i fan più appassionati di Moore da tutto il mondo impareranno delle cose che non sapevano prima. Come “speranza” di base, comunque, penso che Alan Moore sia una persona interessante e così spero che questo racconto della sua vita gli renda giustizia.
Sto facendo molte interviste e ho scritto un paio di articoli. Questo è il primo libro, tra quelli che ho scritto, che ho autopromosso in modo sistematico sui social network. Colgo l’opportunità per scusarmi con tutti i miei amici di Facebook che sono stati un po’ bombardati! Ma ora è un aspetto molto importante: recensioni positive su Amazon e Goodreads, ottenere pre-order, generare interesse con un meccanismo semplice come “guarda quanti Like”.
Ai tempi, Moore fu un pioniere di queste tecniche. È strano da dire ma frequentava le convention, faceva interviste fiume e comparsate.
I miei editori hanno usato tutte le risorse a loro disposizione, è fantastico. Mi hanno mandato al Comic Con di New York a metà Ottobre per un presentarlo: era la prima volta che il libro veniva messo in vendita, hanno spedito le copie per via aerea. Stanno organizzando un incontro di presentazione per il lancio del libro a Londra, a fine Novembre. Sarà un incontro piuttosto “sontuoso” per i fan di Moore, credo, perché ci sarà molto di più di me in compagnia di una penna.
Considerando la tua conoscenza dell’argomento, che cosa ti piacerebbe vedere realizzato da Moore nel prossimo futuro?
Attendo Jerusalem, il suo corposo nuovo romanzo. Se accettasse delle richieste, mi piacerebbe facesse qualcosa di immenso e sostanziale su William Blake. Un graphic novel che utilizzasse in modo ingegnoso l’opera e la complessa mitologia personale di Blake. Moore ne ha parlato in diverse occasioni, ha fatto una performance, Angel Passage che citava Blake, ma vorrei qualcosa che avesse la densità e la grandezza di From Hell.
Questo non è il primo libro scritto su Moore e non sarà l’ultimo. Magic Words è una biografia letteraria, è incentrato sul suo lavoro e la sua carriera. Spero che la gente lo legga, ovviamente, che li spinga a scoprire alcuni dei lavori meno noti di Moore e ai suoi bestseller da un punto di vista nuovo. Mi piacerebbe che fosse un buon resoconto di alcuni dei più ingarbugliati momenti della sua vita. Posso garantirti che persino i fan più appassionati di Moore da tutto il mondo impareranno delle cose che non sapevano prima. Come “speranza” di base, comunque, penso che Alan Moore sia una persona interessante e così spero che questo racconto della sua vita gli renda giustizia.
Sto facendo molte interviste e ho scritto un paio di articoli. Questo è il primo libro, tra quelli che ho scritto, che ho autopromosso in modo sistematico sui social network. Colgo l’opportunità per scusarmi con tutti i miei amici di Facebook che sono stati un po’ bombardati! Ma ora è un aspetto molto importante: recensioni positive su Amazon e Goodreads, ottenere pre-order, generare interesse con un meccanismo semplice come “guarda quanti Like”.
Ai tempi, Moore fu un pioniere di queste tecniche. È strano da dire ma frequentava le convention, faceva interviste fiume e comparsate.
I miei editori hanno usato tutte le risorse a loro disposizione, è fantastico. Mi hanno mandato al Comic Con di New York a metà Ottobre per un presentarlo: era la prima volta che il libro veniva messo in vendita, hanno spedito le copie per via aerea. Stanno organizzando un incontro di presentazione per il lancio del libro a Londra, a fine Novembre. Sarà un incontro piuttosto “sontuoso” per i fan di Moore, credo, perché ci sarà molto di più di me in compagnia di una penna.
Considerando la tua conoscenza dell’argomento, che cosa ti piacerebbe vedere realizzato da Moore nel prossimo futuro?
Attendo Jerusalem, il suo corposo nuovo romanzo. Se accettasse delle richieste, mi piacerebbe facesse qualcosa di immenso e sostanziale su William Blake. Un graphic novel che utilizzasse in modo ingegnoso l’opera e la complessa mitologia personale di Blake. Moore ne ha parlato in diverse occasioni, ha fatto una performance, Angel Passage che citava Blake, ma vorrei qualcosa che avesse la densità e la grandezza di From Hell.
L'intervista originale può essere letta su Alan Moore World: qui.
Segnalo inoltre, un'intervista a Parkin raccolta al recente NYCC: qui (in Inglese).
Per una recensione del volume rimando qui (in Inglese).
1 commento:
sempre grazie alle belle interviste che ci metti a disposizione.
ora spero in una edizione italiana.
sp
Posta un commento