Ancora interviste! E stavolta, con un po' di ritardo rispetto alla realizzazione della chiacchierata (avvenuta via email alla fine del mese d'Agosto scorso), incontriamo un artista straordinario (e un amico): ABHISHEK SINGH, autore di Krishna, graphic novel pubblicato di recente in Italia da Bao Publishing (l'edizione originale è edita dalla Image Comics).
SINGH, oltre all'eccellente talento grafico, ben evidenziato in Krishna, è uno studioso e appassionato di Fumetto e Arte, e un conoscitore e cultore degli artisti (non a caso lo incontrai di persona a Firenze dove si trovava per studiare i Grandi del Rinascimento) e fumettisti Italiani, primo tra tutti il Maestro Sergio Toppi (a cui scrisse una commovente lettera, poco prima della sua scomparsa: qui).
Abhishek Singh sarà presente a Lucca Comics (dal 31 Ottobre al 3 Novembre) tra i numerosi ospiti presenti allo stand Bao.
SINGH, oltre all'eccellente talento grafico, ben evidenziato in Krishna, è uno studioso e appassionato di Fumetto e Arte, e un conoscitore e cultore degli artisti (non a caso lo incontrai di persona a Firenze dove si trovava per studiare i Grandi del Rinascimento) e fumettisti Italiani, primo tra tutti il Maestro Sergio Toppi (a cui scrisse una commovente lettera, poco prima della sua scomparsa: qui).
Abhishek Singh sarà presente a Lucca Comics (dal 31 Ottobre al 3 Novembre) tra i numerosi ospiti presenti allo stand Bao.
Per maggiori informazioni su ABHISHEK SINGH: il suo blog.
Inoltre rimando qui e qui per altre notizie e visioni correlate.
Che cosa puoi dirci sulla genesi di Krishna? Di sicuro si tratta di un lavoro molto personale per te. Per questo mi interessa sapere quando e soprattutto perché hai deciso di farlo?
Avevo lavorato a Ramayana Reborn, un progetto che mi ha portato a fare molte ricerche, tutte legate alla mitologia Indiana, alla teologia e ad argomenti correlati. Essermi reso conto che quelle storie contengono così tanto di ognuno di noi e dell’Universo, ha accentuato la mia curiosità da diversi punti di vista. Ha segnato l’inizio di uno studio personale su queste meta-storie attraverso la mia arte, in un modo più consapevole.
Anche se per Ramayana ho fatto io le ricerche non ho scritto la storia ma ogni albo mi ha spinto a lavorare in modo che l’aspetto narrativo e quello grafico fossero allineati in modo più coeso, più personale, in modo da rispecchiare le mie riflessioni sull’argomento.
Volevo colorare i miei lavori e l’ho fatto su Kali, un fumetto a me molto caro e il mio ultimo lavoro per la Virgin Comics. Poi ho lasciato per dirigere un film d’animazione, per un paio di mesi, e poi smettere anche con questo e dedicarmi a quella che era diventata una incontrollabile urgenza: dedicarmi a un mio libro.
Ho riempito quaderni di tonnellate di schizzi che documentavano la mia vita parallela alla ricerca di idee su queste storie. Alla fine è giunto il momento, quando ho deciso di seguire quel sogno indomito, di raccontare quella storia che mi turbinava in testa e nel cuore.
È così che Un viaggio interiore è iniziato.
Dal punto di vista tecnico e dello storytelling, in Khrisna hai deciso di usare stili e toni differenti, a volte adottando uno stile cartoon, mentre in altre parti della storia hai preferito un segno più realistico. Anche i colori giocano un ruolo importante. Puoi spiegarci un po’ questo tuo approccio?
Penso all’Arte e ad ogni atto creativo come a una “entità viva” e, come qualsiasi altra pulsante entità energetica, è vincolata alle forze dell’inevitabile cambiamento. L’Arte è un testamento dei cambiamenti che affrontiamo, sia dal punto di vista sociale che spirituale, ma è anche rappresentazione. Io cambio e così farà la mia Arte. Allo stesso tempo mi piace studiare diversi linguaggi visivi che sono stati sviluppati in passato o che sono intorno a me. Le forze della trasformazione all’opera attraverso di essi ispirano modi di percezione e simulazione nel nostro mondo concreto.
Non solo come artista ma anche come osservatore del mondo sono interessato al linguaggio delle immagini. Parlando di Krishna, oltre al Fumetto e all’Arte, ho anche una formazione legata all’animazione e a un certo punto volevo fare il mio film a cartoni, che rimane uno dei miei desideri da realizzare, prima o poi.
Per cui Krishna è il mio film d’animazione senza limiti di budget :) e un omaggio a tutte le influenze dei cartoni animati che ho avuto sin da bambino. Dal punto di vista stilistico, provare qualcosa di nuovo era importante per imparare nuovi approcci e tecniche, per questo ho deliberatamente fatto in modo che Krishna avesse un aspetto diverso rispetto ai miei precedenti progetti. Ho imparato moltissimo sul colore, come aiuti a raccontare una storia, come serva per sottolineare un momento. Ho studiato molte sceneggiature d’animazione, perché volevo scriverne una, ed è stato davvero illuminante per capirne le splendide connessioni.
Nell’ultima parte del progetto ho iniziato a lavorare ad altre storie e alle mie mostre, in cui ho usato delle tecniche tradizionali. Amo lavorare così e gran parte di quello che ho imparato da quell’ambito è finito in qualche modo anche in Krishna.
Mi piace pensare d’essere un artista che sta facendo un fumetto e non un disegnatore di fumetti che disegna un fumetto. Al momento, e da qualche anno, la mia Arte è diventata un modo per scoprire il mondo, “per disegnare quello che uno cerca”.
Credo che sia stata la tua prima esperienza da autore completo, specialmente su un graphic novel. Di base sembra essere una biografia della divinità induista, ma è molto di più di questo, no?
Credo che esprimersi creativamente sia un’estensione della propria individualità, un ponte per esprimere i propri conflitti, convinzioni e realizzazioni.
La bellezza di un processo creativo è che - anche se pensi d’avere tabula rasa su chi sei e sulla natura del mondo intorno a te - ti indirizzerà verso determinate idee, te le farà affrontare con uno stato mentale tormentato solo da guerrieri e avventure.
Creare è capire perché siamo qui e quale utilità le nostre azioni possano avere. Più si scende in profondità, maggiori sono le scoperte. La maggior parte delle volte la scoperta di sé rimane su un piano silente ma a volte affiora in superficie, rompendo le nozioni premeditate su noi stessi, lasciando che quel silenzio diventi una profonda affermazione su chi siamo. Questo è quello che il processo creativo compie, sia che ne siamo consapevoli o meno.
Parlando in modo più razionale, di sicuro, le cose diventano più impegnative quando si fa tutto da soli. Anche se per completare Krishna ho impiegato quattro anni, molte cose sono successe lontano dalla vita al tavolo da disegno: un test per la propria perseveranza, per la propria pazienza… altrimenti una persona non riuscirebbe a raccontare una storia, per lo meno è quello che credo.
Ho imparato a selezionare le cose che mi succedevano, rendendo la mia ricerca più interessante. Non vuol dire che non ho avuto dei momenti di disperazione ma ho anche trovato un modo per trasformare quella disperazione in qualcosa di più costruttivo. Scrivere e disegnare quella storia mi ha sollevato dalle preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Il disegno, come un amico fedele, mi ha sempre reso felice. Ho creato qualcosa che mi ha avvolto in una sensazione di pace.
I temi dell’eroismo e della scoperta sono universali ma allo stesso tempo ognuno di noi ha le proprie storie: le loro intersezioni mi intrigano ed è questo che ho cercato di catturare in Krishna. È un racconto personale su cosa sia la vita e l’anima.
In Krishna volevo rappresentare una relazione più coesa tra le immagini e le parole, tra la manifestazione e la filosofia sottesa dalla venerata Divinità.
Ogni personaggio della storia è un simbolo che rappresenta delle sfumature emotive, spirituali e metafisiche.
La storia vuol essere una porta per capire quello che accade all’interno del piano mentale o del reame dell’anima. La mia intenzione era distillare la ricerca e il testo fino a renderlo semplice ma capace di racchiudere le complessità al proprio interno, ed è un processo che non si è ancora concluso: la visione continuerà a espandersi nella mia testa finché vivrò.
Se sarò riuscito ad interessare il lettore, a spingerlo a cercare le fonti e a continuare la propria ricerca in queste filosofie allora avrò fatto il mio lavoro.
Come hai firmato per la Image? Come è stata la collaborazione? Sei stato in contatto diretto con Eric Stephenson, una delle persone - a mio modesto parere - più intelligenti nel mondo dei comics contemporaneo… E le recensioni del libro mi sembra siano molto buone, no?
Sono appena stato al San Diego Comic-Con 2013 e l’accoglienza per il libro e per il mio lavoro è stata eccezionale. Me ne andavo in giro come un nomade senza alcun biglietto da visita incontrando i miei disegnatori preferiti ricevendo un sacco di complimenti. Il libro è andato esaurito, una cosa incredibile. La gente ne veniva attratta perché era in esposizione allo stand Image insieme ad altri loro titoli molto più noti. Lo prendevano perché pensavano che fosse affascinante. Molti di loro alla fine mi hanno scritto per dirmi che una volta letto l’hanno trovato un viaggio estremamente emozionante una volta immersi nella lettura.
Per la Image pubblicare un libro di 300 pagine realizzato da uno sconosciuto (beh, non sto considerando i miei fumetti precedenti) è stato un grande passo, ma potrà sorprenderti sapere che non c’è stata nessuna negoziazione e neppure qualche contrattazione nel cogliere quest’occasione. Una notte stato visitando il sito della Image e ho trovato la mail di Eric. Stavo pensando di mandargli la proposta per il volume attraverso un corriere ma mi sono detto che non ci sarebbe stato alcun male a mandargli via email la copertina e qualche pagina del libro.
Non ci crederai ma Eric mi ha risposto nel giro di 10 minuti (o per lo meno è così che mi è sembrato). Non mi aspettavo una risposta. Voglio dire, stiamo parlando di una delle persone più impegnate nel mondo dei comics. Doveva essere una risposta automatica e, quando ho aperto la mail, ecco che cosa c’era scritto (copio il testo dalla mail originale di Eric): “Sembra qualcosa di incredibile. Quanto ti manca a finirlo? Hai delle tavole complete che posso vedere?" – e.s.
Tutto il resto è andato di conseguenza anche se non sapevo che avrei avuto bisogno di un altro anno e mezzo per concludere il libro. Mi ero anche impegnato a lavorare sui miei quadri e stavo cercando di dividere il mio tempo tra le due attività. La Image lo ha inserito tra i titoli in uscita per Dicembre 2012 ed è facile capire che un libro di 300 pagine dal costo di 30 dollari non può vendersi da solo, ma la Image l’ha stampato con una tiratura ambiziosa e devo dare tutto il merito ad Eric per la sua lungimiranza e per aver creduto nel mio lavoro.
Tutti alla Image hanno sostenuto il libro con grande amore e continuano a farlo. È davvero una storia fortunata se ci ripenso.
Qual è stata la tua educazione artistica? I tuoi riferimenti e interessi sia riguardo il Fumetto che le Arti visive in generale?
Mentre andavo ancora a scuola ho avuto l’opportunità di lavorare per un editore di fumetti, Raj Comics. Andavo da loro nelle vacanze estive, durante le scuole superiori. Ero felice di dare una mano persino cancellando le matite dalle tavole inchiostrate solo per poterle vedere da vicino. Era pura gioia. Nel tempo libero cercavo di affinare i miei disegni per portarli al livello di quelle tavole. Mi ricordo che un disegnatore senior mi regalò un libro d’anatomia per il mio duro lavoro e che ricopiai tutte le pagine in una settimana per migliorare il mio stile.
Durante il college, ho iniziato a sperimentare perché il mio disegno era plasmato dai fumetti, trovando nuovi modi per uscire da quell’importa ed evolvermi.
Ho fatto persino un piccolo film amatoriale intitolato A Hunter’s Tale a cui ho lavorato per un anno intero facendo praticamente tutto da solo e, al contempo, migliorando e raffinando ancor di più le mie abilità tecniche.
Più o meno in quel periodo ho iniziato a lavorare al progetto Ramayana. All’inizio è stata una cosa molto vaga. Mi piace quando le cose non sono ben definite, c’è tempo per pensare liberamente, per sentirsi più vivi nell’avventura. Poi è arrivato il gruppo e abbiamo iniziato a lavorarci insieme. Ho iniziato a domandarmi come fosse possibile illustrare una storia di qualità senza avere una direzione precisa. Tornavo a casa e buttavo giù varie opzioni per fare questo o quello: ho imparato moltissimo grazie a quel progetto.
Mi sono reso conto dell’immensa quantità di pazienza di cui si ha bisogno. La quantità di ricerche, d’esplorazione e di consapevolezza dal punto di vista artistico non era inferiore a quella necessaria per costruire uno space shuttle! La pazienza è diventata il centro del mio modo di gestire progetti di simile portata. Inoltre ho sviluppato un nuovo rispetto per il “tempo” e per rispettare le scadenze e quando ho iniziato Krishna sono diventato ancora più esigente lavorando sulle mie idee.
E la vita in generale è diventata un punto di riferimento. L’ispirazione viene da ogni evento ordinario, ogni singola azione può avere lo stesso effetto di un evento importante della vita.
Mentre la mia esperienza in un ambito particolare cresce, diventa sempre evidente che tutto converge. Il mio rapporto con l’Arte che ho iniziato a costruire con Krishna è di lasciarmi andare e fare tutto solo per me stesso. In qualche modo interesserà ad altri e agli editori e chiunque è felice di pagare per avere quello che è stato creato per la gioia di una singola persona.
Krishna verrà pubblicato in Italia da Bao e tu sarai tra i loro ospiti a Lucca Comics. Come ti senti? Conosci la scena fumettistica Italiana, i suoi artisti, le serie..? So che sei un grande fan di Sergio Toppi.
Il libro ora è già uscito in Italia. Grazie a questo lavoro ho fatto amicizia con alcune persone davvero speciali, e Michele [Foschini] di Bao è uno di loro. L’ho incontrato al SDCC: Michele è un altro visionario dell’editoria, le sue opinioni su questo lavoro e il suo rispetto per l’Arte e la vita sono impareggiabili.
Sono rimasto molto colpito - e in un certo senso mi è sembrato troppo – da come hanno realizzato il volume: è tradotto benissimo ed è un oggetto fantastico. Non vedo l’ora d’essere a Lucca per ringraziare tutti quelli che hanno lavorato al libro e dedicare tante copie.
Michele conosceva Toppi personalmente ed è pieno di storie incredibili su di lui. Il mio amore per il grande Maestro Toppi non è un segreto per te: lo devo a te se sono riuscito a scrivere una lettera a Toppi e dirgli del mio amore per lui. Non avrei mai pensato che ti avrei incontrato al di fuori del tuo blog, in Italia, che avremmo parlato di fumetti di persona e che grazie a te avrei cercato la casa di Toppi per vedere d’incontrarlo e poi, in senso spirituale, dirgli addio… per questo ti ringrazio tanto.
Il modo in cui siamo legati gli uni agli altri e quale ruolo giochiamo nelle vite altrui è qualcosa che mi fa sentire piccolo, mi sorprende e mi fa andare alla ricerca di nuove avventure.
Nel corso degli anni, sono passato attraverso un gran numero di influenze. Ma ora non ho più molti autori preferiti e poiché non lavoro su personaggi altrui non seguo una specifica scena troppo da vicino. Forse singoli disegni o lavori attirano la mia attenzione ma per ragioni completamente diverse da chi ne è l’autore. Detto questo diversi artisti e le loro opere hanno avuto un grande impatto su di me. La loro profonda conoscenza del mezzo espressivo e la semplicità della loro dedizione mi hanno incantato e ispirato per lavorare duro e continuare la mia ricerca nell’Universo. Per questo gli autori vicini al mio cuore sono Osamu Tezuka, Moebius, Joe Kubert, Bill Watterson e Toppi, tutti “racconta storie” di primissimo livello. Ho un gran numero di libri sulle culture tribali, mitologia, storia, filosofia e tra queste pile ci sono i libri disegnati da questi artisti.
Spero di scoprire molte cose a Lucca e non ho dubbi che quando tornerò a casa avrò moltissime storie da raccontare.
Inoltre rimando qui e qui per altre notizie e visioni correlate.
Che cosa puoi dirci sulla genesi di Krishna? Di sicuro si tratta di un lavoro molto personale per te. Per questo mi interessa sapere quando e soprattutto perché hai deciso di farlo?
Avevo lavorato a Ramayana Reborn, un progetto che mi ha portato a fare molte ricerche, tutte legate alla mitologia Indiana, alla teologia e ad argomenti correlati. Essermi reso conto che quelle storie contengono così tanto di ognuno di noi e dell’Universo, ha accentuato la mia curiosità da diversi punti di vista. Ha segnato l’inizio di uno studio personale su queste meta-storie attraverso la mia arte, in un modo più consapevole.
Anche se per Ramayana ho fatto io le ricerche non ho scritto la storia ma ogni albo mi ha spinto a lavorare in modo che l’aspetto narrativo e quello grafico fossero allineati in modo più coeso, più personale, in modo da rispecchiare le mie riflessioni sull’argomento.
Volevo colorare i miei lavori e l’ho fatto su Kali, un fumetto a me molto caro e il mio ultimo lavoro per la Virgin Comics. Poi ho lasciato per dirigere un film d’animazione, per un paio di mesi, e poi smettere anche con questo e dedicarmi a quella che era diventata una incontrollabile urgenza: dedicarmi a un mio libro.
Ho riempito quaderni di tonnellate di schizzi che documentavano la mia vita parallela alla ricerca di idee su queste storie. Alla fine è giunto il momento, quando ho deciso di seguire quel sogno indomito, di raccontare quella storia che mi turbinava in testa e nel cuore.
È così che Un viaggio interiore è iniziato.
Dal punto di vista tecnico e dello storytelling, in Khrisna hai deciso di usare stili e toni differenti, a volte adottando uno stile cartoon, mentre in altre parti della storia hai preferito un segno più realistico. Anche i colori giocano un ruolo importante. Puoi spiegarci un po’ questo tuo approccio?
Penso all’Arte e ad ogni atto creativo come a una “entità viva” e, come qualsiasi altra pulsante entità energetica, è vincolata alle forze dell’inevitabile cambiamento. L’Arte è un testamento dei cambiamenti che affrontiamo, sia dal punto di vista sociale che spirituale, ma è anche rappresentazione. Io cambio e così farà la mia Arte. Allo stesso tempo mi piace studiare diversi linguaggi visivi che sono stati sviluppati in passato o che sono intorno a me. Le forze della trasformazione all’opera attraverso di essi ispirano modi di percezione e simulazione nel nostro mondo concreto.
Non solo come artista ma anche come osservatore del mondo sono interessato al linguaggio delle immagini. Parlando di Krishna, oltre al Fumetto e all’Arte, ho anche una formazione legata all’animazione e a un certo punto volevo fare il mio film a cartoni, che rimane uno dei miei desideri da realizzare, prima o poi.
Per cui Krishna è il mio film d’animazione senza limiti di budget :) e un omaggio a tutte le influenze dei cartoni animati che ho avuto sin da bambino. Dal punto di vista stilistico, provare qualcosa di nuovo era importante per imparare nuovi approcci e tecniche, per questo ho deliberatamente fatto in modo che Krishna avesse un aspetto diverso rispetto ai miei precedenti progetti. Ho imparato moltissimo sul colore, come aiuti a raccontare una storia, come serva per sottolineare un momento. Ho studiato molte sceneggiature d’animazione, perché volevo scriverne una, ed è stato davvero illuminante per capirne le splendide connessioni.
Nell’ultima parte del progetto ho iniziato a lavorare ad altre storie e alle mie mostre, in cui ho usato delle tecniche tradizionali. Amo lavorare così e gran parte di quello che ho imparato da quell’ambito è finito in qualche modo anche in Krishna.
Mi piace pensare d’essere un artista che sta facendo un fumetto e non un disegnatore di fumetti che disegna un fumetto. Al momento, e da qualche anno, la mia Arte è diventata un modo per scoprire il mondo, “per disegnare quello che uno cerca”.
Abhishek Singh al lavoro! |
Credo che esprimersi creativamente sia un’estensione della propria individualità, un ponte per esprimere i propri conflitti, convinzioni e realizzazioni.
La bellezza di un processo creativo è che - anche se pensi d’avere tabula rasa su chi sei e sulla natura del mondo intorno a te - ti indirizzerà verso determinate idee, te le farà affrontare con uno stato mentale tormentato solo da guerrieri e avventure.
Creare è capire perché siamo qui e quale utilità le nostre azioni possano avere. Più si scende in profondità, maggiori sono le scoperte. La maggior parte delle volte la scoperta di sé rimane su un piano silente ma a volte affiora in superficie, rompendo le nozioni premeditate su noi stessi, lasciando che quel silenzio diventi una profonda affermazione su chi siamo. Questo è quello che il processo creativo compie, sia che ne siamo consapevoli o meno.
Parlando in modo più razionale, di sicuro, le cose diventano più impegnative quando si fa tutto da soli. Anche se per completare Krishna ho impiegato quattro anni, molte cose sono successe lontano dalla vita al tavolo da disegno: un test per la propria perseveranza, per la propria pazienza… altrimenti una persona non riuscirebbe a raccontare una storia, per lo meno è quello che credo.
Ho imparato a selezionare le cose che mi succedevano, rendendo la mia ricerca più interessante. Non vuol dire che non ho avuto dei momenti di disperazione ma ho anche trovato un modo per trasformare quella disperazione in qualcosa di più costruttivo. Scrivere e disegnare quella storia mi ha sollevato dalle preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Il disegno, come un amico fedele, mi ha sempre reso felice. Ho creato qualcosa che mi ha avvolto in una sensazione di pace.
I temi dell’eroismo e della scoperta sono universali ma allo stesso tempo ognuno di noi ha le proprie storie: le loro intersezioni mi intrigano ed è questo che ho cercato di catturare in Krishna. È un racconto personale su cosa sia la vita e l’anima.
In Krishna volevo rappresentare una relazione più coesa tra le immagini e le parole, tra la manifestazione e la filosofia sottesa dalla venerata Divinità.
Ogni personaggio della storia è un simbolo che rappresenta delle sfumature emotive, spirituali e metafisiche.
La storia vuol essere una porta per capire quello che accade all’interno del piano mentale o del reame dell’anima. La mia intenzione era distillare la ricerca e il testo fino a renderlo semplice ma capace di racchiudere le complessità al proprio interno, ed è un processo che non si è ancora concluso: la visione continuerà a espandersi nella mia testa finché vivrò.
Se sarò riuscito ad interessare il lettore, a spingerlo a cercare le fonti e a continuare la propria ricerca in queste filosofie allora avrò fatto il mio lavoro.
Come hai firmato per la Image? Come è stata la collaborazione? Sei stato in contatto diretto con Eric Stephenson, una delle persone - a mio modesto parere - più intelligenti nel mondo dei comics contemporaneo… E le recensioni del libro mi sembra siano molto buone, no?
Sono appena stato al San Diego Comic-Con 2013 e l’accoglienza per il libro e per il mio lavoro è stata eccezionale. Me ne andavo in giro come un nomade senza alcun biglietto da visita incontrando i miei disegnatori preferiti ricevendo un sacco di complimenti. Il libro è andato esaurito, una cosa incredibile. La gente ne veniva attratta perché era in esposizione allo stand Image insieme ad altri loro titoli molto più noti. Lo prendevano perché pensavano che fosse affascinante. Molti di loro alla fine mi hanno scritto per dirmi che una volta letto l’hanno trovato un viaggio estremamente emozionante una volta immersi nella lettura.
Per la Image pubblicare un libro di 300 pagine realizzato da uno sconosciuto (beh, non sto considerando i miei fumetti precedenti) è stato un grande passo, ma potrà sorprenderti sapere che non c’è stata nessuna negoziazione e neppure qualche contrattazione nel cogliere quest’occasione. Una notte stato visitando il sito della Image e ho trovato la mail di Eric. Stavo pensando di mandargli la proposta per il volume attraverso un corriere ma mi sono detto che non ci sarebbe stato alcun male a mandargli via email la copertina e qualche pagina del libro.
Non ci crederai ma Eric mi ha risposto nel giro di 10 minuti (o per lo meno è così che mi è sembrato). Non mi aspettavo una risposta. Voglio dire, stiamo parlando di una delle persone più impegnate nel mondo dei comics. Doveva essere una risposta automatica e, quando ho aperto la mail, ecco che cosa c’era scritto (copio il testo dalla mail originale di Eric): “Sembra qualcosa di incredibile. Quanto ti manca a finirlo? Hai delle tavole complete che posso vedere?" – e.s.
Tutto il resto è andato di conseguenza anche se non sapevo che avrei avuto bisogno di un altro anno e mezzo per concludere il libro. Mi ero anche impegnato a lavorare sui miei quadri e stavo cercando di dividere il mio tempo tra le due attività. La Image lo ha inserito tra i titoli in uscita per Dicembre 2012 ed è facile capire che un libro di 300 pagine dal costo di 30 dollari non può vendersi da solo, ma la Image l’ha stampato con una tiratura ambiziosa e devo dare tutto il merito ad Eric per la sua lungimiranza e per aver creduto nel mio lavoro.
Tutti alla Image hanno sostenuto il libro con grande amore e continuano a farlo. È davvero una storia fortunata se ci ripenso.
Qual è stata la tua educazione artistica? I tuoi riferimenti e interessi sia riguardo il Fumetto che le Arti visive in generale?
Mentre andavo ancora a scuola ho avuto l’opportunità di lavorare per un editore di fumetti, Raj Comics. Andavo da loro nelle vacanze estive, durante le scuole superiori. Ero felice di dare una mano persino cancellando le matite dalle tavole inchiostrate solo per poterle vedere da vicino. Era pura gioia. Nel tempo libero cercavo di affinare i miei disegni per portarli al livello di quelle tavole. Mi ricordo che un disegnatore senior mi regalò un libro d’anatomia per il mio duro lavoro e che ricopiai tutte le pagine in una settimana per migliorare il mio stile.
Durante il college, ho iniziato a sperimentare perché il mio disegno era plasmato dai fumetti, trovando nuovi modi per uscire da quell’importa ed evolvermi.
Ho fatto persino un piccolo film amatoriale intitolato A Hunter’s Tale a cui ho lavorato per un anno intero facendo praticamente tutto da solo e, al contempo, migliorando e raffinando ancor di più le mie abilità tecniche.
Più o meno in quel periodo ho iniziato a lavorare al progetto Ramayana. All’inizio è stata una cosa molto vaga. Mi piace quando le cose non sono ben definite, c’è tempo per pensare liberamente, per sentirsi più vivi nell’avventura. Poi è arrivato il gruppo e abbiamo iniziato a lavorarci insieme. Ho iniziato a domandarmi come fosse possibile illustrare una storia di qualità senza avere una direzione precisa. Tornavo a casa e buttavo giù varie opzioni per fare questo o quello: ho imparato moltissimo grazie a quel progetto.
Mi sono reso conto dell’immensa quantità di pazienza di cui si ha bisogno. La quantità di ricerche, d’esplorazione e di consapevolezza dal punto di vista artistico non era inferiore a quella necessaria per costruire uno space shuttle! La pazienza è diventata il centro del mio modo di gestire progetti di simile portata. Inoltre ho sviluppato un nuovo rispetto per il “tempo” e per rispettare le scadenze e quando ho iniziato Krishna sono diventato ancora più esigente lavorando sulle mie idee.
E la vita in generale è diventata un punto di riferimento. L’ispirazione viene da ogni evento ordinario, ogni singola azione può avere lo stesso effetto di un evento importante della vita.
Mentre la mia esperienza in un ambito particolare cresce, diventa sempre evidente che tutto converge. Il mio rapporto con l’Arte che ho iniziato a costruire con Krishna è di lasciarmi andare e fare tutto solo per me stesso. In qualche modo interesserà ad altri e agli editori e chiunque è felice di pagare per avere quello che è stato creato per la gioia di una singola persona.
Krishna verrà pubblicato in Italia da Bao e tu sarai tra i loro ospiti a Lucca Comics. Come ti senti? Conosci la scena fumettistica Italiana, i suoi artisti, le serie..? So che sei un grande fan di Sergio Toppi.
Il libro ora è già uscito in Italia. Grazie a questo lavoro ho fatto amicizia con alcune persone davvero speciali, e Michele [Foschini] di Bao è uno di loro. L’ho incontrato al SDCC: Michele è un altro visionario dell’editoria, le sue opinioni su questo lavoro e il suo rispetto per l’Arte e la vita sono impareggiabili.
Sono rimasto molto colpito - e in un certo senso mi è sembrato troppo – da come hanno realizzato il volume: è tradotto benissimo ed è un oggetto fantastico. Non vedo l’ora d’essere a Lucca per ringraziare tutti quelli che hanno lavorato al libro e dedicare tante copie.
Michele conosceva Toppi personalmente ed è pieno di storie incredibili su di lui. Il mio amore per il grande Maestro Toppi non è un segreto per te: lo devo a te se sono riuscito a scrivere una lettera a Toppi e dirgli del mio amore per lui. Non avrei mai pensato che ti avrei incontrato al di fuori del tuo blog, in Italia, che avremmo parlato di fumetti di persona e che grazie a te avrei cercato la casa di Toppi per vedere d’incontrarlo e poi, in senso spirituale, dirgli addio… per questo ti ringrazio tanto.
Il modo in cui siamo legati gli uni agli altri e quale ruolo giochiamo nelle vite altrui è qualcosa che mi fa sentire piccolo, mi sorprende e mi fa andare alla ricerca di nuove avventure.
Nel corso degli anni, sono passato attraverso un gran numero di influenze. Ma ora non ho più molti autori preferiti e poiché non lavoro su personaggi altrui non seguo una specifica scena troppo da vicino. Forse singoli disegni o lavori attirano la mia attenzione ma per ragioni completamente diverse da chi ne è l’autore. Detto questo diversi artisti e le loro opere hanno avuto un grande impatto su di me. La loro profonda conoscenza del mezzo espressivo e la semplicità della loro dedizione mi hanno incantato e ispirato per lavorare duro e continuare la mia ricerca nell’Universo. Per questo gli autori vicini al mio cuore sono Osamu Tezuka, Moebius, Joe Kubert, Bill Watterson e Toppi, tutti “racconta storie” di primissimo livello. Ho un gran numero di libri sulle culture tribali, mitologia, storia, filosofia e tra queste pile ci sono i libri disegnati da questi artisti.
Spero di scoprire molte cose a Lucca e non ho dubbi che quando tornerò a casa avrò moltissime storie da raccontare.
Abhishek Singh e Mike Mignola al SDCC 2013. |
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