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Copertina dell'edizione italiana di Coraline |
In questi mesi, come i più
attenti avranno notato, ho lavorato ad alcuni progetti per
Nicola Pesce Editore.
Tra questi ho avuto il piacere di tradurre, insieme ad Annunziata Ugas, l’adattamento
a fumetti di
CORALINE, l’acclamato romanzo firmato da
Neil Gaiman,
realizzato da
P. CRAIG RUSSELL.
Il volume, inserito nella collana
Clouds (inaugurata da
Moving Pictures, romanzo a fumetti scritto e disegnato dai
coniugi
Immonen),
verrà presentato in anteprima da
NPE durante
l’imminente
Lucca Comics per poi essere disponibile in tutte le fumetterie e
librerie italiche.
Sperando di fare cosa gradita a
tutti gli appassionati e ai frequentatori di questo blog, ho così colto
l’occasione per una breve chiacchierata con l’artista statunitense, che
ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità.
Fumettista e illustratore
raffinato, fortemente influenzato da
Preraffaelliti e
Art Nouveau,
P. CRAIG RUSSELL ha raggiunto, in una carriera trentennale, un posto di riguardo
nella Storia dei comics, e non solo. Ricordato da lettori e critica
per
Ramadan,
magistrale numero 50 della serie
Sandman,
Russell, dopo gli
esordi nei primi anni ’70 per la Marvel Comics, si è distinto soprattutto
per i numerosi ed eccellenti adattamenti a fumetti di romanzi e racconti –
tra cui opere firmate da
Rudyard Kipling,
Oscar Wilde e
Michael Moorcock –
oltre alle collaborazioni con
Gaiman.
Intervista condotta nel mese di
Ottobre 2011. Pubblicata con l’autorizzazione dell’autore.
Tutte le immagini sono © degli
aventi diritto.
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Coraline va in esplorazione! |
Nella tua lunga carriera hai
adattato a fumetti, con successo, numerose opera provenienti da media diversi.
Qual è il tuo approccio al materiale originale? In genere fai molte ricerche e
studi prima di iniziare?
In realtà
non faccio moltissime ricerche e studi prima di iniziare un progetto. Ovviamente
se la storia è ambientata ad esempio nel Giappone feudale o nell’Olanda del XIX
secolo devo reperire per tempo le informazioni sugli abiti e l’architettura del
periodo e se è richiesto un approccio più realistico faccio posare dei modelli
e scatto delle foto da usare come riferimento.
Le uniche
volte in cui faccio molti sketch è quando inizio a disegnare una storia il cui
approccio grafico è maggiormente
cartoon. Per il mio adattamento del
racconto di Oscar Wilde
L’amico devoto ho riempito cinquanta pagine del mio quaderno di schizzi.
Qual è
il tuo approccio nell’adattamento? Segui un procedimento "standard"? Suppongo
che dipenda dall’opera o dall’autore specifico… ma forse ci sono degli aspetti
comuni, dal punto d vista tecnico o dello storytelling, che puoi
identificare...
Quando
inizio un adattamento per prima cosa fotocopio il libro due pagine per foglio
in formato
Ledger (11x17 pollici, ossia
432 × 279 mm; simile a un A3, N.d.T.).
In questo
modo ho molto spazio ai margini per i thumbnail delle varie versioni di
tavola di cui ho bisogno per trovare una soluzione all’adattamento delle
pagine.
Inoltre
uso questi fogli così grandi per fare una prima “cernita” delle parti di testo
da utilizzare nel fumetto. In altre parole, basandomi sull’esperienza, “stimo” quanti
paragrafi possono “passare” dalla prosa alla tavola a fumetti. A volte non si
tratta neppure di interi paragrafi ma solo di alcune frasi che diventano una
tavola. Cerco anche di trovare dei validi punti per chiudere ogni tavola, un
po’ come le stanze di un poema. Non si può interrompere nel mezzo di una frase.
Ancora, è
più semplice dispiegare questi foglio sul tavolo di lavoro che stare
costantemente a sfogliare il libro mentre faccio i layout.
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Tavola da L'altro mondo |
Come è cambiato il tuo metodo nel corso del tempo? Se è cambiato…
Per me,
“metodo” è evoluzione nello stesso modo in cui la grafia o il modo di disegnare
si evolve pian piano col passare degli anni. Detto questo, ci sono stati alcuni
“cambiamenti sismici” come passare dal realismo de
Il dono dei Magi (di
O. Henry;
Opus 31) al segno
fortemente
cartoon de
L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della
luna (di
Cyrano de Bergerac;
Opus 32).
Ma quei
cambiamenti nel disegno erano dettati dalla natura intrinseca della storia. Lo
stile dei layout è stato più costante nella sua evoluzione anche se nell’anno
(il 1996?) in cui non ho fatto altro che pagine di layout, oltre seicento, ho
rapidamente sviluppato un approccio alla tavola che era fortemente consapevole
dell’allineamento e della confluenza dei vari spazi bianchi tra una vignetta e
l’altra. C’è stato un altro cambiamento parecchi anni dopo quando stavo
lavorando a Coraline e ho iniziato a “inserire” gli spazi bianchi
nell'ottica delle doppie tavole. Non è una cosa che accade in maniera coerente
in tutto il libro ma è piuttosto presente. Con Coraline ho anche
iniziato a prestare attenzione, nella maggior parte delle tavole se non in
tutte, ai rimandi e alle relazioni che ci sono tra vignette molto grandi e
vignette molto piccole. Mi piaceva la sfida di rendere le tavole visivamente
interessanti come un succedersi di vignette rettangolari, senza perdere di
vista lo storytelling, ossia lo scopo per cui quei rettangoli si
trovavano sulla pagina. In altre parole sarebbe stato un fallimento se avesse
prevalso un aspetto rispetto all’altro.
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Strane mutazioni! |
Parlando nello specifico di Coraline, come è nato il progetto? Quali
sono state le difficoltà, se ce ne sono state, che hai dovuto affrontare?
La prima parte della domanda è
facile da rispondere. Il progetto è nato da una telefonata di Neil Gaiman che
mi ha chiesto se fossi interessato ad adattare Coraline. Ho risposto
“sì”. È stato facile.
Non ci sono state grandi
difficoltà eccetto una: la descrizione di Neil dell’ “altro padre” quando è
relegato nel seminterrato e sta regredendo in una creatura innaturale. In
pratica è una lumaca con delle braccia come ramoscelli. Nella storia deve
inseguire Coraline per tutto il seminterrato. E questo funziona nella prosa ma
l’ho trovato molto difficile da disegnare. La mia versione è una creatura,
seppure in decadimento, che ha ancora fattezze umane, solo così potevo far in
modo che si muovesse. Vedendo il lavoro completato Neil malinconicamente mi ha
chiesto che fine avesse fatto il suo “padre-lumaca”. E io gliel’ho spiegato.
Quando è uscito il film non vedevo l’ora di scoprire come gli animatori avevano
risolto il problema. ANCHE LORO L’AVEVANO SEMPLICEMENTE EVITATO. Avevano messo
l’altro padre su una specie di bicicletta ad inseguire Coraline per il
giardino. Sprofondando all’indietro nella poltrona ho esclamato: “Oh no, povero
Neil. Mi dispiace.”
Ho davvero apprezzato il tuo approccio al romanzo con un tono “leggero”. Mi
piace davvero il modo in cui hai disegnato Coraline. Mi piace pensare sia una
sorta di “cartoon realistico” Che cosa
ci puoi dire sulle tue scelte grafiche? Sul design dei personaggi? Suppongo
conoscessi le illustrazioni che Dave McKean aveva fatto per il libro… erano
molto più dark rispetto alla tua versione…
Le
splendide illustrazioni di Dave erano certamente più dark e con un segno più
“nervoso” rispetto alle mie. Quando stavo discutendo del progetto con Neil
sentivo una certa circospezione da parte sua sul perché mi stessero
coinvolgendo. L’avevo capito. Gli ho detto: vuoi un artista dal segno più “facile”
che piaccia ai ragazzi. Lui ha risposto “sì” e ho potuto percepire nella sua
voce come un sorriso di sollievo.
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Tavola da Ramadan |
Facendo
un passo indietro… sono sempre rimasto ammaliato dal tuo Ramadan, il tuo episodio di Sandman che, a mio modesto parere, è una delle massime espressioni
del medium, un vero capolavoro. Mi chiedevo… come è lavorare con Gaiman?
La
ragione per cui faccio così tanti adattamenti di classici della letteratura è
perché, come molti registri che girano film basandosi su romanzi o opere
teatrali, vado semplicemente alla ricerca di una buona storia da raccontare. E
così sei già a metà del lavoro. Lo stesso vale per le mie collaborazioni con
Neil. Lavorare con Neil non è diverso dal lavorare con Oscar Wilde o Rudyard
Kipling. Tranne per il fatto che loro sono morti mentre Neil è… vivo e vegeto. Ed
è molto eccitante lavorare con uno scrittore “vivente” la cui opera è ancora in
divenire e non un corpus definito. Inoltre Neil è sempre molto propositivo nei
miei confronti e questo a cercare di fare ancora meglio in ogni nuovo progetto.
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Copertina de Il Principe felice |
A
cosa stai lavorando al momento? Qualche coinvolgimento mainstream?
Supereroi? Di recente ho visto la tua storia per l’albo di Spirit in b&n ed
è stata una lettura davvero divertente e d’ “intrattenimento intelligente”…
All’inizio
di quest’anno ho finito Il Principe felice, il quinto volume della serie
dedicata all’adattamento di tutte le fiabe di Oscar Wilde. Ora sto lavorando al
sesto e all’ultima di quelle storie, Il Pescatore e la sua Anima.
C’è anche un libro di racconti di Neil Gaiman che
dovrei fare più avanti. Stiamo anche discutendo di un adattamento di qualche
centinaio di pagine de Il figlio del cimitero che dovrebbe coinvolgere differenti disegnatori che
lavorerebbero basandosi sui miei layout.
Niente supereroi al momento. La storia di Spirit (su The Spirit N.17) è quanto di più vicino al genere mi sia capitato di
fare da un po’ di tempo a questa parte. E che sceneggiatura deliziosa Will
Pfeiffer mi ha dato!
Così
tra Gaiman e Wilde ho praticamente pianificato i prossimi anni. E questo mi fa
venire in mente una vecchia barzelletta. Domanda: “Come far ridere Dio?” Risposta:
“Raccontagli quali sono i tuoi piani.”
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Tavola tratta da The Spirit N. 17 |