Apparso su Web nel 2010, Conversazioni sul Fumetto si è saputo rapidamente e con merito guadagnare l'attenzione dei lettori e degli addetti ai lavori per la qualità e la continuità dei suoi contenuti. Per questo è stato un vero piacere, nei giorni scorsi, chiacchierare informalmente con Andrea Queirolo, ideatore e "anima" di Conversazioni. Si è parlato del sito, di "critica" e... di Daniel Clowes! Buona fumosa lettura!
smoky man: Nel giro di poco tempo, Conversazioni è diventato un punto di riferimento per l'approfondimento critico legato al Fumetto. Come è nata l'idea o l'esigenza di lanciarsi in una simile avventura?
Andrea Queirolo: Conversazioni è un'idea che avevo in mente ben molto prima della sua realizzazione. Infatti ha avuto una gestazione decisamente sofferta. Ero partito con l'idea di creare un blog dove proporre esclusivamente interviste ad autori, esperti, studiosi, critici e addetti ai lavori in generale del mondo del fumetto. Decisione abbastanza infame, dato che come sai fare un'intervista è molto difficile sotto vari punti, ad esempio, se si deve intervistare un autore bisogna sapere cose importanti come: conoscenza dell'autore, conoscenza del suo lavoro, conoscenza della sua lingua, contestualizzazione della sua opera e via dicendo. Se poi ci aggiungi il fatto che devi avere i contatti, devi avere una risposta positiva e che poi spesso ci vuole anche un mese per ottenere le domande, tradurle, ecc... Insomma dopo un paio di interviste ho pensato bene di lasciar perdere e di virare su una visione più ampia, cercando di importare in Italia quello che ritengo il meglio degli approfondimenti critici esteri. Anche questo è un lavoro lungo, ma molto più fattibile dato che non ho riscontrato nessuna difficoltà a contattare i vari esperti e ad avere il loro consenso per tradurre in italiano il loro materiale. Certamente mi son trovato in una situazione che mi era impossibile affrontare da solo, e son stato fortunato a trovare le persone che collaborano con me, senza di loro il blog non esisterebbe.
Qual è il bilancio attuale?
Devo dire che la risposta è stata buona. Dal mondo del fumetto abbiamo ricevuto diversi complimenti. I contatti al sito aumentano, anche se di poco, di mese in mese. Tutto sommato non è che ci siano tante visualizzazioni, siamo una nicchia nella nicchia, ma credo che chi è interessato al genere di approfondimento che offriamo torni costantemente sulle nostre pagine. Questa mi sembra già una buona cosa, e inoltre i nostri articoli funzionano sulla lunga distanza, che poi è quello che mi interessa: offrire un approfondimento che vada oltre la novità del momento, che rimanga li a portata di tutti, dei riferimenti importanti sul fumetto.
In Italia si fa, sembra praticamente da sempre, un gran parlare di "critica" sul Fumetto. Ossia esiste la critica? Ha una qualche credibilità? E autorevolezza? Ha senso "fare" critica sul Fumetto?
Il problema della critica sul fumetto è che è difficile da attuare perché, diciamolo, non paga. E non è che non paga solo in Italia, non paga da nessuna parte. Si, ci sono alcuni casi, forse in Francia e America in cui credo che qualcuno la faccia per professione, ma in generale il criticismo non è il lavoro principale della maggior parte degli esperti più riconosciuti al mondo. In Italia la situazione è ancor più precaria, se si considera il fatto che, come si sente in giro, a volte mancano addirittura i soldi per pagare gli autori...
E allora cosa ci rimane? Ci rimane la vecchia guardia che continua a riciclarsi e alcuni nuovi polli da batteria pieni di passione che, appunto, vengono macellati prima del tempo.
Fra i giovani fortunatamente non mancano le eccezioni.
C'è poi comunque da considerare il livello della critica. Per fare critica occorre una preparazione non comune sull'argomento più un insieme di altri fattori di cultura generale e, la cosa che ritengo più importate, un metodo.
Il critico (Arthur Dove, 1925). Un "mestiere" difficile? |
Qual è la tua ricetta? Se ce l'hai...
Innanzitutto, non mi reputo un critico, ma solo un appassionato. Non ho nessuna ricetta, e come si può vedere sul blog, scrivo il meno possibile ben conscio dei mieli limiti e delle mie possibilità, e lo faccio solo quando credo davvero di avere qualcosa di valido per le mani. La regola principale è: documentazione, documentazione, documentazione. Però, il mio scopo, il compito che mi sono prefissato, è quello diciamo di "editore": passo gran parte del tempo che dedico al blog a scegliere articoli da tradurre, studiare interviste, prendere contatti, mandare mail, programmare i pezzi, tradurre, revisionare, calcolare, rivedere, impaginare, pubblicare e via dicendo. Per il resto guardo molto all'America, al lavoro di persone come Craig Fisher, Gary Groth, RC Harvey, Sean T. Collins, Dan Nadel e, uno su tutti, Jeet Heer. Esperti che ci stiamo impegnando a tradurre sulle nostre pagine.
Dici, "il criticismo non è il lavoro principale della maggior parte degli esperti più riconosciuti al mondo"... mi verrebbe da ribattere... "molti fumettisti mica campano facendo fumetto..., per non dire di addetti ai lavori, come traduttori, redattori, etc...". Insomma, mondo difficile... E aggiungo che ho la percezione per dire che in UK e USA pensino che in Italia il fumetto sia molto più considerato dal punto di vista artistico che da loro...
In Usa conoscono davvero poco del fumetto Italiano, se va bene sono fermi a qualche grande nome del periodo del cosiddetto "fumetto d'autore". Insomma fanno fatica ad andare oltre Pratt. Credo che in generale, a parte qualche studioso, gli americani non abbiano ben chiaro il quadro della situazione europea ed in particolare di quella italiana, di cui importano praticamente il nulla più assoluto.
"Critica, metodo..." Io ti dico anche che per fare critica occorre studio e per studiare occorre tempo e denaro, oltre che volontà... la critica ha bisogno d'investimenti... ma se il Fumetto è un medium “povero”, la critica sul Fumetto mi sa che al massimo può mendicare...
Certo, è proprio quello il problema di fondo, se non ci sono i soldi per pagare chi produce il prodotto che va criticato, figuriamoci se ci sono i soldi per pagare chi si adopera nella critica.
Si. La situazione è desolante, non c'è dubbio. Ecco perché chi si adopera in questo sforzo sono spesso ragazzi di vent'anni con tanta passione ma con pochi mezzi. In Italia mi sembra che non ci sia un supporto alla critica.
Concordo... inoltre se di cinema e musica sui giornali forse scrive chi ha un minimo di conoscenza, di fumetti sembra ancora si parli di un Universo sconosciuto. Al contempo escono un sacco di graphic novel, si parla di questi “romanzi grafici”, escono i film ispirati ai personaggi dei fumetti...
In Italia probabilmente il fumetto è ancora visto come qualcosa di negativo o di frivolo che non merita attenzione, ma questa è una banalità. La verità è che probabilmente non frega più niente a nessuno dei fumetti, o meglio non c'è il ricambio generazionale che ci dovrebbe essere... Negli ultimi anni non mi è mai capitato di vedere un ragazzino leggere Tex.
Il graphic novel poi ha tutto un mercato suo, non credo che chi si avvicina a questo tipo di prodotto per la prima volta possa avere qualche affinità con un qualsiasi fumetto seriale. È puro marketing, ed è li che si crea confusione: i graphic novel, nella loro forma e distribuzione (ma spesso anche nei contenuti), sono pensati per un pubblico che col fumetto ha poco a che fare. Niente di male per carità, ma io e te lo sappiamo e per noi un graphic novel e un fumetto seriale sono semplicemente la stessa cosa: fumetti. Per un pubblico non ferrato i graphic novel sono una specie di "fumetto colto" che non ha niente a che fare con, che ne so, gli X-Men. Ma il discorso è molto ampio...
E poi quando escono articoli critici o simili, sono spesso pieni di inesattezze
Sì, stendiamo un velo pietoso sui giornalisti che scrivono di fumetto senza mai averne letto uno, o peggio improvvisandosi esperti. Volevo anche aggiungere che gli editori in generale si disinteressano spesso di quello che viene detto sui loro prodotti. Ti porto l'esempio americano, dove possiamo trovare realtà come la Fantagraphics che riporta meticolosamente nel suo blog tutte le recensioni e gli articoli e le interviste sui loro libri e sui loro autori. In Italia chi fa una cosa simile con costanza? Dove sono gli uffici stampa degli editori?
Belle domande…
Insomma, chi fa critica online, lo fa gratis, offrendo gratis pubblicità, cercando anche di smuovere delle vendite. Capisci il mio discorso? Fare critica o, se vogliamo, divulgazione in Italia spesso significa parlare al vento. La critica, ma anche più semplicemente parlare di fumetto, in Italia è mortificante, non ha nessuna rilevanza perché non viene supportata da nessuno, spesso nemmeno dai diretti interessati.
Penso che in un certo senso il mondo del Fumetto italiano rispecchi, in un modo anche deformato, la società italiana in cui la meritocrazia è un mero miraggio. E questo si rispecchia anche nelle dinamiche di produzione che si fermano alla realizzazione del libro senza nessuna strategia per far arrivare al grande pubblico la notizia che quell'oggetto esiste.
Ma non solo, in Italia c’è pure la brutta abitudine di darsi sempre addosso. Invece di parlare di fumetto si perde tempo al gioco del chi è più bravo. Ci si punzecchia, non si crea partecipazione. In America fanno tavole rotonde, dibattono, discutono, ecc... In Italia appena uno dice qualcosa che ad un altro non va a genio, cade il mondo. C'è la mancanza di un discorso produttivo e costruttivo.
Ci stiamo infervorando. Che dici andiamo oltre? Abbassando i toni... ho notato una tua particolare predilezione per Daniel Clowes e la sua opera. Puoi cercare di spiegare questa affezione al limite del feticismo? So che ti sei accaparrato anche l'action figure di Death Ray...
Ci stiamo infervorando. Che dici andiamo oltre? Abbassando i toni... ho notato una tua particolare predilezione per Daniel Clowes e la sua opera. Puoi cercare di spiegare questa affezione al limite del feticismo? So che ti sei accaparrato anche l'action figure di Death Ray...
Ma l'hai vista quella bambola? Non è bellissima? [risata] Clowes è un mio pallino da diverso tempo. La cosa che mi attrae di lui è come parla della società, come i suoi personaggi siano veri pur essendo stereotipati. Vedo l'opera di Clowes come un grande work in progress, una specie di ricerca della verità, del senso della vita. Poi ovviamente Clowes viene dal fumetto alternativo americano, un periodo felicissimo per il fumetto e sicuramente il mio preferito. Un momento storico che lui ha contribuito a definire.
Clowes ha, come fumettista, tutte quelle particolarità che mi attraggono maggiormente, fra cui la grande conoscenza del fumetto, il buon gusto di averne capito le dinamiche e di saper reinventare in maniera originale l'insegnamento dei grandi autori del passato.
Indubbiamente Clowes è uno dei più grandi fumettisti viventi, e non sono molti, e tutti sono accomunati da questo fattore: hanno inventato un loro stile, riconosciuto e ora copiato, imparando dai vecchi pionieri del fumetto.
Death Ray in tutto il suo splendore di plastica! |
Dopo la domanda d’alleggerimento, torniamo in tema. Che non si esaurisce mica…
In queste ultimi giorni e settimane, forse complici i calori estivi, il dibattito sulla critica sul web si è “riacceso”. Mi riferisco ad esempio all'intervento duplice di Marco Pellitteri (qui e qua) ma anche al pezzo di Rastelli su Lo Spazio Bianco, oppure Harry e la sua impossibilecritica. Periodo "caldo" o cosa?
Quello della critica sul fumetto (ma anche fumettistica mi piace) è un argomento che torna ciclicamente. Trovo molto giusto che se ne parli e quello che mi spiace di più è che ci sia poca interazione fra le parti che se ne interessano. Personalmente sto cercando di far partecipare più persone su questo "dibattito". Trovo la cosa anche molto istruttiva.
Personalmente penso ci siano diverse gradazioni di critica e, considerando chi non lo fa con regolarità e per contingenti motivi di tempo e di remunerazione (il tempo è denaro, babe!), penso che siano due i requisiti fondamentali: competenza e onestà intellettuale...
Per dire, un pensiero come quello di Maurizio Rosenzweig (artista che tra l’altro, a scanso di equivoci, stimo) esposto in una recente intervista su Fumetto d'Autore, lo trovo “poco difendibile”, anche se credo ci fosse dell'ironia... Dice: "Però se a te piace fare il critico, fallo. Bada solo a non condizionare le idee di nessuno e a non ferire chi magari ha passato anche un anno a lavorare ad un fumetto. Magari sarà anche brutto fumetto, ma sarà sempre stato un lavoro faticoso. E la fatica è fatica. Per tutti."
Sono parole che sinceramente non capisco.
Uno può anche impiegare dieci anni a fare un fumetto ma se è mal riuscito è... malriuscito! E io critico te lo devo dire… e dirlo al “pubblico”!
Parafrasando Oscar Wilde che diceva “Non esistono libri morali o immorali … i libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto.”, io direi "Non esistono fumetti belli o brutti. Ci sono fumetti scritti & disegnati bene o scritti & disegnati male. Questo è tutto."
Posso capire che sia un lavoro faticoso, ma se non funziona non funziona. Poi credo che la critica dovrebbe essere "costruttiva" e non debba avere fini "castrativi". Comunque c'è poco da preoccuparsi, mi sembrano esigui gli interventi mirati a parlar male di un’opera. Almeno in Italia sembra che qualsiasi cosa esca sia bellissima. [risata]
Dai lo dico io, dai lo dico, modalità “smoky critico”: anche Alan Moore ha prodotto qualche “ciofeca”!
[risata] C’è anche da aggiungere che lo stesso scrivere di un fumetto è di per se una cosa faticosa, e forse chi lo fa preferisce affrontare lavori che gli son piaciuti o che ritiene importanti. E preferisce non perdere tempo a parlare di cose che non gli son sembrate valide.
Alan medita... vendetta. E la maglietta è spettacolare! :) |
Concordo con Pellitteri che ci vuole un metodo per fare critica.
Ma critica = studio = tempo = compenso. Si può fare i critici professionisti sul fumetto, quando non si riesce ad essere fumettisti professionisti?
Ne abbiamo già parlato, ma sì concordo pienamente. Lo studio comporta ricerca e la ricerca comporta tempo. Bisognerebbe essere in pensione per dedicarsi alla critica del fumetto! [risata]
Ri-abbassando i toni... che fumetti stai leggendo, a parte Clowes, di questi tempi?
Oddio, molto poco, fra il lavoro, l'organizzazione del blog e il poco sociale che mi rimane non ho molto tempo da dedicare alla lettura. Portare avanti il blog è come un lavoro, non credevo si sarebbe rivelato così impegnativo... Comunque ho letto Gli anni dolci e il primo capitolo della nuova edizione di Allevare un cane di Taniguchi e ho per le mani l'autobiografia di Joe Simon, My life in comics. Recentemente ho letto Cronache dell'isola grande di Lauzier, un autore che adoro; sto cercando di recuperare due dei volumi italiani che ancora mi mancano, ma non si trovano a buon mercato. Un mesetto fa ho anche riletto sprazzi di Jimmy Corrigan mentre revisionavo una traduzione di un saggio di Matthias Wivel. Ho una montagna di roba che si accumula giorno dopo giorno, tutte cose interessanti che non so quando riuscirò a leggere.
Ah, ho anche messo le mani su tutti i numeri di Eightball e fra poco voglio rileggermi tutte le storie nella loro veste originale! [risata]
Un Grande del Fumetto! |
Cielo, Clowes basta, amico mio... sei peggio di me con Moore!
[risate] Impossibile!
Un tuo pensiero sul fumetto digitale, iPhone, iPad, Kindle e diavolerie varie... Che mi dici?
Oddio, mi cogli ampiamente impreparato. Da lettore ammetto di non poter far a meno della carta, ok ho un Kindle, ma leggere i libri è diverso. Eppure son sicuro che prima o poi gireremo tutti con un foglio elettronico in tasca, o qualche cosa di simile. Vedremo, sicuramente qualcosa succederà…
Internet tutto in torno a noi... materializzeremo tutto su qualcosa prendendo le informazioni e i contenuti... dall'aria!
Ti ho scoperto, in realtà sei Steve Jobs! [risate]
Grazie della chiacchierata, non mancherà occasione per fare altre!