Si parte. Perché aspettare l'anno nuovo?, mi domandavo. E così, come detto, si parte. L'intento è quello di presentare con cadenza "regolare" (settimanale? quindicinale?) un'intervista ai protagonisti del Fumetto, nazionali e internazionali, noti e meno noti: ovviamente, disegnatori e sceneggiatori, ma anche traduttori, coloristi, editor, editori e chi più ne ha più ne metta. Ovvio l'intento, come si può ben capire, è bello impegnativo. Andrà a buon fine? Fino a quando? Beh, come dice il saggio, "chi vivrà, vedrà".
Non nascondo infine che conosco Daniele "dal secolo scorso" e questa intervista è stata per me un vero piacere. Un grazie quindi a Daniele per il tuo tempo e la tua generosa disponibilità. E per avermi regalato l'immagine del nuovo header del blog! :)
smoky man: Partiamo
dalla fine, ovvero da uno dei tuoi ultimi lavori. In pratica sarà il tuo
"esordio" italiano. Mi riferisco al romanzo a fumetti realizzato insieme
allo scrittore Marcello Fois. Cosa puoi dirci di questo progetto? Come è nato?
Di cosa si tratta?
Daniele Serra: La collaborazione è nata per caso, ho
conosciuto
Fois alla fiera di Torino e dopo due chiacchiere lui mi ha lasciato
la sua email, ripromettendoci di rimanere in contatto.
Successivamente
lui mi ha parlato di un racconto edito da Guanda che sarebbe stato felice di
trasformare in una graphic novel. Così abbiamo preparato una submission e
l’abbiamo spedita a Guanda che dopo tre giorni ci ha dato l'ok. Si tratta di un
noir molto "sporco", per certi aspetti abbastanza morboso
sm: Come è stata la
collaborazione con Fois? Ha contribuito alla sceneggiatura? Che tipo di apporto
ha dato all’adattamento?
DS: Io mi sono occupato dell'adattamento
con la sua super visione. È stato molto interessante perché a lui interessava
la mia visione della storia, quindi mi ha dato carta bianca. Naturalmente su
vari passaggi abbiamo lavorato insieme e il suo apporto è stato decisivo. Oltre
al fatto che i dialoghi e le didascalie sono tratti “pari pari” dal racconto.
sm: Puoi direi il titolo
del racconto o no?
DS: Sì, si intitola Carne. È il nomignolo del protagonista: Carnevali. E definisce perfettamente
il tipo di personaggio... parecchio carnale e disincantato
sm: È un lavoro a colori
o in bianco e nero?
DS: È a colori. E devo dire che è stato
molto interessante perché penso che il mio tratto funzioni bene con la storia. Mi
piacciono le cose cupe e sporche, e il racconto presentava entrambi gli
elementi. Più che a livello di disegno è stato stimolante trovare soluzioni
sequenziali che funzionassero e anche qui l'apporto di Fois è stato importante
grazie alle sue esperienze di sceneggiatore per la televisione.
sm: Il tuo è un segno
molto intenso, direi un po' "espressionista"… Quali compromessi o
"ostacoli" hai incontrato e superato durante la lavorazione?
DS: Ho avuto carta bianca. Niente compromessi,
o meglio qualcuno sì. Ci sono scene osé parecchio esplicite nel racconto che ho
affrontato in maniera più soft andando più sull'erotico.
sm: Dalla preview che mi
hai fatto vedere e confesso, non conoscendo il racconto originale, direi che la
storia mi sembra abbastanza torbida...
DS: Molto torbida! Non per tutti
probabilmente…
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character design per Carne, graphic novel scritta da Marcello Fois |
sm: È già prevista una
data di uscita?
DS: Una data precisa ancora no. Ma il
libro uscirà di certo nel corso dell'anno prossimo. Sto consegnando i file in
questi giorni. L’editing dovrebbe farlo Tito Faraci.
sm: Volevo ritornare sul
discorso relativo al fatto che questo adattamento a fumetti è, sostanzialmente, una
sorta di esordio per te sul mercato italiano. E di certo non si può dire che tu
sia un "volto nuovo", con i numerosi lavori pubblicati all'estero.
Come ti senti rispetto a questo? Puoi raccontarci il tuo percorso?
DS: Sì è praticamente il mio esordio in
Italia. Diciamo che inizialmente mi sono detto una cosa: in Bonelli
difficilmente riuscirai ad entrare. E così ho eliminato il mercato italiano. Mi
sono dato da fare mandando tantissime submission a case editrici americane. Ho iniziato
con piccole realtà con progetti alla fine mai usciti, ma che mi hanno permesso
di capire un po’ il funzionamento del loro mercato. Poi andando a S.Diego ho
fatto un po’ di pubbliche relazioni, conosciuto autori ed editori, che pur non
volendo investire su di me sono stati gentilissimi nel darmi consigli. Mi sono quindi
rimboccato le maniche e ho continuato a cercare autori con cui presentare
progetti. Da qui è nato il connubio con Nicholas Doan che mi ha permesso di
lavorare per la DC (con un fumetto online della
Zudacomics).
Mettere
un piede dentro il mercato facilita le cose. Infatti lavorare per la DC mi ha
permesso di presentarmi in maniera diversa agli editori che, diciamo, mi davano
più credito. Tutto questo non è stato aiutato dal mio stile un po’ ostico, forse
poco “commerciale”. Mi sbattono ancora molte porte in faccia, ma almeno adesso
mi salutano prima…
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Fade to Black N. 1 |
sm: Immagino… :) Ma poi
sono arrivati anche i frutti.... Penso ad esempio alla tua miniserie con Jeff Mariotte, Fade to black, pubblicata dalla
Image. Come è stata quell'avventura?
DS: Bellissima!
Mariotte è incredibile, un
vero gentlemen. Professionalmente mi ha dato la possibilità di crescere molto.
Lui aveva questo plot non utilizzato, così abbiamo pensato di metterlo in piedi.
È una storia un po’ particolare perché va letta in un determinato modo...
infatti si può definire una horror-comedy
sm: È una miniserie in cinque albi, a colori. Come è stata l'accoglienza americana? Ipotesi di una
possibile uscita italiana?
DS:
Mmhhh... è piuttosto complicato il mercato americano, tu lo sai bene. Esce
tantissima roba e a meno che non becchi il jolly è difficile vendere molte
copie. La Image era molto contenta del lavoro che abbiamo fatto, noi pure. Non
abbiamo venduto molto, ma ripeto non era semplice perché FTB è molto di confine.
Al momento non si parla di un’uscita italiana, ma chissà nel futuro...
Bella
anche l'atmosfera che si respira alla Image! Tutti gentilissimi e veramente
appassionati.
Diciamo
che sia il lavoro per la DC che per la Image sono un po’ "timidi",
nel senso che sono i primi fumetti lunghi che ho fatto. Credo risentano di
varie “scopiazzature” da grandi maestri e soluzioni di story telling non proprio riuscite…
sm: Non fare il modesto… :)
[risate]
sm: Volevo chiederti
invece della tua esperienza piuttosto corposa come illustratore e copertinista,
in particolar modo di romanzi horror, per diversi editori esteri. Come hai
iniziato? Che soddisfazioni ti ha dato e continua a darti? Da poco eri in
Inghilterra ospite di un festival... verrebbe da dire "Nemo propheta in
patria"…
DS: Ormai sono tre anni che collaboro con
varie case editrici, soprattutto americane. Ho iniziato mandando quintalate di
submission col mio portfolio. E una volta che sono riuscito a farmi accettare
qualche lavoro tutto è stato più facile. Anche se anche oggi la fatica maggiore
è quella di perseverare.
Soddisfazioni
tante, perché la possibilità di illustrare le copertine dei libri mi riempie di
gioia. Da grande appassionato di letteratura horrorifica poter essere l'autore
della prima emozione che uno prova guardando un libro è molto gratificante. quest'anno
sono stato nominato per il British Fantasy Awards nella categoria "Best
artist" tra mostri sacri come
Vincent Chong e
Les Edwards. Una bella
esperienza e soprattutto un grande onore. Adesso ho firmato per 24 copertine
con la casa editrice
DarkFuse, che si occupa di libri horror in edizioni
limitate e autografate. Inoltre adesso sembra che si stia muovendo qualcosa
anche in Italia per l'horror. Sta facendo un ottimo lavoro
Edizioni XII, anche
Delos Books potrebbe essere interessata a fare qualcosa, vediamo un po’. E sto
collaborando col web magazine
Il PostoNero.
sm: Qual è il tuo
approccio per la realizzazione di una copertina? Leggi il libro... o segui
indicazioni di un editor... realizzi delle illustrazioni da proporre? Sono
curioso di sapere il "making-of" del tuo processo creativo...
DS:
Varia un po’ a seconda dell'editor, c'è chi mi dà carta bianca con solo un'idea
di base e chi vuole prima degli sketch su cui poi lavorare insieme passo passo.
Non leggo mai l'intero libro perché ci vorrebbe troppo tempo e nella maggior
parte dei casi i tempi sono stretti, quindi generalmente mi vengono date delle
linee guida o una sinossi della storia. Lavorando su tela spesso è complicato far
capire dallo sketch come verrà il lavoro finito, quindi mi devo armare di
macchina fotografica e mandare i vari step.
sm: Che tecnica usi? Olio,
acrilici? Poi ritocchi con Photoshop?
DS: Generalmente olio e ritocchi con Photoshop.
Però a volte capita anche di lavorare con la china e l'acrilico bianco, però
vengono fuori cose più estreme che non sempre vanno bene per il target. Ad
esempio qui in Italia, Germania e Stati limitrofi vanno moltissimo le foto,
infatti è difficile lavorare come illustratore per libri per adulti anche per
questo motivo.
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cover per Arkana, ebook di racconti |
sm: Tavoletta grafica?
DS: Sì, me l'ha regalata mia moglie, ed
è stato un regalo illuminante!
sm: Con quale software?
DS: Photoshop, prima coloravo tutto usando
la tavoletta. Ora la uso solo per qualche ritocco e per colorare i fumetti.
sm: Ma per le copertine
l'approccio mi sembra di capire sia più materico, no? Parti dalla tela e poi
nel caso intervieni per ritocchi o migliorie...
DS: La cosa strana è che più vado avanti
e meno uso il computer e più faccio le cose a mano! Ormai sono ritocchi minimi,
e anche la colorazione dei fumetti è proprio minimale…
sm: Capisco… Facendo un
salto carpiato all'indietro. Che tipo di formazione hai avuto? Quali sono stati
e quali sono tuttora gli artisti (non solo nel campo delle arti visive) che ti
hanno influenzato o colpito... a volte si scoprono strane "influenze"
o ammirazione, tipo Alex Ross che ama Bruce Timm, nonostante i loro siano stili
agli antipodi... O Jim Lee che adora Toppi...
DS: Dunque la mia formazione artistica è
stata un corso di fumetto e sei mesi di scuola di pittura. Prima avevo come
riferimento la scuola italiana bonelliana (i fumetti con cui sono cresciuto),
De Angelis in primis. Poi ho avuto l'illuminazione con Mari, che considero uno
dei più grandi disegnatori, questo soprattutto nel "primo periodo"
della sua carriera, quando il suo segno era più spigoloso… Da Mari a Mignola il
passo è stato breve. Poi mi sono appassionato alla corrente pittorica: da
Bill Sienkiewicz a
George Pratt,
Ashley Wood,
Kent Williams,
Ben Templesmith... e penso
che le influenze nel mio lavoro si vedano tutte. È stato bellissimo incontrare Templesmith
e Wood a S. Diego e lasciargli il mio art book, che apparentemente hanno
apprezzato...
sm: Oltre al fumetto e
illustrazione, altre ispirazioni che vuoi citare?
DS: A parte quelle nel campo prettamente
pittorico come Goya, Schiele ad esempio, sono influenzato parecchio dalla
musica e dalla letteratura. Autori come
McGrath,
Murakami e classici come
E.T.A.Hoffman aprono scenari visivi nella testa…
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Matita e tavola finale per un fumetto scritto da Alex Irvine |
sm: Volevo chiudere
questa intervista, chiedendoti un parere su quanto detto da Giacomo Monti a
Lucca e su tutti i commenti che sono giunti da più parti sulla vicenda, specie
quelli dei colleghi, come Gipi, Cajelli, Ausonia… Mi interessa perché mi sembra
che tu ti dia un gran da fare per riuscire a vivere con la tua Arte, anche a
costo di sacrifici e compromessi… Ovvio capisco se dirai “no comment” per non
entrare in un argomento e dibattito un po’ “controverso”…
DS: Io sinceramente penso che ognuno ha il
diritto di vivere e scegliere come meglio crede, penso siano situazioni
personali che naturalmente rese pubbliche portano a commenti e dibattiti, ma comunque
difficilmente giudicabili. Io al momento “sopravvivo” con la mia arte ma non
posso escludere la possibilità di cambiare strada un giorno, sono talmente
tante le variabili che entrano in gioco nella vita, al momento nella mia
bilancia il “piacere di disegnare” ha un peso specifico maggiore del
“sacrificio/compromesso”, finchè continua così…
sm: Grazie Daniele per l'intervista! E buone visioni!
Intervista
condotta nel mese di Novembre e Dicembre 2011.