
Ora godetevi questa breve ma, spero interessante, chiacchierata.
Di bello il mio entusiasmo, la mia famiglia e tre storie a fumetti realizzati in questi ultimi anni.
Il primo è un volume cartonato di 96 pagine, iniziato ben quattro anni fa, dal titolo Melting Pulp Vol. 1 - Director's Cut (Ed. Free-books). Un horror fuori dalle righe in puro Tarantino/Rodriguez style. In breve, partendo da una trama originale ho sviluppato un fumetto con le tecniche di regia e le tematiche dei grandi maestri del cinema di genere anni '70-'80 dal piu' omaggiato Dario Argento per continuare con Bava, Fulci, Romero ma anche Avati e Leone.
2. In questi anni sei "entrato e uscito" dalla scena del fumetto italiano e non solo. A questo punto della tua vita, quale è il tuo bilancio fumettistico? Sogni, progetti?
L'unico sogno che ho, per quel che riguarda il settore fumetto, è quello di poter continuare a scrivere e disegnare storie in cui credo. Non faccio parte della categoria "voglio fare il fumettista" a tutti i costi. Preferisco ogni tanto aprire il cassetto e tirar fuori qualcosa in cui credo e che voglio comunicare. Già con il mio ultimo lavoro posso ritenermi soddisfatto. Indipendentemente dalla popolarità o dal risultato commerciale che potrà ottenere, ho avuto la fortuna di gestirlo in totale libertà, curarlo e crescerlo dando il massimo per poi vederlo stampato in un formato e con una qualità che lo valorizza. Questa per me è comunque una grande soddisfazione.
In questo periodo azzardare una risposta sensata è come azzeccare un terno al lotto. Senza peli sulla lingua.....da lettore: chi dovrebbe trainare il mercato, le grosse case editrici che hanno mezzi, visibilità e forza lavoro per poter osare, non rischiano e continuano a proporre prodotti simili tra di loro: nei formati, nella struttura narrativa e soprattutto nella parte grafica.
I lettori e tra di loro le nuove leve di autori (questi ultimi molto più preparati tecnicamente delle generazioni precedenti), crescono di conseguenza con un background culturale ristretto e ovviamente chi vuole intraprendere la carriera si concentra su quelle poche strade che conosce e che potenzialmente sono economicamente sicure.
Il risultato è che nessuno (editori autori) è in grado di produrre qualcosa di veramente diverso che smuova il mercato o apra nuove strade. Cosa che nella storia del media ciclicamente deve fisiologicamente accadere (penso al "tuo amico Alan", a Miller a Nagai per citarne alcuni).
Infine ci sono le autoproduzioni, le piccole case editrici, le piccole realta' che osano magari con produzioni non tecnicamente perfette (come è naturale che sia... nessuno nasce "imparato") ma non hanno i mezzi per smuovere il mercato. Anche se poi ogni tanto nasce qualche cosa per cui vale la pena crederci ancora come lettore o addetto al settore.
I lettori e tra di loro le nuove leve di autori (questi ultimi molto più preparati tecnicamente delle generazioni precedenti), crescono di conseguenza con un background culturale ristretto e ovviamente chi vuole intraprendere la carriera si concentra su quelle poche strade che conosce e che potenzialmente sono economicamente sicure.
Il risultato è che nessuno (editori autori) è in grado di produrre qualcosa di veramente diverso che smuova il mercato o apra nuove strade. Cosa che nella storia del media ciclicamente deve fisiologicamente accadere (penso al "tuo amico Alan", a Miller a Nagai per citarne alcuni).
Infine ci sono le autoproduzioni, le piccole case editrici, le piccole realta' che osano magari con produzioni non tecnicamente perfette (come è naturale che sia... nessuno nasce "imparato") ma non hanno i mezzi per smuovere il mercato. Anche se poi ogni tanto nasce qualche cosa per cui vale la pena crederci ancora come lettore o addetto al settore.
1 commento:
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