Per quella sparuta congrega di lettori che si ritrovano, di tanto in tanto, su questi lidi, propongo un ripescaggio targato Ultrazine.org risalente al lontano 2000: un'interessante chiacchierata con l'amico, esperto e appassionato di Fumetto OMAR MARTINI, co-fondatore di Black Velvet.
Al tempo Black Velvet era una giovane casa editrice tra le prime a proporre in Italia autori inediti o poco noti del panorama internazionale, non solo di lingua inglese. Come tutti sapranno l'editore oramai da qualche anno non esiste più (qui qualche info) ma quello che colpisce è come certe riflessioni di Martini suonino tuttora attuali. Buona lettura e... Viva Black Velvet!
a cura di Bram Storming
BLACK VELVET è una nuova casa editrice creata da Omar Martini e Luca Bernardi che si è subito segnalata all’attenzione del lettore e del mercato italiano per la particolare scelta di Fumetto. Tra i titoli finora pubblicati: Frontiera - romanzo incompiuto in otto capitoli, con la partecipazione di Otto Gabos, Semerano, Accardi e altri autori della new wave italiana; “Non mi sei mai piaciuto”, l’acclamato capolavoro autobiografico di Chester Brown e “Nowhere” di Debbie Dreschler.
1) ULTRAzine: Perché Black Velvet? O meglio, perché la necessità da parte vostra di creare una nuova casa editrice in un panorama fumettistico italiano in cui da anni ormai non si fa altro che parlare, con una vena di masochismo aggiungo, di "crisi"? Un atto di coraggio o di follia?
1) ULTRAzine: Perché Black Velvet? O meglio, perché la necessità da parte vostra di creare una nuova casa editrice in un panorama fumettistico italiano in cui da anni ormai non si fa altro che parlare, con una vena di masochismo aggiungo, di "crisi"? Un atto di coraggio o di follia?
OMAR MARTINI: Probabilmente c’è un po’ di tutte e due le cose... però la molla fondamentale che ha spinto il mio socio Luca Bernardi e me a fondare la Black Velvet è stato il profondo amore che abbiamo per il fumetto e lo stupore che provavamo nel vedere (si parla del 1997) che negli Stati Uniti venivano pubblicati numerosi libri a fumetti molto belli, che probabilmente non sarebbero mai stati pubblicati in Italia. Allora, forse un po’ follemente, abbiamo deciso di provare a farli noi quei libri che avremmo voluto leggere qui e da lì è nato tutto.
Anch’io sono convinto che questa “crisi” che viene periodicamente e frequentemente citata non sia poi così vera. Mai come adesso si sono stampati così tanti libri e albi, le piccole case editrici continuano a nascere e spesso pubblicano prodotti molto interessanti... e allora dove sta il problema? Si parla di mancanza di idee e di pubblico, però sono convinto che in realtà il pubblico per il fumetto di qualsiasi genere, dal più disimpegnato a quello d’autore, in realtà ci sia. Il grosso problema (uno dei tanti, a dire il vero) è che è stato allontanato e gli editori di fumetti spesso non sanno come fare per riavvicinarlo. La fumetteria è stata sicuramente un’evoluzione molto interessante e indispensabile per certe case editrici, ma ormai non possiamo aspettarci che la fumetteria riesca a sostenere tutti gli editori. Il pubblico è limitato e tende a crescere molto lentamente e quindi non ci sono i numeri per sostenere tutti. Facciamo un esempio, forse un po’ stupido. Un ragazzo di 22-23 anni, interessato a un fumetto adulto e con dei contenuti, è molto probabile che compri dei libri della Magic Press come Sandman, Preacher, Invisibles o Stray Bullets, però è altrettanto probabile che possa essere interessato anche ai libri di Will Eisner della Punto Zero, a qualche volume della Rasputin oppure a qualcuna delle nostre pubblicazioni. Ma questo lettore avrà tutti i soldi per comprare questi libri? Probabilmente no e dovrà compiere delle scelte. Il fatto è che queste scelte si riflettono sulla sopravvivenza delle case editrici stesse. Se quindi i clienti delle fumetterie hanno una percentuale di aumento molto bassa, bisognerà rivolgersi a un altro canale... e questo canale è quello della libreria canonica. Io sono convinto che attualmente anche la libreria non dà da vivere (anzi, è proprio tutto il contrario), però espone dei libri a fumetti a un pubblico che probabilmente non ha come abitudine quella di entrare in una fumetteria, quindi a un pubblico e a dei lettori diversi. Se l’edicola ormai è proibitiva, la “battaglia” dei prossimi anni si combatterà in fumetteria e in libreria.
2) ULTRAzine: Black Velvet propone, dalle uscite annunciate, un fumetto "diverso", sia italiano che straniero. Un fumetto direi della "parola", un fumetto "romanzo" che pone l'accento sul racconto e non sulla stucchevole spettacolarità fine a se stessa del disegno. Puoi parlarci in dettaglio dei vari progetti che state proponendo e su come la scelta sia caduta su quei fumetti e non su altri.
OMAR MARTINI: Probabilmente il fatto di aver scelto un fumetto che abbia il proprio punto di forza nella storia è una conseguenza del tipo di mercato e del tipo di pubblico a cui ci vogliamo rivolgere: quello della libreria. Noi non abbiamo certo la forza (né come persone né economica) di ideare una testata da mandare in edicola e quindi la fumetteria è diventata una scelta quasi obbligata. Ci siamo quindi guardati attorno e abbiamo fatto una serie di scelte che piacessero in primo luogo a noi.
Siamo coscienti del fatto che il pubblico che ci segue (o che ci potrà seguire) non è grandissimo ed è per questo che abbiamo voluto fare delle scelte che seguissero una determinata linea, in questo caso storie di ambientazione quotidiana o autobiografiche. Questo non perché non ci interessassero altri generi di storie, ma perché, quasi casualmente, erano proprio quel tipo di libri che ci sembrava mancassero in quel momento. Tieni presente che, sebbene i nostri libri stiano uscendo adesso, il progetto editoriale è nato un paio di anni fa. Vista la quasi contemporaneità di certe proposte provenienti da case editrici diverse, probabilmente percepivamo inconsciamente un desiderio comune a molti. Abbiamo quindi seguito questa fase che si è concretizzata nella selezione di determinati autori e opere.
La prima scelta, quasi obbligata, fu quella di Chester Brown e del suo capolavoro I never liked you, uno degli autori più interessanti, profondi e notevoli in un genere come quello “autobiografico” che non ha avuto molto seguito qui in Italia. La sincerità di Chester Brown è davvero insuperabile, unita a uno stile e a una tecnica di disegno e di narrazione davvero raffinata. Il suo è solo un apparente tratto minimale... in realtà ogni segno è perfettamente controllato e voluto e i suoi stacchi e silenzi sono davvero insuperabili.
Chester Brown è stata una scelta comune, si deve al mio socio Luca la proposta di pubblicare due autrici davvero brave come Debbie Drechsler e Jessica Abel, che pur lavorando entrambe nel fumetto quotidiano, lo realizzano con stili e approcci completamente diversi. Debbie Drechsler è una disegnatrice profondamente influenzata dalla sua attività di illustratrice, che ha realizzato due opere molto interessanti: Nowhere, una serie di cui al momento sono usciti cinque episodi, tratta della vita di tutti i giorni di due sorelle che si trovano catapultate in una nuova città, con tutti i problemi e le difficoltà del caso. L’altra opera, che contiamo di pubblicare in futuro, è Daddy’s girl, una vibrante storia che affronta il difficile tema dell’incesto.
Jessica Abel, già presentata al pubblico italiano tramite un numero di Schizzo Presenta del Centro Fumetto A. Pazienza, scrive e disegna storie autoconclusive e slegate l’una dall’altra di ragazzi di circa 25-30 anni che affrontano le difficoltà comuni di tutti noi. La sua forza è in una narrazione che fa quasi “recitare” i vari personaggi, che si muovono e parlano in maniera assolutamente credibile e realistica, lontana dalle affettazioni e dagli stereotipi creati dalla pubblicità e dalla cosiddetta “M-Tv Generation”.
Un altro autore notevole è Jason Lutes, che con il suo Jar of fools, narra la toccante storia di un gruppo di persone che si trovano ai margini della società: un giovane prestigiatore fallito, ossessionato dal possibile suicidio del fratello; la sua ex-fidanzata, che ha dei problemi nel bar dove lavora; il mentore del protagonista, un vecchio prestigiatore, che scappa in continuazione dalla casa di riposo dove si trova; un truffatore che vive alla giornata assieme alla figlia. Anche in questo caso, le capacità di narratore di questo autore sono notevoli e, a differenza di tutti gli altri disegnatori che pubblicheremo, ha un profondo legame con l’Europa e con la ligne claire franco-belga.
Questa fase realista subirà una leggera deviazione con altre due opere. Stile e registri completamente diversi sono quelli di Brian Michael Bendis, un autore (che il pubblico italiano sta iniziando a conoscere come sceneggiatore, grazie alla serie Sam & Twitch, uno spin-off di Spawn pubblicato da Marvel Italia) di cui pubblicheremo la sua opera più importante, AKA Goldfish, un noir di oltre duecento pagine che colpirà molto per la dinamica costruzione della tavola a fumetti, nonché per la vivacità dei dialoghi e dei personaggi. Un’opera che ha riferimenti e omaggia i film degli anni ‘40, ma con un gusto tutto moderno.
Infine, abbiamo anche un albo di Eddie Campbell, l’interessante disegnatore del capolavoro di Alan Moore From Hell, di cui ci siamo assicurati proprio l’adattamento di un’opera teatrale del geniale sceneggiatore inglese: The birth caul. Si tratta di una complessa vicenda che, partendo dalla morte della madre dello sceneggiatore, va a ritroso nel tempo, mescolando la vita personale della donna alla storia inglese. Un volumetto che sicuramente farà parlare (e forse dividerà il pubblico) per lo stile narrativo adottato.
Passando al fumetto italiano, dopo il libro Frontiera, continuiamo proponendo Rosa di Strada, una miniserie di quattro numeri scritta e disegnata da Massimo Semerano, un autore che ha lavorato su riviste come Frigidaire, Dolce Vita, Cyborg, Rumore, Mondo Naif (prima serie) e che ormai da troppo tempo non disegna più. Quella che narrerà sarà una storia oscura, di ambientazione realistica, che si snoderà attraverso varie città dell’Europa.
Anch’io sono convinto che questa “crisi” che viene periodicamente e frequentemente citata non sia poi così vera. Mai come adesso si sono stampati così tanti libri e albi, le piccole case editrici continuano a nascere e spesso pubblicano prodotti molto interessanti... e allora dove sta il problema? Si parla di mancanza di idee e di pubblico, però sono convinto che in realtà il pubblico per il fumetto di qualsiasi genere, dal più disimpegnato a quello d’autore, in realtà ci sia. Il grosso problema (uno dei tanti, a dire il vero) è che è stato allontanato e gli editori di fumetti spesso non sanno come fare per riavvicinarlo. La fumetteria è stata sicuramente un’evoluzione molto interessante e indispensabile per certe case editrici, ma ormai non possiamo aspettarci che la fumetteria riesca a sostenere tutti gli editori. Il pubblico è limitato e tende a crescere molto lentamente e quindi non ci sono i numeri per sostenere tutti. Facciamo un esempio, forse un po’ stupido. Un ragazzo di 22-23 anni, interessato a un fumetto adulto e con dei contenuti, è molto probabile che compri dei libri della Magic Press come Sandman, Preacher, Invisibles o Stray Bullets, però è altrettanto probabile che possa essere interessato anche ai libri di Will Eisner della Punto Zero, a qualche volume della Rasputin oppure a qualcuna delle nostre pubblicazioni. Ma questo lettore avrà tutti i soldi per comprare questi libri? Probabilmente no e dovrà compiere delle scelte. Il fatto è che queste scelte si riflettono sulla sopravvivenza delle case editrici stesse. Se quindi i clienti delle fumetterie hanno una percentuale di aumento molto bassa, bisognerà rivolgersi a un altro canale... e questo canale è quello della libreria canonica. Io sono convinto che attualmente anche la libreria non dà da vivere (anzi, è proprio tutto il contrario), però espone dei libri a fumetti a un pubblico che probabilmente non ha come abitudine quella di entrare in una fumetteria, quindi a un pubblico e a dei lettori diversi. Se l’edicola ormai è proibitiva, la “battaglia” dei prossimi anni si combatterà in fumetteria e in libreria.
2) ULTRAzine: Black Velvet propone, dalle uscite annunciate, un fumetto "diverso", sia italiano che straniero. Un fumetto direi della "parola", un fumetto "romanzo" che pone l'accento sul racconto e non sulla stucchevole spettacolarità fine a se stessa del disegno. Puoi parlarci in dettaglio dei vari progetti che state proponendo e su come la scelta sia caduta su quei fumetti e non su altri.
OMAR MARTINI: Probabilmente il fatto di aver scelto un fumetto che abbia il proprio punto di forza nella storia è una conseguenza del tipo di mercato e del tipo di pubblico a cui ci vogliamo rivolgere: quello della libreria. Noi non abbiamo certo la forza (né come persone né economica) di ideare una testata da mandare in edicola e quindi la fumetteria è diventata una scelta quasi obbligata. Ci siamo quindi guardati attorno e abbiamo fatto una serie di scelte che piacessero in primo luogo a noi.
Siamo coscienti del fatto che il pubblico che ci segue (o che ci potrà seguire) non è grandissimo ed è per questo che abbiamo voluto fare delle scelte che seguissero una determinata linea, in questo caso storie di ambientazione quotidiana o autobiografiche. Questo non perché non ci interessassero altri generi di storie, ma perché, quasi casualmente, erano proprio quel tipo di libri che ci sembrava mancassero in quel momento. Tieni presente che, sebbene i nostri libri stiano uscendo adesso, il progetto editoriale è nato un paio di anni fa. Vista la quasi contemporaneità di certe proposte provenienti da case editrici diverse, probabilmente percepivamo inconsciamente un desiderio comune a molti. Abbiamo quindi seguito questa fase che si è concretizzata nella selezione di determinati autori e opere.
La prima scelta, quasi obbligata, fu quella di Chester Brown e del suo capolavoro I never liked you, uno degli autori più interessanti, profondi e notevoli in un genere come quello “autobiografico” che non ha avuto molto seguito qui in Italia. La sincerità di Chester Brown è davvero insuperabile, unita a uno stile e a una tecnica di disegno e di narrazione davvero raffinata. Il suo è solo un apparente tratto minimale... in realtà ogni segno è perfettamente controllato e voluto e i suoi stacchi e silenzi sono davvero insuperabili.
Chester Brown è stata una scelta comune, si deve al mio socio Luca la proposta di pubblicare due autrici davvero brave come Debbie Drechsler e Jessica Abel, che pur lavorando entrambe nel fumetto quotidiano, lo realizzano con stili e approcci completamente diversi. Debbie Drechsler è una disegnatrice profondamente influenzata dalla sua attività di illustratrice, che ha realizzato due opere molto interessanti: Nowhere, una serie di cui al momento sono usciti cinque episodi, tratta della vita di tutti i giorni di due sorelle che si trovano catapultate in una nuova città, con tutti i problemi e le difficoltà del caso. L’altra opera, che contiamo di pubblicare in futuro, è Daddy’s girl, una vibrante storia che affronta il difficile tema dell’incesto.
Jessica Abel, già presentata al pubblico italiano tramite un numero di Schizzo Presenta del Centro Fumetto A. Pazienza, scrive e disegna storie autoconclusive e slegate l’una dall’altra di ragazzi di circa 25-30 anni che affrontano le difficoltà comuni di tutti noi. La sua forza è in una narrazione che fa quasi “recitare” i vari personaggi, che si muovono e parlano in maniera assolutamente credibile e realistica, lontana dalle affettazioni e dagli stereotipi creati dalla pubblicità e dalla cosiddetta “M-Tv Generation”.
Un altro autore notevole è Jason Lutes, che con il suo Jar of fools, narra la toccante storia di un gruppo di persone che si trovano ai margini della società: un giovane prestigiatore fallito, ossessionato dal possibile suicidio del fratello; la sua ex-fidanzata, che ha dei problemi nel bar dove lavora; il mentore del protagonista, un vecchio prestigiatore, che scappa in continuazione dalla casa di riposo dove si trova; un truffatore che vive alla giornata assieme alla figlia. Anche in questo caso, le capacità di narratore di questo autore sono notevoli e, a differenza di tutti gli altri disegnatori che pubblicheremo, ha un profondo legame con l’Europa e con la ligne claire franco-belga.
Questa fase realista subirà una leggera deviazione con altre due opere. Stile e registri completamente diversi sono quelli di Brian Michael Bendis, un autore (che il pubblico italiano sta iniziando a conoscere come sceneggiatore, grazie alla serie Sam & Twitch, uno spin-off di Spawn pubblicato da Marvel Italia) di cui pubblicheremo la sua opera più importante, AKA Goldfish, un noir di oltre duecento pagine che colpirà molto per la dinamica costruzione della tavola a fumetti, nonché per la vivacità dei dialoghi e dei personaggi. Un’opera che ha riferimenti e omaggia i film degli anni ‘40, ma con un gusto tutto moderno.
Infine, abbiamo anche un albo di Eddie Campbell, l’interessante disegnatore del capolavoro di Alan Moore From Hell, di cui ci siamo assicurati proprio l’adattamento di un’opera teatrale del geniale sceneggiatore inglese: The birth caul. Si tratta di una complessa vicenda che, partendo dalla morte della madre dello sceneggiatore, va a ritroso nel tempo, mescolando la vita personale della donna alla storia inglese. Un volumetto che sicuramente farà parlare (e forse dividerà il pubblico) per lo stile narrativo adottato.
Passando al fumetto italiano, dopo il libro Frontiera, continuiamo proponendo Rosa di Strada, una miniserie di quattro numeri scritta e disegnata da Massimo Semerano, un autore che ha lavorato su riviste come Frigidaire, Dolce Vita, Cyborg, Rumore, Mondo Naif (prima serie) e che ormai da troppo tempo non disegna più. Quella che narrerà sarà una storia oscura, di ambientazione realistica, che si snoderà attraverso varie città dell’Europa.
3) ULTRAzine: Che cosa è per te il Fumetto?
OMAR MARTINI: Per me il fumetto è un mezzo di comunicazione dalle possibilità infinite, che spesso sono state esplorate solamente in parte. E’ un mezzo di narrazione che in molti (troppi) paesi viene identificato con un unico genere, ignorando (o rifiutando) tutte le altre “variazioni” che può offrire. Ci sono così tanti generi, autori e storie che considero la lettura del materiale di un solo tipo o di un solo paese come estremamente limitante. Le ghettizzazioni che spesso vengono fatte dai lettori di super-eroi, manga, Bonelli o degli stessi estimatori dei cartonati d’autore alla francese le trovo estremamente limitanti, ma soprattutto controproducenti, non facendo assolutamente crescere un mercato e favorendo chi vuole relegare il fumetto in una lettura di second’ordine.
4) ULTRAzine: Oltre i titoli già noti avete altro in lavorazione o lavori che vorreste pubblicare e/o sognate di pubblicare? Che ne dici di Tomine, Kochalka, Seth?
OMAR MARTINI: Due degli autori che citi (Tomine e Seth) erano nei nostri programmi, ma la Phoenix Enterprise ha acquisito i diritti e li dovrebbe pubblicare lei. Certamente ci sono degli autori che ci piacerebbe pubblicare e può darsi che si riesca a stabilire un qualche contatto. Se vuoi dei nomi, eccoteli: Paul Pope, Richard Sala, Joe Matt, Craig Thompson, Dylan Horrocks... due fumetti che adoro, ma che sicuramente non faremo mai invece, ma per ragioni completamente diverse, sono Box Office Poison di Alex Robinson e Acme Novelty Library di Chris Ware. Il primo è un fumetto americano fino al midollo, che parla della vita (e dei problemi) di tutti i giorni di un gruppo di amici a New York. E’ però anche un meta-fumetto, in cui uno dei protagonisti lavora per un vecchio disegnatore, che è la rappresentazione (abbastanza scoperta) di Jack Kirby e dei problemi che ebbe con la Marvel per la perdita dei diritti delle sue creazioni. Il segno (non proprio perfetto) e certe tematiche lo rendono però al momento di difficile digeribilità per il nostro pubblico. La seconda serie invece è un vero gioiello per gli occhi e per la mente, realizzato da uno dei più bravi designer che lavorano nel mondo del fumetto. Ogni numero è un oggetto a sé, con una propria forma e grandezza (farebbe impazzire i collezionisti!), e con delle storie molto rarefatte e sospese, di una rara bellezza. L’adattamento italiano però sarebbe davvero folle per la mole di lavoro coinvolto, nonché per il costo elevato con cui si sarebbe costretti a vendere l’albo... però entrambi rimangono dei sogni nel cassetto.
OMAR MARTINI: Per me il fumetto è un mezzo di comunicazione dalle possibilità infinite, che spesso sono state esplorate solamente in parte. E’ un mezzo di narrazione che in molti (troppi) paesi viene identificato con un unico genere, ignorando (o rifiutando) tutte le altre “variazioni” che può offrire. Ci sono così tanti generi, autori e storie che considero la lettura del materiale di un solo tipo o di un solo paese come estremamente limitante. Le ghettizzazioni che spesso vengono fatte dai lettori di super-eroi, manga, Bonelli o degli stessi estimatori dei cartonati d’autore alla francese le trovo estremamente limitanti, ma soprattutto controproducenti, non facendo assolutamente crescere un mercato e favorendo chi vuole relegare il fumetto in una lettura di second’ordine.
4) ULTRAzine: Oltre i titoli già noti avete altro in lavorazione o lavori che vorreste pubblicare e/o sognate di pubblicare? Che ne dici di Tomine, Kochalka, Seth?
OMAR MARTINI: Due degli autori che citi (Tomine e Seth) erano nei nostri programmi, ma la Phoenix Enterprise ha acquisito i diritti e li dovrebbe pubblicare lei. Certamente ci sono degli autori che ci piacerebbe pubblicare e può darsi che si riesca a stabilire un qualche contatto. Se vuoi dei nomi, eccoteli: Paul Pope, Richard Sala, Joe Matt, Craig Thompson, Dylan Horrocks... due fumetti che adoro, ma che sicuramente non faremo mai invece, ma per ragioni completamente diverse, sono Box Office Poison di Alex Robinson e Acme Novelty Library di Chris Ware. Il primo è un fumetto americano fino al midollo, che parla della vita (e dei problemi) di tutti i giorni di un gruppo di amici a New York. E’ però anche un meta-fumetto, in cui uno dei protagonisti lavora per un vecchio disegnatore, che è la rappresentazione (abbastanza scoperta) di Jack Kirby e dei problemi che ebbe con la Marvel per la perdita dei diritti delle sue creazioni. Il segno (non proprio perfetto) e certe tematiche lo rendono però al momento di difficile digeribilità per il nostro pubblico. La seconda serie invece è un vero gioiello per gli occhi e per la mente, realizzato da uno dei più bravi designer che lavorano nel mondo del fumetto. Ogni numero è un oggetto a sé, con una propria forma e grandezza (farebbe impazzire i collezionisti!), e con delle storie molto rarefatte e sospese, di una rara bellezza. L’adattamento italiano però sarebbe davvero folle per la mole di lavoro coinvolto, nonché per il costo elevato con cui si sarebbe costretti a vendere l’albo... però entrambi rimangono dei sogni nel cassetto.
5) ULTRAzine: Un tuo parere sul panorama editoriale italiano. Quale futuro?
OMAR MARTINI: A mio parere il futuro editoriale italiano non potrà prescindere assolutamente da un salto di qualità nei settori della distribuzione e della promozione.
Se la qualità delle case editrici medio-piccole, come Magic Press, Hazard, Phoenix, Rasputin, Punto Zero, Kappa, è già elevata e si sta elevando sempre di più il problema della promozione rimane quello più forte. Attualmente si sta notando un incremento degli articoli sul fumetto in riviste che non si occupano di fumetti; le librerie tradizionali stanno allargando lo spazio ad esso dedicato... la strada è sicuramente quella perché, oggettivamente, il pubblico che frequenta le fumetterie è piccolo e se una casa editrice dovesse basarsi esclusivamente su di esso potrebbe tranquillamente chiudere immediatamente i battenti. L’aspetto importante è quello di allargare la base e questo lo si può ottenere solo attraverso un aumento delle “vetrine” dove trovare i libri. Ben vengano le librerie, ma anche i centri sociali, i locali alternativi e tutti i posti dove si possono trovare questi libri... senza però dimenticare le fumetterie. Sono esse un punto molto importante e bisognerebbe trovare un modo per poterle favorire e appoggiare il più possibile. Se il meccanismo delle fumetterie (diverso da quello delle librerie) è quello del conto assoluto (cioè tutto quello che è presente in una fumetteria è già stato acquistato), che favorisce l’editore che sa già quanto ha venduto, diventa però estremamente oneroso per il libraio che deve comprare tutto, stando attento a quello che acquista perché potrebbe restargli in magazzino. In una situazione come quella attuale, dove c’è una vera e propria lotta degli sconti, la conseguenza è che il libraio spesso non rischia. Forse una soluzione potrebbe essere quella di un acquisto metà in conto assoluto e metà in conto vendita, però questa è solo una modesta proposta. L’obiettivo sicuramente da raggiungere è quello di far esporre il più possibile i fumetti. Quando in Italia vengono pubblicate opere come Cronaca del grande male, Love & Rockets e i volumi di Eisner, diventa quasi un imperativo morale!
OMAR MARTINI: A mio parere il futuro editoriale italiano non potrà prescindere assolutamente da un salto di qualità nei settori della distribuzione e della promozione.
Se la qualità delle case editrici medio-piccole, come Magic Press, Hazard, Phoenix, Rasputin, Punto Zero, Kappa, è già elevata e si sta elevando sempre di più il problema della promozione rimane quello più forte. Attualmente si sta notando un incremento degli articoli sul fumetto in riviste che non si occupano di fumetti; le librerie tradizionali stanno allargando lo spazio ad esso dedicato... la strada è sicuramente quella perché, oggettivamente, il pubblico che frequenta le fumetterie è piccolo e se una casa editrice dovesse basarsi esclusivamente su di esso potrebbe tranquillamente chiudere immediatamente i battenti. L’aspetto importante è quello di allargare la base e questo lo si può ottenere solo attraverso un aumento delle “vetrine” dove trovare i libri. Ben vengano le librerie, ma anche i centri sociali, i locali alternativi e tutti i posti dove si possono trovare questi libri... senza però dimenticare le fumetterie. Sono esse un punto molto importante e bisognerebbe trovare un modo per poterle favorire e appoggiare il più possibile. Se il meccanismo delle fumetterie (diverso da quello delle librerie) è quello del conto assoluto (cioè tutto quello che è presente in una fumetteria è già stato acquistato), che favorisce l’editore che sa già quanto ha venduto, diventa però estremamente oneroso per il libraio che deve comprare tutto, stando attento a quello che acquista perché potrebbe restargli in magazzino. In una situazione come quella attuale, dove c’è una vera e propria lotta degli sconti, la conseguenza è che il libraio spesso non rischia. Forse una soluzione potrebbe essere quella di un acquisto metà in conto assoluto e metà in conto vendita, però questa è solo una modesta proposta. L’obiettivo sicuramente da raggiungere è quello di far esporre il più possibile i fumetti. Quando in Italia vengono pubblicate opere come Cronaca del grande male, Love & Rockets e i volumi di Eisner, diventa quasi un imperativo morale!
[Pubblicata originariamente su Ultrazine.org nel maggio 2000]
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