Nei giorni scorsi è giunta - un po' a ciel sereno, un po' stranamente prevedibile - la notizia che Mercurio Loi, chiuderà con il n.16, in edicola a Marzo.
Per chi non lo sapesse Mercurio Loi è l'acclamata e pluri-premiata serie Bonelli, ideata da Alessandro Bilotta e concretizzata nelle copertine di Manuele Fior, nei disegni, in ordine di apparizione, di Matteo Mosca, Giampiero Casertano, Onofrio Catacchio, Sergio Gerasi, Andrea Borgioli, Sergio Ponchione, Massimiliano Bergamo e Francesco Cattani e nei colori di Francesca Piscitelli, Stefano Simeone, Erika Bendazzoli, Andrea Meloni e Nicola Righi.
Appena ho appreso la notizia ho prontamente buttato giù tre-domande-tre per Alessandro: nel seguito potete leggerle unitamente alle risposte del buon Bilotta (che sentitamente ringrazio), giunte con i dovuti e giusti tempi, degni del Professor Loi.
smoky man: Mercurio Loi chiude/muore. Lunga vita a Mercurio Loi!
Hai/avete detto tutto oppure c'era qualcos'altro da dire e rimarrà non detto?
Alessandro Bilotta: Non c’è niente che rimarrà non detto, seppure Mercurio Loi non è una serie che scioglie i nodi in modo rassicurante e manda a letto con le idee chiare.
Mercurio, a mio parere, è stato (soprattutto) un concreto, meraviglioso luogo di sperimentazione sulla serialità. Un giocoso rompicapo anche per chi legge fumetti da tempo. Una lettura che ci sfiderà anche e soprattutto nel futuro. Quanto hai dato a Mercurio e quanto ti resta?
Alessandro Bilotta: Gli ho dato tutto quello che conoscevo e che contava per me nel momento in cui l’ho realizzato. È presto per me per dire cosa mi resta. A differenza del modo in cui corrono oggi le informazioni, io cammino ancora a passo d’uomo.
E ora si attende Eternity. Già nel titolo una stridente dissonanza rispetto alla "conclusione" di Mercurio. Puoi anticiparci qualcosa in merito, anche per alleviare il dolore per la "perdita" del professore e delle sue camminate per Roma (sempre eterne sulle pagine)?
Alessandro Bilotta: A proposito della stridente dissonanza, il termine eternità per me è già di per sé ironico. Per fortuna non l’ho inventato io, ma qualcuno che doveva convincersi e dare un nome a qualcosa che non esiste. Ecco, ti sto già dicendo troppo. Non ha senso dire molto di più, così in anticipo.
Alessandro Bilotta: Gli ho dato tutto quello che conoscevo e che contava per me nel momento in cui l’ho realizzato. È presto per me per dire cosa mi resta. A differenza del modo in cui corrono oggi le informazioni, io cammino ancora a passo d’uomo.
E ora si attende Eternity. Già nel titolo una stridente dissonanza rispetto alla "conclusione" di Mercurio. Puoi anticiparci qualcosa in merito, anche per alleviare il dolore per la "perdita" del professore e delle sue camminate per Roma (sempre eterne sulle pagine)?
Alessandro Bilotta: A proposito della stridente dissonanza, il termine eternità per me è già di per sé ironico. Per fortuna non l’ho inventato io, ma qualcuno che doveva convincersi e dare un nome a qualcosa che non esiste. Ecco, ti sto già dicendo troppo. Non ha senso dire molto di più, così in anticipo.
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