A Maggio è prevista l'uscita americana, per Avatar Press, di Providence N.1, maxi-serie in dodici albi, scritta da Alan Moore per i disegni di Jacen Burrows che segna la parola definitiva dello scrittore di Watchmen e V for Vendetta sull'opera e la vita di Howard Phillips Lovecraft.
Per maggiori informazioni sulla serie segnalo alcuni articoli apparsi su Fumettologica: qui.
Nel seguito potete leggere la traduzione dell'introduzione a Providence scritta da Moore e apparsa sulle pagine digitali e cartacee del Previews. L'articolo può essere letto in originale qui.
Circa vent’anni fa mi fu chiesto di proporre delle storie, ambientate ai giorni nostri, ispirate alle opere di H.P. Lovecraft per un antologico in prosa; così iniziai a lavorare su un’opera sperimentale basata su Fungi from Yuggoth, il suo ciclo di sonetti.
Intitolata Yuggoth Cultures, la mia iniziale e nebulosa idea era di trattare ciascun sonetto come una spora fungina lasciata su una piastra di Petri, prendendone il titolo o l’immaginario e vedendo che cosa si sarebbe sviluppato di utile.
Circa a metà di questa impresa, però, a causa dello smarrimento in un taxi dell’unica copia esistente di gran parte del lavoro, si decise che uno dei pochi testi sopravvissuti, un racconto completo ispirato dal sonetto The Courtyard [in italiano Il Cortile, N.d.T.] e intitolato allo stesso modo, sarebbe stato abbastanza per portare a termine il mio incarico. Si trattava, pensai, di un approccio piuttosto inedito alla scrittura di fiction basata sulle opere di Lovecraft, cercando di evitare i monotoni pastiche e i cliché che avevano caratterizzato molti lavori di quel genere, ambientando la storia in quello che al tempo era il fantascientifico panorama dell’America in un immaginario XXI Secolo mentre attraverso il razzismo, la misoginia e l’anti-semitismo del protagonista e voce narrante, l’agente dell’FBI Aldo Sax, la storia era, in un certo qual modo, capace di porre un accento critico alle medesime tendenze di Lovecraft come individuo.
Trovavo che il mondo evocato nella storia fosse così interessante che avrei potuto farvi ritorno prima o poi, e questo desiderio fu soltanto rafforzato dall’adattamento a fumetti del racconto realizzato dall’impeccabile Antony Johnston e dallo straordinario Jacen Burrows, pubblicato dalla Avatar.
Questo mi portò al lavorare con Jacen al seguito a fumetti del racconto originale, esplorando alcune delle sue implicazioni… soprattutto quelle poste dalla figura nascosta da una coperta mostrata in The Courtyard in una presunta fotografia di J. Edgar Hoover... nel lavoro pubblicato nel 2011 e intitolato Neonomicon.
Soddisfatto di come il fumetto si fosse evoluto rispetto allo scopo iniziale di The Courtyard nel suo tentativo di creare una moderna e innovativa forma di horror Lovecraftiano, mi resi inoltre conto che la storia, lasciando intendere che le opere di Lovecraft fossero state in qualche modo ispirate alla sua conoscenza di fenomeni reali, poneva molte più domande di quelle a cui dava risposta. Stante questa nuova prospettiva, esattamente in che modo il testardo razionalista del Rhode Island avrebbe ricevuto l’ispirazione per i suoi racconti?
Questo è il percorso che mi ha condotto, inevitabilmente, a questo nuovo lungo racconto che è, sotto molti punti di vista, il culmine di un processo iniziato lo scorso secolo con Yuggoth Cultures, l’imminente Providence, ancora una volta con Jacen Burrows che ha realizzato quello che deve essere il suo lavoro più sbalorditivo in una carriera, finora, esemplare. Credo che sia giusto dire che quello che abbiamo portato a termine è forse il più ponderato e ambizioso approccio a fumetti sia al Lovecraft scrittore che all’uomo che sia mai stato tentato e se funzionerà, per come è stato pensato, dovrebbe riuscire a centrare diversi obiettivi: sto cercando di applicare alcuni dei principi che mi hanno portato a re-inventare altri generi all’horror Lovecraftiano, nel farlo stiamo posizionando, si spera per il meglio, i peculiari e bizzarri personaggi della fiction di Lovecraft in un mondo che sia assolutamente credibile e immersivo, secondo le nostre capacità di evocarlo.
Stiamo inoltre tentando di collegare i diversi personaggi e concetti presenti nelle storie originali in una maniera che sia più coerente e convincente rispetto al trattamento standard del “Ciclo di Cthulhu” e, si spera, sia più vicino al tipo di collegamenti che lo stesso HPL potrebbe aver immaginato sebbene li abbia espressi in modo differente e attraverso un mezzo espressivo diverso. Inoltre, ovviamente, c’è la nostra versione di Lovecraft medesimo.
Al contempo sequel e prequel di The Courtyard e di Neonomicon, la storia ha richiesto che approcciassimo il visionario/materialista di Providence come un personaggio e che, sebbene si trattasse di fiction, il nostro ritratto fosse il più autentico possibile rispetto alla vita di Lovecraft e alle sue opinioni. A tal fine, Providence è un tentativo di coniugare la storia personale di Lovecraft con un mosaico delle sue opere letterarie, inserendo l’uomo e i suoi mostri nel contento di un’America persuasivamente reale durante l’anno chiave del 1919: prima del Proibizionismo e di Weird Tales, prima del Suffragio femminile o del matrimonio con Sonia, prima dello sciopero della Polizia di Boston e di Cthulhu.
È la storia della nascita dell’America moderna, e della nascita del moderno horror Americano. Inoltre è mia personale opinione che si tratti, finora, del più spettacolare sviluppo del nostro campione fungino originale e aspetto con interesse la reazione sia dei lettori di Lovecraft che della critica. E soprattutto è un riesame di Lovecraft, non come icona dell’horror del passato, ma del suo futuro. Potrebbe darsi che le stelle siano finalmente nel giusto allineamento.
Alan Moore
Intitolata Yuggoth Cultures, la mia iniziale e nebulosa idea era di trattare ciascun sonetto come una spora fungina lasciata su una piastra di Petri, prendendone il titolo o l’immaginario e vedendo che cosa si sarebbe sviluppato di utile.
Circa a metà di questa impresa, però, a causa dello smarrimento in un taxi dell’unica copia esistente di gran parte del lavoro, si decise che uno dei pochi testi sopravvissuti, un racconto completo ispirato dal sonetto The Courtyard [in italiano Il Cortile, N.d.T.] e intitolato allo stesso modo, sarebbe stato abbastanza per portare a termine il mio incarico. Si trattava, pensai, di un approccio piuttosto inedito alla scrittura di fiction basata sulle opere di Lovecraft, cercando di evitare i monotoni pastiche e i cliché che avevano caratterizzato molti lavori di quel genere, ambientando la storia in quello che al tempo era il fantascientifico panorama dell’America in un immaginario XXI Secolo mentre attraverso il razzismo, la misoginia e l’anti-semitismo del protagonista e voce narrante, l’agente dell’FBI Aldo Sax, la storia era, in un certo qual modo, capace di porre un accento critico alle medesime tendenze di Lovecraft come individuo.
Trovavo che il mondo evocato nella storia fosse così interessante che avrei potuto farvi ritorno prima o poi, e questo desiderio fu soltanto rafforzato dall’adattamento a fumetti del racconto realizzato dall’impeccabile Antony Johnston e dallo straordinario Jacen Burrows, pubblicato dalla Avatar.
Questo mi portò al lavorare con Jacen al seguito a fumetti del racconto originale, esplorando alcune delle sue implicazioni… soprattutto quelle poste dalla figura nascosta da una coperta mostrata in The Courtyard in una presunta fotografia di J. Edgar Hoover... nel lavoro pubblicato nel 2011 e intitolato Neonomicon.
Soddisfatto di come il fumetto si fosse evoluto rispetto allo scopo iniziale di The Courtyard nel suo tentativo di creare una moderna e innovativa forma di horror Lovecraftiano, mi resi inoltre conto che la storia, lasciando intendere che le opere di Lovecraft fossero state in qualche modo ispirate alla sua conoscenza di fenomeni reali, poneva molte più domande di quelle a cui dava risposta. Stante questa nuova prospettiva, esattamente in che modo il testardo razionalista del Rhode Island avrebbe ricevuto l’ispirazione per i suoi racconti?
Questo è il percorso che mi ha condotto, inevitabilmente, a questo nuovo lungo racconto che è, sotto molti punti di vista, il culmine di un processo iniziato lo scorso secolo con Yuggoth Cultures, l’imminente Providence, ancora una volta con Jacen Burrows che ha realizzato quello che deve essere il suo lavoro più sbalorditivo in una carriera, finora, esemplare. Credo che sia giusto dire che quello che abbiamo portato a termine è forse il più ponderato e ambizioso approccio a fumetti sia al Lovecraft scrittore che all’uomo che sia mai stato tentato e se funzionerà, per come è stato pensato, dovrebbe riuscire a centrare diversi obiettivi: sto cercando di applicare alcuni dei principi che mi hanno portato a re-inventare altri generi all’horror Lovecraftiano, nel farlo stiamo posizionando, si spera per il meglio, i peculiari e bizzarri personaggi della fiction di Lovecraft in un mondo che sia assolutamente credibile e immersivo, secondo le nostre capacità di evocarlo.
Stiamo inoltre tentando di collegare i diversi personaggi e concetti presenti nelle storie originali in una maniera che sia più coerente e convincente rispetto al trattamento standard del “Ciclo di Cthulhu” e, si spera, sia più vicino al tipo di collegamenti che lo stesso HPL potrebbe aver immaginato sebbene li abbia espressi in modo differente e attraverso un mezzo espressivo diverso. Inoltre, ovviamente, c’è la nostra versione di Lovecraft medesimo.
Al contempo sequel e prequel di The Courtyard e di Neonomicon, la storia ha richiesto che approcciassimo il visionario/materialista di Providence come un personaggio e che, sebbene si trattasse di fiction, il nostro ritratto fosse il più autentico possibile rispetto alla vita di Lovecraft e alle sue opinioni. A tal fine, Providence è un tentativo di coniugare la storia personale di Lovecraft con un mosaico delle sue opere letterarie, inserendo l’uomo e i suoi mostri nel contento di un’America persuasivamente reale durante l’anno chiave del 1919: prima del Proibizionismo e di Weird Tales, prima del Suffragio femminile o del matrimonio con Sonia, prima dello sciopero della Polizia di Boston e di Cthulhu.
È la storia della nascita dell’America moderna, e della nascita del moderno horror Americano. Inoltre è mia personale opinione che si tratti, finora, del più spettacolare sviluppo del nostro campione fungino originale e aspetto con interesse la reazione sia dei lettori di Lovecraft che della critica. E soprattutto è un riesame di Lovecraft, non come icona dell’horror del passato, ma del suo futuro. Potrebbe darsi che le stelle siano finalmente nel giusto allineamento.
Alan Moore
2 commenti:
Caro Alan, non dormo bene dall'Evento - anche stamane mi sono destato di soprassalto e dalla sedia mi è sembrato che la mia Cosa della Palude di peluche mi stesse fissando e giudicando - e quindi, protetto dal relativo anonimato del nickname, confesso che sono stato io a far sparire il tuo lavoro in taxi. L'idea mi è passata x la zucca ricordando che anche Andrea Pazienza aveva perso in taxi parte di una sua storia. Ti chiederai come sia possibile che il tuo ex maestro e tuttora amico fidato abbia potuto colpirti al cuore. In sintesi ( non proprio un mio skill, lo so ) ero a casa di Warren Ellis mentre tentava il solito esperimento di violare le barriere interdimensionali e di sbirciare il futuro mediante il sacrificio di uno di quei piccioni a molla che piacciono tanto ai bimbi. Warren è matto come la lepre marzolina ed è convinto che le rotelle all'interno del giocattolo valgano i fegatelli degli aruspici. Ti ricordo che anni fa lo hai riconosciuto come tuo " erede". Non so se rendo. Ad ogni modo, il papà di Fell e di Global Frequency è caduto, appunto, in trance e ne è emerso dicendo che dovevamo impedirti di scrivere decine di tavole x Barrows xchè lo avresti distratto dal disegnare quelle di Ellis o Ennis, considerato che Wolfer , l'altro Avatar boy, deve dormire e mangiare ogni tanto.
Confesso che, per quello che mi riguarda, il problema era di altra natura ovvero la mia istintiva pulsione a rifuggire il tratto di Jacen che mi fa pensare ad uno Scott Kolins uscito da una esperienza di deprivazione sensoriale. Il mio amico ed ex allievo Dario Argento guarda le tavole di Jacen solo se può farlo su di una panchina al parco in pieno giorno d'estate e circondato dai suoi cari. Dovevo fermarti in qualche modo e non ci sono riuscito. Non che avesse funzionato con Apaz tanti anni fa. Scusa. Perdonami. Bacetti. Ora ti lascio perchè il ns comune amico Grant Morrison sta scrivendo un graphic novel con Tragedia e Tempo che si inseguono in un inferno di specchi icastici allo scopo di comporre il Comico e la Satira in un intollerabile rimando alla ns condizione di testimoni ed attori di un mondo crudele x natura. Il piccione di Ellis dice che le matite saranno di Philip " Chaos Rules " Tan. Non posso permetterlo. Devo prendere un taxi...
@Crepascolo
Ho riso fortissimo. LOL!
Posta un commento