Il 24 Agosto scorso, su Twitter, Neil Gaiman ha risposto alla domanda "Ti piace Alan Moore?" posta da un fan. La replica dell'acclamato scrittore di
American Gods e creatore di
Sandmam è stata: "Assolutamente sì.
È saggio, divertente, appassionato e unico."
Non è certo una sorpresa visto che da sempre Gaiman ha dichiarato che Moore è stato fondamentale agli inizi della sua carriera nel mondo dei comics e che tra i due esiste un saldo rapporto di amicizia e stima.
Sempre in tema, nel seguito potete leggere la traduzione della
poesia che Gaiman dedicò a Moore in occasione del cinquantesimo compleanno del Bardo di Northampton, contenuta nel volume del 2003
Alan Moore: Ritratto di uno Straordinario Gentleman che ideai e curai insieme a Gary Spencer Millidge e Omar Martini. Qualche giorno fa, con il permesso dell'autore, ho postato
il testo originale su
Alan Moore World blog sul quale, tra le altre cose, è in corso di pubblicazione l'intero
Alan Moore: Portrait (esaurito da tempo sia nell'edizione inglese che in quella italiana). Buona lettura!
GLI SCORPIO BOYS NELLA CITTÀ DI LUX CANTANO LE LORO STRANE CANZONI
per Alan Moore
©
Neil Gaiman
Gli Scorpio Boys nella città di Lux cantano le loro strane canzoni
ti imbrattano i finestrini della macchina con pezze scadenti e ti pisciano sulla
soglia di casa.
Porta fortuna vederli. Se li vedi, oggi non morirai.
C’è un vecchio. È tutto ciò che si frappone tra noi e la Fine del Mondo.
La Fine del Mondo bussa alla sua porta una o due volte alla settimana,
prendono un tè coi pasticcini, in inverno frittelle, e chiacchierano, combattendo
una battaglia d’intelletti.
Per ora il vecchio sta vincendo e il mondo finisce solo di tanto in tanto.
Noi non ricordiamo la sua fine. La volta scorsa non c’eravamo ancora.
Oh, ti guardano fisso, gli Scorpio Boys. Naturalmente è già un atto di magia
soltanto credere in loro. Se li vedrai sarai fortunato. Fortunato davvero.
Picchiato e creduto morto dagli Uomini di Piltdown
che cantando “noi siam noi siam gli Uomini di Piltdown, noi siam noi siam…”
procedono barcollando per le vie delle città del crepuscolo,
rompendo bottiglie e vomitando nei tombini,
qualcuno ti trova, ti tira su e ti accompagna a casa.
Magari era uno di noi. Non lo saprai mai.
Una sigaretta traccia una forma nell’aria,
qualcosa fatto di luce e fumo, così sai che è magia.
Qualcuno dice che porta fortuna: chissà cosa accadrà?
Cose ancor più strane accadono nelle città. Persino in quelle piccole.
Prendi Lux, per esempio, una città che neppure esiste.
Come tutte le città è una descrizione magica,
un modo di far accadere cose impossibili a distanza,
come un poema o un sussurro o una boccetta piena d’inchiostro:
puoi stare a guardarla, oppure intingervi la penna.
In entrambi i casi ti porterà in luoghi invisibili,
e aprirà nel tuo cuore una porta verso noi,
gentili dal naso deciso, trasandati, con macchie di china e bruciature di cenere
sui vestiti.
Quando saremo abbastanza, diverremo una città.
Lo faremo perché ci crediamo. Perché le storie devono essere raccontate.
Riguardo l'autore materiale della traduzione, la memoria a distanza di oltre 10 anni mi ha giocato un brutto scherzo. Pensavo infatti che fosse opera di Omar Martini che invece, contattato, ha prontamente smentito con "Io? No. Dovresti averla tradotta tu... credo." In mancanza di certezze colgo quindi l'occasione di citare e ringraziare ancora tutti i traduttori del volume, oltre a me e Omar: Giuliano Cremaschi, Michele Fioraso, Paolo Livorati, Antonio Pala, Silvio Schirru, Daniele Tomasi.
See you later, alligators!