Stampa esclusiva di Nemo: Heart of Ice, realizzata per Gosh! da Kev O'Neill. |
Ritornano le fumose interviste e... si prosegue, come consolidata tradizione, con gli artisti britannici.
Stavolta ospitiamo un disegnatore che non ha bisogno di grandi presentazioni: KEVIN O'NEILL, co-creatore di due "icone" del fumetto contemporaneo, La Lega degli Straordinari Gentlemen (con Alan Moore) e Marshal Law (con Patt Mills).
L'intervista - condotta da Matthew Meylikhov - è stata pubblicata nel mese di Maggio sul sito Multiversity Comics; viene tradotta in Italiano (con l'aiuto dell'amico B. Cephalus) e pubblicata nel seguito con il permesso di Meylikhov che ringrazio per la disponibilità.
L'articolo originale, in Inglese, può essere letto qui. Buona lettura!
Illustrazione di Kevin O'Neill raffigurante i protagonisti del primo ciclo de La Lega. |
Kevin O'Neill: Perché? Beh, il fumetto riunisce tutti i miei interessi: animazione, design, effetti speciali, acrobazie e messa in scena, tutto in un'unica disciplina. E la cosa migliore è che puoi fare tutto questo con carta e penna, il che quando ero giovane lo rendeva l'unico modo finanziariamente accessibile per esprimermi artisticamente. Per un certo periodo ho provato a girare film in 8mm, ma i costi elevati e la frustrazione per la mia mancanza di risorse hanno stroncato i miei tentativi sul nascere. Inoltre ho frequentato una scuola cattolica molto severa, e i fumetti avevano un'aura di “proibito” che li rendeva ancora più attraenti. E anche un po' sovversivi.
Ancora, quando ero molto giovane, qualcuno nel cortile della scuola aveva una copia di una raccolta di MAD Magazine, una delle vecchie raccolte pubblicate dalla Ballantine. Vederla mi ha fatto veramente venir voglia di disegnare fumetti. Credo fosse la cosa più incredibile che avessi mai visto fino a quel momento. Dovevo avere nove o dieci anni, credo.
Guardando la Lega o anche Marshal Law, molti dei tuoi disegni sono basati sulla cultura pop, con riferimenti a film, serie TV, libri o fatti storici. Come hai fatto a sviluppare questo tuo modo di dar vita a un personaggio che non è “tuo” in uno stile che chiaramente lo è?
Credo che per la mia generazione, non si possa non considerare l'influenza di MAD. Ha avuto un effetto davvero profondo su di noi. Alan Moore, Dave Gibbons, tutti noi ne siamo stati influenzati, e tutti abbiamo più o meno la stessa età. Siamo cresciuti negli anni cinquanta e primi anni sessanta, era un periodo molto ricco per la cultura pop.
Le mie influenze sono state un po' eclettiche, in realtà. Ero un grande fan di Famous Monsters of Filmland. Ricordo che mio padre mi disse di aver visto il primo King Kong quando era uscito nel 1933. Ricordo come ne parlava e mi sembrava il film più spettacolare del mondo. Ne avevo visto immagini e fotogrammi su Famous Monsters, e a un certo punto lo trasmisero in TV. I miei genitori mi diedero il permesso di stare alzato fino a tardi per vederlo. E così, cose come la messa in scena di King Kong, e anche i film di Harryhausen... Ero un grande fan di queste cose. Saltando un po' più avanti, quando avevo poco meno di vent'anni feci una fanzine chiamata Just Imagine che era interamente dedicata agli effetti speciali, dato che quello era il mio principale interesse. Sapevo che Ray Harryhausen viveva a Londra perché avevo visto una sua intervista alla TV, così cercai il suo numero sull'elenco telefonico. Era l'unico Harryhausen in tutta Londra. [Ride.] Così lo chiamai di punto in bianco, ed era una persona squisita. La sua formazione era molto simile alla mia. Anche lui era un fan.
Credo che questo ti rimanga un po' addosso, l'entusiasmo che qualcun altro ti dimostra. Non tutti erano come lui nell'ambiente, le poche persone che ho conosciuto nell'industria cinematografica non erano affatto così. Stavo pensando a questo l'altro giorno; c'era un documentario sul lavoro di Ray, e guardando ai miei lavori, si vedeva che a modo mio avevo assorbito e rielaborato molta della messa in scena di quei film. È quasi una messa in scena con stop-motion, pittura su vetro, miniature. Riguardando quei film, ho visto il modo in cui mi avevano influenzato e avevano avuto un profondo effetto su di me.
C'erano tanti grandi personaggi in quel periodo, quando sono cresciuto. Era un'epoca stupefacente per la cultura pop. E la cultura pop all'epoca era davvero popolare, ben pochi la prendevano sul serio. Feci una fanzine sugli effetti speciali perché non potevo semplicemente uscire e comprare un libro sull'argomento, sai? Così iniziai a fare qualcosa per conto mio e a distribuirlo, a incontrare gente e spargere informazioni su chi era quella gente e cosa faceva.
Credo di essermi dilungato un po' troppo. [Ride.]
Una tavola da La Lega degli Straordinary Gentleman: Century - 1969. |
È una domanda interessante, perché ho appena finito di leggere una copia di prova del volume. Mi sono seduto e ho letto i tre capitoli uno dopo l'altro per la prima volta dopo un paio d'anni, e ho trovato molto più rilassante rileggerli ora di quanto sia stato lavorarci. Il primo è stato divertente, perché era ancora abbastanza vicino all'epoca vittoriana da darmi sicurezza. Ma quando siamo passati al 1969, che è un passato relativamente recente... Una volta che inizi a coinvolgere tanti lavori di fiction, ci sono tantissime cose fra cui scegliere per quel periodo, e abbiamo dovuto affrontare diversi problemi per decidere cosa potevamo e cosa non potevamo usare. Ricordo che è stato molto difficile, probabilmente è stato il più faticoso di tutti gli episodi della Lega. 2009 è stato un po' più facile, perché è praticamente il nostro mondo, non so se mi spiego.
Ma quando stavamo lavorando sul 1969, è stato interessante. Tutte le immagini di repertorio che si vedono spesso, il look alla Austin Powers, erano solo una piccola parte della realtà. Il resto di Londra era ancora un po' come negli anni ‘50 o ‘40; molti danni dei bombardamenti, molte cicatrici. Volevamo rendere quelle impressioni. E c'era una gran quantità di materiale tratto dalla fiction che potevamo inserire. Ricordo che è stato un lavoro molto duro, specialmente perché l'abbiamo fatto subito dopo il Black Dossier, e il Black Dossier è stato un momento di completa follia. Una cosa pazzesca che è cresciuta in modo imprevedibile rispetto a ciò che era all'inizio, cioè un libretto di 48 pagine; non era nostra intenzione farne un grande progetto.
Passando da Century a Nemo, semplicemente dissi ad Alan che sarebbe stato bello allontanarsi da Londra e dalla Gran Bretagna, e girare un po’ per il mondo. Ecco perché abbiamo cambiato obiettivo prima di tornare alla Lega, il che avverrà dopo l'ultimo Nemo a cui sto lavorando.
Una curiosità: Century è pieno di citazioni, comparsate, riferimenti e cose del genere, nel corso di tutti e tre gli albi, come è stato evidenziato e annotato da gente come Jess Nevins. In che modo collaborate tu ed Alan quando inserite questi piccoli riferimenti? Suppongo che non sia lui ad inserire ogni singola citazione nella sceneggiatura; qual è il tuo contributo nel modellare questi mondi come ti piace?
Ho un certo grado di libertà in queste cose. Credo che tutto sia iniziato nella prima serie della Lega, con un piccolo riferimento a Charles Dickens, e alcuni vecchi personaggi a fumetti dell'epoca vittoriana. Ricordo che ne abbiamo parlato e abbiamo pensato “beh, visto che abbiamo una scena con un'edicola, non sarebbe male se tutte le pubblicazioni fossero riviste di finzione tratte da varie origini”... e da lì è partita la strada per la perdizione, in realtà. Una volta iniziato, Alan ha continuato a inserire riferimenti e tanta altra roba del genere, e col proseguire della storia, ogni volta che c'è una scena in una strada o un'edicola o una vetrina o l'insegna di un negozio. Ed io ho visto un'enorme quantità di film nel corso degli anni, inclusi alcuni davvero brutti, ma tutti hanno qualche nome di imprese e aziende di fantasia, ed io ne prendo nota perché un giorno potrebbero tornare utili.
L'idea generale è che si può leggere la storia e non importa se non si riconosce il nome del negozio sullo sfondo; è solo un negozio. Ma se lo riconosci, è più divertente. Cambia l'impressione generale del mondo; è un costrutto di pura finzione per quanto umanamente possibile. Usiamo agenzie di viaggio fittizie, ogni cosa ha origine nella fiction. Più ci avviciniamo ai nostri giorni, più diventa difficile e dispendioso in termini di tempo. C'è molto di più da usare. Ma quando si guarda ogni oggetto, ogni automobile, ogni cosa, sarebbe bello riuscire a fare una connessione con qualche opera di finzione. Che sia un film, una serie TV, una rivista, o qualcos'altro.
So che ci sono state critiche già all'inizio, qualcuno si è lamentato che per lui la storia stava diventando una specie di Dov'è Wally? È necessario cogliere tutti questi riferimenti per apprezzare la storia? No, questa non è mai stata la nostra intenzione. È solo una decorazione, una finitura che dà spessore e profondità alle scene.
E immagino che sia diventato faticoso dopo un po', specialmente con 2009. Quello sembra l'episodio con il maggior numero di riferimenti che si possono cogliere anche senza aver studiato la storia e la letteratura di certi periodi.
Sì avrei detto la stessa cosa. Per me, 1969 è stato il più difficile perché c'erano tantissime cose che avremmo potuto usare, ma entrambi gli episodi hanno richiesto molto tempo. Ormai ci siamo allontanati molto dallo scenario di partenza del “gruppo di supereroi vittoriani”. Le storie sono diventate molto più cupe. In un certo senso, ancora una volta, Nemo è stato un modo per prendere una pausa, per ripartire con quest'altro personaggio, Janni del 1910. Proseguire per un po' con uno stile diverso. Il prossimo volume della Lega, ne stiamo parlando proprio adesso, sarà un altro grande progetto. Realizzare due grandi progetti del genere uno dopo l'altro mi ha già quasi ucciso in precedenza. [Ride.]
Una spettacolare tavola da Nemo: Cuore di Ghiaccio. |
Alan è un grandissimo appassionato di Lovecraft, e la mia prima illustrazione mai pubblicata è stata su una fanzine su Lovecraft nei primi anni 70. Io ho letto Lovecraft, e stavo per dire che disegnare Lovecraft non è stato un problema... ma in realtà Lovecraft è un problema. Lovecraft funziona benissimo nella mente, ma disegnare gli orrori innominabili e inimmaginabili è sempre una sfida. È sempre un problema riuscire a trasportarli sulla carta. Ho trovato le Montagne della Follia, la città in rovina, una sfida incredibilmente affascinante per cercare di fare qualcosa che riuscisse almeno a suggerire al lettore ciò che Lovecraft intendeva.
Quanto ai film di Fritz Lang e al cinema tedesco, è sempre stato un mio interesse, e credo lo sia anche per Alan. Non è stato un grande sforzo. È stato molto divertente lavorare con quel materiale. Suppongo che in queste storie siamo di nuovo sulla via dell'avventura, dato che non sono ambientati nella Gran Bretagna contemporanea; è diventata un po' una grande avventura, che è divertente da disegnare. Posso fare un sacco di grandi scene, è una serie più spettacolare rispetto a quello che abbiamo fatto ultimamente nella Lega. Sono circa a metà dell'ultimo ora, e sta andando davvero bene. È un’altra grande storia.
Il pubblico è meraviglioso, comunque. Il pubblico continua a seguirci.
Ovviamente io, come lettore e fan, posso leggere Nemo e Century e fare un confronto rilevando le intrinseche differenze. Ma per te, come co-creatore della serie e disegnatore delle storie, c’è stato qualcosa in particolare che hai fatto nella realizzazione delle storie di Nemo rispetto a quanto fatto con Century e i precedenti albi della Lega?
Negli albi di Nemo c’è molto più spazio per giocare con le immagini. Ad esempio, più doppie tavole. In 2009 non c’era nessuna doppia: era molto, molto condensato e aveva una lunghezza di 72 pagine. Gli albi di Nemo sono di 48 tavole ma c’è molto spazio per i disegni. C’è un bel po’ di spazio per respirare. Mi piace il personaggio di Janni e la sua relazione con Broad Arrow Jack. È in qualche modo simile a quella tra Mina e Quartermain, per cui c’è una dinamica interessante. Mi piace inoltre il fatto che si occupi di argomenti che non avremmo mai trattato se avessimo subito realizzato un’altra storia della Lega.
Janni è comparsa per la prima volta in 1910 ma non l’avevamo vista in azione e io l’avevo trovata una personaggio davvero interessante.
Con i libri su Nemo, è la seconda volta che scegliete di raccontare una storia come trilogia. Century era una trilogia, Nemo è una trilogia. Per il tipo di storia che volete raccontare c’è qualcosa di particolarmente efficace rispetto al formato di miniserie in sei albi che avete usato per i primi due libri della Lega?
Inizialmente pensavamo di fare un solo albo di Nemo e poi passare a fare un western. Avevamo parlato di una storia western con protagonista Orlando ma penso che la trilogia sia una soluzione tipica di Alan. Credo sia un istinto naturale di Alan… fare un’altra storia su Janni. Aveva un’idea nella sua testa per un arco narrativo sul personaggio che si è trasformato in una trilogia. Così la seguiamo sin dalla giovane età fino all’ultimo volume in cui è vecchia, la sua “missione finale”.
Moore e O'Neill in un'illustrazione dello stesso O'Neill. |
Beh, penso che abbiamo già detto che è ambientata in Sud America nel 1975 per cui Janni è davvero, davvero vecchia. È difficile dire di più dal momento che sono libri molto brevi e aggiungere altro rivelerebbe troppo. Per cui, sì, anni ’70 e Sud America. [Ride.] È una storia davvero sopra le righe. La più pazza tra le tre. Ci stiamo divertendo un mondo. Stiamo procedendo davvero bene ed è un buon segno. Penso che questa volta Alan sia rimasto sorpreso dal fatto che sto tenendo il ritmo delle sue sceneggiature: un fatto inusuale, a dir poco.
È fantastico. Dopo aver fatto una storia Lovecraftiana, una durante la II Guerra Mondiale ed ora una nella giungla sudamericana, abbiamo coperto tutte le basi della narrazione d’avventura.
Non so se sto curiosando troppo ma nei due libri precedenti era evidente un chiaro riferimento narrativo, in questa nuova storia qual è? O è troppo presto per dirlo?
Probabilmente un po’ troppo presto per dirlo. Il 1975 è un anno interessante. Stavo giusto facendo un po’ di lavoro preparatorio per il resto del libro. È stato un periodo curioso, la metà degli anni ’70.
Guardando oltre il libro su Nemo, cosa pensate di fare? Avete in programma altre storie della Lega oppure stavate pensando di fare un altro volume al di fuori di quell’ “universo”?
Al momento il piano è di realizzare un'altra storia della Lega, una volta finito con Nemo. Un’avventura di grandi proporzioni. Torneremo di nuovo con Mina. Non posso dire molto di più, se non che l’ho rimandata da un po’. È una storia che sarà molto, molto complicata. Una storia molto densa. Ecco quello che stiamo pianificando. Ci vorranno un paio d’anni per completarla. Di solito non faccio piani a così lunga gittata. [Ride.]
Sarà interessante tornare a lavorare sulla Lega, soprattutto dopo aver fatto questi libri. Come dice Alan, abbiamo pulito la nostra tavolozza, ci siamo ricaricati per tornare rinvigoriti.
Copertina realizzata per l'ominibus di Marshal Law. |
È stato molto, molto strano! Stavo riguardando soprattutto alcune delle ultime storie e pensavo che probabilmente avremmo molti più problemi nel farle oggi di quanti ne avemmo al tempo. Sembra straordinariamente sopra le righe. Avevo dimenticato quanto eravamo fuori di testa. Non abbiamo mai avuto molti problemi, difficilmente abbiamo apportato qualche modifica in centinaia e centinaia di pagine. C’è stato il crossover con The Mask in cui hanno cambiato una parola o qualcosa sull’insegna di un negozio, ma non abbiamo mai avuto problemi… e più ci spingevamo, più volevamo andare oltre. Per cui ci siamo spinti fino a dove abbiamo potuto e… beh…
Ricordi il periodo in cui la Marvel stava distribuendo i propri fumetti? E facevano cover variant, copertine in rilievo e dio sa che altro, e improvvisamente l'intero mercato è crollato? Pat e io, stavamo facendo degli incontri promozionali per Marshal Law e attraversando l'America, e le fumetterie chiudevamo mentre passavamo da Stato a Stato. Le fumetterie chiudevano per una serie di motivi. E all'improvviso, è stato molto difficile far pubblicare Marshal Law, proprio a causa della situazione economica. In realtà è stato il vero motivo per cui ero disponibile per disegnare la Lega; Pat stava lavorando in Francia, io disegnavo dei fill-in per la DC, e questo mi ha portato a lavorare sula Lega insieme ad Alan. Voglio dire, altrimenti probabilmente avremmo continuato a fare Marshal Law, e dio sa come sarebbe finita.
Ma ci siamo divertiti tantissimo, e tutto è iniziato con MAD e poi ci siamo spinti sempre più in là. Dal momento che Pat non è cresciuto con supereroi, da ragazzino non leggeva per nulla i fumetti di supereroi, per lui era tutto nuovo. Li guardava con occhi nuovi. Avevamo pianificato storie con anni d’anticipo, avevano un sacco di storie da raccontare. Ma ha avuto il suo momento in quel periodo e all’improvviso era finito.
Penso che sia bello che quelle storie siano state raccolte in questo nuovo volume. Credo che la gente se ne fosse completamente dimenticata. È andato fuori dai radar di gran parte delle persone. Aveva i suoi seguaci, certamente, e abbiamo incontrato persone interessanti e strane durante le Convention, molti con tatuaggi e piercing.
Una pagina da Marshal Law. Disegni: Kev O'Neill; testi: Pat Mills. |
No, è una questione di tempo, davvero. La DC ci aveva chiesto se volessimo fare qualcosa di nuovo ma occorre trovare il tempo. Inoltre so come siamo fatti, quanto lontano ci spingeremmo, e odierei… No, non ne farei una versione edulcorata rispetto a quella originale.
Penso che quello che piaceva alla gente era che Marshal Law fosse eccessivo, selvaggio e senza freni, in un certo senso. È probabilmente la roba più roboante che abbia mai fatto. In alcune storie siamo andati piuttosto veloci, forse troppo veloci ma per la maggior parte abbiamo centrato l’obiettivo. Abbiamo ottenuto il massimo da quel fumetto. Penso che stavamo nuotando contro corrente..
Sono contento della raccolta. So che per Natale uscirà il volume in versione brossura e in questo modo probabilmente raggiungerà un pubblico più ampio. Mi sono divertito a fare la copertina, mi ha fatto piacere rivedere quelle storie… hanno fatto un lavoro fantastico nel raccogliere tutto e realizzare il volume.
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