E' disponibile da qualche settimana Lost in Symmetry, ponderoso volume (ben 400 pagine!) realizzato con cura certosina, temerarietà e acume da Francesco Moriconi che passa letteramente "al setaccio" Watchmen, il capolavoro firmato Alan Moore-Dave Gibbons-John Higgins, inoltrandosi nel vasto, e forse infinito, labirinto di rimandi e citazioni. Persi nella simmetria, appunto.
Nel seguito una veloce chiacchierata con l'autore Francesco Moriconi, ma prima alcuni riferimenti sul tomo e su come reperirlo. Inutile dire che l'acquisto è fumosamente... consigliatissimo! :)
Nel seguito una veloce chiacchierata con l'autore Francesco Moriconi, ma prima alcuni riferimenti sul tomo e su come reperirlo. Inutile dire che l'acquisto è fumosamente... consigliatissimo! :)
Formato: 210x297
Rilegatura: Brossura
Pagine: 400
Prezzo: 30,00 euro (bianco e nero)
ISBN: 978-88-904672-0-2
Edizione Speciale a tiratura limitata
(solo vendita on line)
Prezzo: 30,00 euro (colore)
ISBN: 978-88-904672-4-0
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Associazione Generazione Pod da cui è possibile acquistare il libro
Puoi raccontarci che cosa ha rappresentato e rappresenta per te Watchmen?
Se fossi stato uno dei personaggi descritti da Ray Bradbury in Fahrenheit 451 mi si potrebbe facilmente identificare come l'uomo “Watchmen”! Battute a parte sono ovviamente tra quelli che considerano l'opera di Gibbons e Moore un must difficilmente eguagliabile.
Naturalmente nella storia del fumetto molti autori hanno prodotto opere straordinarie come ad esempio Maus di Spiegelman che dovrebbe essere adottato come testo didattico in tutte le scuole, eppure Watchmen resta unico. A meno che tu non sia un genio onnisciente, hai necessariamente bisogno di tantissime riletture per capire tutto quello che gli autori sono riusciti ad infilarci dentro. Per alcuni versi Watchmen serve a tenere allenata la mente come gli scacchi o i cruciverba. Almeno per me funziona così.
Se sei un autore, specialmente uno sceneggiatore, prendere contatto con questo romanzo grafico ti potrebbe gettare quasi nello sconforto perché se da una parte capisci qual è la direzione che ti piacerebbe prendere, allo stesso tempo ti rendi conto che è difficile mantenere lo stesso standard qualitativo senza ricalcare calligraficamente il metodo di lavoro di Alan Moore.
Giusto ieri sono stato alla presentazione di un nuovo fumetto e lo sceneggiatore della serie mi ha rivelato che dopo aver scoperto le raffinatezze presenti nel graphic novel, per alcuni anni ha avuto seri problemi quando si metteva davanti al suo word processor e tentava di sperimentare qualcosa di diverso.
Non è il caso di questo mio amico scrittore, ma diffido degli autori che minimizzano la portata di Watchmen perché secondo me dietro certe affermazioni si cela un tentativo di “rimozione”. Molti sanno che non riusciranno ad ottenere gli stessi risultati di Gibbons e Moore, due autori il cui merito maggiore è quello di aver reso esplicite le immense potenzialità del linguaggio fumettistico.
Comunque c'è bisogno di tutti, non si vive di soli capolavori e ogni prodotto che serve a sostenere l'industria del fumetto deve essere accolto senza pregiudizi e con assoluto rispetto. Certo mi piacerebbe se gli editori si assumessero qualche rischio in più lasciando anche carta bianca agli autori, ma rispetto al passato mi sembra che qualche segnale positivo ci sia.
Qual è stata la genesi di questo volume?
Tutto è nato grazie alle annotazioni di Doug Atkinson, un ragazzo americano che negli anni Novanta ha pubblicato in rete quello che aveva scoperto leggendo Watchmen. Sulla scia del suo lavoro ho iniziato a mia volta a riesaminare il fumetto con maggiore attenzione di quanto non avessi fatto la prima volta, e da allora si può dire che non ho più smesso. Per anni ho setacciato i forum alla ricerca di qualche nuovo indizio, qualcosa che mi rivelasse nuovi aspetti che fin lì non avevo considerato e dopo quindici anni ho messo da parte talmente tanto materiale da convincermi che era giunta l'ora di pubblicarlo.
Un lavoro - lasciami dire, "titanico" - che ha comportato anche delle scelte di metodo interessanti. Vuoi spendere due parole sull'approccio scelto?
Devo dire che mi sono subito reso conto che analizzare un'opera così complessa come Watchmen mi avrebbe inevitabilmente indotto a parlare di fatti storici e ad approfondire tante tematiche diverse, di natura sociale, economica, militare, filosofica. La cosa non mi dispiaceva affatto perché ritenevo fosse interessante e originale mettere a confronto situazioni presenti nel fumetto con episodi reali e che in qualche modo potevano servire a completare o a chiarire meglio certi aspetti della storia, ma per essere libero di spaziare come volevo dovevo trovare un modo per separare le informazioni strettamente legate a Watchmen dalle mie divagazioni. Credo di aver trovato una soluzione accettabile inserendo per ogni argomento delle schede d'approfondimento che il lettore può leggere o tralasciare a suo piacimento in base alle proprie conoscenze o interessi. L'aggiunta di queste informazioni supplementari mi ha portato via molto tempo perché in certi casi alcuni argomenti sono dei piccoli trattati come ad esempio quello in cui racconto la storia della pirateria. Esattamente come in Watchmen ci sono poi argomenti ricorrenti che di volta in volta vengono affrontati da diverse angolazioni. Pensa che il materiale sulla storia dell'energia nucleare, partendo dal Progetto Manhattan per arrivare fino ai problemi attuali, era talmente corposo che ho addirittura considerato l'idea di utilizzarlo per un libro separato. Per farti un altro esempio, solo per scrivere la scheda sui collegamenti tra Watchmen e le sette esoteriche ho impiegato circa 6 mesi, e questo perché prima mi sono immerso nella materia leggendo numerosi testi sull'argomento e poi ho cercato di sintetizzare il tutto limitandomi a raccontare quello che era davvero necessario per far capire al lettore i possibili collegamenti.
Mi è dispiaciuto non aver inserito la bibliografia, ma se l'avessi fatto il libro ora avrebbe una ventina di pagine in più ed economicamente parlando sarebbe stato controproducente.
Parlo molto anche di Marte, di alieni e della loro rappresentazione letteraria e cinematografica. Altro tema ripreso più volte è quello della criminalità in America, e per questo ho ritenuto interessante inserire schede sulla pena di morte, i serial killer e la possibile influenza dei media sulla psiche di chi commette atti violenti.
Comunque ho cercato sempre di inserire notizie particolari e che potessero suscitare l'interesse dei lettori senza annoiare o risultare didascalico. Non è stato facile, ma proprio attraverso questo lavoro documentativo ho potuto scoprire cose davvero bizzarre se non sorprendenti. Ad esempio che Kitty Genovese, la donna massacrata sotto gli occhi di un intero condominio e che ha spinto Rorschach a diventare un giustiziere, era lesbica e viveva con la sua amante. Considerando che nel fumetto Rorschach fa capire a più riprese di guardare con un certo sospetto gli omosessuali, questo fatto mi è sembrato piuttosto eclatante.
Non so se Moore fosse al corrente di questo quando ha scritto Watchmen, ma sospetto di no dato che queste rivelazioni sulla vita privata di Kitty Genovese sono emerse in tempi recenti. Questo per me importa poco perché lo stesso Gibbons nel suo “Watching the Watchmen” ha riservato qualche pagina a queste stravaganze. Io al contrario ho fondato buona parte del mio lavoro proprio su questo aspetto.
In alcuni casi ho dovuto consultare dei veri e propri esperti. Mi è successo ad esempio quando mi è venuta l'idea di utilizzare una psicologa per capire se il dottor Long avesse commesso qualche errore nel somministrare il test di Rorschach. E infatti ho scoperto diversi errori che di certo non sminuiscono il talento di Moore, ma sono comunque sfiziosi da annotare.
Insomma è stato un lavoraccio ma come ha detto qualche tempo fa Corman McCarthy: “Non mi interessa scrivere storie brevi. Qualunque cosa che non ti occupi anni interi della vita e non ti spinga al suicidio mi sembra che sia qualcosa che non vale la pena”.
Quale pensi sia il pubblico "target" di questo tuo lavoro e quali sono le aspettative che hai sul libro? Personalmente penso sia un'opera che rappresenterà un sicuro punto di riferimento per l'analisi critica di Watchmen, negli anni a venire...
Lost in symmetry è un libro un po' anomalo perché non è una vera e propria guida alla lettura, o meglio in buona parte lo è, ma considerando che mi sono preso molte libertà interpretative e tenendo conto della densità delle informazioni aggiuntive, credo che il mio lavoro possa suscitare l'interesse anche di chi non ha mai sentito parlare di Watchmen. Anzi, da appassionato sarebbe una grande vittoria se proprio grazie a questo volume qualcuno che fino ad oggi ha nutrito pregiudizi nei confronti del fumetto si avvicinasse a questa forma di narrativa.
Naturalmente è anche un libro consigliabile a coloro che hanno apprezzato “Watching the Watchmen” di Gibbons, o “Watchmen 20 anni dopo” che tu stesso hai curato.
Credo che mettendo insieme questi tre volumi si possa davvero avere un quadro completo su cosa sia Watchmen, come è venuto alla luce e che influenza ha avuto sull'evoluzione del genere supereroistico. Da quello che mi risulta, a parte il libro di Gibbons, in nessun'altra parte del mondo esistono studi così approfonditi su questo romanzo grafico e ciò denota da una parte l'alto livello qualitativo della critica italiana, e dall'altra la presenza nel nostro paese di lettori “attenti” e che sono pronti a recepire con favore prodotti innovativi e perché no, anche rivoluzionari.
Io spero che anche grazie ai contributi dei lettori il mio libro possa continuare ad evolversi e a perfezionarsi perché nonostante il mio impegno credo che ogni rilettura Watchmen possa riservare sorprese. A me succede sempre. Credimi che anche poco prima di andare in stampa sono stato costretto a rivedere il testo per aggiungere delle ulteriori note. Tra le ultime cose che ho inserito e di cui non mi ero mai accorto in precedenza è che ogni volta che vediamo in foto Capitan Metropolis, quest'ultimo ha la testa tagliata (nel capitolo VIII) o occultata (nel capitolo II). E non è affatto un caso se pensiamo che il personaggio è morto decapitato!
Insomma, l'esperienza maturata fino ad oggi e il buon senso mi dicono che la scrittura di questo libro non finirà mai.
Qual è stata l'importanza del pod in questa "tua impresa"?
Quando ho iniziato a lavorare sul libro i sistemi di Print on Demand non esistevano. Comunque prodursi da solo era un'impresa proibitiva sia per le competenze che dovevi avere in molti campi diversi e sia per le ingenti spese da sostenere.
Ora ovviamente non è più così perché la tecnologia ha semplificato molto ogni fase del lavoro e si è giunti al punto di poter stampare anche una sola copia a costi molto contenuti o se vuoi puoi cercare di ritagliarti uno spazio nel mercato dell'editoria digitale.
Quando ho terminato il volume, o credevo di essere prossimo a tagliare il traguardo, mi è venuto naturale pensare di rivolgermi a qualche casa editrice tradizionale, ma dopo aver parlato con qualche operatore del settore ho capito che difficilmente il mio libro avrebbe potuto essere stampato nel formato con cui lo avevo concepito e con la stessa grafica, così, considerando anche la natura del prodotto, ho scelto senza indugi la strada del POD.
Per essere completamente indipendente ho creato “Generazione POD”, un'Associazione Culturale che nasce per sostenere e coordinare tutti gli autori che per diverse ragioni non vogliono essere vincolati ad un editore tradizionale.
Va da sé che i proventi del mio libro entrano tutti nelle casse dell'associazione e saranno investiti per altri progetti e per coprire tutte le spese di iniziative che ho messo in cantiere e che si svilupperanno nei prossimi mesi.
Mi auguro di iniziare a recuperare qualcosa attraverso la vendita della versione elettronica a cui ho già iniziato a lavorare. Fino a quel momento la mia resta un'operazione in totale remissione, ma di questo aspetto in realtà mi importa poco. Mi spiace contraddire McCarthy, ma anche per un libro che non ti spinge al suicidio vale la pena perderci degli anni.
Se fossi stato uno dei personaggi descritti da Ray Bradbury in Fahrenheit 451 mi si potrebbe facilmente identificare come l'uomo “Watchmen”! Battute a parte sono ovviamente tra quelli che considerano l'opera di Gibbons e Moore un must difficilmente eguagliabile.
Naturalmente nella storia del fumetto molti autori hanno prodotto opere straordinarie come ad esempio Maus di Spiegelman che dovrebbe essere adottato come testo didattico in tutte le scuole, eppure Watchmen resta unico. A meno che tu non sia un genio onnisciente, hai necessariamente bisogno di tantissime riletture per capire tutto quello che gli autori sono riusciti ad infilarci dentro. Per alcuni versi Watchmen serve a tenere allenata la mente come gli scacchi o i cruciverba. Almeno per me funziona così.
Se sei un autore, specialmente uno sceneggiatore, prendere contatto con questo romanzo grafico ti potrebbe gettare quasi nello sconforto perché se da una parte capisci qual è la direzione che ti piacerebbe prendere, allo stesso tempo ti rendi conto che è difficile mantenere lo stesso standard qualitativo senza ricalcare calligraficamente il metodo di lavoro di Alan Moore.
Giusto ieri sono stato alla presentazione di un nuovo fumetto e lo sceneggiatore della serie mi ha rivelato che dopo aver scoperto le raffinatezze presenti nel graphic novel, per alcuni anni ha avuto seri problemi quando si metteva davanti al suo word processor e tentava di sperimentare qualcosa di diverso.
Non è il caso di questo mio amico scrittore, ma diffido degli autori che minimizzano la portata di Watchmen perché secondo me dietro certe affermazioni si cela un tentativo di “rimozione”. Molti sanno che non riusciranno ad ottenere gli stessi risultati di Gibbons e Moore, due autori il cui merito maggiore è quello di aver reso esplicite le immense potenzialità del linguaggio fumettistico.
Comunque c'è bisogno di tutti, non si vive di soli capolavori e ogni prodotto che serve a sostenere l'industria del fumetto deve essere accolto senza pregiudizi e con assoluto rispetto. Certo mi piacerebbe se gli editori si assumessero qualche rischio in più lasciando anche carta bianca agli autori, ma rispetto al passato mi sembra che qualche segnale positivo ci sia.
Qual è stata la genesi di questo volume?
Tutto è nato grazie alle annotazioni di Doug Atkinson, un ragazzo americano che negli anni Novanta ha pubblicato in rete quello che aveva scoperto leggendo Watchmen. Sulla scia del suo lavoro ho iniziato a mia volta a riesaminare il fumetto con maggiore attenzione di quanto non avessi fatto la prima volta, e da allora si può dire che non ho più smesso. Per anni ho setacciato i forum alla ricerca di qualche nuovo indizio, qualcosa che mi rivelasse nuovi aspetti che fin lì non avevo considerato e dopo quindici anni ho messo da parte talmente tanto materiale da convincermi che era giunta l'ora di pubblicarlo.
Un lavoro - lasciami dire, "titanico" - che ha comportato anche delle scelte di metodo interessanti. Vuoi spendere due parole sull'approccio scelto?
Devo dire che mi sono subito reso conto che analizzare un'opera così complessa come Watchmen mi avrebbe inevitabilmente indotto a parlare di fatti storici e ad approfondire tante tematiche diverse, di natura sociale, economica, militare, filosofica. La cosa non mi dispiaceva affatto perché ritenevo fosse interessante e originale mettere a confronto situazioni presenti nel fumetto con episodi reali e che in qualche modo potevano servire a completare o a chiarire meglio certi aspetti della storia, ma per essere libero di spaziare come volevo dovevo trovare un modo per separare le informazioni strettamente legate a Watchmen dalle mie divagazioni. Credo di aver trovato una soluzione accettabile inserendo per ogni argomento delle schede d'approfondimento che il lettore può leggere o tralasciare a suo piacimento in base alle proprie conoscenze o interessi. L'aggiunta di queste informazioni supplementari mi ha portato via molto tempo perché in certi casi alcuni argomenti sono dei piccoli trattati come ad esempio quello in cui racconto la storia della pirateria. Esattamente come in Watchmen ci sono poi argomenti ricorrenti che di volta in volta vengono affrontati da diverse angolazioni. Pensa che il materiale sulla storia dell'energia nucleare, partendo dal Progetto Manhattan per arrivare fino ai problemi attuali, era talmente corposo che ho addirittura considerato l'idea di utilizzarlo per un libro separato. Per farti un altro esempio, solo per scrivere la scheda sui collegamenti tra Watchmen e le sette esoteriche ho impiegato circa 6 mesi, e questo perché prima mi sono immerso nella materia leggendo numerosi testi sull'argomento e poi ho cercato di sintetizzare il tutto limitandomi a raccontare quello che era davvero necessario per far capire al lettore i possibili collegamenti.
Mi è dispiaciuto non aver inserito la bibliografia, ma se l'avessi fatto il libro ora avrebbe una ventina di pagine in più ed economicamente parlando sarebbe stato controproducente.
Parlo molto anche di Marte, di alieni e della loro rappresentazione letteraria e cinematografica. Altro tema ripreso più volte è quello della criminalità in America, e per questo ho ritenuto interessante inserire schede sulla pena di morte, i serial killer e la possibile influenza dei media sulla psiche di chi commette atti violenti.
Comunque ho cercato sempre di inserire notizie particolari e che potessero suscitare l'interesse dei lettori senza annoiare o risultare didascalico. Non è stato facile, ma proprio attraverso questo lavoro documentativo ho potuto scoprire cose davvero bizzarre se non sorprendenti. Ad esempio che Kitty Genovese, la donna massacrata sotto gli occhi di un intero condominio e che ha spinto Rorschach a diventare un giustiziere, era lesbica e viveva con la sua amante. Considerando che nel fumetto Rorschach fa capire a più riprese di guardare con un certo sospetto gli omosessuali, questo fatto mi è sembrato piuttosto eclatante.
Non so se Moore fosse al corrente di questo quando ha scritto Watchmen, ma sospetto di no dato che queste rivelazioni sulla vita privata di Kitty Genovese sono emerse in tempi recenti. Questo per me importa poco perché lo stesso Gibbons nel suo “Watching the Watchmen” ha riservato qualche pagina a queste stravaganze. Io al contrario ho fondato buona parte del mio lavoro proprio su questo aspetto.
In alcuni casi ho dovuto consultare dei veri e propri esperti. Mi è successo ad esempio quando mi è venuta l'idea di utilizzare una psicologa per capire se il dottor Long avesse commesso qualche errore nel somministrare il test di Rorschach. E infatti ho scoperto diversi errori che di certo non sminuiscono il talento di Moore, ma sono comunque sfiziosi da annotare.
Insomma è stato un lavoraccio ma come ha detto qualche tempo fa Corman McCarthy: “Non mi interessa scrivere storie brevi. Qualunque cosa che non ti occupi anni interi della vita e non ti spinga al suicidio mi sembra che sia qualcosa che non vale la pena”.
Quale pensi sia il pubblico "target" di questo tuo lavoro e quali sono le aspettative che hai sul libro? Personalmente penso sia un'opera che rappresenterà un sicuro punto di riferimento per l'analisi critica di Watchmen, negli anni a venire...
Lost in symmetry è un libro un po' anomalo perché non è una vera e propria guida alla lettura, o meglio in buona parte lo è, ma considerando che mi sono preso molte libertà interpretative e tenendo conto della densità delle informazioni aggiuntive, credo che il mio lavoro possa suscitare l'interesse anche di chi non ha mai sentito parlare di Watchmen. Anzi, da appassionato sarebbe una grande vittoria se proprio grazie a questo volume qualcuno che fino ad oggi ha nutrito pregiudizi nei confronti del fumetto si avvicinasse a questa forma di narrativa.
Naturalmente è anche un libro consigliabile a coloro che hanno apprezzato “Watching the Watchmen” di Gibbons, o “Watchmen 20 anni dopo” che tu stesso hai curato.
Credo che mettendo insieme questi tre volumi si possa davvero avere un quadro completo su cosa sia Watchmen, come è venuto alla luce e che influenza ha avuto sull'evoluzione del genere supereroistico. Da quello che mi risulta, a parte il libro di Gibbons, in nessun'altra parte del mondo esistono studi così approfonditi su questo romanzo grafico e ciò denota da una parte l'alto livello qualitativo della critica italiana, e dall'altra la presenza nel nostro paese di lettori “attenti” e che sono pronti a recepire con favore prodotti innovativi e perché no, anche rivoluzionari.
Io spero che anche grazie ai contributi dei lettori il mio libro possa continuare ad evolversi e a perfezionarsi perché nonostante il mio impegno credo che ogni rilettura Watchmen possa riservare sorprese. A me succede sempre. Credimi che anche poco prima di andare in stampa sono stato costretto a rivedere il testo per aggiungere delle ulteriori note. Tra le ultime cose che ho inserito e di cui non mi ero mai accorto in precedenza è che ogni volta che vediamo in foto Capitan Metropolis, quest'ultimo ha la testa tagliata (nel capitolo VIII) o occultata (nel capitolo II). E non è affatto un caso se pensiamo che il personaggio è morto decapitato!
Insomma, l'esperienza maturata fino ad oggi e il buon senso mi dicono che la scrittura di questo libro non finirà mai.
Qual è stata l'importanza del pod in questa "tua impresa"?
Quando ho iniziato a lavorare sul libro i sistemi di Print on Demand non esistevano. Comunque prodursi da solo era un'impresa proibitiva sia per le competenze che dovevi avere in molti campi diversi e sia per le ingenti spese da sostenere.
Ora ovviamente non è più così perché la tecnologia ha semplificato molto ogni fase del lavoro e si è giunti al punto di poter stampare anche una sola copia a costi molto contenuti o se vuoi puoi cercare di ritagliarti uno spazio nel mercato dell'editoria digitale.
Quando ho terminato il volume, o credevo di essere prossimo a tagliare il traguardo, mi è venuto naturale pensare di rivolgermi a qualche casa editrice tradizionale, ma dopo aver parlato con qualche operatore del settore ho capito che difficilmente il mio libro avrebbe potuto essere stampato nel formato con cui lo avevo concepito e con la stessa grafica, così, considerando anche la natura del prodotto, ho scelto senza indugi la strada del POD.
Per essere completamente indipendente ho creato “Generazione POD”, un'Associazione Culturale che nasce per sostenere e coordinare tutti gli autori che per diverse ragioni non vogliono essere vincolati ad un editore tradizionale.
Va da sé che i proventi del mio libro entrano tutti nelle casse dell'associazione e saranno investiti per altri progetti e per coprire tutte le spese di iniziative che ho messo in cantiere e che si svilupperanno nei prossimi mesi.
Mi auguro di iniziare a recuperare qualcosa attraverso la vendita della versione elettronica a cui ho già iniziato a lavorare. Fino a quel momento la mia resta un'operazione in totale remissione, ma di questo aspetto in realtà mi importa poco. Mi spiace contraddire McCarthy, ma anche per un libro che non ti spinge al suicidio vale la pena perderci degli anni.
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