"A quindici anni ho fatto una lista delle cose che volevo fare nella mia vita e l'ho fatta vedere a mia madre: scrivere un film, scrivere per la tv...
scrivere un episodio di Dr. Who, quando sarei diventato grande [risate]... scrivere un libro di fantascienza, scrivere un fantasy, scrivere un po' di poesia... ed i fumetti erano in quella lista, tra le cose che volevo scrivere da sempre... ero assolutamente convinto sin da ragazzo che il Fumetto fosse un mezzo di comunicazione importante, valido e artisticamente rilevante come ogni altro, nonostante gli adulti non la pensassero allo stesso modo." (Neil Gaiman)
Incontro
sold-out, sala gremitissima. Grande trepidazione da parte dei presenti
per una delle conferenze più attese in assoluto, in cui Gaiman parlerà della sua
creazione più famosa e del ritorno di Sandman dopo 25 anni (
con la miniserie Overture per i disegni del
fenomenale JH Williams III, in uscita ad Ottobre!) A moderare
una visibilmente emozionata e conseguentemente impacciata
Hannah Berry, autrice di
Adamtine. Noi stavolta si sta un po' nelle retrovie, ma neppure tanto. Gaiman come al solito è perfettamente a proprio agio e dichiara fin da subito la propria felicità all'idea di per poter "finalmente" parlare di
Sandman, a conclusione di tutti gli incontri fatti: "Parlerò di cose di cui non ho ancora parlato. Per cui chi avesse assistito ai precedenti incontri non vorrà i propri soldi indietro!" [risate]
"A scuola i fumetti erano banditi. Non potevi assolutamente averci a
che fare. Se li portavi in classe ti venivano confiscati. Era un divieto
scritto. E così una volta ho preso da parte una maestra, una di quelle
relativamente sane e gentili e tenendo in mano la lista stampata di
quelle regole le ho detto: 'Questo divieto sui fumetti non lo capisco
affatto. Potrebbe spiegarmelo?' E lei [Gaiman fa un po' voce ed
espressione della maestra]: 'Beh Gaiman, è una cosa davvero, davvero
semplice. Perché è come mangiare cibo spazzatura mentre bisognerebbe
nutrirsi di cose buone.' E io risposi: 'Continuo a non capire.' Ero
l'unica persona che conoscessi che leggeva fumetti, moltissimi fumetti.
Ma ero anche l'unico studente che aveva letto tutti i libri della
biblioteca scolastica.
Quella non era ovviamente una risposta
valida. Per cui replicai: 'Mi dica il vero motivo?' E lei: 'Gaiman, tu
sei un ragazzo brillante ed è per questo che sto avendo questa
conversazione con te.' E finì così e mi resi conto che era un divieto
stupido, una cosa assolutamente stupida. Ma fu anche un bene perché mi
convinse completamente che i fumetti erano validi.
Qualche anno
dopo, avrò avuto sedici anni e mezzo o diciassette scoprii il punk e le
ragazze, non necessariamente in quest'ordine, e non ci fu più molto
spazio per i fumetti. Avevo perso interesse anche perché i fumetti non
sembravano offrirmi nulla d'interessante... una volta comprai una
raccolta di
Spirit da
Dark They Were, and Golden-Eyed e, in una libreria locale,
Tantrum di Jules Feiffer. Poche cose. Verso i vent'anni, ero un giovane giornalista, presi alcuni numeri di
Warrior e, più o meno nello stesso periodo, a
Victoria Station, presi un numero di
Swamp Thing. Ed era scritto da Alan Moore, un nome noto che conoscevo perché l'avevo visto su
Warrior: un fumetto americano scritto da un autore inglese!
Quando
avevo sedici anni, nella mia scuola ci furono due o tre giorni dedicati
alla carriera a cui avremmo potuto ambire da grandi. Vennero dei
consulenti, facemmo un mucchio di test e alla fine ci furono assegnati
una ventina di minuti di colloquio col consulente per la valutazione dei
risultati e per sentire i suoi suggerimenti sul proseguo degli studi e
sul tipo di lavoro che avremmo potuto fare e su come avremmo potuto
realizzare le nostre aspettative. Ma io sapevo esattamente che cosa
volevo fare. Così, giunto il mio turno, il consulente, stringendo tra le
mani i miei test, mi chiese: 'Beh, allora... che cosa vorresti fare?'
Ed io: 'Io vorrei scrivere fumetti americani?' E lui, guardandomi come
se stessi provando a fargli inghiottire un'aringa cruda: 'E come pensi
di farlo?' Ed io: 'Beh, non ne ho la minima idea... il consulente è lei,
dovrebbe dirmelo lei come fare, no?' Seguì un certo periodo di silenzio
e poi mi disse: 'Hai mai pensato a un lavoro in banca?' Risposi: 'No,
non ci ho mai pensato... mai.' Fu un momento davvero imbarazzante... Per
cui quando scoprì che Alan stava scrivendo per gli americani capii che
non era un sogno impossibile, che qualcuno l'aveva fatto e quindi era
realizzabile. E tornai a credere a quella possibilità... anche se mi
resi conto che... non sapevo assolutamente come si scrivesse per davvero
un fumetto. Non c'era Internet al tempo per fare delle ricerche su come
fare. Così mandai il mio libro appena pubblicato,
Ghastly Beyond Belief
ad Alan Moore, e poi lo chiamai per chiedergli se l'aveva letto, parlammo e gli chiesi se poteva
spiegarmi come scrivere un fumetto, e lui rispose [Gaiman imita la voce
di Moore] 'Certo Neil che posso spiegarti come si scrive un fumetto!' E
saltò fuori che a breve ci sarebbe stata una convention a Birmingham con
ospiti come Ramsey Campbell e Clive Barker ed Alan era anche lui tra gli
invitati. Durante la convention Alan era impegnatissimo ma ad un certo
punto lo fermai al bar e gli dissi: 'Alan mi devi proprio spiegare come è
fatta una sceneggiatura di fumetti, come si scrive, come si comunica
col disegnatore...' E lui [Gaiman continua con l'imitazione di Moore],
scrivendo sul mio quaderno d'appunti: 'Beh, quello che devi fare è
questo: tavola 1, vignetta 1, e poi ci metti un po' di dettagli sulla
scena, tipo... ci sono due tizi seduti al bar, uno ha l'aria imbarazzata
nei confronti dell'altro... [risate] poi se uno dei personaggi ha da
dire qualcosa d'interessante lo scrivi altrimenti rimane zitto
[risate]... ' 'Ah, è così, Alan? Bene... grazie'
Gli mandai una
prima sceneggiatura, mi corresse alcune cose... gliene mandai un'altra e
mi disse che andava bene... E questo è tutto l'apprendistato che ho
fatto."
Come è nato
Sandman?
"
Dave McKean ed io stavamo lavorando per la DC ad una miniserie prestige su
Black Orchid. Eravamo al secondo numero o forse a metà del terzo. Squillò il telefono ed era Karen Berger - che sarebbe stata mio editor alla Vertigo per molti anni a venire, una persona eccezionale - che mi disse: ''Siamo un po' preoccupati perché stiamo producendo un fumetto nel nostro formato più prestigioso scritto e disegnato da due autori di cui nessuno ha mai sentito parlare su un personaggio di cui nessuno ha mai sentito parlare, per di più un personaggio femminile che di norma, si sa, ha vendite inferiori. Per questo stavamo pensando di offrirti prima una serie mensile e di dare a Dave un Batman da disegnare in modo che, quando uscirà la miniserie, i lettori vi conosceranno già. Così proposi dei nomi di personaggi DC. E ogni volta Karen mi rispondeva col nome di chi lo stava scrivendo e col motivo per cui non avrei potuto lavorarci. E poi mi ricordò una conversazione fatta sulla possibilità di rilanciare e rivisitare il personaggio di
Sandman, creato da Jack Kirby e Joe Simon negli anni '70. E aggiunse, 'fallo ma rendilo un personaggio tuo'. Ed io: 'Ok, va bene.' E incominciai a pensare a cosa fare, ci pensai tantissimo. E, ad un certo punto, scrissi una lettera - con in pratica, quello che avrei fatto nei primi otto numeri di
Sandman - e la mandai a Karen e lei mi rispose dicendo che non sapeva se i suoi superiori avrebbero capito del tutto ma, andava bene e potevo iniziare.
E così nacque
Sandman. All'inizio non fu un grandissimo successo... ma andava bene. Era nella Top 100 del tempo, si piazzava tra il novantesimo e il centesimo, ma era il miglior risultato ottenuto da Karen con le testate da lei curate. Per cui era un buon risultato. E con ogni numero nuovo che usciva scalava qualche posizione in classifica. Mi ricordo che volevo essere io a finire di raccontare le storie di
Sandman. Ne parlai anche con Jennette Kahn, all'epoca Presidente della DC, e lei mi disse: 'No, non succederà... quando avrai finito tu con
Sandman, passerà ad un altro scrittore, è questa la natura dei comics.' E io le dissi: 'Oh, sì.. beh...' Ed invece è successo. Ho fatto qualcosa che nessuno aveva fatto prima: in pratica ho raccontato un'unica storia composta da 75 episodi, ma era un unico racconto.
Quando iniziai il mio obiettivo era riuscire a finire la mia storia di otto numeri. Ero sicuro che la serie sarebbe stata un piccolo successo di critica ma non avrebbe venduto abbastanza. L'avrebbero tenuta in vita per un anno - perché chiudere una testata prima di un anno era comunque spiacevole a livello d'immagine per la casa editrice - ma intorno al numero otto mi avrebbero chiamato per dirmi che avevo solo altri quattro numeri. E in quei numeri avrei scritto delle storie auto-conclusive avendo completato già la storia che volevo raccontare. Ma giunti al numero otto le vendite andavano bene e continuai ad andare avanti.
E poi ci fu l'uscita in volume. Un evento che casualmente cambiò la Storia editoriale dei comics. E accadde per caso. Perché sulla rivista Rolling Stones volevano inserire Sandman nella lista annuale delle opere consigliate, ma alla DC non avevano nulla da promuovere. Così dal giorno alla notte misero in piedi una raccolta, con i numeri di
Casa di Bambola, senza il numero uno... una cosa un po' assurda... ed io chiesi a Clive Barker un'introduzione da scrivere praticamente in un giorno e Dave fece una copertina lo stesso in tempi strettissimi ma... alla fine, nonostante la follia dell'operazione, la raccolta vendette, fu un successo... e siamo qui, ora. Da molti punti di vista la serie di graphic novel di Sandman ha cambiato la faccia dell'editoria dei fumetti americani..."
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Tavola di JH William III da Sandman: Overture. |
"Per me
Sandman era una 'macchina' per raccontare storie. Avere a
disposizione un personaggio che era sempre esistito e che poteva stare
ovunque e in qualsiasi periodo storico, mi dava tutto lo Spazio e il
Tempo... di sicuro potevo usare tutta la Storia, e magari potevo
raccontare delle storie che sembrassero storie di supereroi, senza
esserlo per davvero... mi interessavano le storie capaci di spaventare e
dare un brivido al lettore... ero sempre concentrato su nuove idee...
credo che dal 1987 al 1996 non ho fatto altro che pensare a nuovi
soggetti per
Sandman, prende appunti su spunti possibili,
qualsiasi cosa stesse succedendo o accadendo nella mia vita e nel mondo.
Di tanto in tanto, raramente, mi prendeva una sensazione di
disperazione. Una volta mi telefonarono perché volevano sapere cosa che
cosa sarebbe successo di lì a tre numeri per promuovere l'albo. E io
risposi: 'Non ne ho la minima idea. Non ho ancora una storia.' E la replica
fu perentoria: 'Pensa a qualcosa. Ora!' 'Beh, ehm... allora... questa
sarà la storia di Morfeo e Lady Johanna Costantine in fuga nella Francia
della rivoluzione francese.' 'Mi sembra ottimo.' E subito dopo pensai:
'In che guaio mi sono cacciato!!!' E corsi in libreria a prendere dei
libri per documentarmi, leggendoli velocissimamente e prendendo note freneticamente..."
"A noi scrittori ci viene spesso chiesto da dove prendiamo le idee. In realtà non c'è una vera risposta... le prendiamo dappertutto.
Magari mentre stai lavorando a qualcos'altro. A volte lo stesso
procedimento d'immaginare auto-genera idee, che magari non sarà possibile
utilizzare subito, ma le metteremo da parte per un altro momento. Lo
stesso processo di scrittura ti suggerisce delle soluzioni su un
personaggio... potrei fare questo, e quest'altro. Ad esempio ero ad un
convention
fantasy, il mese precedente alla pubblicazione di
Sandman
N.1, era sera e al bar, guardando le persone presenti, mi sembrava che
avessero tutti una luce sinistra. E ho pensato: 'E se i serial killer
avessero le loro convention? [risate] Avrebbero dei talk su come
uccidere una donna? Su quali tecniche usare?' E ho dovuto aspettare 14
mesi prima di poter scrivere la storia basata su quell'idea. Ed ero terrorizzato che qualcun altro prima di me pubblicasse una storia su una convention di serial killer..."
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Tavola di JH William III da Sandman: Overture. |
"C'erano delle altre storie di
Sandman che volevo raccontare. Alcune le ho raccontate negli speciali passati. E
c'era questa storia. Un prequel... anche se chiamare prequel una storia
che avviene circa 9 miliardi di anni prima del primo numero di
Sandman
è un po' riduttivo... Nel N.1 succede che un gruppo di maghi da
strapazzo riesce ad imprigionare Morfeo. Come è stato possibile?
Sappiamo che Morfeo era vestito con abiti da guerra... e nel corso della
serie ci sono alcuni frammenti d'informazione per cui sappiamo che era
stanco ed indebolito da un lungo viaggio in una galassia lontana... ecco
in
Overture capiremo che cosa sia successo.
Ne parlammo per il ventesimo anniversario di
Sandman.
Alla DC erano interessati e mi offrirono lo stesso contratto che firmai
per lavorare alla serie nel 1987. Ovviamente risposi: 'No, grazie.
[risate] Dovreste propormi un altro contratto.' 'Ma se lo facciamo con
te poi dovremmo farlo con tutti.' Ed io: 'Ok, nessun problema. Sarà per
un'altra volta.'
Sono passati alcuni anni, mi hanno contattato di nuovo chiedendomi: 'Nel 2013 sarà il venticinquesimo anniversario di
Sandman,
vuoi fare qualcosa?' Ed io: 'C'è sempre quella storia che volevo
raccontare...' 'Va bene, parliamone... ti facciamo un'offerta? Ed io: '
Sì, parlate col mio agente.' [risate]
Ed eccoci qui. Ovviamente si
guadagna di più con i libri... ma l'ho fatto perché è davvero, davvero
divertente tornare a lavorare su questi personaggi.
E poi JH
Williams è un genio. Sta realizzando il suo miglior lavoro di sempre. È
incredibile. A volte ricevo le immagini e non gli rispondo per giorni...
per farlo preoccupare. [risate] Rimango parole a guardarle. E poi
c'è Dave McKean alle copertine. È come quei film d'azione con il
ritorno in scena di una vecchia coppia, con uno dei due che viene
richiamato dalla pensione, mentre ora lavora a cuocere hamburger. Si toglie il
grembiule... 'Ehi, che fai?' ''Mi licenzio... devo tornare a fare
Sandman!' [risate]"
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Rigore British e il rito delle firme. |
"Fare fumetti implica dover negoziare su diversi aspetti... scendere a compromessi con una serie di vincoli
numerici che non si possono aggirare... ad esempio, il numero di pagine che si hanno a disposizione, diciamo 24 pagine... 6 o 7 vignette al massimo che puoi mettere in una tavola altrimenti risulta troppo piena, circa 180 parole in tutto per tavola... circa 30 parole per balloon, al massimo... sono cose che s'imparano facendoli... in uno dei primi fumetti che ho scritto ho messo 70 parole in un singolo balloon: non l'ho più rifatto! Insomma ci sono tutta una serie di vincoli... Quando ho scritto il primo numero di
Sandman ho preso un mazzetto di fogli, li ho numerati sul retro da 1 a 24, e in ogni pagina ho scritto quello che succedeva in quella tavola. Quando scrivi un romanzo non ci sono problemi di spazio, non così importanti... quando scrivi un fumetto non puoi mica chiamare il tuo editor e dirgli: 'Sai l'ultima storia che ho scritto? Beh sono 27 pagine...' [risate] C'è una serie di vincoli da tenere in considerazione. A volte facendo così, si sbaglia numerando le pagine e magari fai una storia di 23 tavole o di 25... [risate] Scrivo poi dei dialoghi... ma sono preliminari, non finali... quelli li scrivo una volta vista la tavola e gli spazi a disposizione... Questo è il mio modo di scrivere fumetti... è un continuo negoziare con qualcosa che non è negoziabile..."
"Volevo creare la mia versione della Morte, il tipo di Morte che vorrei venisse a prendermi. Per questo Death è così. Volevo che fosse bella... mi piaceva l'idea della Morte come qualcosa di positivo... Death è l'unico membro degli Endless con cui vorresti davvero uscire."
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Una fan con tatuaggio sul braccio di Death e Sandman, chiede un autografo a Gaiman per completare l'opera! |
Durante la sessione di firma, spendo qualche minuto per due battute con Gaiman. Innanzitutto, confesso la gioia per il ritorno di Sandman, anche perché ai disegni ci sarà JH Williams III, uno dei disegnatori più bravi, originali e geniali di questi anni. Gaiman stesso mostra grandissima eccitazione per questa collaborazione: "JH è un genio. Può disegnate qualsiasi cosa. Sono uno scrittore fortunato." E tirando fuori il cellulare mi mostra alcune delle nuove tavole. "Le ho appena scaricate", dice Gaiman. "Non sono incredibili?"
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Copertina di JH Williams III per il secondo numero di Sandman: Overture. |
Visto che sono lì, azzardo una domanda. "Dopo il ritorno di Sandman, a quando il ritorno di Marvelman?". Gaiman si fa serio: "Non ne so nulla." Ed io: "Ma con la questione di Angela e McFarlane, qualcosa si è chiarito, no?" "Sì, che né io né lui abbiamo i diritti su Marvelman." Lo incalzo: "Sembra proprio un bell'intrigo. Ma allora la Marvel che cosa ha comprato?" Gaiman mi guarda e sorride enigmatico, senza rispondere..."See you, smoky. Pleased to meet you."
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