Alan Moore fotografato da Immo Klink. |
Nel seguito potete leggere un breve estratto nella traduzione dal francese dell'amico Omar Martini che ringrazio sentitamente. L'intervista integrale è disponile QUI.
ALAN MOORE: Anni fa ho avuto l'opportunità di assistere a una performance dell'artista concettuale John Latham. La sua specialità era... maltrattare i libri. Un giorno prese in prestito un libro da una biblioteca, lo portò a casa e lo masticò completamente, pagina dopo pagina. Quindi distillò la pasta risultante fino a ottenere un liquido completamente trasparente che riportò in biblioteca prima della scadenza. Tra le cose davvero illuminanti che ha detto sulla letteratura, c'è questa frase che mi ha profondamente segnato: «In un libro c'è il tempo percepito dai personaggi e quello percepito dal lettore. Quando il libro è chiuso, il tempo non scorre più allo stesso modo». Aveva proprio ragione. Quando il libro è chiuso, tutte le vite e le esperienze dei personaggi, che possono essere separate da decenni o secoli nel testo, si trovano a una frazione di millimetro l'una dall'altra. Un libro chiuso è un «universo blocco». Quando lo metti via, l'universo che contiene scompare, ma è sufficiente rileggerlo per farlo rinascere. Un libro è come una vita.
[L'intervista integrale è disponile QUI.]
Per maggiori informazioni su John Latham, oltre che la scarna pagina Wikipedia (qui), consiglio la visione dei video disponibili su YouTube (qui, qui e qui). Per i legami tra Latham e i Pink Floyd consiglio invece la lettura di questo e quest'altro articolo.
John Latham. |