Tra i contributi, da me curati, figura un interessante saggio firmato dal Bardo di Northampton che traccia una rapida panoramica sul mondo della Magia, tanto caro al Barbuto.
Il titolo originale dell'articolo è
Magic, running in the gutters like lightening, e nel seguito potete leggerne un breve estratto. Traduzione da me realizzata insieme all'amica (e "comics addicted", come si definisce lei stessa
sul suo bel blog)
Daniela Odri Mazza (che ringrazio).
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Dal punto di vista della scienza, la coscienza è ciò che è stato chiamato "il fantasma nella macchina", uno spettro vaporoso e sfuggente che è inspiegabile e che quindi scombina la nostra comprensione, altrimenti dettagliata e abbastanza esauriente, del funzionamento delle cose. È così fastidioso questo deficit di sapere scientifico che alcune aree della scienza hanno cercato di metterci una pezza, sostenendo che la coscienza in realtà non esiste, che si tratta di una qualche allucinazione causata da ghiandole, da prodotti chimici, da qualcosa che la scienza è in grado di misurare, nonostante il fatto che questo contraddica totalmente ogni esperienza umana. Ci offre inoltre un modello per i nostri meccanismi interni che sembra limitato, impoverito e, dal punto di vista operativo, quasi del tutto inutile, soprattutto se ci troviamo di fronte a quel tipo di situazioni che ci spingono ad essere creativi. Come possiamo aspirare alle vette letterarie di Shakespeare o alla capacità di composizione musicale di J. S. Bach se tutta l’attività mentale è ridotta a mera scoreggia della ghiandola pineale? Sembrerebbe auspicabile un modello più ricco e utile di consapevolezza, magari basato su idee più flessibili a proposito di ciò che costituisce la realtà.
Ad esempio, cosa succederebbe se, invece di negare l’autenticità della coscienza solo perché al di fuori dei parametri di ciò che la scienza può discutere, prendessimo in considerazione il fatto che sia i fenomeni fisici che quelli psichici sono reali, anche se “reali” in modo diverso? Così come abbiamo accettato che, un tempo, tutte le creature pensanti erano anfibi, nel senso che hanno avuto una vita in due mondi contemporaneamente, se accettassimo che il mondo fantasma della coscienza fosse, a suo modo, altrettanto vero del mondo spietato in cui ci rompiamo le ossa, non avremmo, almeno potenzialmente, un nuovo modo di guardare alla nostra consapevolezza e, forse, un approccio diverso per interagire con le nostre stesse menti che potrebbe rivelarsi più produttivo, fecondo e, francamente, eccitante?
L'idea che esistiamo a cavallo di due mondi, uno materiale e l’altro immateriale, richiede un esame, anche se va detto che questo esame non potrà essere di natura scientifica, perché, come spiegato in precedenza, la coscienza e la scienza stanno bene insieme come il latte e l'uranio. Ci sono quindi delle prove che dimostrino che questi due piani, di cui stiamo parlando, esistono?" [
Alan Moore, traduzione smoky man &
Daniela Odri Mazza]