Nei giorni scorsi (anche se sul Web 2.0 tutto scorre alla velocità della luce e la cosa potrebbe già essere preistoria, oramai) il mondo del Fumetto italiano è sembrato scosso dalla solita, inevitabile polemica, che torna e ritorna puntuale un mese sì e l'altro pure (o quasi), cambiando solo i nomi dei disegnatori coinvolti. L'oggetto del contendere? Il "copiare" o l' "eccedere" con gli omaggi e/o i riferimenti. Trovate informazioni sulla questione
qui e
qua, ad esempio, e molto girando in Rete.
Confesso che alla fin fine il "dibattito" non mi ha "infervorato" più di tanto.
Qualche "pensierino" in più, invece, mi ha suscitato l'opinione espressa da
Claudio Calia che l'8 Aprile su Facebook ha scritto: "
Leggo
cose in questi giorni sul web. Cose su autori e proprietà
intellettuale, su copie e ricalchi. Gente che mi chiede se può
pubblicare le mie cose sui suoi social network. Non è maledettamente
chiaro che io sto dalla parte dello sfregio e della copia, del ricalco e
della libera diffusione delle idee: della pirateria, insomma. Lo
ribadirò presto. Intanto sappiate che ciò che è mio è vostro, che quello
che faccio è frutto del mondo in cui vivo e non esclusivamente "mio".
Le creative commons sono una mediazione al ribasso, siate (siamo) liberi
di essere liberi. Se vi interessano, fate delle mie cose quel che
volete, che a me piaccia o non piaccia dove vanno a finire."
Uhmmm....
Sul fronte anglofono, mi imbatto su
Bleeding Cool in un'intervista al talentuoso
Brandon Graham, autore che seguo da diverso tempo.
Graham, al momento è impegnato come sceneggiatore nel recente rilancio di
Prophet, dimenticabile personaggio Image/Extreme anni '90, riportato a nuova (e totalmente rivoluzionata) vita con plauso di critica e lusinghieri risultati di vendita. Da quello che ho visto in giro la serie sembra davvero intrigante e meritevole d'attenzione.
Nell'intervista Graham dichiara: "Di fatto, ultimamente, anche se non so se sia la cosa più intelligente del mondo, cerco di non firmare alcun contratto. Per
Prophet non c'è davvero un contratto. [...]
Il coinvolgimento di
Stephenson [publisher della Image, N.d.T.] mi da grande fiducia perché, anche se non tutti i fumetti che la Image pubblica mi piacciono, lui è davvero attento nel trattare gli autori e il loro lavoro. [...]
[...] Per
Prophet credo si tratti di "work for hire", dal momento che non ho firmato alcun contratto... perché sono un pazzo. L'intera mia collaborazione è fondata sul mio legame con
Eric Stephenson e sull'avere fiducia in lui considerando come mi ha trattato in passato."
Uhmmmm....
E poi navigando leggo pure
questo.
Hurm... fare fumetti sembra una cosa pericolosa.