domenica 30 agosto 2020

[Oldies but goldies] Giancarlo Berardi 2001

A seguire, un prezioso recupero datato 2001, a cura dell'amico Giuseppe Pili, pubblicato nel luglio 2001 su Ultrazine.org. Buona lettura.

Quattro chiacchiere con GIANCARLO BERARDI
a cura di Giuseppe Pili
  
Si vorrebbero chiedere tante cose a Giancarlo Berardi. Tante al punto che una piccola restrizione renderebbe deludente qualsiasi intervista. Quando poi le domande a disposizione sono una manciata, è chiaro in partenza che si riuscirà giusto a scalfire la superficie di una personalità così profonda. A quel punto l'unica speranza è che sia lui a dilungarsi oltre misura, a mostrarci dallo spiraglio lo scrigno da cui attinge tante meravigliose storie. Inutile. Lo scrigno non si apre e la nostra immensa curiosità resta allo stato larvale. Non resta che tuffarsi nelle sue storie e scoprire l'uomo attraverso i suoi indimenticabili personaggi.

Una breve biografia a cura del sito Bonelli, QUI.
Pagina di Wikipedia dedicata all'autore, QUI.

Può fare una piccola presentazione della sua ultima serie, Julia?
Giancarlo Berardi: Julia Kendall, è una giovane donna, una criminologa, ossia specializzata in una scienza che studia il crimine in tutti i suoi aspetti basandosi sull’antropologia, sulla psichiatria, sulla psicoanalisi … tutte materie preziose, che richiedono istinto e capacità d’immedesimazione per essere efficaci.
Ma è anche una donna del nostro tempo, con tutti i dubbi, le limitazioni, le legittime aspirazioni tipiche dei nostri giorni. Quindi una donna normale, che non vola, non pratica il karatè e che affronta la vita con le armi tipiche del suo sesso come l’intelligenza, la sensibilità e la partecipazione. Una donna che più che giudicare i delitti efferati che deve investigare cerca di capirne le motivazioni.

In questo momento quali fumetti - italiani e stranieri - la interessano e la coinvolgono?
Tra i fumetti che preferisco ci sono sicuramente le opere di Max Cabanes, autore francese che non ha realizzato un personaggio fisso e che racconta spesso storie di provincia che reputo davvero letteratura disegnata. Mi piace molto Rip Kirby, personaggio americano degli anni ’40, disegnato e scritto da Alex Raymond e le opere di Alex Toth, che considero il miglior disegnatore di fumetti in assoluto.

Se dovesse condensare in tre nomi i maestri del fumetto da cui un esordiente dovrebbe imparare i segreti della sceneggiatura, quali sarebbero?
Partirei da Gian Luigi Bonelli, sicuramente il papà di un certo fumetto avventuroso sulle cui tracce mi sono messo anch’io. Tra gli autori più recenti e i colleghi che stimo, direi Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi.
In una narrazione a suo parere è più importante un soggetto avvincente o una sceneggiatura ben orchestrata?
Ci sono due tipi di narrazione, quella che si basa su soggetti particolarmente originali e quella che si basa sui personaggi. Io preferisco la seconda ipotesi, perché una buona storia è quella che si basa sui personaggi e questi escono da una buona sceneggiatura. Per cui dovendo scegliere, è più importante una buona sceneggiatura che un soggetto eclatante.

Che tipo di collaborazione instaura generalmente con gli artisti che illustrano le sue storie?
Gradisco avere un rapporto molto diretto e piuttosto continuo con i miei collaboratori, perché loro realizzano l’altro 50 per cento del lavoro e ci deve essere una sintonia tra di noi. Ci sentiamo molto spesso, ci scambiamo fax, lunghe telefonate. Cerco di capire, di conoscere meglio questi collaboratori perché scriverò poi delle sceneggiature su misura, come un sarto quando realizza un abito. E poi è piacevole, perché in certi casi si instaurano dei rapporti d’amicizia e sappiamo bene tutti che l’amicizia è un bene prezioso.

Perché secondo lei in Italia la sceneggiatura ha una netta prevalenza sul disegno, mentre ad esempio in America e in Giappone avviene il contrario?
Non so se questa affermazione sia vera. Comunque se l’avete riscontrata, io mi fido. Posso pensare al fatto che in Italia essendo abituati ad un certo tipo di narrazione, forse anche un pochino feuilletonistica … tornando in dietro non c’è dubbio che abbiamo avuto la tradizione del romanzo d’appendice ottocentesco, con personaggi realizzati in un certo modo… citavo prima Gianluigi Bonelli che sicuramente è stato un autore che ha portato avanti quel tipo di tradizione con storie forti, ben costruite, e per di più le sue avventure di Tex, essendo articolate su molte pagine, gli davano la possibilità di approfondire i temi, i personaggi, i colpi di scena… negli Stati Uniti le storie sono di 15, 20 pagine, in Italia sono di 100 pagine, e questo fa una certa differenza.

E poi dobbiamo tenere conto che il fumetto italiano è prevalentemente popolare, comprato come tale e consumato come tale e per questo una certa abbondanza, anche di pagine, è necessaria.

[Intervista pubblicata originariamente su Ultrazine.org nel luglio 2001]  

venerdì 14 agosto 2020

recensioni in 4 parole [84]

La ragazza è tosta.
Una dolente vicenda. Finale.
Alan Moore's Cinema Purgatorio
Oscure visioni di celluloide.
Quasi n.1
Rivista senza lettori. Quasi.
*********
Abbiamo detto 4 parole su:
Io sono Eva
Soggetto: M. Gomboli e T. Faraci (da un'idea di A. Artusi e M. Zilio)
Sceneggiatura: T. Faraci - Disegni: G. Palumbo e M. Buffagni    
Copertina: G. Palumbo
Editore: Astorina (collana Il Grande Diabolik n.52)    
Formato: brossurato, 196 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 5,40
Anno di pubblicazione: 2020
Per qualche parola in più: QUI
 
di Akab (testi e disegni)
Editore: Progetto Stigma
Formato: cartonato, 180 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 25
Anno di pubblicazione: 2020
Per qualche parola in più: QUI

Alan Moore's Cinema Purgatorio
di Alan Moore (testi) e Kev O'Neill (disegni)
Editore: Panini Comics
Formato: cartonato, 160 pagine, b/n
Prezzo: € 22
Anno di pubblicazione: 2020
Per qualche parola in più: QUI (in Inglese, parecchie parole!) 

Quasi n.1
di AA.VV.
a cura di Boris Battaglia & Paolo Interdonato
Copertina: Massimo Giacon
Editore: Oblò
Formato: spillato, 64 pagine, b/n
Prezzo: € 8
Anno di pubblicazione: 2020
Per qualche parola in più: QUI (parecchie parole!)

mercoledì 12 agosto 2020

Massimi Maestri: Moebius & Miyazaki

Nel seguito una traduzione di un'inestimabile conversazione tra Moebius e Miyazaki, avvenuta in occasione della mostra Miyazaki et Moebius: Deux Artistes Dont Les Dessins Prennent Vie tenutasi a Parigi nel 2004. La traduzione (dall'inglese) è basata su un breve video disponibile su YouTube, QUI.

Soltanto a "lavoro" concluso, accecato dalla bellezza di un simile incontro tra Giganti, mi sono accorto che sul web si trovano, già da da tempo, diversi materiali sul tema (qui, qui e qui). Ad ogni modo... repetita iuvant! :)
Miyazaki: L'Arzach di Moebius... penso l'abbia realizzato nel 1975.
Io l'ho visto per la prima volta intorno al 1980. Ne rimasi molto impressionato.
Ma sfortunatamente, al tempo, il mio stile era già piuttosto consolidato. Per cui non l'ho potuto utilizzare in modo così efficace come avrei altrimenti fatto nel corso della mia crescita artistica.
Ma è assolutamente vero che ho creato Nausicaa influenzato dall'opera di Moebius.

Moebius: Quando ho visto La Principessa Mononoke e ancor di più La città incantata sono rimasto colpito dal fatto che non riuscivo a immaginare un produttore al mondo che avrebbe potuto accettare delle storie simili. Ed è questo il genio di Miyazaki.

Miyazaki: Il mio produttore non ha mai fatto obiezioni tranne [ride]... tranne sul fatto di finire nei tempi previsti...
Moebius: Quello che mi ha colpito sin dall'inizio è che Miyazaki per i suoi film ha tratto ispirazione dall'Europa. La sua è una visione dell'Europa molto lontana nel tempo, idealizzata, quasi da innamorato. Allo stesso tempo, film come Totoro, Mononoke o La città incantata rappresentano anche una sorta di ritorno a casa. Sono opere molto toccanti.

Miyazaki: Credo che la visione del mondo di una persona e il suo approccio creativo siano qualcosa di indivisibile. Riguardo l'approccio tecnico, abbiamo sostanzialmente utilizzato il metodo appreso dalla pittura europea che si basa sulla luce e sullo spazio. Disegniamo usando quel metodo. Quando abbiamo dovuto realizzare gli interni del bagno pubblico de La città incantata dovevamo rappresentare delle cose tipicamente giapponesi. Non ero sicuro che saremmo riusciti a farlo usando la tecnica europea. Ma il mio team ha mostrato una straordinaria capacità, che non sapevamo di avere, per rappresentare gli oggetti tradizionali giapponesi. Insieme alla tecnica europea questa nostra capacità innata è evidente in ogni scena. Alcune scene erano completamente diverse da qualsiasi cosa avessimo disegnato in precedenza. Questi due elementi di solito non sono compatibili ma in questo film ognuno ha avuto il proprio spazio e hanno funzionato in armonia. È stata un'esperienza meravigliosa che abbiamo vissuto mentre realizzavamo il film.

Moebius: Durante la conferenza stampa Suzuki ha detto che a Miyazaki piace sempre smontare il sistema in cui opera e che la sua preoccupazione principale è verso gli spettatori, il suo obiettivo è la soddisfazione del pubblico. In questo ci vedo un senso d'avventura unito alla premura per lo spettatore...

Miyazaki: Riguardo al nostro lavoro... non voglio vederlo soltanto come una questione di business ma tengo sempre a mente che ha valore soltanto se intrattiene il pubblico. Il XXI secolo è un tempo complicato. Il nostro futuro non è chiaro. Dobbiamo riconsiderare molte cose che abbiamo dato per scontate... sia che si tratti del senso comune o del nostro modo di pensare, dobbiamo ripensare ad ogni norma.
E questo vale anche nel campo dell'intrattenimento e dei film per ragazzi. Dobbiamo interrogarci sul format che stiamo seguendo. Non possiamo semplicemente creare un cattivo con lo stampino per poi sconfiggerlo. Non si deve fare un film in un modo così semplicistico.

Moebius: Nei suoi film è evidente il riguardo, il rispetto per gli spettatori...
Miyazaki: Ovviamente dentro di me ho anche della negatività, disperazione, mancanza di speranza. A dire la verità, parecchia mancanza di speranza e pessimismo. Ma non penso che sia un elemento da inserire nei film per ragazzi. Sono più interessato a quello che mi spinge a fare un film felice o a quello che mi rende felice. È una domanda che mi faccio spesso.

Il video disponibile su YouTube, QUI.