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martedì 26 febbraio 2013

c'è confusione in me...

Un'illuminante tavola di Michael Kupperman
In questi giorni un po' caotici, in cui il Fumetto non è certo la priorità, mi sono imbattuto nelle dichiarazioni di due grandi scrittori: Tiziano Sclavi e Haruki Murakami.

«Ebbene sì, sono venale, ma i soldi in questo mestiere sono importanti: sono l’unico modo che ha la società per apprezzare quello che fai.» [T. Sclavi]

«Scrivere un libro è un po' come correre una maratona, la motivazione in sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che non cerca conferma in un giudizio esterno.»
[H. Murakami, L’arte di correre]

Meditare... 
Hurm. 
Peccato che non sono un "critico"! :)

domenica 24 febbraio 2013

recensioni in 4 parole [3]

Gli scrupoli del mercenario. 
La collezione
Di fumetti e dissolvenze.
 Rabbia, disegno, lavoro: perché?
Non è come sembra.
********* 
Abbiamo detto 4 parole su:
Saga N. 9
Autori: Brian K. Vaughan (testi), Fiona Staples (disegni)
Editore: Image Comics
Prezzo: $2.99
Anno di pubblicazione: 2013
Per qualche parola in più: QUI.  


La collezione
Autori: Alessandro Bilotta (testi),  Francesco Cattani (disegni)
Formato: 2 pagine, colore
Pubblicato il 24/02/2013 su La Lettura, l'inserto culturale de Il Corriere della Sera.

The Realist: You are what you draw
di Asaf Hanuka
Formato: webcomic
Anno di pubblicazione: 2012
Per qualche parola in più: QUI.  


Il lato oscuro della Luna
Soggetto e sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Matteo Mosca
Copertina: Aldo Di Gennaro
Editore: Sergio Bonelli Editore; Collana: Le Storie N.5
Formato: brossurato, 114 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 3,50
Anno di pubblicazione: 2013
Per qualche parola in più: QUI. 

venerdì 22 febbraio 2013

gli incontri (che mi perderò) al BilBolBul

Anche quest'anno mi perderò, ahimè, il BilBolBul, una delle manifestazioni dedicate al Fumetto che - stante la storia pregressa, la densità d'incontri, iniziative, eventi, mostre e quant'altro - ritengo tra le più interessanti del panorama Italiano ed europeo (e non solo).
Il Festival bolognese (iniziato ieri, 21 Febbraio, proseguirà fino al 24), giunto alla VII edizione, anche quest'anno offre infatti un'incredibile, direi quasi pirotecnica, profusione di "occasioni" intriganti, variegate e stimolanti per vivere, respirare & scoprire il fermento e la magia del fare Fumetto (e Illustrazione). Inutile fare elenchi, potete scaricare il programma qui per avere i dettagli. Oppure... meglio, molto meglio... andare di persona a Bologna in questi giorni per godere "live" dell'evento! 
Vi invidierei!!! O se vi invidierei...
Se impossibilitati come me, vi invito invece a seguire (il solito, sempre sia lodato) Conversazioni sul Fumetto che "promette", dopo aver dedicato un pezzo di presentazione al Festival, post e reportage a copertura della kermesse bolognese. E a tenere d'occhio il blog del Festival gestito dallo staff de Lo Spazio Bianco: qui.

Personalmente (l'avete già intuito dalle immagini a corredo del post, vero???) il mio più grande rammarico, tra tante delizie, è... non incontrare JASON! Non me ne vorranno gli altri ma l'autore norvegese, col suo stile minimale e stralunato, mi ha sempre affascinato.
In particolare mi spiace non essere presente all'incontro di stasera (ore 20, Cinema Lumière) I film della mia vita ("Jason racconta il suo percorso artistico attraverso i film che hanno contribuito a definirne l'immaginario e lo stile grafico. Le sue storie attingono al cinema di Aki Kaurismäki e di Jim Jarmusch, ma anche alla Hollywood classica e a quella di serie B.") e perdermi domani l'inaugurazione della mostra Tutto sarebbe lo stesso.

Vabbè, sarà per un'altra volta... torno a tradurre Moore. Ops...
 Tutte le immagini sono opera di Jason.
Il blog dell'autore norvegese è visitabile qui.

martedì 19 febbraio 2013

critica??? più divertente il cosplaying!!!

Vampirella interpretata da Micheline Pitt. Foto: Chris Gomez Photography
Qualche giorno fa, il buon Andrea Queirolo sul sempre "ottimo e abbondante" Conversazioni sul Fumetto pubblicava un interessante post dall'emblematico titolo "Riflessione su una situazione stagnante".
Il tema? La critica fumettistica! La critica fumettistica e la sua esclusione dalle giurie dei premi di settore ("[...] mi vien logico pensare che più che allo sbando, la critica del fumetto sia messa al bando."), la sua "inconsistenza" su portali e blog e, in generale, la scarsa considerazione dell' "impatto" (non dico importanza) della critica da parte degli editori Italiani (che poi il "tema editori" è peggio del vaso di Pandora. Per cui... non solleviamo neppure l'argomento: si leverebbe troppo vento di tempesta).
San interpretata da Meagan Marie
Certo la situazione pare stagnante... così come l'argomento del resto (mi verrebbe da dire senza alcuna malizia)!
E credo che il problema sia purtroppo nella situazione un po' stagnante del Paese tutto. 
Un Paese, per dire... la butto lì, in cui l'Arte è letteralmente ovunque ed è relegata ad investimenti di contorno. Un Paese in cui il Fumetto è, al massimo, considerato (qui provoco. Davvero provoco?) un'Arte minore (e forse anche un "investimento" o un "business" minore da parte di chi i fumetti li produce)... e se ne traggano le inevitabili, dolorose conseguenze.
Rocketeer interpretato da Briar and the rose
Spesso io stesso mi sono chiesto o sentito chiedere: "Ma chi te lo fa fare a tenere il blog?"
Già, chi me lo fa fare? Già, CHI CE LO FA FARE?

Bella domanda. E... brutta malattia il Fumetto.
Forse ci frega esser fan. E se ha fregato uno come Don Rosa, chi siamo noi per dirci esenti?

Ah, postilla sul blog: ricordarsi (e ricorda anche tu che leggi) che nulla è per sempre!
Joker & Harley Quinn interpretati da Larina-Satome
"Per fare critica e/o approfondimento si necessita di tempo, per leggere un libro e parlarne ci vuole molto tempo e fare critica non vuol dire fare informazione o dare notizie. Fare critica e/o approfondimento vuol dire avere un’ampia visione e consapevolezza di quello di cui si vuol parlare e contemporaneamente portare avanti tanti piccoli discorsi paralleli." [A. Queirolo, ancora.]

Non oserei spingermi a dire d'essere un critico. Uhmmm... forse, un esperto. Meglio un curioso di Fumetto. Un critico omeopatico?
Dazzler interpretata Marie-Claude Bourbonnais. Foto: jaytablante.
Comunque... un po' mi sento tirato in causa.... solo un po'? Più di un po'? Non so...
Il tempo? E chi ce l'ha? Magari ti sembra d'averne e invece....

Semplicemente... faccio la mia cosa.
E forse... quasi quasi... 
Devilman interpretato da Lexedur
Uhmmm.... critica? Meglio darsi al cosplaying. Ci si diverte (divertirebbe) di più... no?

Ma sì... quasi quasi, mi do al cosplaying! Mi pare più divertente della critica e del star a rimestare su una situazione stagnante, no?
 

venerdì 15 febbraio 2013

Mike Carey: fumetti per tutti! (e non solo)

The Unwritten Vol. 1, di Mike Carey e Peter Gross. Copertina di Yuko Shimizu.
Undicesimo appuntamento con le interviste ai protagonisti del Fumetto. 
Questa volta è il turno di... un altro sceneggiatore britannico capace di imporsi in questi anni per la forza delle sue storie (X-Men, Hellblazer, Lucifer, Fantastic Four e la "sua" serie Vertigo The Unwritten), tra mainstream e "autorialità": MIKE CAREY.

L'intervista è la traduzione di quella realizzata da Laura Sneddon e pubblicata il 23 Gennaio 2013 sul sito di New Statesman; tradotta in Italiano per smokyland con il permesso dell'autrice, a cui va il mio sentito ringraziamento. 
L'intervista originale, in Inglese, può essere letta qui

Mike Carey sarà tra gli ospiti dell'imminente London Super Comic Convention che si terrà a Londra il 23 e 24 Febbraio.
The Unwritten N. 29. Copertina di Yuko Shimizu.
Laura Sneddon: Recentemente abbiamo visto un graphic novel aggiudicarsi un prestigioso premio letterario, qui nel Regno Unito. Dotter of Her Father’s Eyes, di Mary e Bryan Talbot ha scatenato l’attenzione della stampa generalista (“i fumetti non solo solo per i bambini!”, etc…) [il libro dei coniugi Talbot, in parte resoconto della vita travagliata della figlia di James Joyce, Lucia, ha vinto il Costa Awards 2012 nella categoria “Biography”, N.d.T] 
Come scrittore, sia di romanzi che di fumetti, che cosa pensi del fatto che i graphic novel siano inseriti nelle nomination di premi letterari? E della reazione conseguente?
Mike Carey: Mi sembra una cosa del tutto naturale. Di certo non sono un sostenitore del modo in cui i fumetti sono stati, tradizionalmente, ghettizzati. Potrà essere una posizione polemica, ma indicherei gli Hugo Awards come un esempio della distorsione che può portare. Non dovrei lamentarmi, visto che sono stato nominato in un paio d’occasioni, ma la categoria dell’Hugo dedicata al settore non mi sembra abbia mai davvero rappresentato il livello di diversità e di maturità dei graphic novel nel modo in cui riescono a farlo le categorie dedicate ai romanzi e ai racconti brevi.

In un certo senso, tutti i premi si basano su distinzioni arbitrarie, ma è importante dove si tracciano le linee di demarcazione. È stato imbarazzante scoprire che facesse ancora notizia che le storie a fumetti potessero essere indirizzate ad un pubblico adulto.


Il gran numero di tuoi lavori a fumetti dimostra quanto tu sia stato uno scrittore prolifico e popolare – e continui ad esserlo – con una produzione particolarmente ricca sia per la Marvel che per la Vertigo.  Quest’ultima ha subito dei grandi cambiamenti negli ultimi mesi con l’abbandono di Karen Berger e la conclusione di Hellblazer. Ti sembra sia la conclusione di un’era o semplicemente l’inizio di un altro capitolo?
La fine di un’era, certamente, ma non la fine della Vertigo. L’addio di Karen è un evento davvero importante e non vorrei ridimensionarlo. Ha fondato l’etichetta, le ha dato un’identità e una missione ed è stata personalmente coinvolta in ogni aspetto del marchio, ogni giorno che ha lavorato per la DC Comics. Ma ha costruito bene e la Vertigo andrà avanti. È in ottime mani, con Shelley Bond nel ruolo di executive editor. Comunque, sono molto triste per la perdita di Hellblazer. John può vivere altre avventure nell’universo DC. Certo, può farlo. È lì che è nato. Ma è nella Vertigo che è cresciuto ed è lì che vive.

The Unwritten sta continuando ad uscire regolarmente, con vendite straordinarie e le raccolte che hanno un ottimo successo. Per chi non lo conosce, potresti raccontarci un po’ di che storia si tratta?
Un ragazzino è immortalato nei panni di un adorabile giovane mago nelle storie scritte da suo padre. Il personaggio fittizio, Tommy Taylor, porta lo stesso nome del vero ragazzino. Poi il ragazzo cresce e scopre di saper fare delle magie. Ed è costretto ad affrontare l’orribile conclusione che lui potrebbe essere quel personaggio fittizio, in qualche modo portato nel mondo reale, con tutti i suoi ricordi abilmente costruiti e tutto il suo passato una bugia.
C’è molto altro ancora… e la storia sta sviluppandosi via via che andiamo avanti. Ma è una storia sulle… storie. Sul motivo per cui le storie sono importanti per noi e l’effetto che hanno sul mondo. È un qualcosa che io e Peter Gross abbiamo inventato insieme ed entrambi abbiamo sviluppato delle opinioni piuttosto estreme sul fatto che la realtà meriti davvero d’essere chiamata come tale. Le storie sono il posto in cui viviamo, per la maggior parte del tempo. La realtà è un luogo che visitiamo di tanto in tanto. Ma paradossalmente, questo si spiega da sé nella serie, quando Tom Taylor inizia a far visita ai mondi in cui sono ambientate diverse opere di narrativa e ad interagire con i personaggi. Tom ha molto da scoprire su chi sia davvero e sul perché della propria esistenza.
 

The Unwritten è una fantastica “prima volta” per gli appassionati di letteratura che non hanno ancora esplorato il mondo dell’Arte sequenziale. Quali sono i principali riferimenti e richiami della serie?
Per iniziare, il riferimento più evidente è a tutti i vari libri e serie - e fumetti - che parlano di giovani maghi. Ci sono accenni a molti di loro, inclusi i più famosi e quelli meno noti. Sullo sfondo la serie ha un grande debito nei confronti dell’autobiografia di Christopher Milne, che era il Christopher Robin nei libri di Winnie the Pooh. Il dilemma di Tom all’inizio della nostra storia è praticamente lo stesso che ha dovuto affrontare Christopher Milne: era famoso grazie a qualcun altro, creato o ricreato nelle opere scritte dal padre e il mondo lo vedeva attraverso quella lente, ed era una cosa che odiava profondamente.
Proseguendo, tuttavia, The Unwritten è diventato la nostra “lettera d’amore” per le storie che hanno avuto un’influenza formativa su di noi. Ci sono molti riferimenti diretti e molti che sono più nascosti e sottili.  Facciamo delle cose piuttosto “oltraggiose”. Non potrò mai partecipare ad una convention dei Mumin, anche se amo i loro libri! 


Prima di dedicarti ai fumetti a tempo pieno eri un insegnante e, credo, un giornalista che si occupava di Fumetto, no? La crescente importanza di corsi sul Fumetto nelle università, e la presenza sulle liste scolastiche delle letture consigliate, era una cosa che si poteva prevedere anni fa?
In un certo senso succedeva già nel corso che tenevo. Non era un corso di letteratura, avevamo dovuto chiamarlo “corso sui media”, ma facevamo degli studi approfonditi sui fumetti come testi. È una cosa davvero buona vedere quel processo portato a nuovi livelli.

Gli X-Men di Mike Carey.
E rispetto alla critica e al lato giornalistico? Segui i pareri online sui tuoi lavori o quelli della critica specializzata?
Leggo le recensioni che mi riguardano, in uno stato mentale sulla difensiva, ansioso e irritabile. Probabilmente non è una cosa salutare ma lo faccio comunque. Quello che non faccio (dici, mai? QUASI mai) è farmi trascinare in discussioni online sui miei lavori. L’ultima volta che l’ho fatto è stato durante l’anno conclusivo della mia run degli X-Men. Avevo fatto diventare Rougue e Magneto amanti… mi sembrava una cosa naturale, e sono stato praticamente accusato di mostrare lo stupro e degli stupratori in una luce favorevole.
Non perché avessi fatto violentare Rogue da Magneto, una cosa che sarebbe stata completamente impensabile, ma perché alcuni lettori fanatici, che si erano schierati contro quella relazione, avevano deciso di vederci dei rimandi ad una singola vignetta di un numero di chissà quale albo degli X-Men di anni prima.
Magneto aveva costretto Rogue a toccare direttamente la pelle di Gambit scatenandone i poteri. Lei paragonava questo fatto ad uno stupro, in quanto era stata privata dalla propria volontà. Era comunque un’analogia davvero forzata: se essere involontariamente soggiogati dai poteri di Rogue è uno stupro, questo farebbe di lei una stupratrice seriale. Comunque ci fu questa mal interpretazione e si scatenò una discussione. E così partecipai a dei forum in cui venivano lanciate queste accuse. In alcuni, come quello di Comic Book Resources, fui accolto civilmente. In altri fui praticamente rapinato, riempito di botte e dato per morto. Non c’è modo di vincere contro un troll perché ha sempre più tempo di te da dedicare ad urlare di quanto tu possa fare per replicare e, nel farlo, si diverte molto di più.


In molti tuoi fumetti, da
Lucifer agli X-Men, hai dato davvero gran risalto ai personaggi femminili, un fatto che non riesce in altre serie. Hai notato la mancanza di (vestiti e forti) personaggi femminili negli altri fumetti e/o sono il tipo di personaggi verso i quali ti senti particolarmente portato?
Credo che la verità sia che scrivo quello che mi piacerebbe leggere, un atteggiamento che credo sia comune a molti altri scrittori. Mi piacciono i personaggi femminili forti, e spesso trovo davvero noiosa la figura del capo macho.

Come qualsiasi altro mezzo espressivo, i fumetti hanno la loro “lista” di rappresentazioni sessiste della donna e delle relazioni tra uomo e donna. Ma ci sono anche alcune opere meravigliose che sono completamente all’opposto di simili sciatti sproloqui. Quello che è più preoccupante, in un certo senso, è il modo in cui le convenzioni grafiche sono cambiate. È ancora peggio perché nel fumetto americano mainstream sono ovunque e inevitabili. È quasi impossibile trovare delle donne disegnate in modo verosimile. Per la maggior parte hanno seni grandi come dirigibili, girovita che potresti circondare unendo un dito al pollice e gambe che sono tre volte più lunghe del loro busto. E come hai detto tu, non indossano alcun vestito. O meglio li indossano ma sono l’equivalente per i supereroi degli accessori bondage. Odio quella roba. E odio il fatto sia diventata una consuetudine, per cui se non chiarisci esattamente cosa vuoi, l’approccio bondage è quello che ricevi.

Lucifer N. 16. Copertina di Christopher Moeller.
Quest’anno Lucifer torna in stampa, immagino a grande richiesta, visto che è un “classico”. Si tratta di una serie a cui ripensi con soddisfazione? Sei rimasto in contatto con Neil Gaiman?
Sono molto, molto fiero di Lucifer. Averlo scritto è stato una cosa splendida per me. Ero e sono tuttora un grandissimo fan di Sandman, per cui aver avuto la possibilità di scrivere delle storie ambientate in quella continuity è stato come un sogno divenuto realtà. E mi sento d’aver fatto tutto quello che volevo fare: ho raccontato la storia che volevo raccontare e mi sono fermato quando avevo finito di farlo. Questo è uno degli aspetti meravigliosi di lavorare alla Vertigo. Se il team creativo dice “la storia finisce qui”, gli editor rispettano questa decisione e la supportano.

È passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho parlato con Neil, ma ci siamo sempre trovati davvero bene ogni volta che ci siamo incontrati. È stato incredibilmente generoso con me, sia per la libertà creativa che mi ha concesso rispetto alle sue creazioni e nel supporto che mi ha dato. Nei primi tempi in cui lavoravo a Lucifer parlavamo molto, ma ero principalmente io che "buttavo giù" delle idee e lui mi dava il suo parere quando glielo chiedevo. Non ha mai messo dei limiti o si è mostrato possessivo sul tipo di viaggio in cui volevo coinvolgere i personaggi, un atteggiamento
davvero degno di nota dato il suo personale contributo in quell’universo narrativo.

Hai anche scritto una fantastica serie di romanzi, la saga di Felix Castor [pubblicata da Warner Books; inedita in Italia, N.d.T.]. Puoi raccontarci qualcosa? Il sesto libro credo uscirà nel corso di quest’anno…
In realtà sono indietro con la scadenza del libro. Ho invece scritto qualcos’altro, una storia che mi stava ossessionando. Per cui Castor N.6 uscirà ma ci vorrà un po’.

Con i romanzi di Castor, ho cercato di fare una versione moderna del detective privato da noir. Li vedo come dei romanzi di Raymond Chandler se Los Angeles fosse Londra e Marlowe un esorcista. Di sicuro Castor ha un po’ dello stesso DNA di Marlowe. È un uomo imperfetto ma per molti aspetti gradevole che cerca di fare la cosa giusta in un modo in cui fare la cosa giusta è più o meno impossibile. Si guadagna da vivere facendo esorcismi, ma sin dal primo romanzo inizia a nutrire dei dubbi su quello che sta facendo e incomincia a preferire i morti ai vivi. Non è facile fare l’esorcista con quel genere di scrupoli.

Tutto questo sullo sfondo di un mondo in cui i morti stanno incominciando a tornare in numero considerevole. Ci sono fantasmi, zombie, persino licantropi e altri mutaforma, così c’è grande richiesta di esorcisti e c’è molto da guadagnare se si sa come muoversi. Ma nei romanzi viene sviluppato uno specifico bestiario di creature soprannaturali. E c’è una spiegazione per l’esistenza di queste entità ed è sempre la stessa, ogni volta. Credo che sia questo che mi piace nello scrivere Castor, almeno una delle cose che mi piace: la coerenza interna. C’è un grande mistero che sta sullo sfondo di tutti questi misteri più piccoli, e la soluzione ha un senso. 

The devil you know, primo romanzo della saga di Felix Castor.
Hai scritto per diversi mezzi espressivi: fumetti, romanzi, sceneggiature televisive, per i videogiochi. Oltre ad aver scritto adattamenti da un medium ad un altro. Quanto sei convinto che il medium è il messaggio?
Credo che ogni mezzo espressivo abbia la propria architettura, e devi comprenderla per utilizzarla. Quando ho iniziato a scrivere per il cinema, ho iniziato a farlo come se facessi fumetti ed ero un po’ scontento e stupito che i risultati fossero inutilizzabili.
Non è possibile copiare una storia da un medium ad un altro. Devi reinventarla nel nuovo medium, ed è molto più eccitante e stimolante.


The Unwritten è una serie creator-owned, ossia ne detieni i diritti, ma al contempo scrivi per molte testate controllate dall’editore. Di recente numerosi autori sono andati via da Marvel e DC per varie motivazioni etiche e il tema dei “diritti degli autori” è tornato di nuovo al centro dell’attenzione. Alcuni scrittori, come Grant Morrison e tu, sembrano invece felici di poter disimpegnarvi in entrambi i mondi, creando le vostre serie e giocando in quei “mitici universi”. È una visione corretta? E qual è la tua posizione circa i “diritti degli autori”?
Wow. È una domanda bella tosta. Posso "spezzarla" un pochino?

I “diritti degli autori”. Penso che sia una battaglia che non è mai vinta. Si adotta uno standard, poi arrivano nuovi media e l’industria si riorganizza ed è tutto da rifare. Alla fine degli anni ’80, poco prima che iniziassi a scrivere, ci fu una battaglia titanica condotta da autori come Alan Moore e ho potuto goderne i benefici. Ma comunque vada, ci sarà sempre del lavoro su commissione nel mondo del fumetto. Gli albi escono con cadenza mensile, per anni e anni, e i personaggi sopravvivono ai loro stessi creatori. Sono circospetto quando vedo dei contratti che sfruttano l’operato di un autore e a volte ho rifiutato dei lavori che mi hanno proposto perché nel contratto cedevo praticamente tutto e non c’era alcuna buona ragione per farlo. Ma quando le condizioni sono chiare e sei consapevole di quello che stai firmando, non ho alcun problema nel prestare la mia opera su commissione. È il prezzo che si paga per lavorare sui quei “mitici universi”, come dici tu. Ho scritto gli X-Men per sei anni e per la maggior parte del tempo mi è piaciuto da pazzi.

Copertina di The Steel Seraglio.
La London Super Comic Convention è relativamente nuova, avendo debuttato con grande successo l’anno scorso. Sarai presente quest’anno?
Sì, ci sarò. Sono abbastanza vecchio da ricordare quando c’era una solo convention in Inghilterra, e sono felice del fatto che ora ce ne sia una mezza dozzina. E ognuna di esse ha la sua particolare atmosfera. Così Bubble è informale, alla mano e intima. Kapow è sopra le righe, aggressiva ed eccitante. E
LSCC è una versione inglese di San Diego, significa che è un po’ come un circo a tre piste: un sacco di eventi, un sacco di spettacoli, grandi incontri e un’atmosfera da carnevale. 

Per concludere, cosa hai in serbo per il prossimo futuro? Ho sentito delle voci su un romanzo con protagonisti degli zombi e forse una serie supereroica per Boom Studios…
Sono delle voci incredibilmente accurate!
Sto lavorando con Boom! ad una serie che mi sta facendo divertire un sacco.
Sto inoltre scrivendo House of the Holy per la app di Madefire, con i disegni dell’incredibile Dave Kendall. 

Inoltre è vero che sto scrivendo una specie di… beh sì, di romanzo horror. Con zombie.. Più o meno. Ma è difficile da classificare, ed è completamente diverso da qualsiasi cosa abbia scritto finora. Sono molto eccitato all’idea.
E sto scrivendo un altro romanzo insieme a mia moglie e a nostra figlia Louise. Il primo è stato The Steel Seraglio pubblicato in USA da Chizine e di prossima uscita in UK per Gollancz. È stato il nostro omaggio a Le mille e una notte. Il secondo che userà la stessa struttura di storie brevi inserite in una cornice narrativa più generale, lo intitoleremo probabilmente Many Mansions. Ho anche scritto una sceneggiatura per un film, Dominion, che sembra stia per andare in produzione.
E ovviamente quest’anno sarà un anno importante per The Unwritten con l’imminente evento legato a Fables e qualcos’altro che annunceremo a breve.

Per cui direi che ci sono un mucchio di cose. La vita mi sembra così piena come voglio che sia!

Un sorridente Mike Carey!


L'intervista originale, in Inglese, può essere letta qui 
Grazie ancora a Laura Sneddon per la sua disponibilità. 

Le interviste precedenti:

giovedì 7 febbraio 2013

recensioni in 4 parole [2]

Attenti al supereroe cattivo!
Tuta Teschio e altre storie a caso
Fatali misteri dello sport.
Dylan Dog N.317: L'impostore
Giochi tra gemelli diversi.
Quando torna Moore? Quando?
*********

Abbiamo detto 4 parole su:
Satan's Soldier
di Tom Scioli.
Formato: webcomic
Anno di pubblicazione: 2012
Per qualche parola in più: QUI.  

Tuta Teschio e altre storie a caso
di Ratigher
Editore: The Milan Review/TCBF
Formato: spillato, 32 pagine, colore
Prezzo: € 6
Anno di pubblicazione: 2012

Per qualche parola in più: QUI. 

Dylan Dog N.317: L'impostore
Soggetto e sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Nicola Mari
Copertina: Angelo Stano
Editore: Sergio Bonelli
Formato: brossurato, 98 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 2,90
Anno di pubblicazione: 2013
Per qualche parola in più: QUI.

Supreme N. 67
Autori: Erik Larsen (testi), Erik Larsen & Cory Hamscher (disegni)
Editore: Image Comics
Prezzo: $3.99
Anno di pubblicazione: 2012
Per qualche parola in più: QUI.

lunedì 4 febbraio 2013

con Ratigher & Dr. Pira a Roma

Il 23 Gennaio scorso, ero presente a Roma all'incontro, presso la libreria romana della minimum fax, con due dei più interessanti esponenti della "New Wave" del Fumetto italiano: il DR. PIRA e RATIGHER. Attivi sulla scena oramai da diversi anni, sono stati capaci di richiamare, anche in collaborazione con altri autori (vedi i Super Amici), l'attenzione degli addetti ai lavori ma sopratutto di un pubblico, direi, eterogeneo, anche al di là dei ridotti confini dei lettori tradizionali di Fumetto. Beh... confesso di non conoscerli approfonditamente ma d'aver sempre nutrito nei loro confronti una certa simpatia (per i loro fumetti e per il loro modo di proporsi senza prendersi "troppo sul serio") ed interesse "critico" (e, ovviamente, se fossi davvero "critico" avrei dovuto conoscerli approfonditamente, ma anche io non mi prendo "troppo sul serio"! :D)... per questo, viste le fortunate circostanze, non potevo farmi sfuggire una simile occasione.
La presentazione romana, moderata con bravura e brio da Maurizio Ceccato (e con la presenza tra gli astanti di LRNZ), era conseguente alla recente uscita delle ultime fatiche dei due: Gatto Mondadory nella valle dei cugini (GRRRzetic) del Dr. Pira ("fatica" in tutti i sensi, si veda il video qui), seconda puntata della saga felina (sequel di Gatto Mondadory e il telefonino fatato), e Tuta Teschio, antologico di Ratigher che raccoglie le short uscite su Vice Magazine più un inedito sul "più grande sportivo di tutto i tempi".
Copertina di Tuta Teschio e altre storie a caso di Ratigher.
Pubblico numeroso (nei limiti degli spazi della piccola ma attivissima libreria) e partecipe, intervista a tre voci divertente e divertita (l'ascolto dell'audio sarebbe l'unico modo per cogliere appieno l'ironia, elemento fondamentale anche della poetica dei due)... insomma una serata piacevole a parlare di fumetti e del fare Fumetto con leggerezza e il sorriso sulle labbra.
Nel seguito, quale testimonianza, qualche stralcio della chiacchierata e una manciata di foto. Enjoy! 
Eh... e se non vi basta questo: altre foto e altri estratti su Conversazioni sul Fumetto: QUI!!!
La "folla" impegnata in informali discussioni pre-presentazione.
Maurizio Ceccato: Quello che mi ha attratto di più in Trama e che mi ha portato a leggere e a rileggere il fumetto è che la storia parte come una vicenda adolescenziale, un po’ come in una storia di Davide Toffolo o che faceva Davide Toffolo, e poi diventa una specie di incubo che va sempre più giù diventando Non aprite quella porta 1, 2 o 3…
Ratigher: Probabilmente Davide Toffolo ha avuto un’adolescenza…  quindi sa come è un’adolescenza. Quello che avviene veramente è quello che racconta lui. Nel senso che, di solito, nessuno di noi viene rapito dai mostri, durante l’adolescenza… magari può capitare durante la vecchiaia.
MC: E perché il mostro ha una tuta o sembra avere una tuta?
R: No, no… quello è proprio così… è proprio un mostro vero…

MC: Perché uno poteva chiedersi se era davvero così, un mostro oppure… non era davvero un mostro.
R: Per chi non ha letto il libro, nella storia ci sono due adolescenti che vengono rapiti da un mostro. In realtà quel mostro può sembrare posticcio, perché è coperto di fango. Ma è un mostro e ne ho raccontato le origini, come per Superman o gli X-Meni, in una storia a parte: è un bambino che ha commesso un delitto, un gesto orribile più per se stesso che per la società… e di colpo è diventato un mostro…

MC: E ha questo tridente…
R: Sì, come arma usa un forcone a tre punte, uno strumento classico tipo per raccogliere il fieno…
MC: “È anche un po' una cosa diabolica…”
R: Sì, un po’ diabolico… ma non ci avevo pensato… anche perché poi è andato molto forte a livello di lotte civili, come la “rivolta dei forconi”… si vede che è una cosa che piace agli… oppressi, come simbolo.
MC: Però lui è un oppressore.
R: È un oppressore, ma è anche un oppresso. È un oppressore perché… prima è stato oppresso.
Il dinamico duo, Ratigher (a sx) e Dr. Pira (a dx), all'arrivo!
MC: Senza svelare tutta la trama di… Trama. Lui ha delle debolezze molto umane… ha una mediocritas che tira fuori contro questi pseudo-adolescenti più o meno ricchi. Perché ce l’hai contro i ricchi? Tu ce l’hai contro i ricchi?
R: Ma è facile avercela contro i ricchi. Chiunque di voi sia piuttosto povero un po’… ce l’ha con i ricchi.
MC: Ma perché proprio i ricchi?
R: Ma… questo è il libro sui ricchi… ce ne sarà uno gli appassionati di… che ne so…
Pubblico: Di golf…
R: No il golf no…
Pubblico: Di moto d’acqua… di panfili…
R: Ecco, le moto d’acqua… questo è più in linea… in questo libro si voleva colpire i ricchi. Ma non è una cosa molto importante… Come dice Piero Pelù: “da vicino nessuno è normale.” Ogni categoria umana ha i suoi difetti…
Da sx: LRNZ, Ratigher e Ceccato se la ridono di gusto (chi può sotto i baffi...)
MC: Ecco… ora, riallacciandomi al concetto dei ricchi, che è l’unico “gancio” che ho trovato… Nella valle dei cugini, ci sono i manager… Ma prima ti chiedo: chi è Gatto Mondadory?
Dr. Pira: Di Gatto Mondadory sono usciti finora due volumi… ed è un’avventura fantasy… perché il fantasy va un sacco… non so se avete visto un film come Il Signore degli Anelli… e così ho deciso di fare un fantasy con la speranza di diventare ricco.
MC: Però hai fatto un fantasy… cubista!
Pubblico: [risate]
Dr. Pira: [sorriso] Aspetta… per concludere, Gatto Mondadory è il protagonista di questa epopea fantasy. Nel primo episodio si trova a dover recuperare il telefonino del re che è andato perso… e dentro ci sono tutti i numeri di telefoni dei vassalli, valvassini e valvassori e se non si trova il regno cadrà nel caso. Non voglio svelare di più, ma voi sapete tutto avendolo letto, no?
Nel secondo l’avventura continua e lui si ritrova nella Valle dei Cugini, perché è senza soldi… perché alla fine del primo episodio succede una cosa e il denaro non c’è più.
Ma si sa nel fantasy, alla fine si parla sempre di due cose…
MC: Cioè?
Dr. Pira: La figa e i soldi…
MC: E la terza? Come diceva Tamburini, uno che se ne intendeva?
Pubblico: Figa, denaro, macchine…
Dr. Pira: Nel fantasy ci sono i cavalli…
MC: Ma in Gatto Mondadory non ci sono i cavalli…

Pubblico: Per essere precisi, Tamburini indica Tex come esempio negativissimo, un successo inspiegabile. In Tex la figa non c’è, perché ha un amico, ed è insopportabile. E non ha la macchina ma ha il cavallo. Per cui il cavallo è un elemento che non può stare in una triade perfetta…
Pubblico: Però in Gatto Mondadory c’è il treno, l’InterCity…
Dr. Pira: Ma sì, nel fantasy si va sempre a cercare la principessa….
MC: In questo caso però Gatto Mondadory va in cerca di soldi… per pagare le bollette. E ci sono i manager che piangono…
Pubblico: E c’è Internet… inventata da Gandalf!
Dr. Pira: Sì… ho fatto una rilettura del fantasy. Ed è derivata dagli studi che ho fatto sul Medioevo… C’era già Internet nel Medioevo. A che cosa servivano i megaliti altrimenti? È una tecnologia che è scomparsa ed è stata poi rifatta ai nostri giorni…
Per documentarmi ho letto Lo Hobbit, perché è il più piccolo… Ne Il Signore degli anelli c’è l’elfico, la grammatica…. Per cui leggendo Lo Hobbit ero preparato ma almeno è corto. Invece… ho scoperto che intanto si fumavano le pipe, e che dai fumi delle pipe uscivano questi racconti… con delle descrizioni lunghissime. E c’è un punto un cui cita un certo Golfimpal che diventa re vincendo una battaglia staccando la testa del nemico che vola nella tana di un coniglio. E così divenne re e inventò il gioco del golf… [Nota: è andata più o meno così, non siamo mica seri, eh?]
Pubblico: [risate] Ecco perché in Gatto Mondadory, ad un certo punto, Merlino incomincia a giocare a golf…
Dr. Pira: Sì, ho inserito il tema dello sport. Perché giustamente noi per fare fumetti dobbiamo allenarci duramente… Perché non si può mica fare storie intimiste e pallose…
Da sx: Ratigher, LRNZ e Dr. Pira in un attimo di perplessità lievemente alcolica.
MC: Tornando al fumetto… quando racconti una storia, perché comunque alla base c’è sempre il racconto di una storia, anche se fatta con i disegni… come è la relazione tra storia e disegni? Qual è il vostro modus operandi?  ecco usiamo un parolone ogni tanto, che altrimenti sembra che stiamo a parlare solo di fumetti…
R: Non si può generalizzare…
MC: E Piero Pelù..?
R: Non so come faccia Piero Pelù a scrivere le canzoni… che poi ci sarebbe l’incognita Ghigo…
MC: Come Mogol con Battisti…
R: E sì, nel nostro caso, il problema è che essendo “autori unici”, il nostro Ghigo ce l’abbiamo dentro di noi.
MC: Pelù fuori e Ghigo dentro…
R: Io preferisco Pelù fuori…
Pubblico: [risate]
Pubblico: Meglio Page e Plant...
R: Ma anche i Righeria, via…
Pubblico: Ma i Righeria è difficile pensarli in disaccordo…
R: Hai ragione, in effetti…

MC: Ma direi che anche Piero Pelù sarebbe interessato a sapere come fai i fumetti… ma soprattutto loro: lo vedo sulle loro facce…
Pubblico: [risate]
R: Diciamo che il Ghigo è sempre in agguato: scrivi una storia e quando la disegni succedono un sacco di cose.
Purtroppo...
Pubblico: Una domanda per Dr. Pira. Sui tuoi libri ho letto molte recensioni di Gabriele Gianni. Ci puoi dire qualcosa su di lui? Il doppio nome fa pensare ad un personaggio abbastanza bizzarro…
Dr. Pira: Sì è il mio biografo. Vivevamo insieme ed era il primo a leggere i miei fumetti. “Come ti sembra?” E lui mi dava una sentenza e così finiva sul retro dei miei libri.

MC: Dobbiamo parlare ancora di Tuta Teschio… che sembra un po’ un albo Marvel o DC…
Ratigher: Tuta Teschio è l’ultimo fumetto che ho fatto… e ha quell’aspetto per vari motivi: richiama i fumetti di supereroi… ma ha anche un lato utilitaristico, che è un segno di professionismo da parte mia…  ossia, un professionista fa dei disegni che dovrebbero funzionare per almeno altre cinque o sei pubblicazioni possibili...
MC: Cioè?
Ratigher: Il disegnatore professionista non fa un disegno per una cosa, ma fa un disegno che può sfruttare anche in altre situazioni…
Dr. Pira: Una cena tra amici…
Ratigher: Esatto. Sei ad una cena e un tuo amico ti chiede un ritratto. Tu magari hai fatto un disegno con i baffi e la sfanghi così visto che il tuo amico ha i baffi. Oppure il New York Times fa un articolo sui baffi e tu hai il disegno pronto. Così come per un negozio di baffi che c’è a Roma in Via… Il professionismo si capisce da quello: se un disegno si può riusare almeno cinque o sei volte allora sei un professionista. E io come potevo usarlo? Ho tentato di lavorare con la Marvel… e ho fatto la copertina sullo stile dei supereroi…
Ratigher di profilo con ossa, barba e baffi.
Da sx: Ceccato ride mentre Dr. Pira medita...
Attenti: I have a dream!
MC: Direi che possiamo chiudere qua… perché ci siamo parlati abbastanza addosso e rischiamo di rivelare verità scomode...
Dr. Pira: E sì, nel prossimo libro… ho il problema del prossimo libro, c’è il Medioevo…
Ratigher: No… in altre presentazioni capita che magari uno rivela delle cose poi il libro esce brutto… e allora la gente… oppure un disegnatore più veloce di te ti ruba l’idea…
Dr. Pira: Sì, sì… direi di chiudere qui… per non rischiare…
MC: Ecco…
Dr. Pira: Ci sarà un terzo volume…
Ratigher: Ecco, ora lo dice… [risate]
Dr. Pira: No, volevo solo dire che… il primo volume è più grosso, il secondo è un po’ più piccolo… perché? L’editore di dov’è?
Pubblico: Di Genova? [risate]
Pubblico: Per cui il prossimo sarà… di una quindicina di pagine? [risate]
Dr. Pira: Nooo, nel terzo ci sarà un investimento maggiore perché… si rivelano scomode verità. Ho dovuto rimandarlo. Volevo farlo subito… ma mi hanno detto: “aspettiamo, vediamo come va il 21 Dicembre 2012, con questa cosa dei Maya”… per cui ci saranno grandi rivelazioni nel terzo.
Pubblico: [risate]
FINE!!!
Il Dr. Pira insieme a giovani ammiratori.
E se non vi è bastato: