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martedì 26 febbraio 2013

c'è confusione in me...

Un'illuminante tavola di Michael Kupperman
In questi giorni un po' caotici, in cui il Fumetto non è certo la priorità, mi sono imbattuto nelle dichiarazioni di due grandi scrittori: Tiziano Sclavi e Haruki Murakami.

«Ebbene sì, sono venale, ma i soldi in questo mestiere sono importanti: sono l’unico modo che ha la società per apprezzare quello che fai.» [T. Sclavi]

«Scrivere un libro è un po' come correre una maratona, la motivazione in sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che non cerca conferma in un giudizio esterno.»
[H. Murakami, L’arte di correre]

Meditare... 
Hurm. 
Peccato che non sono un "critico"! :)

5 commenti:

  1. Difficilmente riesco a non schierarmi.
    Così è anche in questo caso:
    sto decisamente con Murakami.
    Salutoni!
    Orlando

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  2. @Orlando
    Grazie per la visita! E per il commento "schierato".:)

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  3. Anteporre il successo economico alla soffisfazione personale? Ed è per questo motivo che Sclavi è un infelice, in buona sostanza. Rimane uno dei miei autori preferiti verso la cui opera nutro solo ammirazione e rispetto, ma non si può sentire quando sostiene certe cose. A meno che la sua riflessione si rivolgesse all'esterno, ovvero che se non fai i soldi con quel che scrivi in questo settore non avrai molta considerazione. E allora per quanto amara è pur sempre una realtà di fatto. Ma dal punto di vista dell'autore non credo che per essere soddisfatti bisogna anteporre il soldo all'urgenza narrativa. Quello viene dopo, semmai, secondo me.

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  4. Dipende dai fondi che hai a disposizione per pagarti l'existentia.
    io metterei il piede in una e l'altra
    almeno non mi ritrovo scalzo

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  5. Errata corrige: ho scritto soffisfazione invece che soddisfazione! Ma il succo non cambia.
    @ Joachim: certo, personalmente non ho mai avuto l'obiettivo di guadagnarmi la pagnotta attraverso le cose che scrivo e quindi ho sempre lavorato al di fuori del settore.
    Per me non è mai stato un problema, anzi, è la garanzia della mia libertà. Al tempo stesso comprendo le ragioni di chi invece vuole fare del fumetto o della scrittura un mestiere con cui campare, anche se gli consiglierei di attenersi al principio di realtà per cui non vedo almeno in Italia grandi prospettive. Ma qui il discorso è un altro.

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