Alan Moore fotografato da Joe Brown. |
Nel seguito potete leggere la traduzione di un'interessantissima (a mio modesto e personale parere) intervista ad ALAN MOORE incentrata sui temi della Magia e della creatività (ma non solo, si parla anche, ovviamente, di Fumetto).
L'intervista, condotta da Sam Proctor, è stata pubblicata il 12 Febbraio scorso sul sito Pagan Dawn.
Segnalo inoltre che una versione ridotta, in Inglese, è stata stampata sul numero 196 della rivista Pagan Dawn, acquistabile qui.
Un sentito e doveroso grazie a Sam Proctor e ad Andy Stout, news editor di Pagan Dawn, per la loro autorizzazione alla traduzione e pubblicazione su questo blog.
L'intervista, condotta da Sam Proctor, è stata pubblicata il 12 Febbraio scorso sul sito Pagan Dawn.
Segnalo inoltre che una versione ridotta, in Inglese, è stata stampata sul numero 196 della rivista Pagan Dawn, acquistabile qui.
Un sentito e doveroso grazie a Sam Proctor e ad Andy Stout, news editor di Pagan Dawn, per la loro autorizzazione alla traduzione e pubblicazione su questo blog.
L'intervista in lingua originale è disponibile QUI.
Buona lettura.
Illustrazione di Nicolò Pellizzon. |
intervista a cura di Sam Proctor
Sam Proctor: Hai dichiarato che il tuo interesse per la Magia è nato mentre facevi ricerche sulla Massoneria per From Hell e hai annunciato la tua intenzione di diventare un mago, aderendo alla Magia cerimoniale, in occasione del tuo quarantesimo compleanno. Raccontaci che cosa ti ha portato a un simile cambiamento radicale della tua vita.
Alan Moore: Come ci si potrebbe aspettare, alla mia decisione hanno contribuito numerosi fattori. Uno di questi, in realtà non collegato all'accidentale ricerca sulla Massoneria, è stato un dialogo che avevo fatto pronunciare al personaggio principale di From Hell, in cui si affermava che il posto in cui gli dei indiscutibilmente esistono è dentro la mente degli uomini, in cui sono reali in tutta la loro “grandezza e mostruosità”.
Ulteriori considerazioni sulle implicazioni inerenti questo testo, da me casualmente scritto, non mi hanno dato modo di confutarlo e pertanto mi sono trovato a dover apportare delle modifiche alla mia precedente e troppo limitata visione razionale.
I territori della Magia, fino ad allora mai esplorati, mi sono sembrati l’unica area del sapere che, potenzialmente, potesse offrirmi un modo per affrontare queste intriganti nuove idee. Autoproclamarmi mago, con l’annesso rischio di coprirmi di ridicolo e di perdita di reputazione, mi è parso, al tempo, un primo ma necessario passo in una radicale estensione della mia identità, opinione che confermo tuttora. Ovviamente, avere il coraggio di fare un simile, potenzialmente disastroso, salto nel buio, intellettualmente parlando, è stato grandemente agevolato dal fatto che mi trovassi in un pub per motociclisti a festeggiare il mio compleanno, i Jazz Butcher stavano suonando ed ero piuttosto ubriaco.
Vignetta da From Hell, capitolo 4, pag. 18. Disegni di Eddie Campbell. |
Steve Moore [sceneggiatore di fumetti di recente scomparso, nessun legame di parentela con Alan], che era esperto di queste cose, mi disse che un modo efficace per entrare nel mondo della Magia era quello di adottare una qualche forma di divinità come dio protettore e focus rituale, cosi come aveva fatto lui stesso con Selene, divinità greca della Luna.
Avrei potuto trovare un dio che mi andasse a genio oppure aspettare che fosse lui a trovare me. Passò poco tempo, mentre Steve mi mostrava un libro di antichità tardo-romane, mi imbattei in una foto di una statua di Glicone, quella ritrovata a Costanza, in Romania, nel 1962. In quella immagine, al contempo profonda e comica, trovai quello che stavo cercando.
Dopo quella iniziale istintiva adozione del dio-serpente come mia personale divinità simbolica il nostro legame divenne più profondo, sia attraverso quello che mi sembrò essere un primo spettacolare contatto diretto con una sua manifestazione – in quel periodo avevo ancora bisogno di risultati eclatanti per convincermi che il percorso che avevo scelto aveva un qualche valore – sia grazie alla maggiore comprensione di quell'entità simbolica grazie a scrupolose letture e riflessioni.
Il mio legame con Glicone, sebbene necessariamente pirotecnico 20 anni fa, è diventato parte della mia stessa personalità e del mio modo d'agire, e mi sembra un modo più adatto e rispondente alla mia attuale fase di attività magica, in cui non ho alcun bisogno di visionarie rassicurazioni. Al contrario, per me Glicone è più reale, più presente e più interiorizzato ora di quanto lo fosse durante quei stupefacenti primi anni.
Pensi che la magia possa fornirci un modo di vedere, capire e relazionarci col mondo e con noi stessi che la Scienza e la Psicologia non possono darci?
Nel libro di prossima uscita, Moon & Serpent Bumper Book of Magic, sosteniamo che la coscienza, preceduta dal linguaggio, a sua volta preceduto dalla rappresentazione (e quindi dall’arte) sono tutti fenomeni comparsi all’incirca nello stesso momento nodale dello sviluppo umano e tutti loro verrebbero percepiti come Magia, un termine collettivo che include tutti quei concetti radicalmente nuovi nati dalla scoperta del nostro mondo interiore.
Questo ci permette di proporre una definizione di Magia come un “consapevole relazionarsi con i fenomeni e le possibilità della coscienza”.
Poi continuiamo sostenendo che in origine tutto il sapere e la cultura dell’Umanità era inglobato in una visione magica del mondo e poi l’avvento della società urbana e la specializzazione delle professioni hanno gradualmente spogliato la Magia delle sue funzioni sociali.
Prima le religioni organizzate hanno eliminato la sua capacità spirituale, mentre un connesso aumento del numero di scrittori, artigiani e artisti avrebbe rimosso il suo ruolo di sorgente dispensatrice di visioni. I visir usurpavano il compito tribale dello sciamano di consulente politico. Rimaneva ancora la funzione vitale della ricerca alchemica, dei metodi di guarigione e lo studio del mondo interiore quali fruttuose aree d’investigazione magica fino a che il Rinascimento e l’avvento dell’Età della Ragione hanno delegato le prime due ai campi emergenti della scienza e della medicina e, intorno al 1910, la terza è stata resa obsoleta da Freud e Jung e la loro nuova “scienza” psichiatrica.
Noi suggeriamo che tutta la cultura su cui oggi ci basiamo non è altro se non il cadavere smembrato della Magia (anche se in qualche modo mantiene un'apparente capacità di parlare) e questo procedimento, senza alcun dubbio essenziale, è esemplificato nel principio alchemico del “solve” o analisi.
La nostra tesi è che ora sia necessario il processo complementare, “coagula” o sintesi, in modo da portare a termine questa formula importantissima. In conclusione suggeriamo che l’Arte e la Magia dovrebbero avere un legame più stretto con grande beneficio di entrambe le parti coinvolte, come
affermato nel mio saggio Fossil Angels; il passo successivo dovrebbe essere quello di accrescere l’esistete legame tra l’Arte e le scienze, compresa la psichiatria, scienza che in altra occasione ho descritto, senza voler mancare di rispetto, come “occultismo in camice medico”.
Il passo finale, quello più importante e problematico, sarebbe promuovere un legame tra scienza e politica, facendo sì che le decisioni politiche venissero prese alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, utilizzando i progressi fatti dalla scienza, ad esempio per la risoluzione dei conflitti, ai fini del generale miglioramento dell’Umanità.
Per rispondere finalmente alla tua domanda, tra le tante cose che la Magia offre c’è una plausibile e, io credo, razionale visione del mondo in cui scienza, psicologia e tutti gli altri campi che ho citato sopra, sono uniti insieme e legati in modo significativo in una onnicomprensiva, unificata scienza dell’esistenza da cui tutte le altre si sono originate. (Paracelso, praticamente il padre della Medicina moderna, fu anche il primo a utilizzare il termine “inconscio”, circa quattrocento anni prima della successiva appropriazione da parte della psicoanalisi.)
Con la Magia, per lo meno secondo la nostra definizione, il principale beneficio in termini di comprensione del mondo è che ci offre un sistema coerente e sensatamente integrato con cui relazionarci. Inoltre, a differenza di tutti gli altri ambiti sopra citati, tranne solamente l'arte e la creatività, la Magia è totalmente basata sui principi dell'estasi e della trasformazione, aspetti che crediamo costituiscano il vertice dell'umana esperienza e, pertanto, dolorosamente assenti nella società contemporanea.
Hai detto d’aver letto o sentito da qualche parte che Einstein teneva una copia aperta sulla sua scrivania de La Dottrina Segreta della Blavatsky.
Einstein lavorava molto con l’immaginazione e dichiarò di essere giunto alle sue teorie attraverso la visualizzazione. C’è una barriera da abbattere che separa le scienza materiali e quelle occulte da cui la conoscenza comune potrebbe trarre beneficio?
Einstein lavorava molto con l’immaginazione e dichiarò di essere giunto alle sue teorie attraverso la visualizzazione. C’è una barriera da abbattere che separa le scienza materiali e quelle occulte da cui la conoscenza comune potrebbe trarre beneficio?
Il caso di Einstein è un buon esempio. Dichiarò d’aver avuto l’ispirazione per il suo lavoro sulla relatività durante un visionario sogno ad occhi aperti in cui si vedeva correre, testa a testa, a fianco di un raggio di luce. James Watson, co-scopritore insieme a Francis Crick del DNA, si dice ne dedusse la struttura dopo aver sognato scale a chiocciola. Sir Isaac Newton era un alchimista che inserì a forza l’indaco nello spettro luminoso poiché l’alchimia aveva un debole per il numero sette.
Si potrebbe affermare che da quando Scienza e Magia sono state separate ognuna di loro ha perso qualcosa di vitale: la Scienza ha rinunciato alla capacità di investigare qualsiasi tipo di mondo interiore mentre la Magia, in un certo senso, sembra aver perso gran parte della sua capacità di discernimento razionale. Come già detto, riunire queste aree separate della ricerca umana sarebbe, credo, di grande beneficio per entrambe le parti in causa.
Si potrebbe affermare che da quando Scienza e Magia sono state separate ognuna di loro ha perso qualcosa di vitale: la Scienza ha rinunciato alla capacità di investigare qualsiasi tipo di mondo interiore mentre la Magia, in un certo senso, sembra aver perso gran parte della sua capacità di discernimento razionale. Come già detto, riunire queste aree separate della ricerca umana sarebbe, credo, di grande beneficio per entrambe le parti in causa.
Promethea. Disegni di J.H. Williams III. |
Come detto in precedenza, è mia opinione che Arte, Linguaggio, Coscienza e Magia siano tutti aspetti dello stesso fenomeno. Considerando l'Arte e la Magia quasi del tutto intercambiabili, il regno dell'immaginazione diventa cruciale per entrambe.
Il cabalistico reame lunare dell'Immaginazione si chiama Yesod, una parola ebraica che significa “Fondamento”.
Questo lascia intendere che l'immaginazione è l'unico fondamento da cui dipendono tutte le più elevate attività della mente e, inoltre, il mezzo attraverso il quale esse diventano raggiungibili. La Magia, nella nostra accezione, sembra essere intimamente legata alla creatività e alla creazione, qualsiasi sia il significato che attribuiamo a questi termini.
La serie di Promethea è stata descritta come un “viaggio cabalistico” e offre un’incredibile carrellata delle scienze occulte. Apre una porta su quel mondo e sembra invitare le persone ad approfondire l’argomento. Era questa la tua intenzione?
Il mio obiettivo originale per Promethea, personaggio di cui non detengo i diritti e di conseguenza ci penso davvero poco di questi tempi, era di creare un modello più immaginifico e meglio concepito di moderno supereroe, usando le donne delle copertine realizzate da Margaret Brundage e le eroine pulp di Leigh Brackett come spunto iniziale.
Nel giro di uno o due numeri, iniziai a pensare a come un simile personaggio potesse evolvere per farsi lucido portavoce delle idee sulle Magia su cui da tempo riflettevo ed erano al centro del mio pensiero e del mio approccio alla creatività.
Più avanti nel corso della serie ci sono interi albi dedicati all'esplorazione di ognuna delle Sefirot dell'Albero della Vita.
È vero che hai scritto le emozioni che i personaggi provavano mentre ti trovai in uno stato di meditazione rituale?
Avevo iniziato a esplorare le Sefirot inferiori qualche tempo prima d'iniziare a scrivere Promethea: le Sfere dalla sesta alla decima le ho esplorate tramite la combinazione di rituali inventati e di droghe psichedeliche.
Una volta raggiunto quel punto nel mio “viaggio cabalistico”, avevo bisogno di fare esperienza diretta delle Sfere più elevate in modo da poterne parlare al lettore, mantenendo un senso di autenticità. L’accesso alla sfera di Chokhmah l’ho ottenuto usando lo stesso metodo descritto sopra mentre per le altre ho deciso di verificare se un’intensa meditazione di scrittura creativa fosse sufficiente come mezzo per entrare in quei reami della coscienza e dell’essere.
Usando il criterio “se non riesci a immaginare come sarebbe allora non hai davvero raggiunto quella Sfera”, mi sono reso conto di riuscire a esplorare tutte quelle Alte Sfere con piena soddisfazione.
Kèter è stata una parziale eccezione: ho mangiato un bel pezzo di hashish, ho scritto le prime tre pagine dell’albo e poi, praticamente… sono svenuto.
Promethea contiene un concentrato di conoscenza esoterica sotto diversi punti di vista. Oltre ai testi e ai disegni, ad esempio, gli albi dedicati alle Sefirot mostrano una colorazione specifica per ciascuna Sfera. Questo ricorda i Tarocchi della Golden Dawn, che usano i colori delle Sefirot e altri più accessi per gli sfondi in modo che chi li utilizza possa assorbire informazioni immediatamente al primo sguardo. Il livello dei dettagli in Promethea è incredibile: era tutto pianificato prima di iniziare oppure è qualcosa che è nato e cresciuto cammin facendo?
Come detto, l’idea iniziale era indirizzata verso una narrazione molto più convenzionale e il progetto si è sviluppato in modo naturale man mano che andavamo avanti.
Riguardo lo schema cabalistico dei colori, al tempo avevo assimilato la lezione secondo cui - mentre i numeri, le gemme, le piante, gli animali, i profumi e le divinità sono attributi delle varie Sfere - i colori si dice siano essi stessi le Sefirot.
Anche se non eravamo sicuri sulle scale cromatiche che sarebbero state appropriate per dei fumetti moderni, abbiamo deciso di restare fedeli a quell’idea e, grazie allo straordinario lavoro di Jeromy Cox [il colorista di Promethea, N.d.T.], siamo stati ricompensati con una stupenda e coinvolgente dimostrazione del potere evocativo in “stile” cabalistico.
Il disegnatore J.H. Williams III ha dichiarato che il numero sull’Abisso riscosse il suo tributo da tutte le persone coinvolte nel progetto. Ci sono stati altri episodi significativi durante la realizzazione della serie?
Beh, prima della creazione dell’albo su Chokhmah, ci fu quello che accadde in compagnia di Steve Moore nella notte di venerdì 12 Aprile 2002, quando cercammo di stabilire se qualcun altro potesse vedere la dea della Luna che Steve aveva cercato di evocare per quasi un mese, come ho raccontato in Unearthing, un mio scritto psico-biografico.
Non solo l’esperimento si rivelò un successo ma, quella stessa sera, una voce nella mia testa (stranamente era la mia stessa voce ma indipendente dalla mia volontà) mi disse che ero diventato un Mago cosa che, allucinazione o meno, decisi di prendere sul serio. Inoltre ricevetti la ferma convinzione che Promethea N. 32 sarebbe stato l’albo conclusivo della serie e in qualche modo sarebbe stato ideato in modo da diventare un doppio poster psichedelico.
Dopo che Steve se ne andò trascorsi diverse ore a scrivere la sceneggiatura dell’albo su Chokhmah - era il numero 22, qualcosa del genere - sotto la spinta di un’energia informe e spontanea, un tratto caratteristico di Chokhmah. Certo ancora lontano da Moorcock ai suoi massimi ma perlomeno tra i miei lavori migliori.
Da allora la mia vita e il mio modo di vedere le cose sono notevolmente cambiate.
V for Vendetta. Disegno di David Lloyd. |
Non sono sicuro che i fumetti siano davvero un’ “esperienza diversa” al contrario sono convinto che quasi tutti i possibili adattamenti di una storia in un altro medium differente da quello per cui era stata pensata probabilmente risulterebbero inutili, se non una completa banalizzazione e uno stravolgimento dell’idea originale.
Parte del piacere di leggere un fumetto è data dal fatto che le immagini sulla pagina non si muovono, non fanno rumori, e spingono il lettore a contribuire a quel lavoro davvero genuinamente piacevole di costruire - loro stessi - la storia, così come succede nel famoso detto “le immagini sono meglio alla radio”, a cui potremmo aggiungere “le voci sono più convincenti in un libro”.
C’è stata davvero qualche avvisaglia di un possibile film su Promethea?
Data l’assenza di contatti tra me e sia l’industria dei comics mainstream che quella cinematografica non ne ho mai sentito parlare e in ogni caso avrei espresso il mio disinteresse.
Credevo che la gente avesse capito che prendere creazioni, da me disconosciute, e portarle - nonostante i miei migliori consigli - sul grande schermo ha la tendenza a causare un fiume di anarchici che si riversano per i palcoscenici del mondo vestiti come il personaggio principale di V for Vendetta. Il tentativo di fare un film su Promethea causerebbe di sicuro un’apocalisse ma probabilmente sarebbe un argomento di cui parlare con la Warner Bros piuttosto che con me.
Promethea è l'ultima in una lunga lista di donne protagoniste nei tuoi fumetti, a partire dal rivoluzionario personaggio di Halo Jones per 2000AD. Che cosa ti attira nello scrivere personaggi femminili?
Non penso d'aver scritto più storie con protagoniste femminili rispetto a quelle con personaggi maschili. Se sembra ci sia una predominanza di donne nei miei fumetti probabilmente è frutto del tentativo di affrontare lo sbilanciamento di genere prevalente nella nostra cultura enfatizzando la prospettiva femminile dal mio piccolo ambito culturale.
D'altra parte in Providence, la mia serie su Lovecraft in via di completamento, ci sono pochissimi personaggi femminili e, dato che l'opera di basa sulla nota avversione di Lovecraft per le donne, quelle che compaiono si rivelano essere dei mostri spaventosi.
In Fossil Angels, il tuo saggio del 2002, hai lasciato intendere che i riti e il linguaggio che circondando la Magia sono tra le cause che hanno contribuito a tenere lontane le persone. Promethea è stato un modo per superare queste barriere e risvegliare le masse nei confronti delle tradizioni magiche?
Il principale obiettivo del Moon & Serpent Grand Egyptian Theatre of Marvels (di cui Promethea ha fatto ufficiosamente parte), sin dalla sua origine, è stato di comunicare concetti riguardanti la Magia nel modo più lucido e accattivante.
Nel nostro Bumper Book of Magic ci spingiamo oltre e richiediamo a gran voce che i maghi moderni si posizionino al centro della nostra società piuttosto che appostarsi ai margini, confrontandosi con la Scienza, l’Arte, la Politica, la Filosofia e i temi sociali avendone tutti i diritti e, così facendo, ristabilissero un legame col popolo, con la gente normale, per cui la Magia è stata, in origine, concepita come servizio e mezzo di “illuminazione”.
Stavi lavorando a The Moon and Serpent Bumper Book of Magic con Steve Moore, scomparso qualche anno fa. L'opera ha l'obiettivo di presentare il sapere esoterico in maniera comprensibile da chiunque. È corretto dire che si tratta di un naturale sviluppo rispetto a quello che hai fatto su Promethea? A che punto è il libro?
Credo sarebbe più accurato dire che Promethea è stato un primo, istruttivo tentativo, una proposta Moon and Serpent non ufficiale che ci ha aiutato a dare forma alle nostre idee per un grimorio più serio di cui avevamo sempre parlato di realizzare un giorno o l'altro.
L'ultimo saggio è concluso anche se ci sono delle altre sezioni del libro che devo ancora sistemare e proprio in questi giorni stiamo assegnando le parti da illustrare ai vari disegnatori.
Lo scrittore Steve Moore. |
Tutto quello che ho letto mi è stato utile in qualche modo, persino le folli sciocchezze che vengono spacciate sull'argomento: mi hanno dato delle indicazioni su come non pensare.
Guardando al lato positivo, devo dire che l'opera di Robert Anton Wilson è stata incredibilmente illuminante, William Blake e Austin Osman Spare mi hanno dato inestimabili indicazioni ma, soprattutto il riferimento massimo per la mia pratica magica e per la mia comprensione della magia è stato, senza alcun dubbio, Steve Moore.
In Fossil Angels hai affermato la necessità di un cambiamento epocale nell'approccio alla Magia. Credi che qualcosa sia cambiato da quando hai scritto quel saggio?
Di solito queste idee impiegano anni o decenni per attecchire fino ad acquisire visibilità. Sono sicuro che c'è stato qualche piccolo cambiamento di qua e di là ma non mi aspetterei di vedere ancora una reazione.
Credo ci sia ancora molto da fare per definire o ridefinire l'identità pubblica della Magia prima che un numero significativo di persone sia preparata a prendere sul serio una simile proposta.
Sempre più artisti sembrano aprirsi alla pratica magica o essere ben disposti nei confronti della Magia. Il tuo collega sceneggiatore di fumetti Grant Morrison è un seguace della Magia del Caos e ha definito la sua serie The Invisibles come un iper-sigillo. Che cosa pensi dei lavori creati da questi “praticanti”?
Mi spiace ma non ho alcun interesse per Grant Morrison o per i suoi lavori e non lo considero neppure uno scrittore né un mago. Riguardo la Magia del Caos dal punto di vista di Moon & Serpent ci sembra si sia trattato di una visione inglese punkettara del più vasto movimento californiano della New Age, ed entrambi insistevano su un semplice (e semplicistico) sistema magico che avrebbe garantito soltanto benefici materiali senza alcun bisogno di noiosi studi o disciplina, con la New Age che si modellava sui peggiori eccessi stile arcobaleno-unicorno degli anni ’60 e il Caos Magic che finiva dritto nel guardaroba di Joey Ramone solo dieci anni dopo.
Con la recente mossa della Magia del Caos di evocare le divinità di H.P. Lovecraft per farle interagire “magicamente” con le entità del Mondo Disco di Terry Pratchett, pare evidente che sia la Chaos Magic che il movimento New Age fossero probabilmente più un’estensione della comunità degli appassionati di fantasy, un tentativo di cosplay astrale, piuttosto che sinceri tentativi di promuovere la causa della Magia.
Apprezzi molto Austin Osman Spare sia come artista che come mago. Ha avuto una grande influenza su di te sia in ambito artistico che in quello della Magia?
Naturalmente. Dopo William Blake, per cui provava grande ammirazione, Spare è l’esempio più evidente dell’equivalenza tra Magia e Arte. Come artista aveva un’ispirazione unica e originale. Come mago il suo talento è stato la cosa migliore dopo la Polaroid per registrare dove fosse stato e rendere la sua esperienza accessibile alle persone normali, ai non iniziati.
In Austin Osman Spare vedo un mago quasi perfetto, perlomeno a mio giudizio, e seguendo lo stesso metro, al contempo, lo considero un artista quasi perfetto. Così come per Blake non posso far altro che sottolineare e ammirare la fiera essenza morale su cui entrambi hanno basato la loro opera e le loro vite.
Come ho detto prima non c’è ragione di ritenere che la Magia sia una forza moralmente neutra, come l’elettricità. Infatti non sono neppure sicuro che l’elettricità lo sia.
Come nel tuo caso, Austin Osman Spare era indifferente allo sfarzo e ai cerimoniali dei gruppi organizzati e preferiva muoversi da solo. Inoltre credeva nel selezionare elementi da tradizioni diverse, che riteneva valide, per creare il suo modello personale, un approccio che richiama le tue stesse dichiarazioni. Diresti che a guidarti sia un principio gnostico?
Beh, in parte. Credo che sia molto probabile che il Cristianesimo sia un fraintendimento e una marchiana interpretazione letterale del simbolismo gnostico ma gli stessi Gnostici avevano assorbito gli insegnamenti di passate tradizioni come il neoplatonismo o il pensiero pitagorico.
Sostanzialmente mi identifico con gli originari principi dello sciamanesimo anche se sono felice di attingere a tutti gli incredibili sviluppi nel campo occorsi dai suoi primordi.
Glicone in un'illustrazione realizzata da Alan Moore. |
L’unica occasione che ricordo in cui ho cercato di usare delle tecniche automatiche è stato mentre stavo lavorando con l’amico e compagno di progetti musicali Joe Brown su una canzone che era, direi appropriatamente, basata sulla vita di Spare e sulle sue tecniche.
Abbiamo registrato diversi suoni casuali prodotti nella vita di tutti i giorni, tra cui il rumore del vetro rotto o sfregato e il suono del respiro, e poi Joe si è tolto le scarpe e i calzini e ha suonato i campioni caricati sulla tastiera usando le dita dei piedi generando un incredibile flusso di inascoltabile rumore caotico da cui abbiamo estratto un paio di minuti, accidentalmente risultati interessanti, e li abbiamo messi in loop, usando la “melodia” così ottenuta per creare i testi relativi a Spare. Forse dovremmo tornarci a lavorare e finire la traccia, prima o poi.
La tradizione dei bardi nel Druidismo e il loro riferirsi all’Awen sono elementi in cui ti ritrovi?
Assolutamente. La tradizione bardica della Magia in cui la satira era comprensibilmente più temuta di una maledizione e l’autore era rispettato come un potente mago piuttosto che come uno che tira avanti ai margini dell’industria dell’intrattenimento è qualcosa che gli artisti, gli occultisti e gli scrittori attuali farebbero bene a riscoprire. Puoi uccidere o curare con le parole. Rialzate la testa!
Assolutamente. La tradizione bardica della Magia in cui la satira era comprensibilmente più temuta di una maledizione e l’autore era rispettato come un potente mago piuttosto che come uno che tira avanti ai margini dell’industria dell’intrattenimento è qualcosa che gli artisti, gli occultisti e gli scrittori attuali farebbero bene a riscoprire. Puoi uccidere o curare con le parole. Rialzate la testa!
Pensi che la magia cerimoniale sia qualcosa di accessibile e alla portata di chiunque, sia che si tratti di un Druido, Pagano, Cristiano, Buddista, Induista o quel che sia?
Beh, se le persone sono immerse in quello che Robert Anton Wilson chiama “tunnel di realtà” ed è la mentalità religiosa che fa percepire la magia come qualcosa di inesistente, malvagio o proibito, allora entrare in contatto con essa difficilmente potrà essere semplice e alla portata di chiunque.
Credo che il modo migliore per relazionarsi con la Magia sia avendo una mente davvero aperta e senza “brama di risultato”. Se la tua mente non è volontariamente predisposta in questo modo allora è molto probabile che l'esperienza magica la aprirà forzatamente come se si usasse un piede di porco, con conseguenze potenzialmente disastrose.
I preconcetti di natura religiosa o razionale, credo, siano quello che Blake chiamava “le catene forgiate dalla mente” e potrebbero rivelarsi in antitesi con la possibilità di fare autentici progressi in questo campo.
È noto a tutti che sia un sostenitore convinto di Northampton. È in parte dovuto al legame che senti con il luogo e con i tuoi antenati?
Mi sento legato ai processi storici, geografici, socio-politici e genetici di cui io sono il risultato. Inoltre, restando nello stesso posto si riesce ad avere una più profonda comprensione del suo significato e valore e, per estensione, del valore nascosto di qualsiasi luogo, dappertutto.
E naturalmente, come sottolineava Spike Milligan, “da qualche parte si deve stare”.
Raccontaci delle performance che hai fatto con il Moon and Serpent Grand Egyptian Theatre of Marvels. Avendo trascorso la maggior parte della tua carriera a scrivere su una tastiera quando è importante la dimensione “live” di questi eventi?
Raccontaci delle performance che hai fatto con il Moon and Serpent Grand Egyptian Theatre of Marvels. Avendo trascorso la maggior parte della tua carriera a scrivere su una tastiera quando è importante la dimensione “live” di questi eventi?
Al tempo delle performance, era come se ci venissero “comandate”. Mi è sempre piaciuto fare performance senza avere limiti. È un’esperienza molto diversa dallo stare a una tastiera, come tu stesso sottolinei.
Comunque sia, ultimamente ho declinato diverse offerte per apparizioni live e performance. Non credo sia la cosa su cui abbia più bisogno di concentrarmi al momento.
Per concludere, hai qualche consiglio da dare agli eventuali artisti e i maghi alle prime armi che stanno leggendo quest’intervista?
Sì. Ricorda che quando dico che Magia e Arte sono equivalenti non dovresti dedurre che stia affermando che la Magia è solamente Arte; che in qualche modo io stia cercando di sminuire la Magia fondendola con un qualcosa che chiunque ritiene normale e possibile.
Quello che in realtà affermo è che l’Arte è sempre soltanto Magia, che tutte le spettacolari ricompense che si dice siano conseguibili attraverso la Magia sono ottenibili con l’Arte, e che tutti gli angosciosi orrori e i pericoli che si reputano impliciti nella Magia sono similarmente connessi con l’attività d’artista o scrittore.
Approccia il tuo lavoro con lo stesso stupore, compassione, intelligenza e concreta cautela che useresti nel caso di un appuntamento con un presunto angelo, dio o demone. È certo che l’Arte può uccidere o portarti alla pazzia così come le sei dozzine di performer citati nella Goezia di Salomone e, se dubitate di me, pensate a tutti artisti, poeti e attori distrutti o suicidi, una lista altrettanto lunga di quella contenente i nomi di Edward Kelly o Jack Whiteside Parsons.
Arte e Magia sono probabilmente le massime attività umane e un’interfaccia con l’eterno. Prendile seriamente; prendile seriamente e ricorda che la tua Arte e la tua Magia sono tanto grandi, tanto potenti, pericolose e magnifiche quanto TU stesso sarai in grado di concepirle come tali.
Praticatele per quello che sono e non nella speranza di ottenere ricchezza, potere o notorietà, o come un accessorio di stile. Questo è il significato della dedizione e se praticata in modo appropriato può cambiare te e il mondo che ti circonda.
Oh, e trovati un dio o un suo equivalente oppure, meglio, lascia che un dio o un suo equivalente ti trovino. Ti suggerirei un dio con una bella capigliatura, anche se questa potrebbe essere una mera preferenza personale.
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