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venerdì 24 luglio 2015

Gabriel Andrade: Crossed +100 di Alan Moore

GABRIEL ANDRADE è l'artista brasiliano che ha illustrato la miniserie (di sei numeri) Crossed + One Hundred, scritta da Alan Moore e pubblicata da Avatar Press a partire da Dicembre 2014.
Crossed +100 è lo spin-off ideato da Moore, ambientato cento anni nel futuro, della serie Crossed creata da Garth Ennis e pubblicata da Avatar a partire dal 2008.
In Crossed una pandemia ha trasformato gli esseri umani in psicotici assetati di sangue, privi di ogni freno inibitore e capaci di qualsiasi nefandezza. In Crossed +100, Moore sposta la narrazione cento anni dopo l'inizio della diffusione del virus mostrandoci a che punto l'Umanità sia giunta nella sua lotta per la sopravvivenza. Su Fumettologica potete leggere una prima recensione: qui.

Il volume che raccoglierà la run di Moore verrà pubblicato quest'autunno in Italia da Panini Comics che ha già dato alle stampe i precedenti libri dedicati a questa brutale ma intrigante saga apocalittica.

Nel seguito potete leggere un'intervista ad ANDRADE, artista dal segno classico ma vigoroso, scelta assolutamente azzeccata per il racconto scritto da Moore.
L'intervista è stata condotta e realizzata, in Portoghese, nel mese di Giugno da Flavio Pessanha e pubblicata a Luglio, in due parti, sulla pagina Facebook AlanMooreBR (I Parte e II Parte).
Tradotta in Inglese, dal Portoghese, da  Flavio Pessanha.
Traduzione dall'Inglese di smoky man

Buona lettura! E un grazie all'amico Flavio per la disponibilità e gentilezza.
Gabriel, potresti raccontarci come hai iniziato la tua carriera di illustratore e perché hai deciso di abbandonare Economia per l'Arte?
L’Arte, più precisamente Illustrazione e Musica, sono sempre stare una mia passione e tra le mie principali occupazioni. Ma durante l’adolescenza ho scoperto le Scienze Politiche e ne sono rimasto affascinato. Ma alla fine, comunque, non ho resistito a lungo al richiamo dell’Arte (ride): ho deciso di seguire Musica all’Università, perché non mi vedevo come un disegnatore e non pensavo ci fossero delle opportunità lavorative in quel campo. Quando poi ho avuto la possibilità di mostrare il mio portfolio non ci ho pensato due volte e mi sono impegnato con tutto me stesso. Non sapendo nulla della situazione del mercato sono stato aiutato dai miei amici Milena Azevedo (GHQ blog), Miguel Rude e Wendell Cavalcante (entrambi disegnatori e autori di fumetti): loro erano già nell’ambiente e mi hanno fatto da guide quando ho iniziato.

Hai lavorato per Dark Horse, Atlantic e ora collabori con Avatar Press. Come sei stato chiamato a lavorare per la Avatar? 
Verso la fine del 2009 avevo completato Die Hard per Boom!Studios e loro avevano bisogno di un disegnatore per Lady Death così ho pensato ad una illustrazione a piacere per un poster e l'ho realizzata. Subito dopo ho firmato il mio primo contratto con loro (ride).

Come sei stato scelto da Moore? Sei rimasto sorpreso?
Entrambi avevamo pubblicato sullo speciale di God is Dead della Avatar, sebbene su storie distinte. William [Christensen], il fondatore e responsabile editoriale della Avatar, mostrò il mio lavoro ad Alan e così decidemmo di lavorare a un nuova serie.

In una recente intervista, condotta da Pádraig O’Mealóid, Alan Moore ha detto che i tuoi disegni sono spettacolari e ti ha definito un “autentico diamante vecchia-scuola”: un grandissimo complimento. Quali sono le tue principali influenze e come hai imparato a disegnare?
La mia principale inspirazione non sono stati i fumetti, ma la realtà. Sin da bambino disegnavo tutto quello che vedevo e, poiché i miei genitori erano entrambi insegnati, a casa avevamo moltissimi libri scientifici, illustrati, e molte riviste e materiale educativo. Ho ricevuto il mio primo fumetto quando avevo già nove anni: un albo di Chico Bento [di  Mauricio de Sousa].
Anche se amavo i fumetti, non ho mai copiato i disegni e ho sempre preferito disegnare quello che vedevo. Ma una volta che ho iniziato a prendere l'Arte sul serio, ho cominciato a studiare la tecnica, e ho scoperto grandi maestri come Milo Manara, Moebius e Serpieri. Non mi è mai piaciuta l'estetica dei supereroi americani... forse potrei fare eccezione per John Buscema (Conan) oppure John Romita Sr (Spider-Man). Durante la mia infanzia, negli anni '90, non mi piacevano le cose che venivano pubblicate in quel periodo ma quando uscì Heavy Metal e misi le mani su alcuni fumetti horror brasiliani, così come su Tex, Ken Parker e Blueberry... Akira e i manga delle CLAMP, riscoprii nuovamente il Fumetto. Dal punto di vista estetico mi piacevano molto i manga. Il mio stile di disegno è sempre stato realistico e basato su fotografie o film. Ma è stato solo quando ho deciso di diventare un disegnatore professionista che queste influenze fumettistiche hanno iniziato a manifestarsi nel mio stile. Per cui di solito rispondo che il mio stile ha subito l'influenza, nell'ordine, di John Buscema, John Romita Sr, Garcia-Lopez, Jim Lee, Katsuhiro Otorno, Clamp, Milo Manara, Moebius, Alberto Gennari, Mike Deodato, Serpieri, Frank Cho e Adam Hughes.
Moore ha inoltre dichiarato che sei della stessa categoria dei disegnatori inglesi o filippini e che provieni dalla scuola del fumetto in bianco e nero. Sembra lasciar capire che ci sia la possibilità che Crossed + One Hundred possa venire pubblicato in una edizione in bianco e nero in futuro. Quanto ti piacerebbe?
Quante possibilità ci siano per una edizione simile non saprei ma mi piacerebbe moltissimo se accadesse. Ho pensato a realizzare le tavole in modo che siano godibili con o senza colori.

Quali sono i passaggi che hai seguito lavorando a Crossed + One Hundred, partendo dalla sceneggiatura alle tavole finali?
I soliti: scorro le pagine di sceneggiatura per iniziare ad avere dei riferimenti visivi per i luoghi e dar forma, nella mia mente, al tipo di atmosfera di cui la storia necessita. Passo un paio di giorni così, cercando la documentazione migliore e le inquadrature più adatte in modo da buttar giù e schematizzare la composizione e la dinamica di ogni tavola. Dopo aver completato le matite, le mostro all'editor che a sua volta le fa vedere allo sceneggiatore. Dopo che i disegni sono stati approvati, li finalizzo e inchiostro.

Moore è conosciuto per scrivere le sue sceneggiature avendo in mente l'artista che le disegnerà in modo da tirar fuori il meglio da lui. Secondo te, che cosa si aspettava maggiormente da te? Ci sono stati dei casi in cui hai infranto qualche regola in modo da poter usare una tua idea?
Sì, le sceneggiature erano molto dettagliate ma mi davano anche libertà di creare i luoghi e l'aspetto dei personaggi e persino i loro colori. Anche se le sceneggiature erano molto precise e dettagliate su inquadrature e layout, in tutti gli albi ho fatto diverse variazioni sugli angoli, i primi piani, il design delle scene: tutto per il bene del racconto.
In Crossed, i tuoi disegni sono impressionanti: trasmettono una grande precisione nelle architetture unita a una eccezionale precisione nelle anatomie. Che cosa hai fatto per prepararti? Quanta documentazione?
La documentazione per il fumetto era molto specifica poiché gli ambienti sono versioni di città reali. Ma volevo che tutto sembrasse vivo e irregolare. Praticamente non ho mai usato la squadretta mentre disegnavo, penso d’averla usata solo per squadrare le vignette. Molti dei materiali e degli oggetti sono stati immaginati prendendo come punto di partenza cose reali riutilizzandole: da questo punto di vista le case, i veicoli, gli arredamenti sono stati tutti riadattati. Se si considera questo, non ho dovuto fare una gran fatica.

Qual è la differenza tra disegnare una storia di Alan Moore e quella di un altro autore, a parte la lunghezza della sceneggiatura?
Non ho notato grandi differenze rispetto a portare a termine il lavoro. Ma avere a disposizione una sceneggiatura così ben scritta e ricca di dettagli ti fa sentire immerso nell’universo in cui si svolge la storia, in un modo così perfetto, quasi spirituale. Mi sentivo come se la storia stesse davvero accadendo. Ero molto stimolato dal testo e davvero stremato per le scadenze. Ho amato tantissimo questo lavoro.

Sei stato il solo disegnatore della run di Moore e lui stesso ha ideato ognuna delle varie copertine della serie. Può parlarci di quest'aspetto?
Riguardo le copertine, mi veniva fornito un tema oppure una breve descrizione. Ma visto che trattavano eventi “storici” come quelli accaduti all'Umanità fino al momento della nostra storia, dovevo essere coerente con un processo di degradazione della società nel corso del tempo. La realizzazione e le idee per i singoli temi venivano lasciate alla mia creatività.
Pensi che questo fumetto realizzato con Moore possa segnare un momento di svolta per la tua carriera?
Da parte mia ho investito tantissimo, dal punto di vista artistico, in questa serie. La qualità, l'attenzione, il livello di dettaglio, l'uso di diverse tecniche... sono tutti aspetti in cui sono migliorato moltissimo. Su quali strade prenderà la mia carriera non lo so ancora, è presto per dirlo. L'ultimo numero di Crossed +100, il sesto, uscirà il mese prossimo [a Luglio per il mercato americano, N.d.T.]. Aspettiamo e vediamo che effetto farà.   

Gabriel, quali sono i tuoi prossimi progetti? Ci sono possibilità per una nuova collaborazione con Moore?
Sto scrivendo e sviluppando una mia storia. Forse sarà un graphic novel o una serie in tre parti, non sono certo. Sul collaborare di nuovo con Moore, non so se ci sono delle possibilità ma per me sarebbe un enorme piacere.
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Le interviste precedenti:

4 commenti:

  1. In alcuni primi piani del personaggio femminile mi pare di scorgere l'eco del Darick Robertson da Ennis in poi. Complessione dei personaggi vagamente alla Ramon Bachs. Io sono un nevrotico incurabile e quando penso a scenari vagamente apocalittici in cui è necessario infilare una tonnellata di dettagli, ritorno allo Lawdog di Flint Henry ( Epic - testi di Chuck Dixon, inedita da noi ndr ), ma ammetto che il signor Andrade ha una bella manina. Sarà un caso, ma il mio buon amico ed ex allievo Alan, man mano che gli anni passano, si è spostato da disegnatori underground come Bissette, Totleben e Veitch ad algidi signori della linea chiara americana come Jacen Burrows. Come se, con gli anni ed i chilometri nei sandali, il Bardo di Northampton sentisse il bisogno di inquadrare quanto sta raccontando nel freddo occhio rosso di Hal 9000.
    Non + tempo di tutte le storie ed anche le altre, come direbbe il signor Sclavi, quanto il silenzio che accompagna l'istante prima del momento in cui lo sniper preme il grilletto.
    Naturalmente potrebbe esser tutto legato al fatto che Moore oggi lavora tanto con Avatar ed Avatar sceglie disegnatori che vibrano ad una certa frequenza, come la Valiant o la Image di vent'anni fa...

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  2. @Crepascolo
    Andrade a me piace. :)

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  3. @Gabriel Andrade
    Thank you for the visit. And congrats for the stunning Art on Crossed +100! :)

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