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mercoledì 18 febbraio 2015

Otomo e Inoue: incontro tra Maestri

Nel seguito potete leggere una conversazione tra il leggendari KATSUHIRO OTOMO e TAKEHIKO INOUE pubblicata sulla rivista giapponese Brutus nell'Aprile del 2012 in occasione della Katsuhiro Otomo GENGA Exhibition, la memorabile mostra dedicata al creatore di Akira.
Non credo che Otomo e Inoue necessitino di parole di presentazione.

Il pezzo è apparso online, in Inglese, il 13 Novembre 2014 sul blog Mangabrog e la traduzione qui presentata utilizza quella fonte, con il permesso del sito

Per alcune immagini riguardanti la mostra del 2012 rimando al sito Chrunchyroll, qui.
Foto dalla Katsuhiro Otomo GENGA Exhibition.
Inoue: É qui che si terrà la mostra?
Otomo: Sì, è qui. All’inizio pensavo che fosse troppo grande ma mi sono reso conto che una volta allestita alla fine sarà piuttosto stipata. Non ci si rende conto fino a quando non si prova, credo.

Inoue: Nella mostra verranno esposte tutte le tavole di Akira. Alla fine quante sono in totale?
Otomo: Penso circa 2300.
Inoue: I volumi furono un vero shock, sai… Fu come: “Wow, ma allora si possono fare manga così!” Erano davvero originali. Fino al mio ultimo anno alle superiori avevo letto solo shonen, per cui leggere per la prima volta i tuoi fumetti mi lasciò a bocca aperta. “Accidenti! Questo è un manga per grandi!”

Otomo: Qual è stato il primo che hai letto?
Inoue: Domu. È stato come se venisse spalancata una porta su un mondo completamente diverso.
Otomo: Credo che in parte dipenda da quando scopri certe letture. Quando la mia generazione ha iniziato a fare manga, negli anni '70, leggevamo Rocky Joe e La stella dei Giants e le storie iniziavano a diventare più cupe.
Anche in altri media era un periodo incredibile: il cinema aveva la sua new wave, il teatro aveva Shuji Terayama e la Black Tent Troupe. In un clima simile era inevitabile che, allo stesso modo, i manga diventassero più cupi e bizzarri.
Editor: E poi, alla fine del 1982, Akira iniziò ad essere pubblicato. Otomo, tu avevi 28 anni.
Otomo: E tu a che punto eri a 28 anni?
Inoue: Credo stessi lavorando alla conclusione di Slam Dunk.
Otomo: Io stavo facendo Domu, a cui ho lavorato appena prima di Akira, e stavo cercando di capire come dare ai miei manga un taglio cinematografico. Credo che era a quello a cui pensavo quando avevo 27 o 28 anni: stavo sperimentando. Inoltre in quel periodo iniziavo a non dover chiedere troppi prestiti. (risate) Potevo uscire a bere qualcosa come una persona normale. Hai mai lavorato come assistente?
Inoue: Ho lavorato per Tsukasa Hojo su City Hunter per circa dieci mesi.
Otomo: Eri a Kichijoji allora? Magari ci siamo anche incrociati allora [Nota: Otomo vive a  Kichijoji.] Quando è iniziato Slam Dunk?
Inoue: Nel 1990. Sono una persona semplice per cui la mia ispirazione iniziale non era niente di più complicato dell'idea che il basket fosse divertente. Era di fatto la mia prima serie – tecnicamente ne avevo fatto una in precedenza ma era stata chiusa dopo 12 settimane. Era un periodo in cui miglioravo via via che facevo le cose, imparando sempre di più. Era davvero divertente. Poi arrivati al match finale avevo ancora delle cose che volevo fare, per cui credo che ho iniziato un po' a far fatica ma... alla fine credo d'aver messo tutto quello che avevo nella partita conclusiva e davvero ricordo l'intera esperienza di Slam Dunk come un gran divertimento.

Otomo: È splendido: divertirsi e diventare un bravo disegnatore. Comunque fare una serie settimanale è durissimo, no?
Inoue: Sì, non potrei davvero più farlo.

Otomo: Quanti giorni impiegavi per fare un capitolo di Slam Dunk?
Inoue: Beh, erano 19 pagine alla settimana...
Otomo: Allora immagino che impiegassi circa cinque giorni.
Inoue: Akira era settimanale?
Otomo: Quindicinale ma ci lavoravo in contemporanea alla produzione del film per cui in realtà facevo 20 tavole a settimana.
Inoue: Wow, roba da pazzi!
Otomo: Finivo di disegnare e andavo in studio per lavorare al film, senza neppure dormire. In quel periodo della mia vita dovevo essere al picco delle miei energie fisiche. (risate)
Editor: Quante persone ti aiutavano per i disegni?
Otomo: Avevo due assistenti.
Inoue: Due?!
Otomo: Più un terzo che veniva qualche volta per i retini.
Inoue: Ricordo d'aver sentito che hai disegnato gran parte degli sfondi tu stesso. È vero?
Otomo: Più di quanto pensi. Sì. (risate)
Inoue: Ma sono così dettagliati! È incredibile...
Otomo: Per via della mostra ho rivisto i miei vecchi lavori e devo dire che è stato imbarazzante.
Inoue: Non c'è stato niente che ti abbia colpito?
Otomo: Mmm, non so. Credo d'aver pensato che, in ogni modo, fosse evidente che stessi davvero cercando di dare il massimo. (risate)
Inoue: Credimi, hai fatto molto di più che cercare. In che anno sei stato pubblicato per la prima volta?
Otomo: Credo fosse il 1973. Era un lavoro che avevo fatto dopo il mio arrivo a Tokyo ma il disegno era davvero datato. Dall'anno successivo il mio stile incominciò a cambiare: fu divertente.

Inoue: Hai mai lavorato come assistente?
Otomo: Alcune volte ho aiutato altri artisti ma non ho mai davvero lavorato come assistente. Ho assorbito cose di qua e di là e dopo due o tre anni ho raggiunto un certo livello. Ripensandoci quello è stato davvero un periodo divertente.

Inoue: I tuoi lavori di quel periodo sono inclusi nella mostra?
Otomo: Sì, le mettiamo, quasi per masochismo. (risate) Hai ancora il tuo primo manga pubblicato?
Inoue: Sì, ben nascosto da qualche parte. (risate)
Otomo: Non lo guardi mai, vero?
Inoue: Mai. Mostrarlo sarebbe senza dubbio masochismo. Se mai sentissi il bisogno di auto-infliggermi una punizione orribile forse lo aprirei.
Otomo: Ci sono sempre degli aggiustamenti nello stile di un artista durante la sua carriera, il disegno si evolve. Tutto quello che devi fare è darci dentro quando sei giovane e disegnare quanto più possibile e diventare davvero bravo. I manga al giorno d'oggi, però, sono disegnati con dei simboli – simboli predeterminati che la gente dispone sulla tavola. Non è davvero disegnare e non penso che in quel modo uno possa davvero migliorare. Credo sia davvero importante guardare le cose e disegnarle.

Editor: Che cosa ne pensi dei lavori di Inoue?
Otomo: Grazie ai tanti artisti eccezionali come lui che si stanno mettendo in evidenza credo di poter tranquillamente smettere e lasciare tutto a loro. (risate)
Inoue: Ora non facciamo troppo gli avventati! (risate)
Editor: C’è stato un momento in cui hai capito d’essere migliorato? Qual è la tua definizione di “bel disegno”?
Inoue: Oh, non sono affatto bravo. Per nulla.
Otomo: Questa conversazione non ci porterà da nessuna parte se entrambi insistiamo col dire che non siamo dei bravi disegnatori. (risate)
Inoue: Mmm. Penso che il momento sia quando il disegno smette d’essere troppo rigido e il segno si ammorbidisce. Nel mio caso ho iniziato partendo davvero da un livello basso (risate) e credo che sia passato da un segno molto rigido e piatto a qualcosa di più morbido e tridimensionale. Inoltre i miei manga erano davvero semplici dal punto di vista della composizione della tavola e così ho imparato a disegnare usando molte prospettive differenti. Di fatto ho continuato ad aver voglia di disegnare senza mollare tutto. 
Otomo: Alla fine si raggiunge un punto per cui ti senti davvero libero, vero? Perché puoi disegnare qualsiasi cosa nel modo che vuoi. Disegnare per tanto tempo aiuta a vedere le cose come non le avevi mai viste prima in termini di composizione, in termini di pose.

Inoue: Puoi raccontarmi la tua esperienza nel disegnare macchinari?
Otomo: Mi piacevano le macchine. È semplice. Mi piacciono le cose complicate e intricate.
Inoue: Io non sono assolutamente in grado di fare cose simili. Non ho l’immaginazione necessaria. Ero il tipo di bambino a cui piaceva giocare all’aperto, non ho mai giocato con i modellini o cose simili.

Editor: Che mi dici dei grattacieli?
Inoue: I grattacieli sono qualcosa che esiste per davvero per cui posso semplicemente dire ai miei assistenti di disegnarli. (risate) Le cose che esistono le posso fare. Ma Otomo disegna veicoli e cose che non sono per nulla reali: si tratta di una cosa completamente diversa.
Otomo: Ma il manga che sto facendo adesso è ambientato tra i monti, durante il periodo Meiji, per cui non c'è alcun macchinario. Sto avendo dei problemi nel disegnare i cinghiali selvatici. In giro non ci sono così tante foto di cinghiali per cui devo andare a vederli direttamente dal vivo. Gli alberi e l'acqua.
Inoue: Concordo. (risate)
Otomo: In più non ho assistenti.
Inoue: (risate) Presto riprenderà Vagabond. È già deciso in quale numero della rivista uscirà ma non voglio annunciare nulla fino a quando non finirò davvero di disegnarlo.
Otomo: Per ora sto lasciando che le tavole si accumulino prima di iniziare a pubblicare e questo significa che non ho una scadenza per fare X pagine in Y giorni e… non è una brutta cosa. Sono stato fuori dai giochi per un po’ così ho bisogno anche di un periodo di riabilitazione. 
Inoue: Ah, così tu hai bisogno di riabilitazione. A volte dopo essermi preso una pausa di qualche tempo, una volta ritornato a disegnare, per un po’ faccio dei disegni mediocri prima di iniziare a sentire che ho ripreso la mano… ed è sempre un sollievo quando succede.
Otomo: Ho avuto persino bisogno di tempo per riabituarmi al pennino. È da un bel po’ di tempo che non ne usavo uno.
Inoue: Sembra un bella cosa… tornare ad abituarsi all’uso del pennino. È come se avessi appena iniziato la tua carriera.
Otomo: I pennini sono complicati. Voglio dire… non ho mai smesso di disegnare, ma i pennini per i manga… sono davvero difficili da usare. In parte è perché utilizzo un tipo di pennino che è particolarmente poco collaborativo che quasi odio l’idea di usarlo per disegnare.
Editor: I lavori di entrambi sono stati tradotti e pubblicati all’estero ma Akira è stato un vero pioniere in questo.
Otomo: Facemmo un sacco di lavoro per ribaltare le tavole per la versione americana.
Inoue: Mi sembra che ora li pubblichino nel formato giapponese con lettura da destra a sinistra.
Otomo: Sì, ultimamente ho sentito che voglio pubblicare i manga nel loro formato originale ma non molto tempo fa non era così. In America in particolare volevano continuare con il loro modo di leggere i fumetti. Invece in Europa non avevano problemi a usare il formato giapponese.
Inoue: Un altro cambiamento è l’avvento degli e-book. Persino il mensile di Shonen Jump che stavano pubblicando in America ha chiuso e, al suo posto, è partita un’edizione settimanale in formato digitale.
Otomo: Di sicuro le cose stanno cambiano. Guarda i musicisti: si stanno spostando ad auto-produrre la loro musica tramite le proprie etichette discografiche. Mi piace andare in libreria e nei negozi di dischi e per questo, personalmente, non sono sicuro d’essere così eccitato per questi cambiamenti… ma le cose vanno così.

Inoue: I manga sono sempre stati disegnati con l'assunto che sarebbero stati stampati su carta per cui non è pensabile che possano venire trasformati in e-book in quel modo. La situazione in Europa è tale per cui è difficile che i manga si diffondano se non in formato e-book e credo che sia un problema che forse devo affrontare. Mi piacerebbe pensare un po' a che cosa il formato digitale potrebbe permettermi di realizzare.
Otomo: Non sarà lo stesso se si prenderanno i manga, semplicemente scansionandoli, per visualizzarli su un qualche dispositivo; probabilmente dovremmo fare le cose in modo diverso rispetto alla lettura su carta. Però il mondo è pieno di gente di tutti i tipi e penso sia meglio se un artista decide da sé come vuole disegnare il proprio lavoro e renderlo disponibile.

[L'articolo, in Inglese, è disponibile su Mangabrog
Foto dalla Katsuhiro Otomo GENGA Exhibition.

2 commenti:

  1. Come sempre il tuo blog è fonte di materiale interessante. Grazie.

    sp

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  2. Grazie per aver riportato l'intervista, e la sua traduzione.

    Preso quel numero di Brutus ad Aprile 2012, dopo eserre stato al fantasmagorico Genga.

    Comunque chissà se nel numero speciale di Brutus uscito due dopo è stata cambiata e/o allungata tale intervista tra Inoue e Otomo. Controllerò (o meglio farò controllare (^_-) ).

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