Opera di René Magritte |
Sul sempre interessante ed intelligente Conversazioni sul Fumetto m'imbatto in un pezzo firmato da Tonio Troiani dall' "acchiappante" titolo «La vita è una chiavica», ovvero il Graphic Novel come categoria merceologica, più una discussione con Massimo Giacon, che vi invito a leggere.
"Ogni utente di un qualsiasi social network documenta e condivide ogni
banalità che ai suoi occhi, in un narcisistica prospettiva, è degna di
essere “notabile”. Ora, proporre prodotti che cadono sotto lo stesso
interesse documentaristico instilla e risponde all’esigenza che ogni
“condivisore seriale” ha di rendere “pubblicabile” le proprie memorie.
Il graphic novel, allora, risponde sia a questo bisogno di
immedesimazione e riconoscimento e, nel contempo, ingloba tutto quello
che è fumetto, perché fare romanzo grafico è più semplice, forse, che
fare fumetti.", scrive Troiani.
Essendo un critico omeopatico lascio le riflessioni di sostanza ad altri, da parte mia mi limito ad ammiccare un po' stanco, ammettendo di incominciare a trovare queste riflessioni, in generale, "stucchevoli". Nulla di personale nei confronti di Troiani di cui leggo sempre con piacere gli scritti, "invidiandogli", tra l'altro, l'acume e la "lunghezza" dei pezzi!
Nel seguito, Giacon (artista fenomenale che apprezzo anche per il suo approccio ironico all'Arte), da parte sua, afferma: "Per la Lettura ho proposto una storia di due
pagine che era ambientata durante un party d’artista, una situazione
vagamente felliniana e grottesca, anche se l’avevo tratta da una
situazione parzialmente realmente accaduta e vissuta. Quella storia è
stata scartata perché era troppo sboccata e strampalata, e non era
abbastanza “reale”. Il paradosso è che il GN è diventato a suo modo una
realtà a sé stante, forse è quello il vero territorio fantastico
contemporaneo."
Hmmm.... (espressione autentica di critica omeopatica!)
Ma non finisce qui.
Il Corriere della Sera pubblicizza così la sua nuova iniziativa legata alla Nona Arte: "Dal 20 aprile non perdete la collana “Graphic
Journalism: il fumetto che racconta la realtà”. Rizzoli Lizard ha
selezionato per il Corriere della Sera 20 opere di Graphic Journalism
che, con un linguaggio grafico di facile lettura e forte impatto
emotivo, raccontano storie autobiografiche, testimoniano eventi
drammatici e raccontano momenti importanti di storia contemporanea." Ora il testo di lancio sulla pagina Web del giornale è cambiato, sembra, ma... che vuol dire "un linguaggio grafico di facile lettura"???
Hurm...
Al solito arriva il Saggio Barbuto ad illuminarmi. Lo so, sono di parte.
"Continuerò a fare ciò che faccio adesso, cioè esattamente ciò che
voglio. Non voglio essere costretto su un singolo mezzo, posso fare
fumetti pur restando lontano dai comics, film senza partecipare alla
scena cinematografica, libri non entrando in alcun circolo letterario. Ecco cosa voglio. Nessuna etichetta" [Alan Moore parlando del suo futuro, Aprile 2013]
Beh... corro a leggermi un albo di Geppo, felice, recente ritrovamento.
Buon Fumetto a tutti!
Bel post smoky, come sempre.
RispondiEliminaAmo e seguo anch'io Conversazioni, e tu non hai nulla da invidiare a nessuno.
Un abbraccio pieno di stima
Orlando
Questa non è una pipa...
RispondiEliminaIo so perché si chiama il tequila e non la tequila
ma non so perché si chiama il graphic novel e non la graphic novel
L'hanno chiamata graphic novel per una vita
e adesso tutti a dire il graphic nobel
Io so perché si dice il tequila e non la tequila
ma non so perché tutti hanno iniziato a chiamarla il graphic novel
Io continuerò a chiamarla graphic novel
Questa non è una pipa...
@Fumetti di Carta
RispondiEliminaGrazie Orlando!
@Joachim
"Questa non è una pipa..." :D
Geppo di Moore e Giacon potrebbe essere interessante. Spero che non lo facciano parlare in rima - so di essere in minoranza, ma preferirei di no, come direbbe lo scrivano di Melville - perchè mi bastano i sonetti di Etrigan.
RispondiEliminaA dirla tutta non sopporto nemmeno Zatanna quando recita i suoi incantesimi al contrario.
E le glosse di Bendis in cui ci spiega - con tutta l'ironia post moderna e post serial delle Streghe - da che libro il dottor Strange ha pescato il suo magheggio.
Io sono della vecchia scuola del trucco c'è - ma-non-si- vede
( quanto soffro oggi rivedendo i video anni ottanta dei Duran ! ) e mi piace il Costantine di Azzarello che attiva la sua luccicanza sempre fuori scena.
Una idea per il Bardo ed il Giac quando avranno finito di occuparsi del diavolo buono: perchè non rilanciare Hellblazer come fosse il Colombo della serie dei seventies ? Hmmm....
@Crepascolo
RispondiEliminama LOL!!! :D