Pagine

mercoledì 2 maggio 2012

ALAN MOORE (I parte): tutto su Watchmen...

Alan Moore ritratto da Charles Glaubitz
Quinto appuntamento con la serie di interviste che mi ero, ambiziosamente, ripromesso di realizzare con cadenza più o meno (ir)regolare. Dopo un'attesa più lunga del previsto, rieccoci (ancora) con un'intervista fiume, e per questo presentata in due parti, ad ALAN MOORE
In questa prima parte, intervistato dallo scrittore Kurt Amacker, MOORE parla (dalle pagine del sito Seraphemera.org), diffusamente, di Watchmen e del progetto Before Watchmen (di imminente pubblicazione) non nascondendo il suo sarcasmo e un certo risentimento, misto a dispiacere, per la pluridecennale diatriba legata ad una delle opere seminali del Fumetto contemporaneo.

L'intervista è apparsa il 13 Marzo scorso sul sito Seraphemera.org, tradotta su questo blog con il permesso di tutte le persone coinvolte.
L'intervista originale può essere letta qui.

From an interview of Alan Moore by Kurt Amacker, published by Seraphemera.org

Kurt Amacker:  Pensavo che potremmo parlare dell’iniziale disputa che hai avuto con la DC negli anni ’80. Tu e Dave Gibbons vi aspettavate di riavere indietro i diritti di Watchmen e dei suoi personaggi un anno dopo che la raccolta in volume fosse uscita di stampa. Ma questo non è mai accaduto e si potrebbe sospettare che probabilmente la DC sapesse che avrebbero continuato a ristamparlo.
Alan Moore: Così ci dissero. Questo era l’accordo sulla base del quale realizzammo Watchmen. Avevano compreso che volevamo davvero restare proprietari del nostro lavoro, erano la “nuova DC Comics” che cercava di mostrare maggior rispetto per gli autori. Tirarono fuori questo nuovo contratto che stabiliva che quando il volume fosse andato fuori catalogo, saremmo tornati in possesso dei diritti. Sembrava un contratto davvero molto buono. Non avevo alcuna ragione di non fidarmi di quelle persone. E loro si erano dimostrati davvero molto amichevoli. Sembravano estasiati dal gran numero di fumetti extra che stavano vendendo. Anche da quel punto di vista, pensai: "Beh, si rendono conto che gli sto facendo avere un sacco di buona pubblicità, e gli sto facendo guadagnare un mucchio di soldi. Per cui, se sono per lo meno degli uomini d'affari competenti non cambieranno le carte in tavola per fregarci".
Da allora ho avuto modo di rivedere il contratto di Watchmen, che ovviamente all'epoca non abbiamo letto con la dovuta attenzione. Era il primo contratto che avessi mai visto e credo fosse un evento relativamente raro per il mondo dei comics che esistesse un vero contratto. Nella maggior parte di casi, la gente si limitava a mettere una firma sul retro delle ricevute di pagamento rinunciando così a tutti i diritti per lo sfruttamento dei loro lavori.
Ero così soddisfatto per il contratto siglato per Watchmen che suggerii a David Lloyd che avremmo dovuto fare lo stesso per V for Vendetta, un’opera di cui detenevamo i diritti e volevamo continuare a farlo.
In realtà quei contratti sono tra i più ostili nei confronti degli autori che si possano immaginare.
Ci sono ad esempio clausole che stabiliscono che, se io mi dovessi rifiutare di firmare un qualsiasi accordo in futuro, la DC potrebbe incaricare un avvocato per firmare in mia vece. Ci fu un momento, prima che ci rendessimo conto che la DC non ci avrebbe mai ridato indietro i diritti di Watchmen, in cui iniziai ad avere dei dubbi. Un paio di incidenti, come la decisione di vendere del merchandising di Watchmen senza inizialmente corrisponderci alcuna parte dei profitti, perché ci fu detto che si trattava di “promozione autofinanziata”.

KA: Ti riferisci alle spille che produssero?
AM: Esatto, e non ci sarebbe stato nulla da dire se non avessero generato dei profitti, cosa che invece accadde. Tuttavia mi sembrò una cosa di poco conto. Fino a quel momento mi fidavo della casa editrice e credevo che si trattasse tutto sommato di persone perbene che, come dicevano loro stessi, stavano compiendo uno sforzo sincero per adattarsi ai tempi moderni e alla moderna moralità. Ma quell’incidente mi sembrò come se avendo a disposizione un autore che poteva fargli guadagnare molti soldi, un autore che gli stava facendo avere una attenzione senza precedenti dai media extrafumettistici... mi sembrò che fossero molto colpiti da ciò. Ma qualcuno di loro deve aver pensato che sarebbe andata ancora meglio se ci avessero truffato alcune migliaia di dollari. Fu come scoprire che le persone con cui avevi firmato un contratto frugavano nelle tasche del tuo cappotto per rubarti le monetine. Subito dopo questi eventi ci sembrò chiaro che non avrebbero mai permesso che Watchmen uscisse fuori catalogo. All'epoca, ovviamente, mi arrabbiai molto a causa del fatto che ci avevano mentito. Non c’è un modo gentile per dirlo. Avevano agito in modo poco pulito. E non credo neppure che fosse la prima volta che la DC ricorresse a una tecnica del genere o ad una sua variante.
Questo, insomma, fu il primo problema. All'epoca ero molto seccato e arrabbiato riguardo a lavorare per la DC. La prima opportunità che ebbi per manifestare il mio disappunto fu quando cercarono di mettere in pratica un ridicolo sistema di classificazione degli albi, che io ed altri autori contestammo. Penso che Frank Miller si fece promotore di una petizione. Dissi che se la DC Comics avesse impiegato quel sistema di classificazione, non avrei mai più lavorato per loro. Credo di essere stato l’unico tra i firmatari a rimanere fermo sulla mia posizione e non accettare quelle condizioni. A quel punto, decisi di tagliare i ponti con la DC anche se rimasi amico con alcune persone che ci lavoravano, come Karen Berger. Tuttavia giunsi alla conclusione che non avrei mai più voluto lavorare per loro e per le loro sussidiarie.
La cosa funzionò per diversi anni fino a quando, dopo aver firmato un contratto con la Wildstorm di Jim Lee, la DC acquistò la società. Già in passato avevano tentato di comprare la Awesome Comics di Rob Liefeld, a patto che io fossi incluso nella vendita. Sembrava che avessero comprato un’intera casa editrice solo per avermi di nuovo alle loro dipendenze. Credo che l’abbiano fatto perché si erano resi conto che essersi inimicati la persona che aveva creato l'unica opera che chiunque al di fuori del mondo del fumetto conosceva non fosse stata proprio un’ottima idea. Probabilmente sin da allora erano così disperati da voler realizzare film tratti da Watchmen o produrre dell’altro merchandising.
Forse pensarono che potessi ancora vantare dei diritti su Watchmen e che, in quel caso, potessero trovarsi su un terreno incerto. È difficile attrarre degli investitori, quando potresti restare coinvolto in spinose controversie legali. Credo che fu allora che iniziarono tutte quelle azioni infide, legate al film, che mi hanno portato a tagliare qualsiasi contatto con chiunque lavorasse alla DC, e praticamente ad estraniarmi dal mercato dei comics. Tutto questo è successo qualche anno fa. Gran parte degli eventi avvenne poche settimane prima del mio matrimonio con Melinda [Gebbie, il 12 Maggio 2007, N.d.T.]
Questo è più o meno lo stato delle cose da allora. Ed è a causa di tutto questo che, qualche tempo fa, ho avuto la mia ultima conversazione con Dave Gibbons, e con ultima non intendo riferirmi a la più recente conversazione con Dave ma nel senso che non ce ne saranno altre. Ed è un vero peccato.

KA: Wow.
AM: Proprio così. Sento di non avere alcun amico nell'industria del fumetto, certamente non c’è nessuno che inseguirei.

KA: Continui a percepire royalty per il volume di Watchmen e per il film?
AM: Sì. È il mio lavoro. Continuo a percepire le royalty, non molto elevate, il genere di royalty che il mercato del fumetto offriva negli anni '80. Sì, continuo a percepire un po' di quei soldi che mi spettano. Ma non è una questione di denaro, ma di principio. È il fatto che mi hanno mentito. È il fatto che il motivo per cui mi fecero realizzare Watchmen è che avevano visto quello che ero in grado di fare con le loro serie regolari. Si resero conto che ero in grado di condurli in un territorio in cui i comics non si erano mai avventurati prima. Così ci offrirono Watchmen, e il risultato finale è stato molto, molto buono per loro. All’improvviso furono abili a dichiarare che tutti i loro fumetti erano “graphic novel”, che si impegnavano seriamente per produrre, attraverso il mezzo fumetto, opere di valore artistico e letterario.
Ma non furono mai interessati a quell’aspetto. Si è sempre trattato di una questione puramente commerciale. E così, quando videro che si era aperta un’opportunità grazie a Watchmen, la colsero al volo e spremettero Watchmen fino all’ultima goccia per tutta la pubblicità che ne potevano ricavare.
Lanciarono un’intera linea di fumetti che sembrava essere stata progettata come una sorta di "Alan Moore farm"… e credo che ai primi autori che lavorarono per la Vertigo, diretta da Karen Berger, venisse chiesto, perlomeno in modo implicito, di realizzare dei fumetti che fossero simili ai miei. All'epoca non era qualcosa che mi desse così fastidio. Pensavo che fosse un peccato che non riuscissero a concepire qualcosa di più originale. Per cui, sì, continuo a percepire royalty per quel lavoro. Ma, considerata la quantità di denaro, di pubblicità e tutto il resto che l'industria statunitense del fumetto - non solo la DC - ha ottenuto grazie al mio lavoro, penso che si possa dire che mi abbiano mentito e truffato dei miei diritti, e adesso stanno pianificando di spingersi anche oltre, presumibilmente per disperazione, perché non hanno nulla che desti il minimo interesse.

KA: Ti riferisci ai prequel di Before Watchmen?
AM: Sì. È qualcosa di cui parlano da molto tempo. E, di fatto, è la ragione per la quale ho interrotto ogni contatto con Dave Gibbons.
Alan Moore ritratto da Frank Quitely
KA: Perché, in un qualche modo, li ha supportati?
AM: Tutto è collegato al film di Watchmen. Voglio dire, dal mio punto di vista, Watchmen ha rappresentato per me un capitolo chiuso per un bel po' di anni. La DC ce lo aveva rubato, e non avevano alcuna intenzione di restituircelo. Avevo accettato questo fatto. Tuttavia, accade una cosa quando ancora stavo lavorando per la Wildstorm. Successe che uno dei produttori del film tratto da V for Vendetta non disse “tutta” la verità e annunciò che io ero molto eccitato per quel film privo di valore e che stavo per incontrarmi con il regista, pur sapendo che non era vero. Lo diceva perché suonava meglio dire che io ero coinvolto nel progetto. Naturalmente, dichiarai che non avrei mai più lavorato per la DC o per qualcosa collegato con la DC. Anche se lavorassi per un’altra società farei inserire delle clausole nel mio contratto per le quali, se l'azienda venisse comprata dalla DC, il contratto sarebbe nullo.

Per cui, avevo preso le distanze dalla DC e non avevo nulla a che fare con loro. Ma c'erano ancora delle cose in sospeso riguardo alcuni progetti. Di tanto in tanto, mi capitava ancora di parlare con qualcuno della Wildstorm. Credo stessi concludendo il Black Dossier o qualcosa del genere.
Ora, Steve Moore è mio amico da tantissimi anni ed è stato il mio mentore, la persona che mi ha insegnato come scrivere fumetti, anche se a lui non piace che lo si descriva in questo modo. È anche lui un brillante scrittore e non dovrebbe essere ricordato solo per il legame con me. Era un paio d’anni che non gli veniva proposto alcun lavoro, da quando avevo detto: “Va bene, porto a termine il mio lavoro alla DC e poi è finita.” Una situazione analoga a tutti gli sceneggiatori che avevano lavorato per l’America's Best Comics. Quando incominciai a chiudere l’ABC, all’improvviso a nessuno di loro veniva offerto del lavoro, così pensai che ci fosse una sorta di lista nera. Avrebbe anche potuto non esserci, ma a me sembrava comunque strano che all’improvviso non ci fosse lavoro per nessuno di loro. Poi ricevetti una telefonata da Steve Moore, e mi disse che era stato contattato dalla DC e gli avevano chiesto “Ti piacerebbe lavorare al videogioco di Watchmen? Non abbiamo ancora detto nulla ad Alan.”
All'epoca Steve aveva ancora un po’ di lavoro. Ma anche se fosse stato disoccupato, Steve è un amico leale. È un'altra di quelle persone che sono ormai uscite dall'industria del fumetto e che non hanno alcuna voglia di tornarci. Così mi telefonò e mi riferì cosa era successo, mi disse che aveva replicato che non voleva quel lavoro e soprattutto non avrebbe mai preso in considerazione alcun incarico del quale io non fossi informato.

Immagino che quello che la DC tentò di fare era di offrire l’incarico a Steve, ipotizzando che fosse disperatamente in cerca di lavoro e che avrebbe accettato, mettendomi così di fronte al fatto compiuto. In questo modo non avrei potuto protestare senza correre il rischio di privare, nel momento del bisogno, il mio vecchio amico dei soldi e del lavoro. Credo che sia stato un comportamento molto scorretto. Inoltre, anche se loro al tempo non ne erano al corrente, al fratello di Steve Moore era stata appena diagnosticata la Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia lenta, dolorosa e, in ultima istanza, mortale. Stephen Hawking è la personalità più nota ad essere affetta da questo male, ed è un caso eccezionale perché è ancora in vita.

Alla DC non lo sapevano, ma telefonai alla Wildstorm e dissi: "Potete passare questo messaggio alla DC per cortesia? Ho capito quello che stanno tentando di fare. Ho capito che volevano presentarmi questo videogioco su Watchmen come un fatto compiuto. Non sapevano che il fratello di Steve fosse malato terminale, e che lui se avrebbe dovuto assisterlo fino alla fine. E, almeno da queste parti, la malattia terminale di una persona cara è più importante delle macchinazioni di chi pubblica i fumetti di Batman. Quindi, potete riferire loro di non tentare nessun’altra viscida macchinazione nei confronti di Steve, perché ha un fratello malato terminale e, per l’amor del cielo,  lasciatelo in pace." Questo è stato, più o meno, il contenuto del messaggio.

Poco dopo, ebbi una conversazione con Dave Gibbons, che mi disse che era in arrivo un film su Watchmen. Capimmo entrambi che avevamo sensazioni diverse a riguardo. Ma, è una cosa naturale. Non pretendo che tutti debbano vedere le cose a modo mio. Ognuno ha il diritto di avere le proprie idee. Così Dave mi chiamò per esprimermi le sue preoccupazioni. Mi disse: "Senti, questo film si farà e l'ultima cosa che voglio è che ci siano problemi tra di noi."

Gli risposi: "Davvero non credo che succederà, Dave. Rispetto la tua posizione di vedere il film realizzato, e spero che tu rispetti la mia di non volere che il film si faccia." E lui fu d'accordo. Dissi: "L'unica cosa che potrebbe creare problemi tra di noi, come tu ben sai, è che io chiederò che il mio nome sia levato dal film e darò tutta la mia parte di compenso ai co-creatori." E questa era la mia politica sin dai tempi del film sulla Lega degli straordinari gentlemen, perché avevo deciso di non essere menzionato in nessuna delle cose che Hollywod stava tirando fuori. Dissi a Dave: "L'unica cosa che potrebbe causare dei problemi per il nostro rapporto è se… quando riceverai i soldi - ossia, la quota che mi spetterebbe per la realizzazione del film - ti chiederei di farmi un colpo di telefono per dirmi: “Ho ricevuto i soldi Alan. Grazie mille”. Mi basta che tu mi ringrazi: scrivimi una lettera o qualcosa di simile per dirmi grazie. Anche le sole parole, “Ti ringrazio”, sarebbero più che adeguate.

Lo dissi perché David Lloyd non l'ha mai fatto. David Lloyd prese i soldi e dopo andò in giro a sparlare su me durante quelle piccole comics convention a cui partecipa, compresa un’occasione in cui era seduto a un tavolo di distanza da mia figlia Leah. Immagino che fosse in quella fase della sera durante la quale si era, forse, un po' rilassato e rinfrescato. E stava declamando ad alta voce i miei molti difetti come essere umano, e questo mentre mia figlia era seduta a poca distanza. Lei sapeva cosa pensava David, così si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a ignorarlo. Ma, come ho già detto, David Lloyd non mi telefonò per ringraziarmi. Così non voglio più avere nulla a che fare con lui. E, dopo aver spiegato questo a Dave gli dissi: "Mi basta che tu mi faccia una telefonata per ringraziarmi. E sarà sufficiente. "

Dato che Dave è un tipo amabile e gioviale replicò così: "Ma certo, non ti preoccupare Alan. Ti telefonerò e ti ringrazierò dal ponte dello yacht che mi sarò comprato con i tuoi soldi". E io risi perché era una bella battuta. Così, passò il tempo e Dave non telefonava. Ma pensai che fosse perché i soldi non gli erano ancora arrivati.
Alan Moore ritratto da Nick Roberts
Alcune settimane prima, avevo avuto uno scambio telefonico con Steve Moore, che mi aveva riferito che forse non era stato inserito in una lista nera dalla DC, perché aveva appena ricevuto una telefonata dalla Warner Books in cui gli proponevano, visto l’ottimo lavoro fatto per l’adattamento letterario del film di V for Vendetta - in cui aveva persino sistemato un buco nella storia presente nella sceneggiatura cinematografica - di occuparsi anche della novellizzazione del film su Watchmen. Sapevano che Steve era l'unica persona alla quale avrei concesso il mio beneplacito. Mi telefonò e mi riferì questa cosa. E io risposi: "Va benissimo" perché quello era anche l’anno in cui temeva di perdere il fratello. E il lavoro scarseggiava di nuovo, e avrebbe  avuto bisogno di un po’ di soldi come fondo per quando il fratello sarebbe venuto a mancare. Gli dissi "Sì, fai pure. Hai il mio permesso. Scrivi il romanzo e così avrai quei soldi che ti serviranno nel momento in cui Chris se ne andrà."

Successivamente ricevetti un messaggio da Dave Gibbons. Mi disse che c'era la possibilità di realizzare un qualcosa in occasione dell'uscita del film e voleva il mio permesso. Pensava di poter estrarre tutte le vignette della storia dei pirati che si sviluppava lungo tutto Watchmen e realizzare così un intero albo a fumetti - che poteva essere pubblicato con la testata I racconti del Vascello Nero - da distribuire insieme al film. Pensai che fosse un’idea alquanto stupida e irrealizzabile e non ne comprendevo affatto il motivo. Era come prendere solo i contrappunti da un’opera di Mozart e farne un disco a parte. Ma risposi: "Beh Dave, se è qualcosa che tu vuoi fare, io me ne disinteresso completamente a patto che ci sia un modo per rendere evidente che io non parteciperò al progetto in alcun modo. E che non voglio ricevere alcun denaro derivante da esso. E fintanto che il mio nome non figurerà nell’albo, allora per me non è un problema."
Dave rispose: "Oh, allora va bene. Alla DC dicevano che saresti stato silenziosamente accondiscendente."
Replicai: "E perché avrebbero detto così?"
E lui: "Non lo so. Hanno solo detto che saresti stato silenziosamente accondiscendente".
Ed io: "Sono più che altro completamente indifferente. Fintanto che il mio nome non compare, possono fare quello che vogliono."

E Dave replicò: "Comunque non credo che stiano pensando di usare i nomi. Credo che vogliano utilizzare i nomi fittizi degli autori che vengono menzionati in Watchmen."
Gli risposi: "In questo caso, come farà la gente a capire che io non parteciperò?" E aggiunsi "Senti, fallo se vuoi, ma aggiungete una piccola scritta, che ci tolga da qualsiasi imbarazzo, in seconda di copertina in cui si specifica che io non ho nulla a che fare con il film o con nessuno dei prodotti da esso derivati." Dave disse che andava bene. Ma apparentemente, lui oppure la DC decisero di non voler produrre del merchandising per il film in cui fosse detto chiaro e tondo che non avevo nulla a che fare con la pellicola e con nessuno dei suoi derivati. Passò poco tempo, Steve Moore mi chiamò informandomi che la novellizzazione di Watchmen non si sarebbe più fatta. Così non ci sarebbe stato alcun lavoro per lui.

A questo punto - pensa pure che sia paranoico, e so che alcune persone l’hanno fatto - mi venne in mente che quella strana espressione, silenziosamente accondiscendente, riguardasse proprio quella situazione. Si aspettavano che fossi silenziosamente accondiscendente perché mi sarei comportato come volevano loro, ossia "se non faccio ciò che dicono non daranno il lavoro a Steve". La cosa non mi era proprio passata per la testa. Non credevo che si potesse essere così infami. Ma, una volta pensato che fosse davvero andata così, ne parlai con la gente alla DC. Chiesi a Karen Berger di non telefonarmi mai più, e che non volevo avere più nulla a che fare con chiunque alla DC. Ero furiosamente arrabbiato e nauseato da quello che era successo, perlomeno per quella che era stata la mia impressione. Ho pensato che fosse qualcosa di imperdonabile e subumano.

Tutto ciò accadde più o meno una settimana prima che sposassi Melinda. Sapevo che Dave Gibbons sarebbe venuto al matrimonio. Trovai l'occasione per prenderlo amichevolmente in disparte e spiegargli cosa era accaduto e la mia percezione degli eventi. Lui disse che alla DC non avrebbero mai agito in un modo simile ma non seppe spiegarmi che cosa intendessero con quell’espressione "silenziosamente accondiscendente". Così replicai: "Tu hai sensazioni differenti sulla faccenda e capisco che tu sia in rapporti molto più stretti con loro. Ma questa è la mia percezione di quanto è accaduto". E io non pensavo che fosse in qualche modo complice. Credevo solamente che gli fosse stato chiesto di inviarmi un messaggio senza che lui l’avesse ne fosse a conoscenza. Così gli dissi: "Per il bene della nostra amicizia, Dave, in futuro, non parliamo più di  Watchmen".

Questo accadde il giorno del mio matrimonio.

Inoltre, fino a quel momento, non mi aveva ancora ringraziato per i soldi. Supposi che non li avesse ancora ricevuti. Ma gli dissi: “Per il bene della nostra amicizia, non parliamo più di Watchmen, perché, dando per scontata la mia percezione di quanto accaduto, non posso davvero più fidarmi di alcuna conversazione, per quanto avvenuta attraverso diversi intermediari, con la DC Comics o i suoi dipendenti, e questo perché potrebbe avere delle ripercussioni sulle persone a cui voglio bene". Non è che fossi interessato a parlare di Watchmen e non vedevo il motivo per cui dovessi farlo ancora, e di certo non a causa di quel genere di accadimenti. Dissi a Dave Gibbons: “Non importa neppure se sia davvero successo. È ciò che ho percepito sia accaduto, per questo te lo sto chiedendo."

E Dave si trovò d’accordo con me. Disse: "Va bene, è un peccato, ma non parleremo più di Watchmen." Passò del tempo. Il film uscì e diventò piuttosto evidente che Dave aveva ricevuto i soldi da molto tempo, ma si era dimenticato di telefonare per ringraziarmi. Io non la presi molto bene. Mi sembrava che fosse il minimo che avrebbe dovuto fare. Non che pretendessi altro. Ma tuttavia, passò altro tempo e ricevetti un'altra sua telefonata e ovviamente non era per ringraziarmi dei soldi. Voleva parlare di Watchmen. Fu una conversazione molto breve. Mi disse che alla DC sapevano che avevo sempre voluto indietro i diritti. Così, forse se me li avessero restituiti, avrei dato loro il permesso la realizzazione di prequel e sequel. Risposi, in un certo modo con rabbia: "No, no. Non voglio che ciò accada. Non voglio che questi prequel e sequel esistano, e di certo non voglio indietro i diritti di Watchmen. La DC sta sfruttando questo volume da decenni. Probabilmente pensano che non abbia più un gran valore, rispetto a quello potenziale di sequel e prequel. Così adesso vogliono restituirmi la carcassa di un'opera di cui una volta era molto, molto orgoglioso." Come avevo spiegato a Dave, non avevo più neanche una copia di Watchmen in casa. Sì, ero orgoglioso di ciò che avevamo fatto con quel lavoro. Ma con tutti i tradimenti, le menzogne e i trabocchetti che gli ruotavano attorno -- no, naturalmente non ne volevo una copia in casa. Mi è stata poi offerta, da un sempre più disperato Dave Gibbons, una non specificata ma molto, molto consistente somma di denaro perché dessi solo il mio permesso per la realizzazione di quei sequel e prequel.

KA: Erano soldi dello stesso Gibbons o della DC?
AM: I soldi sarebbero arrivati dalla DC. Lui stava facendo da intermediario. Mi disse che stavano pianificando di fare quei sequel e prequel, e che gli avevano offerto una cifra dell’ordine del quarto di milione di dollari per supervisionare il progetto, che sarebbe stato affidato ai migliori talenti dell'industria del fumetto, e su questo dissi delle cose piuttosto inclementi. Dissi che, per quanto riguardava Watchmen, non credevo ci fosse alcun talento nell'industria dei comics. Se ce ne fossero stati, presumibilmente nel corso degli ultimi 20 o 25 anni, avrebbero dovuto tirar fuori qualcosa di altrettanto valido, o degno di nota o memorabile, come Watchmen – dopo che avevano già visto come si doveva fare. Insomma, sì, ero arrabbiato e dissi delle cose che sostengo ancora. E questo è stato l’epilogo, la fine della mia amicizia con Dave Gibbons: perché non mi aveva telefonato per ringraziarmi dei soldi e perché aveva fatto l’unica cosa che gli avevo chiesto di non fare. Quando ho menzionato questi fatti in una intervista, mi telefonò di nuovo per dirmi: "Oh, grazie dei soldi, Alan".

A quel punto, replicai: "Beh, è un po' tardi Dave. Chiudiamola qui." Mi ripeté che tutta la faccenda del silenziosamente accondiscendente era stato un mio completo fraintendimento e che i suoi amici alla DC non avevano mai utilizzato quella frase. Così gli chiesi: "Quale frase hanno utilizzato allora, Dave?"

Replicò: "Beh, era qualcosa del tipo passivamente accondiscendente.

KA: Oddio!
AM: Sì, esattamente. Forse non mi rassicurò poi così tanto. E aggiunse che era al corrente che l' “affare” di Steve Moore e del fratello non era mai accaduto, che era stata una mia interpretazione (ancora, probabilmente per via della mia paranoia). Era assolutamente certo che fosse una cosa mai accaduta.

Gli dissi: “Quella telefonata in cui gli dissero ‘Vuoi fare il videogioco di Watchmen ma non l’abbiamo ancora detto ad Alan’ che ha originato tutto?

Rispose: "Beh, non so nulla di questo". Così, era al corrente della faccenda, e sapeva per certo che alcune cose non erano accadute, eccetto per il dettaglio più importante di cui non sapeva assolutamente nulla. Così a malincuore misi giù telefono per l'ultima volta. Dal punto di vista emotivo è stato un brutto momento per me. Non solo perché Watchmen - un lavoro di cui ero stato molto orgoglioso - era stato, a mio parere, dissacrato e oggetto di ignobili dispute, ma ora aveva portato alla fine di un’amicizia che, fino ad allora, avevo tenuto in grandissima considerazione.

Ma questo accadeva quando ero ancora molto risentito dalla situazione. Da allora mi sono emotivamente distaccato da Watchmen. Così, queste ultime notizie non sono state una grande sorpresa. Immagino che se ci fosse stato qualcuno alla DC con un’intelligenza quantomeno nella media, non avrebbero mai voluto produrre tutti questi scadenti prequel e sequel. Ma, penso che abbiano subito delle enormi pressioni dalla Warner Bros. perché producessero qualcosa. Non appena dissi che non avrei dato il mio permesso per quella raffica di prequel, la DC annunciò immediatamente che stavano per pubblicare un’eccitante rilancio di tutti i loro personaggi classici [riferimento a The New 52, N.d.T.]: credo che questo fosse il loro “piano B”. Avevano subito delle pressioni, probabilmente dalla Warner Bros., affinché producessero qualcosa che ne giustificasse la loro stessa esistenza. L’idea per Watchmen non sembrava potesse funzionare così hanno cercato di fare qualcosa di nuovo e radicale con i loro attuali personaggi, come cambiare un poco il loro costume e far ripartire le serie con un nuovo numero uno. Ipotizzo che il “piano B” non abbia funzionato troppo bene, o perlomeno non così bene come speravano. Così sono tornati indietro, sospetto con riluttanza, al “piano A”. Devono aver pensato che anche se, dal punto di vista legale, la cosa potesse, forse, sembrare un po’ traballante… potesse apparire, a un occhio poco allenato, una sorta di appropriazione di copyright… evidentemente, erano così disperati da andare avanti. Da un certo punto di vista, non c’è molto che posso farci. In verità non c’è una gran necessità che debba fare qualcosa. Si potrà concludere solo in un modo. Non credo che da qui a 50 o 100 anni (se qualcuno ricorderà la nostra epoca e i suoi fumetti) grazie a questo, l’industria dei comics sarà tornata sotto la luce dei riflettori. A meno che non sia qualcosa di valido come lo è stato Watchmen o dello stesso livello. Beh, se ci fosse stata la minima possibilità di una cosa simile, la DC avrebbe presumibilmente prodotto qualcosa con quelle qualità nel corso dell’ultimo quarto di secolo.
Alan Moore ritratto da Neil Stavely
KA: Non sono completamente d’accordo riguardo la qualità dei fumetti realizzati dopo la pubblicazione di Watchmen. Da allora ci sono stati alcuni ottimi fumetti. Bisogna ammetterlo, nessuno di loro ha raggiunto il livello di Watchmen, ma stati delle letture meritevoli. Ma quello che mi colpisce è che non pubblicheranno un prequel nel formato di una miniserie di 12 albi o in una singola graphic novel. Sapevo che tu e Dave Gibbons decenni fa avevate discusso la possibilità di realizzare un prequel sui Minutemen. Ma Before Watchmen sarà composta di 35 albi. E ci vorranno circa 140 dollari per comprarli tutti. Sembra come se avessero caricato ogni singola idea che gli è venuta in un cannone e abbiano sparato il colpo. Se anche fossi stato interessato a leggere questi fumetti, mi sembrerebbe comunque un’esagerazione.
AM: A me sembra che pubblicare 35 albi… anche se, per una qualche ragione, dovessero vendere davvero bene, anche se ci fossero delle persone là fuori, così poco selettive, da collezionare ogni singola uscita di questi albi… anche se questo accadesse, non credo che genereranno sufficienti profitti da invertire le rapidamente declinanti fortune dell’industria dei comics. Non è questo il motivo per cui stanno pubblicandoli. Non credo che la DC sia più interessata ai fumetti. Sono interessati alla crescita dei loro franchising, come se fossero zucche in un orto. Hollywood, è lì dove si fanno i veri soldi, o nei videogames, o in qualsiasi altro prodotto derivativo. Potrò sbagliarmi, visto che non so davvero molto su come queste corporation operino. Ma penso che quello che sperano di fare con questa infornata di titoli è trarne poi qualche nuova miniserie, film per la televisione, videogiochi… merchandising. Questa è la sola cosa che ha valore per loro. Sembra che non abbiano notato che Watchmen è un’opera corale. In realtà, nessuno di quei personaggi può funzionare separato dal resto. Funzionano nell’ambito della storia.

KA: Credi che i personaggi possano funzionare indipendentemente da Watchmen?
AM: Non credo che possano. Non sono stati pensati per quello, e io sono la persona che li ha ideati. Sono stati pensati per muoversi entro un’opera corale. Da un certo punto di vista, sono personaggi molto generici e lo sono deliberatamente. Ognuno di loro è una sorta di archetipo dei personaggi dei comics, o, per lo meno, l’intento era quello. Per cui, no, dal punto di vista creativo, non credo che possano funzionare. In un certo senso è una mia convinzione.
Tutti i commenti cattivi che stavo facendo quando ero arrabbiato - sul fatto che l’industria del fumetto non ha avuto nessuna idea originale negli ultimi 40 anni e che non ha più talento sufficiente per creare nuove idee - sono delle cose piuttosto scortesi da dire riguardo un’intera industria. Ma sembrerebbe che la DC stia davvero cercando di superare il limite nel rendere evidente che io sono incontrovertibilmente nel giusto. E posso solo immaginare che questi prequel siano parte del loro insistere su questo aspetto.

KA: In Watchmen il passato “non detto” dei personaggi è perché deve essere così: accennato e taciuto. Fa parte della storia. Il lettore non deve sapere tutto quello che è accaduto prima.
AM: Gli è stato detto tutto quello che deve conoscere, ed è tutto quello che c’è.

KA: Bisogna dire che ci sono degli autori che volevano lavorarci e fan che erano eccitati all’idea. Ho parlato con un mio amico editor e mi ha detto: “Anche io sono arrabbiato ma non so cosa avrei fatto se mi avessero offerto una miniserie. Non so che cosa avrei deciso.” Ora, a me personalmente un’offerta simile non sarebbe capitata, ma qual è la tua opinione sull’impeto che spinge la gente a voler leggere questi fumetti o a lavorare alla loro realizzazione?
AM: Mi dispiace Kurt ma devo prendere una posizione davvero inflessibile su quest’aspetto. È una cosa solo mia, ma ovviamente riguardo agli… come chiamarli? Non voglio usare “autori”. Penso che i dipendenti dell’industria dei comics che stanno lavorando a questi fumetti… sono a conoscenza solo di tre di loro, ma di certo non sono interessato a leggere alcuno dei loro lavori. Ma sarebbe comunque improbabile perché non leggo più fumetti e loro non faranno mai nulla al di fuori dei fumetti. Credo sia un peccato. Capisco il motivo per cui queste persone sono coinvolte in questo progetto: o perché non hanno mai creato da soli nulla di originale oppure l’hanno fatto ma non era sufficientemente valido da rifiutare la DC.
Sì, riesco a capire il perché abbiano accettato Before Watchmen. Probabilmente sarà l’unica opportunità che avranno nella loro carriera di essere davvero coinvolti in un progetto conosciuto anche al di fuori dei comics. Per cui capisco come questa possa essere una tentazione fortissima. Non credo che io l’avrei fatto, comunque, perché passare alla storia come quelli che hanno realizzato delle scadenti riscritture e prequel di Watchmen… beh, non è roba per me. Ma, ovviamente ognuno di noi fa le proprie scelte.
Ovviamente non avrò mai a che fare in futuro con nessuna delle persone coinvolte in questo progetto, ma non è una grande perdita.
Parte del problema di questi fumetti, e la ragione per cui Watchmen fu un’opera così straordinaria per il suo tempo, è che Watchmen fu costruito su delle basi letterarie: aveva un inizio, una parte centrale e una fine. Non fu costruito per essere una soap opera infinita che andasse avanti finché chiunque perdesse interesse nel seguirla. Fu deliberatamente pensato per mostrare che cosa erano in grado di fare i comics se venivano applicati alcuni dei principi, piuttosto ordinari, della letteratura. Come ho detto, è stato da solo il fumetto che ha elevato il medium e l’industria dei comics oltre il punto nel quale precedentemente stava languendo. E dove, quando ho iniziato a lavorare per i comics americani nei primi anni ’80, era prossimo alla morte. Stavano andando a rotoli e avevano disperatamente bisogno di quella boccata d’ossigeno che tutta l’attenzione intorno a Watchmen generò.
Alla fine l’industria dei comics ammise che “Sì, Watchmen era stato l’unico fumetto che per un breve momento l’aveva resa speciale e il motivo era perché non era un fumetto diverso da tutti gli altri.” Era un qualcosa di auto-consistente e che aveva l’integrità di un’opera letteraria. E ora quello che hanno deciso è: “Trasformiamolo in un fumetto come tutti gli altri che continui indefinitamente e che possa avere degli spin-off.” e “Rendiamolo quanto più possibile ordinario.” Come ho detto, lo stanno facendo perché non hanno altra scelta, evidentemente.

Riguardo ai lettori, devo dire che se sei un lettore che ha sempre voluto che i suoi personaggi preferiti andassero avanti per sempre, e non ti sei mai interessato agli autori allora in verità non sei probabilmente il tipo di lettore che cercavo. Ho un grandissimo rispetto per i miei lettori. Nelle occasioni in cui li ho incontrati, mi sono sembrati, mi piace pensarlo, delle persone intelligenti e scrupolose. Se ci sono delle persone che vogliono comprare questi prequel di Watchmen, mi farebbero un enorme favore se smettessero, semplicemente, di comprare qualsiasi altro mio lavoro. Quando penso ai miei lettori, mi piace avere dei bei pensieri su di loro e pensare a come sono fortunato che siano intelligenti quanto me e con principi morali come me.

Perciò non vorrei pensare che i miei lettori siano quel genere di appassionati di fumetti che sono semplicemente “dipendenti” da una dose regolare del loro personaggio preferito e dicono “Beh Jack Kirby non è più quello di una volta, no?” e “chi se ne frega che sia stato lui a creare quasi tutto quello sui cui la Marvel si fonda?”. E nota che sto dicendo che Jack Kirby li ha creati. Non sto neppure dicendo “Lee e Kirby”. Dal mio punto di vista, mi sembra che sia stato Jack ha fare la maggior parte del lavoro.

Quel genere di lettori che sono pronti a chiudere un occhio quando gli autori che hanno creato le loro letture preferite e i loro personaggi prediletti vengono emarginati e messi con le spalle al muro… beh, non sono il tipo di lettori che voglio. Per cui, anche se questo comportasse una grossa perdita nelle vendite dei miei altri lavori, preferisco sia così. Ovviamente, non c’è alcun modo per cui possa vigilare su questo. Ma vorrei sperare che nessuno voglia acquistare un libro sapendo che l’autore, di fatto, nutrirebbe un profondo disprezzo nei suoi confronti. Spero che questo sia abbastanza.

Questa è la mia posizione. Di certo non procederò per via legale contro questi fumetti perché sarebbe una fregatura. Se ci sono nel contratto delle clausole che dicono che possono usare un avvocato per firmare degli accordi in mia vece, ossia la casa editrice ha la procura, non si sono grandi possibilità.
E inoltre, naturalmente, si tratta di una enorme multinazionale. Hanno un sacco di avvocati e risorse economiche infinite da mantenere la gente in tribunale per sempre. Possono tenere me e i miei discendenti impegnati in un processo per decenni. E non è una cosa che augurerei ai miei figli e ai miei nipoti. E comunque, ovviamente, se fossi coinvolto in un procedimento legale non potrei parlare dell’argomento, vero?

KA: No, ovviamente no.
AM: E questa è l’unica cosa di cui sono vagamente preoccupati. Per cui esprimerò il mio pensiero sulla vicenda. E ovviamente, se mai dovessero trarne dei film basandosi su un copyright così a rischio allora mi farò davvero sentire durante tutto il corso della loro produzione.
Per cui se alla DC vogliono insozzarsi pubblicamente e distruggere la reputazione di un certo numero di disegnatori e sceneggiatori, che altrimenti sarebbero probabilmente quasi passabili, non sarò certo io a fermarli. E mi prenderò i miei momenti di divertimento e il piacere di parlare in ogni occasione che mi verrà offerta.

Vai alla II parte

From an interview of Alan Moore by Kurt Amacker, published by Seraphemera.org

Nota: Parte di quest'intervista è già apparsa sul blog Comix Factory (qui e qua) che l'ha inizialmente tradotta e proposta al pubblico italiano. La traduzione qui presentata si basa, parzialmente, sulla versione di Comix Factory, rivedendola e modificandola.

2 commenti:

  1. Un signore... ho detto tutto...

    RispondiElimina
  2. Grazie smoky, una traduzione fantastica! E il vecchio Alan si conferma un uomo straordinario.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.