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lunedì 12 dicembre 2011

Daniele Serra: visioni dark

Si parte. Perché aspettare l'anno nuovo?, mi domandavo. E così, come detto, si parte. L'intento è quello di presentare con cadenza "regolare" (settimanale? quindicinale?) un'intervista ai protagonisti del Fumetto, nazionali e internazionali, noti e meno noti: ovviamente, disegnatori e sceneggiatori, ma anche traduttori, coloristi, editor, editori e chi più ne ha più ne metta. Ovvio l'intento, come si può ben capire, è bello impegnativo. Andrà a buon fine? Fino a quando? Beh, come dice il saggio, "chi vivrà, vedrà".
Senza perdere tempo quindi, iniziamo con una chiacchierata con DANIELE SERRA, talentuoso disegnatore di fumetti e illustratore, più noto all'estero che in Italia, con all'attivo numerose pubblicazioni come copertinista di romanzi horror per case editrici anglofone specializzate nel genere, disegnatore di una miniserie per la Image Comics e prossimo all'esordio italiano con l'adattamento di un racconto di Marcello Fois
Maggiori informazioni sull'autore e novità sui suoi lavori possono trovarsi sul suo sito personale: www.multigrade.it 
Non nascondo infine che conosco Daniele "dal secolo scorso" e questa intervista è stata per me un vero piacere. Un grazie quindi a Daniele per il tuo tempo e la tua generosa disponibilità. E per avermi regalato l'immagine del nuovo header del blog! :)
 
smoky man: Partiamo dalla fine, ovvero da uno dei tuoi ultimi lavori. In pratica sarà il tuo "esordio" italiano. Mi riferisco al romanzo a fumetti realizzato insieme allo scrittore Marcello Fois. Cosa puoi dirci di questo progetto? Come è nato? Di cosa si tratta?
Daniele Serra: La collaborazione è nata per caso, ho conosciuto Fois alla fiera di Torino e dopo due chiacchiere lui mi ha lasciato la sua email, ripromettendoci di rimanere in contatto.
Successivamente lui mi ha parlato di un racconto edito da Guanda che sarebbe stato felice di trasformare in una graphic novel. Così abbiamo preparato una submission e l’abbiamo spedita a Guanda che dopo tre giorni ci ha dato l'ok. Si tratta di un noir molto "sporco", per certi aspetti abbastanza morboso
sketch per Carne, graphic novel scritta da Marcello Fois
sm: Come è stata la collaborazione con Fois? Ha contribuito alla sceneggiatura? Che tipo di apporto ha dato all’adattamento?
DS: Io mi sono occupato dell'adattamento con la sua super visione. È stato molto interessante perché a lui interessava la mia visione della storia, quindi mi ha dato carta bianca. Naturalmente su vari passaggi abbiamo lavorato insieme e il suo apporto è stato decisivo. Oltre al fatto che i dialoghi e le didascalie sono tratti “pari pari” dal racconto.

sm: Puoi direi il titolo del racconto o no?
DS: Sì, si intitola Carne. È il nomignolo del protagonista: Carnevali. E definisce perfettamente il tipo di personaggio... parecchio carnale e disincantato

sm: È un lavoro a colori o in bianco e nero?
DS: È a colori. E devo dire che è stato molto interessante perché penso che il mio tratto funzioni bene con la storia. Mi piacciono le cose cupe e sporche, e il racconto presentava entrambi gli elementi. Più che a livello di disegno è stato stimolante trovare soluzioni sequenziali che funzionassero e anche qui l'apporto di Fois è stato importante grazie alle sue esperienze di sceneggiatore per la televisione.

sm: Il tuo è un segno molto intenso, direi un po' "espressionista"… Quali compromessi o "ostacoli" hai incontrato e superato durante la lavorazione?
DS: Ho avuto carta bianca. Niente compromessi, o meglio qualcuno sì. Ci sono scene osé parecchio esplicite nel racconto che ho affrontato in maniera più soft andando più sull'erotico.

sm: Dalla preview che mi hai fatto vedere e confesso, non conoscendo il racconto originale, direi che la storia mi sembra abbastanza torbida...
DS: Molto torbida! Non per tutti probabilmente…
character design per Carne, graphic novel scritta da Marcello Fois
sm: È già prevista una data di uscita?
DS: Una data precisa ancora no. Ma il libro uscirà di certo nel corso dell'anno prossimo. Sto consegnando i file in questi giorni. L’editing dovrebbe farlo Tito Faraci.

sm: Volevo ritornare sul discorso relativo al fatto che questo adattamento a fumetti è, sostanzialmente, una sorta di esordio per te sul mercato italiano. E di certo non si può dire che tu sia un "volto nuovo", con i numerosi lavori pubblicati all'estero. Come ti senti rispetto a questo? Puoi raccontarci il tuo percorso?
DS: Sì è praticamente il mio esordio in Italia. Diciamo che inizialmente mi sono detto una cosa: in Bonelli difficilmente riuscirai ad entrare. E così ho eliminato il mercato italiano. Mi sono dato da fare mandando tantissime submission a case editrici americane. Ho iniziato con piccole realtà con progetti alla fine mai usciti, ma che mi hanno permesso di capire un po’ il funzionamento del loro mercato. Poi andando a S.Diego ho fatto un po’ di pubbliche relazioni, conosciuto autori ed editori, che pur non volendo investire su di me sono stati gentilissimi nel darmi consigli. Mi sono quindi rimboccato le maniche e ho continuato a cercare autori con cui presentare progetti. Da qui è nato il connubio con Nicholas Doan che mi ha permesso di lavorare per la DC (con un fumetto online della Zudacomics).
Mettere un piede dentro il mercato facilita le cose. Infatti lavorare per la DC mi ha permesso di presentarmi in maniera diversa agli editori che, diciamo, mi davano più credito. Tutto questo non è stato aiutato dal mio stile un po’ ostico, forse poco “commerciale”. Mi sbattono ancora molte porte in faccia, ma almeno adesso mi salutano prima…
Fade to Black N. 1
sm: Immagino… :) Ma poi sono arrivati anche i frutti.... Penso ad esempio alla tua miniserie con Jeff Mariotte, Fade to black, pubblicata dalla Image. Come è stata quell'avventura?
DS: Bellissima! Mariotte è incredibile, un vero gentlemen. Professionalmente mi ha dato la possibilità di crescere molto. Lui aveva questo plot non utilizzato, così abbiamo pensato di metterlo in piedi. È una storia un po’ particolare perché va letta in un determinato modo... infatti si può definire una horror-comedy

sm: È una miniserie in cinque albi, a colori. Come è stata l'accoglienza americana? Ipotesi di una possibile uscita italiana?
DS: Mmhhh... è piuttosto complicato il mercato americano, tu lo sai bene. Esce tantissima roba e a meno che non becchi il jolly è difficile vendere molte copie. La Image era molto contenta del lavoro che abbiamo fatto, noi pure. Non abbiamo venduto molto, ma ripeto non era semplice perché FTB è molto di confine. Al momento non si parla di un’uscita italiana, ma chissà nel futuro...
Bella anche l'atmosfera che si respira alla Image! Tutti gentilissimi e veramente appassionati.
Diciamo che sia il lavoro per la DC che per la Image sono un po’ "timidi", nel senso che sono i primi fumetti lunghi che ho fatto. Credo risentano di varie “scopiazzature” da grandi maestri e soluzioni di story telling non proprio riuscite…

sm: Non fare il modesto… :)
[risate]
cover per Delirium Books
sm: Volevo chiederti invece della tua esperienza piuttosto corposa come illustratore e copertinista, in particolar modo di romanzi horror, per diversi editori esteri. Come hai iniziato? Che soddisfazioni ti ha dato e continua a darti? Da poco eri in Inghilterra ospite di un festival... verrebbe da dire "Nemo propheta in patria"…
DS: Ormai sono tre anni che collaboro con varie case editrici, soprattutto americane. Ho iniziato mandando quintalate di submission col mio portfolio. E una volta che sono riuscito a farmi accettare qualche lavoro tutto è stato più facile. Anche se anche oggi la fatica maggiore è quella di perseverare.
Soddisfazioni tante, perché la possibilità di illustrare le copertine dei libri mi riempie di gioia. Da grande appassionato di letteratura horrorifica poter essere l'autore della prima emozione che uno prova guardando un libro è molto gratificante. quest'anno sono stato nominato per il British Fantasy Awards nella categoria "Best artist" tra mostri sacri come Vincent Chong e Les Edwards. Una bella esperienza e soprattutto un grande onore. Adesso ho firmato per 24 copertine con la casa editrice DarkFuse, che si occupa di libri horror in edizioni limitate e autografate. Inoltre adesso sembra che si stia muovendo qualcosa anche in Italia per l'horror. Sta facendo un ottimo lavoro Edizioni XII, anche Delos Books potrebbe essere interessata a fare qualcosa, vediamo un po’. E sto collaborando col web magazine Il PostoNero.
cover per Delirium Books
sm: Qual è il tuo approccio per la realizzazione di una copertina? Leggi il libro... o segui indicazioni di un editor... realizzi delle illustrazioni da proporre? Sono curioso di sapere il "making-of" del tuo processo creativo...
DS: Varia un po’ a seconda dell'editor, c'è chi mi dà carta bianca con solo un'idea di base e chi vuole prima degli sketch su cui poi lavorare insieme passo passo. Non leggo mai l'intero libro perché ci vorrebbe troppo tempo e nella maggior parte dei casi i tempi sono stretti, quindi generalmente mi vengono date delle linee guida o una sinossi della storia. Lavorando su tela spesso è complicato far capire dallo sketch come verrà il lavoro finito, quindi mi devo armare di macchina fotografica e mandare i vari step.

sm: Che tecnica usi? Olio, acrilici? Poi ritocchi con Photoshop?
DS: Generalmente olio e ritocchi con Photoshop. Però a volte capita anche di lavorare con la china e l'acrilico bianco, però vengono fuori cose più estreme che non sempre vanno bene per il target. Ad esempio qui in Italia, Germania e Stati limitrofi vanno moltissimo le foto, infatti è difficile lavorare come illustratore per libri per adulti anche per questo motivo.
cover per Arkana, ebook di racconti
sm: Tavoletta grafica?
DS: Sì, me l'ha regalata mia moglie, ed è stato un regalo illuminante!

sm: Con quale software?
DS: Photoshop, prima coloravo tutto usando la tavoletta. Ora la uso solo per qualche ritocco e per colorare i fumetti.

sm: Ma per le copertine l'approccio mi sembra di capire sia più materico, no? Parti dalla tela e poi nel caso intervieni per ritocchi o migliorie...
DS: La cosa strana è che più vado avanti e meno uso il computer e più faccio le cose a mano! Ormai sono ritocchi minimi, e anche la colorazione dei fumetti è proprio minimale…
cover per Delirium Books
sm: Capisco… Facendo un salto carpiato all'indietro. Che tipo di formazione hai avuto? Quali sono stati e quali sono tuttora gli artisti (non solo nel campo delle arti visive) che ti hanno influenzato o colpito... a volte si scoprono strane "influenze" o ammirazione, tipo Alex Ross che ama Bruce Timm, nonostante i loro siano stili agli antipodi... O Jim Lee che adora Toppi...
DS: Dunque la mia formazione artistica è stata un corso di fumetto e sei mesi di scuola di pittura. Prima avevo come riferimento la scuola italiana bonelliana (i fumetti con cui sono cresciuto), De Angelis in primis. Poi ho avuto l'illuminazione con Mari, che considero uno dei più grandi disegnatori, questo soprattutto nel "primo periodo" della sua carriera, quando il suo segno era più spigoloso… Da Mari a Mignola il passo è stato breve. Poi mi sono appassionato alla corrente pittorica: da Bill Sienkiewicz a George Pratt, Ashley Wood, Kent Williams, Ben Templesmith... e penso che le influenze nel mio lavoro si vedano tutte. È stato bellissimo incontrare Templesmith e Wood a S. Diego e lasciargli il mio art book, che apparentemente hanno apprezzato...

sm: Oltre al fumetto e illustrazione, altre ispirazioni che vuoi citare?
DS: A parte quelle nel campo prettamente pittorico come Goya, Schiele ad esempio, sono influenzato parecchio dalla musica e dalla letteratura. Autori come McGrath, Murakami e classici come E.T.A.Hoffman aprono scenari visivi nella testa…
Matita e tavola finale per un fumetto scritto da Alex Irvine
sm: Volevo chiudere questa intervista, chiedendoti un parere su quanto detto da Giacomo Monti a Lucca e su tutti i commenti che sono giunti da più parti sulla vicenda, specie quelli dei colleghi, come Gipi, Cajelli, Ausonia… Mi interessa perché mi sembra che tu ti dia un gran da fare per riuscire a vivere con la tua Arte, anche a costo di sacrifici e compromessi… Ovvio capisco se dirai “no comment” per non entrare in un argomento e dibattito un po’ “controverso”…
DS: Io sinceramente penso che ognuno ha il diritto di vivere e scegliere come meglio crede, penso siano situazioni personali che naturalmente rese pubbliche portano a commenti e dibattiti, ma comunque difficilmente giudicabili. Io al momento “sopravvivo” con la mia arte ma non posso escludere la possibilità di cambiare strada un giorno, sono talmente tante le variabili che entrano in gioco nella vita, al momento nella mia bilancia il “piacere di disegnare” ha un peso specifico maggiore del “sacrificio/compromesso”, finchè continua così…

sm: Grazie Daniele per l'intervista! E buone visioni! 

Intervista condotta nel mese di Novembre e Dicembre 2011.

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