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venerdì 25 novembre 2011

It's Pop Art, babe!

In apertura di post, la cosplayer di Fumetto definitiva! Vestita come una quadro di Roy Lichtenstein, l'esponente della Pop Art, famoso per le sue opere che "omaggiavano" (qualcuno direbbe "ricalcavano/plagiavano") vignette tratte dai comics. WOW e ancora WOW e ancora WOW! Per la cosplayer, sia chiaro! :)
Rivedendo gli appunti/spunti che avevo caoticamente scritto, in questo post avrei dovuto parlare di polemiche varie che girano per la Rete generate da dichiarazioni di autori nazionali e internazionali, di blog che seguivo assiduamente che chiudono e mi mancheranno, di piccoli e grandi "casi" della nostrana editoria legata al Fumetto e di quelli connessi a industrie limitrofe... Insomma, tutta "roba brutta", bad karma e alla fine.... non mi andava. Semplicemente. 

Per cui beccatevi... la cosplayer, un sorriso e un po' di leggerezza, richiamandomi umilmente alla lezione del grande Italo Calvino, uno che le cose le aveva capite davvero. :)

lunedì 21 novembre 2011

Intanto a Hicksville...

Mettevo ordine, per quanto possibile, tra i fumetti che affollano la mia casa, e mi sono ritrovato tra le mani un tomo. E che tomo (faccio notare la dicitura "un romanzo a fumetti" in copertina :))! Lo splendido Hicksville del geniale autore neozelandese Dylan Horrocks, pubblicato nel 2003 da Black Velvet Editrice: un vero e proprio inno al fumetto, alla sua storia e alle sue incredibili potenzialità. Se non l'avete mai letto... beh, procuratevelo!
Mi sono ritrovarlo a rileggerlo un po' a salti. Un'opera davvero intrisa d'amore per il fumetto, con tante storie nelle storie, una specie di scrigno pieno dei sogni, patimenti e progetti creativi dell'autore.
E con molta, moltissima ironia e intelligente senso del gioco.
Sfoglia che ti sfoglia, l'occhio mi è caduto sulle pagine in appendice e sull'articolo del 1988 firmato da Horrocks, intitolato Una lettera da Hicksville (perchè amo il fumetto neozelandese), in cui parla della scena fumettistica del suo Paese. Le parole che riporto nel seguito - un estratto dal pezzo di Horrocks nella traduzione di Alberto Corradi (pag. 268-269) - mi sono "suonate" come una sorta di "contro-canto", se non una possibile risposta o "medicina", allo "sfogo" di Giacomo Monti che ho riportato nel precedente post.
A mio avviso c'è sempre qualcosa di eroico nelle persone che lottano per dominare un'arte anche quando non c'è nessuna speranza di farla diventare la propria professione.
Una volta, mentre tenevo delle lezioni sulla storia del fumetto a un corso serale dell'Università di Auckland, uno degli studenti, un signore che aveva ormai superato i cinquant'anni mi chiese se avevo problemi a visionare qualcosa del suo lavoro. Allora tirò fuori un centinaio di pagine o giù di lì di un piccante fumetto d'avventura disegnato in modo davvero competente. Colmo di donne in topless e arcani misteri, aveva un gusto vagamente retrò (provate ad immaginare una storia di Heavy Metal disegnata da Edgar P. Jacobs).
Ero sbalordito. Quel tizio aveva tranquillamente lavorato sulla sua storia per anni, per il solo piacere personale. Non c'era nessuna speranza che sarebbe mai stato pubblicato. Era troppo crudo per metà degli editori e non abbastanza per i restanti; a ogni modo, era troppo retrò per tutti loro. Ma mi piaceva. Vorrei essermene fatto una copia, ma invece fece ritorno a chissà quale confortevole nascondiglio privato dove il mio studente l'aveva creato.
In definitiva, questo è il tipo di fumetti che mi piacciono di più. E' come il vecchio fandom prima che diventasse un affare e un'estensione dell'industria. Quando era composto di sfigatelli entusiasti per cui non c'era niente di meglio che proiettarsi in piccoli mondi immaginari costruiti con amore e attenzione per i dettagli. Persone consacrate a un'arte che nessun altro riconosceva, per non dire rispettava. Persone che trovavano nel fandom una comunità che erano incapaci di individuare nella società tradizionale. Direi che la Nuova Zelanda conserva ancora qualcosa del genere, all'interno delle entusiastiche comunità concentrate intorno a "Fun Time Comics" a Christchurch e "Treacle" e "Umph!" di Tony Renouf a Dunedin, e ai fanzinari vivaci e senza pretese di "Oats Comics", che paiono credere fermamente che chiunque può e debba diventare un fumettista."

domenica 20 novembre 2011

Il Fumetto non se lo caga nessuno

Qualche tempo fa avevo letto su Lo Spazio Bianco un'intervista a Giacomo Monti, l'autore di quel Nessuno mi farà del male da cui Gipi ha tratto il tanto atteso e discusso film L'ultimo terrestre
Lo dico subito, così sgombriamo immediatamente il campo, preferisco il Gipi fumettista. Adoooro il Gipi fumettista! Che poi il suo lungometraggio è un'opera prima e non tutti possono iniziare con Quarto Potere, no? E chiudiamo qui il discorso.
Tornando a Monti, su LSB alla domanda riguardo suoi nuovi lavori rispondeva in modo "evasivo" e incalzato da un "Solo una questione di tempo…?" replicava con "Non solo. Ho bisogno di cambiare: l’idea di mettermi al tavolo da disegno mi fa venire il vomito ora. Ho bisogno di muovermi, andare in giro, parlare con persone, vedere posti." Chiaro, diretto e un po'... nichilista.
I fumetti di Monti, una manciata di storie brevi apparse a partire dal 2004 sopratutto sulla rivista Canicola, del cui omonimo collettivo è tra i co-fondatori, sono opere non facili, dal segno a tratti ostile (qualche superficiale li incasellerebbe nella categoria dei "fumetti disegnati male") che affrontano spesso le miserie di un'umanità priva di slanci e di possibilità di riscatto. Lavori che, confesso, ho fatto personalmente fatica a... digerire, pur sentendo verso la pagina disegnata da Monti una sorta di morbosa attrazione/repulsione.
Una voce sicuramente anomala nel panorama fumettistico Italiano, al contempo nuova e però affermata se si guarda all'adattamento cinematografico operato da Gipi.
Per questo un po' mi aspettavo il suo intervento, il 30 Ottobre scorso, durante il Comics Talks VI: Sessione 3 presso Palazzo Ducale, moderato da Matteo Stefanelli con la partecipazione oltre che di Monti, di autori del calibro di Baru, David Lloyd, Craig Thompson, Jiro Taniguchi e Jeff Smith.

Stefanelli parte ponendo a tutti gli ospiti la prima "classica" domanda: Why comics? Perché fai fumetto? Il primo a rispondere è Lloyd.
Specificatamente a Monti, Stefanelli riformula lievemente la domanda, dopo un cappello introduttivo con rimando all’uscita del film di Gipi. Ne riporto nel seguito, come utile documento, la trascrizione, la più fedele possibile, tratta dal video che ho fatto dell'evento.
Stefanelli: Allora anche a Giacomo volevo fare questa prima domanda… come lui è arrivato a fare i suoi primi racconti a fumetti…
Monti: Vabbè, ho cominciato un po’ per caso. Ho sempre letto poco Fumetto, non leggo Fumetto, non mi interessa neanche più di tanto. Ho incominciato a interessarmi quando ho cominciato a disegnare. Proprio perché… visto che io sono l’unico italiano e penso che la situazione sia un po’ diversa negli altri Paesi e gli altri autori abbiano dei percorsi diversi. Io credo che forse varrebbe la pena di chiedersi perché un autore in Italia non può campare facendo questo lavoro. [applausi dal pubblico]
Io credo che degli autori italiani un dieci per cento, forse, campa, e non credo neanche alla stragrande, facendo questo lavoro. Gli altri lo fanno bene o male perché hanno i genitori che magari li sostengono oppure lo prendono a livello di mezzo hobby… Ed è così. Io poi ovviamente ho smesso, perché non c’è possibilità di portare avanti un progetto del genere. Ed è ovvio che magari mi piacerebbe andare avanti, perché tutto sommato è una cosa che mi riesce bene e c’è quel famoso detto “se uno ha un talento, non dovrebbe sprecarlo”.
Ma poi alla fine parlano i numeri, e la realtà italiana è questa, una realtà molto triste. Nel senso che il Fumetto non se lo caga nessuno. [risate dal pubblico]
Non è solo quello il problema… mi rendo conto che anche la gente che legge Fumetto, secondo me, legge per la maggior parte stronzate… e quel poco di buono che c’è, passa inosservato. Non c’è nessuna forma di sostegno, non so… neanche da parte di Enti culturali o meno per delle iniziative interessanti, dal punto di vista culturale.
Così insomma… io smetto. E comunque non capisco molte cose. Certe cose non le ho vissute direttamente ma le ho sentite tramite persone o da operatori che lavorano seriamente nel settore.
Però la realtà è veramente triste, tristissima.
Il panorama culturale italiano è pietoso.
Ma non lo dico io perché ho del risentimento, perché mi tocca smettere.
Insomma… questo è quello che penso. [applausi dal pubblico] 
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Addendum: Su Conversazioni sul Fumetto potete leggere un post che include i video della conferenza.

giovedì 10 novembre 2011

Lucca Comics: bottino finale

Ultimo post del reportage lucchese. Complice il fatto che con Ryanair si viaggia necessariamente leggeri (e quindi comunque sempre sul filo dei fatidici 10 chili), molti dei potenziali acquisti non li ho fatti. Inoltre si aggiunga che diversi dei volumi più intriganti li avevo già in inglese (come ad esempio Habibi), che poi si innesca il meccanismo "se prendo questo, perché non prendo quello?" e, ancora, ti tormenta un po' il pensiero "ma dove li metto i nuovi acquisti, doooove?", insomma per farla breve... il bottino è stato davvero "minimale".

Ossia: Memories of Sand, volumetto del fantasmagorico Frezzato, FUCKland del Michael Kane Studio, il calendario apocalittico del Maestro M.A. Martin, l'albetto promozionale della Bambina filosofica di Vanna Vinci, Greendale di Cliff Chiang, un po' di spillette varie e la gorillesca maglietta firmata Nigraz.

Sopra vedete la fotografica prova.

Una bella Lucca, frenetica come al solito, con la sensazione finale di essere stati chiusi dentro un micro-universo labirintico. L'aspetto migliore è stato l'incontro con tanti autori, tanti amici vecchi e nuovi per una cena insieme, una pacca sulle spalle, due chiacchiere di corsa, un sorriso, una gag... L'elenco sarebbe troppo lungo e rischierei di sicuro di dimenticare qualcuno, per questo mi asterrò volutamente persino da tentare di farlo. Siete tutti nel mio ricordo lucchese.
Faccio solo una doverosa eccezione nominando ancora due autori che mi hanno onorato della loro compagnia, David Lloyd e Miguel Angel Martin, e ringraziando tutti gli amici dello staff NPE per... tutto!

Alla prossima!

martedì 8 novembre 2011

Lucca Comics: photo parade [4] - mostre

1 Novembre. Come promesso, un po' di foto dalle splendide mostre allestite nel magnifico Palazzo Ducale. Per citare David Lloyd: "It's Art in... Art!"
Le mostre ospitate nelle ampie sale erano dedicate: a Manuele Fior e Davide Reviati, a David Lloyd e il suo V come Vendetta, al Blacksad di Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido, all'immaginifico e avventuroso universo di Emilio Salgari, al mangaka Jiro Taniguchi, a Carll Cneut e Paolo Barbieri.

Mi scuserà il buon Reviati, di cui ho molto apprezzato il suo intenso Morti di sonno, ma purtroppo non mi ritrovo nessuno scatto relativo alle sue opere. Ahimè!

E si parte con l'esposizione dedicata a SALGARI!
(sopra) Hugo Pratt!
(sopra) Sergio Toppi!!!
Lo spettacoloso MANUELE FIOR!
Sopra, due sensuali tavole non utilizzate in Cinquemila chilometri al secondo.
Il Maestro TANIGUCHI!
 
 
LA SORPRESA (PER ME): CARLL CNEUT!
IL TALENTO DI PAOLO BARBIERI!
LA MAGIA DI JUANJO GUARNIDO!
E INFINE... DAVID LLOYD E V!