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mercoledì 12 agosto 2020

Massimi Maestri: Moebius & Miyazaki

Nel seguito una traduzione di un'inestimabile conversazione tra Moebius e Miyazaki, avvenuta in occasione della mostra Miyazaki et Moebius: Deux Artistes Dont Les Dessins Prennent Vie tenutasi a Parigi nel 2004. La traduzione (dall'inglese) è basata su un breve video disponibile su YouTube, QUI.

Soltanto a "lavoro" concluso, accecato dalla bellezza di un simile incontro tra Giganti, mi sono accorto che sul web si trovano, già da da tempo, diversi materiali sul tema (qui, qui e qui). Ad ogni modo... repetita iuvant! :)
Miyazaki: L'Arzach di Moebius... penso l'abbia realizzato nel 1975.
Io l'ho visto per la prima volta intorno al 1980. Ne rimasi molto impressionato.
Ma sfortunatamente, al tempo, il mio stile era già piuttosto consolidato. Per cui non l'ho potuto utilizzare in modo così efficace come avrei altrimenti fatto nel corso della mia crescita artistica.
Ma è assolutamente vero che ho creato Nausicaa influenzato dall'opera di Moebius.

Moebius: Quando ho visto La Principessa Mononoke e ancor di più La città incantata sono rimasto colpito dal fatto che non riuscivo a immaginare un produttore al mondo che avrebbe potuto accettare delle storie simili. Ed è questo il genio di Miyazaki.

Miyazaki: Il mio produttore non ha mai fatto obiezioni tranne [ride]... tranne sul fatto di finire nei tempi previsti...
Moebius: Quello che mi ha colpito sin dall'inizio è che Miyazaki per i suoi film ha tratto ispirazione dall'Europa. La sua è una visione dell'Europa molto lontana nel tempo, idealizzata, quasi da innamorato. Allo stesso tempo, film come Totoro, Mononoke o La città incantata rappresentano anche una sorta di ritorno a casa. Sono opere molto toccanti.

Miyazaki: Credo che la visione del mondo di una persona e il suo approccio creativo siano qualcosa di indivisibile. Riguardo l'approccio tecnico, abbiamo sostanzialmente utilizzato il metodo appreso dalla pittura europea che si basa sulla luce e sullo spazio. Disegniamo usando quel metodo. Quando abbiamo dovuto realizzare gli interni del bagno pubblico de La città incantata dovevamo rappresentare delle cose tipicamente giapponesi. Non ero sicuro che saremmo riusciti a farlo usando la tecnica europea. Ma il mio team ha mostrato una straordinaria capacità, che non sapevamo di avere, per rappresentare gli oggetti tradizionali giapponesi. Insieme alla tecnica europea questa nostra capacità innata è evidente in ogni scena. Alcune scene erano completamente diverse da qualsiasi cosa avessimo disegnato in precedenza. Questi due elementi di solito non sono compatibili ma in questo film ognuno ha avuto il proprio spazio e hanno funzionato in armonia. È stata un'esperienza meravigliosa che abbiamo vissuto mentre realizzavamo il film.

Moebius: Durante la conferenza stampa Suzuki ha detto che a Miyazaki piace sempre smontare il sistema in cui opera e che la sua preoccupazione principale è verso gli spettatori, il suo obiettivo è la soddisfazione del pubblico. In questo ci vedo un senso d'avventura unito alla premura per lo spettatore...

Miyazaki: Riguardo al nostro lavoro... non voglio vederlo soltanto come una questione di business ma tengo sempre a mente che ha valore soltanto se intrattiene il pubblico. Il XXI secolo è un tempo complicato. Il nostro futuro non è chiaro. Dobbiamo riconsiderare molte cose che abbiamo dato per scontate... sia che si tratti del senso comune o del nostro modo di pensare, dobbiamo ripensare ad ogni norma.
E questo vale anche nel campo dell'intrattenimento e dei film per ragazzi. Dobbiamo interrogarci sul format che stiamo seguendo. Non possiamo semplicemente creare un cattivo con lo stampino per poi sconfiggerlo. Non si deve fare un film in un modo così semplicistico.

Moebius: Nei suoi film è evidente il riguardo, il rispetto per gli spettatori...
Miyazaki: Ovviamente dentro di me ho anche della negatività, disperazione, mancanza di speranza. A dire la verità, parecchia mancanza di speranza e pessimismo. Ma non penso che sia un elemento da inserire nei film per ragazzi. Sono più interessato a quello che mi spinge a fare un film felice o a quello che mi rende felice. È una domanda che mi faccio spesso.

Il video disponibile su YouTube, QUI.

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