L'intervista originale apparve su Bone n. 46, come estratto dalla guida della APE, Alternative Press Expo, una delle più importanti manifestazioni del fumetto americano "indipendente" tenutasi nel mese di febbraio 2002 a San Francisco. Purtroppo l'esperienza dell'APE si è conclusa nel 2017.
Per maggiori informazioni e aggiornamenti su JEFF SMITH rimando alla sua pagina Facebook ufficiale, QUI. Per qualche info su Bone, date un'occhiata QUI.
Buona lettura!
APE: All'inizio Bone era un fumetto umoristico con delle sfumature da fumetto realistico. Nella terza parte della storia sembra essere più un fumetto realistico con delle sfumature umoristiche. Si tratta di un aspetto pianificato sin dal principio o è solo la natura di una storia in tre atti?
Jeff Smith: Penso che la risposta a questa domanda sia un po' di entrambi. Ho iniziato Bone cercando di farlo sembrare come lo Zio Paperone di Carl Barks, con dei tipici personaggi da cartoon con cui la gente si sarebbe trovata a proprio agio.
Credo d'averlo fatto perché non pensavo che la gente avrebbe comprato una monumentale opera di fantasy epico se avessero saputo che si trattava proprio di quello, e un ottimo modo per attrarre i lettori è farli ridere. Inoltre ho molto amato da bambino le storie più lunghe di Barks e, in un certo senso, Bone è la mia versione dell'avventura "definitiva" di Zio Paperone.
Ma hai ragione, non è un opera umoristica che non ha una fine, è una storia con un inizio, una parte centrale e un finale. E la natura del raccontare una storia è "sorpresa e conflitto". Per avere "conflitto" ci devono essere delle forze che si oppongono ai protagonisti e tanto più oscuri e difficili sono gli ostacoli, tanto maggiore sarà il trionfo quando verranno superati. Siamo ad un punto della storia che è il momento più buio prima dell'alba. Se Smiley Bone può ancora essere divertente ora, tanto meglio.
APE: Hai creato un intero mondo in cui far vivere i personaggi di Bone. Che tipo di ricerche hai condotto per farlo?
JS: Faccio molte ricerche per i miei fumetti. Ti farò un esempio recente: per il gran finale della storia tutti i personaggi si stanno radunando in un'antica città di nome Atheia. Volevo catturare l'atmosfera di Atheia come una grande città un tempo potente, le cui vie erano vibranti di misticismo e i mercati pieni di gente. E poi, in anni recenti, il posto è caduto in decadenza. Per questo sono andato in Nepal e ho trascorso un po' di tempo a Kathmandu e in altre città della regione e ho trovato quello che cercavo. Ho trovato l'architettura e lo stile medievale su cui poter basare il mio racconto. Ho scattato molte foto e preso appunti. Era molto più piccola di quello che mi sarei aspettato. I ponti, le strade e le finestre erano molto stretti. Ad ogni angolo potevi vedere un tempio meraviglioso, un po' annerito da tutto il fumo che proveniva da ogni banco dei negozianti che ti invitano a comprare fino a che non giravi al prossimo angolo. Ho quaderni schizzi pieni di quelle cose che vedi girando per le case della gente: vecchi tegami, delle pietre piatte usate per la molitura, cani che gironzolano, fascine di legna per il fuoco. Penso che tutte queste cose rendano il mio mondo fittizio più credibile e se è reale per me ha maggiore possibilità d'apparire reale al lettore.
APE: Sei uno dei paladini dell'auto-produzione con Bone prossimo al suo 50esimo numero e la pubblicazione di numerose miniserie e progetti legati al suo mondo. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell'auto-produzione?
JS: Lo svantaggio è che hai pochi capitali a disposizione. Hai le tue sole risorse. Non c'è un editore come la Fantagraphics che ti promuove sui forum di discussione o sul loro Comics Journal. Non hai la Dark Horse che alle varie manifestazioni ti promuove, compra spazi pubblicitari su Comic Book Guide o su Wizard. Sei davvero solo, eccetto quando ci sono adunate come l'APE qui a San Francisco, o la SPX sulla costa est.
Dall'altra parte, sei libero di scrivere quello che vuoi. Puoi esplorare il medium fumettistico nel modo che preferisci e puoi andare in stampa e restarci senza chiedere il permesso a nessuno. Segui solo la tua musa. Per alcuni autori, questo da solo vale più di qualsiasi svantaggio.
Lascia che scenda un po' più in dettaglio su questo argomento. Una valida casa editrice come Fantagraphics o Alternative Comics ti lascia ovviamente fare le cose a cui tieni. È esattamente quello che vogliono e per questo ti incoraggeranno e ti supporteranno. Hanno dei mezzi per far conoscere il tuo lavoro e sono presenti alle manifestazioni in giro per il mondo. Questo è un grosso vantaggio. Perciò se vuoi auto-produrti è perché vuoi fare quelle cose di cui solitamente si occupa un editore.
Mi piace stampare i miei albi, ingaggiare delle persone che mi aiutino alle mostre, lavorare con Vijaya [moglie di Jeff Smith e sua partner nella loro casa editrice Cartoon Books, N.d.T.] sulle edizioni straniere e i contratti di licenza. Mi piacciono persino gli shakespeariani conflitti che si hanno trattando con tipografie, distributori e occasionalmente altri autori che si auto-producono. A volte può essere snervante. Ancora, quello che è importante è che se vuoi avere il controllo del tuo lavoro, mandarlo in stampa, gestire in prima persona i tuoi affari, per fare questo esiste l'auto-produzione. I primi team come Wendy & Richard Pini [ideatori della serie Elfquest, N.d.T.] e Sim & Gerhard [autori di Cerebus, N.d.T.] hanno dato credibilità all'auto-produzione, e le hanno persino dato un sacco di onori. Successi di critica e di pubblico come le Tartarughe Ninja, From Hell, e Strangers in Paradise l'hanno legittimata, e per questo l'auto-produzione non scomparirà tanto presto.
APE: Vuoi dirci quali fumetti "alternativi" e "commerciali" ti piacciono attualmente?
JS: Mi piace lo stesso genere di cose che apprezzo da sempre. Cose indipendenti, particolari, più sono nuove e meglio è. Sono appena tornato da San Francisco dove ho preso un fumetto nuovo di zecca realizzato da un tipo di nome Ben Catmull. La storia d'apertura s'intitola "Emily", su questa ragazza che il narratore ha incontrato quando era più giovane. È una storia incantevole, e non sono certo se si tratti o meno di fiction. Ne sono rimasto molto colpito. L'autore ha avuto una sovvenzione Xeric [importante premio americano assegnato annualmente ad un nuovo autore per la pubblicazione di una loro opera, N.d.T.] e ha realizzato il suo albo Paper Theater giusto in tempo per l'edizione dello scorso anno della SPX [Small Press Expo, N.d.T] che fu però cancellata. Ora farà il suo debutto alla APE ed è esattamente il genere di libro che cerco lì. Se è un vincitore di uno Xeric, questa di solito è un'indicazione piuttosto buona. Peter Laird e la sua fondazione hanno dei buoni gusti. Inoltre puoi sempre contare su Fantagraphics e Dawn & Quarterly.
Anche alcuni dei nuovi editori come Top Shelf e Alternative Comics hanno mostrato d'avere buon gusto. Ho fatto la conoscenza di un gran numero di autori in manifestazioni dedicate al fumetto alternativo, autori di cui continuo a seguire le loro opere, come Paul Pope, James Kochalka, Craig Thompson, Tom Hart, Nick Bertozzi, Dean Haspiel e Josh Neufeld. Il nuovo lavoro di Dylan Horrocks sembra ottimo come il suo precedente. Mi è piaciuto moltissimo il volume con la raccolta delle storie di Box Office Poison di Alex Robinson che Chris Staros [responsabile della Top Shelf, N.d.T.] ha appena editato. Chi altro? Colleen Doran e faccio un passo indietro. Non mi sono perso un solo numero dei suoi albi in dieci anni. I suoi disegni sono sublimi. Amo l'onestà del lavoro di Julie Doucet. Terry Moore è sempre un'irrinunciabile lettura da fare, così come Stan Sakai, Jill Thompson e Mark Crilley. Il nuovo Castle Waiting di Linda Medley, che è tornata all'auto-produzione, mostra che ci sa sempre fare. Che cosa posso dire di più? Gli autori "indipendenti" sono quelli a cui sono più vicino. Oh, Dave Cooper! Il miglior artista che ci sia attualmente, vince a mani basse.
Riguardo il fumetto commerciale, ho appena preso il nuovo Dark Knight. Non c'è alcun dubbio sul fatto che pensi che Frank Miller sia uno dei Maestri. Infatti, ho lasciato l'animazione per fare fumetti per via del Dark Knight nel 1986. Leggo qualsiasi cosa faccia. Sa come far procedere una storia, vignetta dopo vignetta, semplicemente meglio di chiunque altro.
Ho appena comprato il nuovo Acme Novelty Library di Chris Ware. Mi piacciono le parti di "Rusty Brown" ... grazie Chris per avermi fatto passare un'ora di infelicità nichilista.
Gli ultimi due libri di Kyle Baker mi hanno sconvolto. È uno dei più temerari autori indipendenti che ci siano. Non ha mai fatto un progetto che seguisse le regole.
Will Eisner è sempre nella mia lista di letture. Puoi ancora imparare dai suoi lavori.
Paul Pope è uno dei migliori cartoonist che lavorino in questo campo. È molto eclettico. Nessuno è mai riuscito davvero ad incasellarlo. La nuova serie di THB sono tra i fumetti più divertenti che siano mai stati fatti. I suoi lavori sono così forti, e c'è del vero movimento nel disegno. È uno dei tre, forse, nel campo del fumetto che sappia davvero come farlo.
APE: Che cosa è per te l'Alternative Press Expo?
JS: Uno dei motivi per cui vado sulla costa ovest e alla SPX su quella est, è perché voglio vedere le cose nuove, quali sono le nuove idee in giro. Ho incontrato alla prima APE Paul Pope, e da quell'incontro è nata un'amicizia che è durata tutti questi anni. A queste piccole fiere c'è sempre dell'eccitazione o del fermento intorno a qualche nuova produzione. È per questo che l'APE è così importante; il passa-parola intorno a un nuovo fumetto o ad un nuovo autore che sta nascendo. Quello è l'aspetto positivo, questo è il modo in cui il medium fumettistico si mantiene vitale. Quell'energia, quella vibrazione lo fa rinnovare. APE non è solo l'avanguardia del fumetto come forma d'arte, segna anche la rinascita di questa forma artistica, anno dopo anno.
APE: All'inizio Bone era un fumetto umoristico con delle sfumature da fumetto realistico. Nella terza parte della storia sembra essere più un fumetto realistico con delle sfumature umoristiche. Si tratta di un aspetto pianificato sin dal principio o è solo la natura di una storia in tre atti?
Jeff Smith: Penso che la risposta a questa domanda sia un po' di entrambi. Ho iniziato Bone cercando di farlo sembrare come lo Zio Paperone di Carl Barks, con dei tipici personaggi da cartoon con cui la gente si sarebbe trovata a proprio agio.
Credo d'averlo fatto perché non pensavo che la gente avrebbe comprato una monumentale opera di fantasy epico se avessero saputo che si trattava proprio di quello, e un ottimo modo per attrarre i lettori è farli ridere. Inoltre ho molto amato da bambino le storie più lunghe di Barks e, in un certo senso, Bone è la mia versione dell'avventura "definitiva" di Zio Paperone.
Ma hai ragione, non è un opera umoristica che non ha una fine, è una storia con un inizio, una parte centrale e un finale. E la natura del raccontare una storia è "sorpresa e conflitto". Per avere "conflitto" ci devono essere delle forze che si oppongono ai protagonisti e tanto più oscuri e difficili sono gli ostacoli, tanto maggiore sarà il trionfo quando verranno superati. Siamo ad un punto della storia che è il momento più buio prima dell'alba. Se Smiley Bone può ancora essere divertente ora, tanto meglio.
APE: Hai creato un intero mondo in cui far vivere i personaggi di Bone. Che tipo di ricerche hai condotto per farlo?
JS: Faccio molte ricerche per i miei fumetti. Ti farò un esempio recente: per il gran finale della storia tutti i personaggi si stanno radunando in un'antica città di nome Atheia. Volevo catturare l'atmosfera di Atheia come una grande città un tempo potente, le cui vie erano vibranti di misticismo e i mercati pieni di gente. E poi, in anni recenti, il posto è caduto in decadenza. Per questo sono andato in Nepal e ho trascorso un po' di tempo a Kathmandu e in altre città della regione e ho trovato quello che cercavo. Ho trovato l'architettura e lo stile medievale su cui poter basare il mio racconto. Ho scattato molte foto e preso appunti. Era molto più piccola di quello che mi sarei aspettato. I ponti, le strade e le finestre erano molto stretti. Ad ogni angolo potevi vedere un tempio meraviglioso, un po' annerito da tutto il fumo che proveniva da ogni banco dei negozianti che ti invitano a comprare fino a che non giravi al prossimo angolo. Ho quaderni schizzi pieni di quelle cose che vedi girando per le case della gente: vecchi tegami, delle pietre piatte usate per la molitura, cani che gironzolano, fascine di legna per il fuoco. Penso che tutte queste cose rendano il mio mondo fittizio più credibile e se è reale per me ha maggiore possibilità d'apparire reale al lettore.
APE: Sei uno dei paladini dell'auto-produzione con Bone prossimo al suo 50esimo numero e la pubblicazione di numerose miniserie e progetti legati al suo mondo. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell'auto-produzione?
JS: Lo svantaggio è che hai pochi capitali a disposizione. Hai le tue sole risorse. Non c'è un editore come la Fantagraphics che ti promuove sui forum di discussione o sul loro Comics Journal. Non hai la Dark Horse che alle varie manifestazioni ti promuove, compra spazi pubblicitari su Comic Book Guide o su Wizard. Sei davvero solo, eccetto quando ci sono adunate come l'APE qui a San Francisco, o la SPX sulla costa est.
Dall'altra parte, sei libero di scrivere quello che vuoi. Puoi esplorare il medium fumettistico nel modo che preferisci e puoi andare in stampa e restarci senza chiedere il permesso a nessuno. Segui solo la tua musa. Per alcuni autori, questo da solo vale più di qualsiasi svantaggio.
Lascia che scenda un po' più in dettaglio su questo argomento. Una valida casa editrice come Fantagraphics o Alternative Comics ti lascia ovviamente fare le cose a cui tieni. È esattamente quello che vogliono e per questo ti incoraggeranno e ti supporteranno. Hanno dei mezzi per far conoscere il tuo lavoro e sono presenti alle manifestazioni in giro per il mondo. Questo è un grosso vantaggio. Perciò se vuoi auto-produrti è perché vuoi fare quelle cose di cui solitamente si occupa un editore.
Mi piace stampare i miei albi, ingaggiare delle persone che mi aiutino alle mostre, lavorare con Vijaya [moglie di Jeff Smith e sua partner nella loro casa editrice Cartoon Books, N.d.T.] sulle edizioni straniere e i contratti di licenza. Mi piacciono persino gli shakespeariani conflitti che si hanno trattando con tipografie, distributori e occasionalmente altri autori che si auto-producono. A volte può essere snervante. Ancora, quello che è importante è che se vuoi avere il controllo del tuo lavoro, mandarlo in stampa, gestire in prima persona i tuoi affari, per fare questo esiste l'auto-produzione. I primi team come Wendy & Richard Pini [ideatori della serie Elfquest, N.d.T.] e Sim & Gerhard [autori di Cerebus, N.d.T.] hanno dato credibilità all'auto-produzione, e le hanno persino dato un sacco di onori. Successi di critica e di pubblico come le Tartarughe Ninja, From Hell, e Strangers in Paradise l'hanno legittimata, e per questo l'auto-produzione non scomparirà tanto presto.
APE: Vuoi dirci quali fumetti "alternativi" e "commerciali" ti piacciono attualmente?
JS: Mi piace lo stesso genere di cose che apprezzo da sempre. Cose indipendenti, particolari, più sono nuove e meglio è. Sono appena tornato da San Francisco dove ho preso un fumetto nuovo di zecca realizzato da un tipo di nome Ben Catmull. La storia d'apertura s'intitola "Emily", su questa ragazza che il narratore ha incontrato quando era più giovane. È una storia incantevole, e non sono certo se si tratti o meno di fiction. Ne sono rimasto molto colpito. L'autore ha avuto una sovvenzione Xeric [importante premio americano assegnato annualmente ad un nuovo autore per la pubblicazione di una loro opera, N.d.T.] e ha realizzato il suo albo Paper Theater giusto in tempo per l'edizione dello scorso anno della SPX [Small Press Expo, N.d.T] che fu però cancellata. Ora farà il suo debutto alla APE ed è esattamente il genere di libro che cerco lì. Se è un vincitore di uno Xeric, questa di solito è un'indicazione piuttosto buona. Peter Laird e la sua fondazione hanno dei buoni gusti. Inoltre puoi sempre contare su Fantagraphics e Dawn & Quarterly.
Anche alcuni dei nuovi editori come Top Shelf e Alternative Comics hanno mostrato d'avere buon gusto. Ho fatto la conoscenza di un gran numero di autori in manifestazioni dedicate al fumetto alternativo, autori di cui continuo a seguire le loro opere, come Paul Pope, James Kochalka, Craig Thompson, Tom Hart, Nick Bertozzi, Dean Haspiel e Josh Neufeld. Il nuovo lavoro di Dylan Horrocks sembra ottimo come il suo precedente. Mi è piaciuto moltissimo il volume con la raccolta delle storie di Box Office Poison di Alex Robinson che Chris Staros [responsabile della Top Shelf, N.d.T.] ha appena editato. Chi altro? Colleen Doran e faccio un passo indietro. Non mi sono perso un solo numero dei suoi albi in dieci anni. I suoi disegni sono sublimi. Amo l'onestà del lavoro di Julie Doucet. Terry Moore è sempre un'irrinunciabile lettura da fare, così come Stan Sakai, Jill Thompson e Mark Crilley. Il nuovo Castle Waiting di Linda Medley, che è tornata all'auto-produzione, mostra che ci sa sempre fare. Che cosa posso dire di più? Gli autori "indipendenti" sono quelli a cui sono più vicino. Oh, Dave Cooper! Il miglior artista che ci sia attualmente, vince a mani basse.
Riguardo il fumetto commerciale, ho appena preso il nuovo Dark Knight. Non c'è alcun dubbio sul fatto che pensi che Frank Miller sia uno dei Maestri. Infatti, ho lasciato l'animazione per fare fumetti per via del Dark Knight nel 1986. Leggo qualsiasi cosa faccia. Sa come far procedere una storia, vignetta dopo vignetta, semplicemente meglio di chiunque altro.
Ho appena comprato il nuovo Acme Novelty Library di Chris Ware. Mi piacciono le parti di "Rusty Brown" ... grazie Chris per avermi fatto passare un'ora di infelicità nichilista.
Gli ultimi due libri di Kyle Baker mi hanno sconvolto. È uno dei più temerari autori indipendenti che ci siano. Non ha mai fatto un progetto che seguisse le regole.
Will Eisner è sempre nella mia lista di letture. Puoi ancora imparare dai suoi lavori.
Paul Pope è uno dei migliori cartoonist che lavorino in questo campo. È molto eclettico. Nessuno è mai riuscito davvero ad incasellarlo. La nuova serie di THB sono tra i fumetti più divertenti che siano mai stati fatti. I suoi lavori sono così forti, e c'è del vero movimento nel disegno. È uno dei tre, forse, nel campo del fumetto che sappia davvero come farlo.
APE: Che cosa è per te l'Alternative Press Expo?
JS: Uno dei motivi per cui vado sulla costa ovest e alla SPX su quella est, è perché voglio vedere le cose nuove, quali sono le nuove idee in giro. Ho incontrato alla prima APE Paul Pope, e da quell'incontro è nata un'amicizia che è durata tutti questi anni. A queste piccole fiere c'è sempre dell'eccitazione o del fermento intorno a qualche nuova produzione. È per questo che l'APE è così importante; il passa-parola intorno a un nuovo fumetto o ad un nuovo autore che sta nascendo. Quello è l'aspetto positivo, questo è il modo in cui il medium fumettistico si mantiene vitale. Quell'energia, quella vibrazione lo fa rinnovare. APE non è solo l'avanguardia del fumetto come forma d'arte, segna anche la rinascita di questa forma artistica, anno dopo anno.
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