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lunedì 4 maggio 2020

Alan Moore: l'Immaginazione, il Linguaggio, la Politica

Moore sulla copertina di Les Inrockuptibles. Foto di Hamish Stephenson.
Nel seguito, la traduzione di alcuni estratti da un'intervista ad ALAN MOORE pubblicata nell'agosto 2017 sul settimanale francese Les Inrockuptibles.
Il pezzo, apparso in occasione dell'uscita in Francia di Jerusalem, è stato realizzato dalla critica letteraria Nelly Kaprièlian ed è corredato dalle splendide fotografie di Hamish Stephenson.

Traduzione a cura di Giovanni Barbieri & smoky man. Ringrazio l'amico Giovanni Barbieri per la prontezza con cui ha risposto alla mia chiamata di soccorso e per il contributo essenziale. Grazie mille, Giovanni! :)
E... buona lettura a tutti!
Copertina dell'edizione francese di Jerusalem.
[...] Nelly Kaprièlian: Sei diventato famoso con Watchmen a metà degli anni '80. È stato per proteggerti che sei rimasto a Northampton?
Alan Moore: Quando ho iniziato ad attirare l'attenzione con i miei libri mi è stato chiesto: "Allora, ti trasferirai a Londra?" La domanda mi ha sorpreso. Dal momento che non avevo alcuna intenzione di farmi coinvolgere nella mondanità o in quel tipo di relazioni sociali, non vedevo motivo di lasciare Northampton. Quando sono diventato più famoso, mi hanno domandato: "Ti trasferirai in America?" Sì... perché rimanere a Northampton quando hai l'opportunità di sviluppare una dipendenza da cocaina a bordo piscina o quando puoi scrivere film per Hollywood? Questo purtroppo è il modo di pensare dei miei ex colleghi nell'industria del fumetto. Non appena il cinema si è interessato a noi, hanno messo da parte i fumetti per dedicarsi ai film.
Ho deciso di dedicarmi alla magia ed è stato un passo fondamentale. Certo, preoccupava i miei cari, ma non avevo scelta. La gente pensava che fosse pericoloso ma secondo me è l'opposto: ciò che è pericoloso non è fare magie. La magia è capire questo meraviglioso turbinio di significati, vivere la condizione umana e questo mi ha aiutato a riflettere.

[...] È vero che hai una grande immaginazione. Sai da dove viene?
Sì, perfettamente. È iniziato come compensazione. Ricordo, da bambino, di aver visto e desiderato dei pupazzetti di alcuni personaggi dei fumetti esposti nella vetrina di un negozio di giocattoli, ma i miei genitori non potevano permettersi di comprarmeli. Quindi, tornato a casa, presi i miei soldatini fingendo che fossero supereroi: uno era Medicine Man, viaggiava nel tempo e aveva poteri sciamanici; un altro l'avevo coperto con della plastica viola ed era il cattivo, e così via. Con un po' di immaginazione ho creato un mondo intero. Era il mio modo di allontanarmi dalla mia vita di tutti i giorni.
Se avessi avuto accesso a tutto, come succede ai bambini di oggi, sarei diventato il ricettacolo passivo delle idee degli altri piuttosto che il creatore delle mie. 

Una delle teorie di Jerusalem è che il libero arbitrio non esiste. Perché?
Anche se odiano questa idea, i fisici pensano che siamo in un universo predestinato. Tutto è già accaduto in questo solido blocco di tempo. Le nostre vite accadono solo una volta, ovviamente, ma le nostre esperienze ricorrono più volte. Quindi, se è così, significa che non abbiamo il libero arbitrio. Finché manteniamo l'illusione di scegliere le nostre parole e decidere in quale posacenere spegnere la sigaretta, allora tutto andrà bene, possiamo rimanere sani di mente. Ma se pensiamo che tutto ciò che facciamo, tutto in questa stanza, ogni particella, ogni secondo è scritto sin dai tempi del Big Bang... è pazzesco! Perché senza questa idea di libero arbitrio, le basi della religione e della morale crollerebbero. Se qualcuno fa una cosa atroce, lo odieremo, lo giudicheremo come se avesse agito secondo il suo libero arbitrio. Ma visto in modo diverso, probabilmente nessuno di noi può essere incolpato.
Nei prossimi vent'anni avremo "super-computer quantistici" che saranno in grado di inventare un intero universo fino all'ultima particella, con forme di vita simulate che non sapranno di esserlo. Se saremo in grado di farlo, possiamo quindi ipotizzare che probabilmente non si tratta neppure della prima volta. Potremmo già essere in una simulazione che simula l'invenzione di computer in grado di simulare un universo in grado di simulare un altro universo.
Non influisce sulla nostra situazione esistenziale, ma ciò significa che un libro (o un film) è già una buona metafora di ciò che queste nuove forme di vita saranno e di quello che è già la nostra vita.

[…] Sei passato alla scrittura di romanzi perché scrivere fumetti è frustrante?
Non mi sono sentito frustrato. Se non avessi lavorato così a lungo per i fumetti, Jerusalem non sarebbe stato un romanzo così visivo. Quando lavoro, guardo al mezzo espressivo che uso in negativo, lavoro su ciò che non è mai stato fatto, su ciò che manca. Questo è quello che ho fatto con i fumetti e la magia: utilizzarli per le loro caratteristiche specifiche. Ecco perché mi sono sempre rifiutato di guardare i film di Watchmen e V for Vendetta.
Ho pensato a queste storie per il fumetto: i primi piani di Watchmen possono essere realizzati solo a fumetti. Sono impossibili da rendere in un film.
Oggi, penso che il mezzo espressivo migliore sia la prosa.
Usando unicamente il linguaggio puoi descrivere tutto, non solo quello che appare, ma anche cosa ti fa sentire. Uno scrittore può portare la tua mente ovunque. È come la realtà virtuale.

[...] È ancora possibile una controcultura?
Sì e ne abbiamo bisogno. La controcultura è un organo della cultura attraverso cui essa si rinnova. I governi credono ancora che la controcultura sia un problema e cercano ogni volta di sbarazzarsene, ma senza di essa la cultura morirà. Come puoi vedere, dagli anni '90 ripetiamo ciò che è stato fatto in passato. Come se fossimo terrorizzati dall'idea di abbracciare il futuro e il nuovo secolo, stiamo solo riciclando i franchise del XX secolo, nella musica pop, nel cinema, ecc. Questo è ciò che accade quando non c'è una controcultura. E quando c'è un vuoto culturale è qui che può apparire un tiranno, persino un mostro. 

Quale visione politica hai?
Penso che dovremmo avere un mondo senza leader politici, perché non penso che siano necessari né che siano d'aiuto, anzi il contrario.
Abbiamo solo bisogno di un'amministrazione competente, non è necessario che ci siano delle persone che ci dicano che cosa fare, perché la democrazia non è questo. Democrazia significa che sono le persone a governare. Credo nella democrazia diretta. Ma le persone dovrebbero essere ben informate, non solo leggendo i titoli di alcuni siti. Il problema è che oggi tutto è una “piattaforma”. E gli artisti sono visti solo come generatori di contenuti per queste piattaforme.

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