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lunedì 26 marzo 2018

[Oldies but goldies] GUIDO CREPAX 2001

È un dato di fatto: l'archivio di Ultrazine si conferma uno scrigno di piccoli tesori.
Così, rovistando tra i file, nei giorni scorsi ho ripescato un'intervista con il leggendario GUIDO CREPAX, una breve chiacchierata realizzata dall'amico Fabrizio Lo Bianco nel lontano 2001, pochi giorni dopo la chiusura di una mostra palermitana dedicata al Maestro milanese.
Potete (ri-)leggerla nel seguito. Buona lettura!
Grazie a Fabrizio per l'autorizzazione alla (ri-)pubblicazione.

GUIDO CREPAX: Tra tavole e spartiti
a cura di Fabrizio Lo Bianco    
   
Vi proponiamo una breve intervista a Guido Crepax, il disegnatore/illustratore milanese - protagonista del fumetto del dopoguerra italiano e mondiale con personaggi "culto" come Valentina - realizzata all'indomani della chiusura a Palermo della mostra dei suoi disegni dedicati al mondo della lirica. Un'occasione per parlare soprattutto di musica, ma anche per raccogliere qualche utile indicazione su come allestire le mostre dedicate agli autori di fumetto.

MUSICA E DINTORNI
Di recente (febbraio 2001) una sua mostra in Sicilia ha messo in evidenza una volta di più il suo stretto rapporto con la musica, in particolar modo con l'opera Lulu di Alban Berg. Come mai si è dedicato in particolar modo ai costumi per un'opera di musica classica "contemporanea"? È un genere che può affiancare alla sua notoria passione per il jazz?
Guido Crepax: Amo la musica in generale, soprattutto quella classica. Alban Berg rientra molto bene in un questo discorso musicale. Personalmente ho una predilezione beethoveniana ma mi piacciono anche Bach, Hendel e Mozart che è un po' la congiunzione tra Beethoven e i compositori precedenti. Riguardo il mio interesse per jazz, viene cronologicamente dopo. Però il jazz ha validità nei confronti della musica classica, anche se è molto diverso perché nel jazz c'è una parte improvvisata che nella musica classica non è mai esistita. Ci sono inoltre dei motivi interessanti per rendere ascoltabile anche la musica moderna, come la dodecafonia, ma non solo. Il mio musicista moderno prediletto, moderno per modo di dire visto che siamo nel nuovo millennio, per cui mi riferisco al secolo scorso, è, con preferenza secca, Igor Stravinskij, un musicista rivoluzionario per il suo tempo. In questo senso mi trovo in disaccordo con il grande critico tedesco Adorno che diceva che il vero rivoluzionario della musica non era Stravinskij ma Schönberg che aveva inventato la dodecafonia. Premetto che non sono preparato per dire che cos'è dodecafonico e che cosa non lo è, ma la musica dodecafonica mi interessa. Sia Schönberg che ne è il creatore, sia Alban Berg, che è l'altro grande, anzi un grandissimo, che è stato, secondo me, un musicista più convincente. Anche se la tecnica dodecafonica, che è non solo musicale ma anche matematica, è invenzione, creazione di Schönberg.
Ecco perché chi è preparato ascoltando questo genere di musica sa distinguere cosa è dodecafonia e cosa non lo è. Io non sono purtroppo tecnicamente preparato per farlo, anche se nella mia vita essendo figlio di un musicista - mio papà è stato un musicista importante, primo violoncello della Scala ed in altre orchestre importanti - ho sempre sentito parlare di musica in casa mia. Ascoltavo sempre mio papà quando dava lezioni, ed ero abituato a sentire non solo lui ma anche altri violoncellisti. Lo ascoltavo anche quando suonava il pianoforte suonare Mozart e altra musica piuttosto importante. Certo era un pianista dilettante, non era un virtuoso come Benedetti Michelangeli, ma nel violoncello era uno dei più bravi in senso assoluto.

Nutre qualche interesse per la musica pop?
No, purtroppo non la conosco dato che al di là della musica classica mi sono appassionato solo al jazz. Anche il jazz è un po' in crisi, temo irreversibile. Quando parlo di jazz mi riferisco a quello americano che poi si è sviluppato anche in Europa e attualmente il miglior jazz si suona in Italia. Ma il grande jazz è americano: Louis Armstrong, Roll Morton, Duke Ellington e tanti tanti altri. Se comincio a parlare di jazz non riesco più a zitto, forse è meglio se cambiamo argomento.
TECNICA E FRUIZIONE DEL FUMETTO
Nella sua carriera di illustratore non ha mai rinunciato a sperimentare tecniche diverse, non ultime quelle calcografiche. Quanto le sono state utili nella sua attività di "narratore per immagini"?
Ho provato a fare un po' di tutto nel campo grafico e quindi era abbastanza inevitabile che provassi a fare la litografia e la serigrafia. E queste tecniche mi sono servite anche nelle storie a fumetti. La serigrafia l'ho utilizzata nel lavoro per l'editore Franco Maria Ricci, in Casanova, ma fondamentalmente in Histoire d'O in cui mi sono misurato con la letteratura erotica. In questo mi sono messo in concorrenza con Manara a cui però riconosco la giovinezza, nel senso che essendo molto più giovane di me ha fatto prima di me tante cose.

Possiamo attenderci un suo ritorno al fumetto a tempo pieno?
Temo di no. È vero che in questi ultimi tempi mi sono allontanato molto dal fumetto in genere. E per questo non mi sento di dare una risposta. Credo d'essere impreparato.
Le vengono spesso dedicate importanti mostre, non di rado in spazi che solitamente ospitano eventi riservati alle arti cosiddette "maggiori" quali pittura o scultura: ritiene che gli allestimenti di mostre siano funzionali agli autori di fumetti?
Le mostre dei fumetti si assomigliano un po' tutte: sono in pratica una sequenza, in un certo senso cinematografica, di tante tavole che si susseguono una all'altra e che credo creino un po' di confusione. Personalmente non sono molto interessato alle mostre. A chi volesse fare una mostra con le mie tavole suggerirei di esporle distanziandole. Ho un ricordo di una mostra, la mia più importante, alla galleria Rondanini a Roma, ormai 30 anni fa: c'era un eccesso di tavole che si susseguivano a distanza troppo ravvicinata tanto che penso lo spettatore ne aveva un'immagine un po' confusa. Non posso però pretendere … i miei fumetti si dovrebbero leggere con una certa calma, non dico con la lente in mano … sono sempre stato un osservatore molto attento per cui mettevo alcune pagine in una determinata successione, cosa che in una mostra si finisce per perdere. Per questo penso che bisognerebbe posizionare le tavole distanziate … tornando alla mostra, pure bella, alla galleria Rondanini, in uno spazio di 30 metri c'erano 70, 80 tavole e questo faceva perdere, e molto, l'interesse.

[Intervista apparsa originariamente su Ultrazine.org nel marzo 2001]
Altro su Guido Crepax: QUI.

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