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mercoledì 23 novembre 2016

Alan Moore, Fashion Beast e Malcolm McLaren

Copertina del volume Fashion Beast illustrata da Facundo Percio.
Nel seguito un breve estratto dalla lunga introduzione scritta da Alan Moore (datata Northampton, 14 giugno 2013) inclusa nel volume Fashion Beast, di recente pubblicato in Italia da Panini Comics che in precedenza aveva proposto la serie in albi. L'ottima traduzione è dell'amico Antonio Solinas.

Fashion Beast nasce originariamente a metà degli anni '80 come sceneggiatura per il cinema scritta da Moore su commissione e idea di base di Malcolm McLaren.
Il film non fu mai realizzato e lo script rimase inutilizzato fino a che la Avatar Press non ne acquisì i diritti per un adattamento a fumetti affidato ad Antony Johnston (testi) e Facundo Percio (disegni), con la supervisione dello stesso Moore: il primo numero (della maxiserie di dieci albi) uscì nel corso del 2012 per il mercato americano.   
Malcolm McLaren (a sinistra) e i Sex Pistols.
Alan Moore: [...] Sulla base del ragionamento che un creatore di fumetti capace potrebbe forse contribuire con freschezza a una sceneggiatura cinematografica, [Malcolm McLaren] si era insediato in una vivace e affollata fumetteria a Saint Mark’s Place e aveva chiesto al tredicenne dall’aspetto più cool che era riuscito a trovare chi fosse il suo scrittore di fumetti preferito. Secondo Malcolm, questo giovane insolitamente profondo e intelligente aveva risposto, senza esitare, “Alan Moore: la mano sinistra di Dio”.
Nel caso improbabile che io scriva mai un’autobiografia, tipicamente modesto e riservato come sono, questo ne sarà quasi certamente il titolo. Il sovversivo impresario mi invitò a incontrarlo a Londra per discutere alcune sue idee cinematografiche, e chiedermi se mi facesse piacere essere coinvolto nella sceneggiatura di qualcuna di esse. Anche se confesso che non avevo ambizioni o genuino interesse creativo nei confronti del mondo del cinema, mi ero sempre pigramente chiesto come sarebbe stato scrivere per un tale medium. In maniera più persuasiva, ero ansioso di incontrare Malcolm McLaren e, se possibile, lavorarci insieme: a mio avviso, resta uno dei più effervescenti intelletti della cultura pop del XX secolo. Fu così che, circa una settimana dopo, mi capitò di incontrarmi con tale figura consciamente mefistofelica, nella hall dell’hotel di Londra in cui alloggiava. Arrivato con qualche minuto d’anticipo, per caso potei assistere agli ultimi scatti di un servizio fotografico per il quotidiano (dichiaratamente) sensazionalistico Sun. [...] Quando il fotografo se ne andò parlammo, e fui in grado di vederlo lontano dai riflettori, tra le performance pubbliche come Malcolm McLaren, l’amabile cattivo da cartone animato, consapevolmente dickensiano, che lui stesso aveva progettato per il consumo popolare. Alto almeno quanto me e notevolmente meglio vestito, aveva una qualità da uccello... probabilmente rapace, come accennato in precedenza, ma certamente un tipo di corvide ingegnoso... e quando stava in piedi non assomigliava ad altro che a una candela antropomorfa, con una fiamma arancione di combustione cerebrale che si originava dalla cera umana. [...]

1 commento:

  1. FB non è male, ma il concetto è stiracchiato attraverso un eccessivo numero di albetti il che depotenzia almeno uno dei colpi di scena, diciamo così, della vicenda, ma non è nemmeno la cosa migliore del team up tra la mano sinistra di Dio e la miglior Mclaren lontano dal circuito di Monza.
    In una successiva intervista al Bardo di Northampton - che il signor Salinas non riuscirà a tradurre perchè difficile reperire la rivista underground Curvy Lesmo di Bottero e Botero e Bottaro di cui sono stati pubblicati solo una manciata di numeri - è rivelato come Malcolm e Alan intendessero lavorare ad un film che rileggesse la saga del Doctor Who nella atmo di Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution. No kiddin. Malcolm sarebbe stato perfetto come combo del buon dottore e del Firestorm della DC. Alan scrisse un copione capolavoro che faceva sembrare la riduzione a fumetti di 1941 di Spielberg ad opera di Rick Veitch una storia della Pimpa, ma Mamma DC non era allora - solo allora ? - tanto x la quale quando si trattava di pasticciare con un loro personaggio e così non se ne fece nulla.
    La mano sinistra eccetera la prese bene e si chiuse nel suo home rimuginando sul nome dell'attore - Eddie Constantine - che interpretava Lemmy.
    E qualche tempo dopo in un numero della Cosa Paludosa...

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