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lunedì 8 febbraio 2016

Jacen Burrows: Providence, Alan Moore & Lovecraft

Copertina per Providence N. 1. Illustrazione di Jacen Burrows.
Dopo un periodo d'assenza tornano le interviste su smokyland
Nel seguito potete leggere un'interessante chiacchierata con JACEN BURROWS, artista dal segno efficace e leggibile, disegnatore di PROVIDENCE, l'ultima incursione di Alan Moore nel mondo di H.P. Lovecraft, dopo Il Cortile e Neonomicon (sempre illustrati da Burrows).
Di Providence, tuttora in corso di pubblicazione in originale per Avatar Press (sono previsti dodici numeri), la Panini ha proposto, di recente, un primo volume contenente i numeri dall'1 al 4.

L'intervista originale è stata condotta nel mese di Gennaio e pubblicata sull'ottimo Facts in the Case of Alan Moore's Providence - a cura di Robert Derie, Joe Linton e Alexx Kay - dedicato all'analisi dettagliata della maxi-serie scritta da Moore. Il testo in Inglese può essere letto qui.

Prima di passare alle parole di JACEN BURROWS segnalo, a chi fosse interessato ad approfondimenti su Providence, l'ottima analisi di Andrea Tosti apparsa su Fumettologica e l'intervista a Leonardo Rizzi, traduttore dell'edizione italiana, pubblicata su Senzaudio.

E ora... buona lettura! E un grazie a Joe Linton per l'autorizzazione alla pubblicazione e traduzione.
Copertina per Providence N. 2. Illustrazione di Jacen Burrows.
BACKGROUND
Facts: Leggi molti fumetti? Da ragazzo quali erano i tuoi preferiti? E oggi quali sono?
Burrows: Non ne leggo più così tanti come quando ero giovane. Ad essere sincero, non posso proprio permettermi una dipendenza da fumetti. Ma cerco di prendere dei volumi un paio di volte all'anno e sto attento durante le convention per qualche buon affare o nuove pubblicazioni interessanti.
Al momento mi piacciono molto diverse produzioni della Image: Wayward, Rat Queens, Revival, Southern Bastards, Saga, Manifest Destiny, Sex Criminals. La Image sta pubblicando un sacco di fumetti davvero validi. Sono anche un grande fan di Terry Moore e del suo Rachel Rising: lui è sempre bravissimo. E cerco di non perdermi nessun fumetto scritto da Garth Ennis, Joe Hill e Kieron Gillen. Inoltre compro tutto quello che esce dell' "Hellboy Universe".

ILLUSTRARE H.P. LOVECRAFT
Hai letto molto Lovecraft prima di iniziare a disegnare le storie ispirate ai suoi lavori come Il cortile, Riconoscimento, Neonomicon e Providence? Quali sono le storie di Lovecraft che preferisci?
Ho letto Aria fredda quando ero piuttosto giovane. Era contenuto in un antologico di racconti horror e fu l'unica storia che mi colpì. Poi ho messo le mani sui volumi editi dalla Del Rey con le terrificanti copertine di Michael Whelan che mi hanno dato un'ottima base per tutti i racconti più importanti. Quando stavo lavorando a Neonomicon mi sono impegnato a leggere o ascoltare in audio-libro molti dei suoi scritti più oscuri. Mi è sempre piaciuto il Ciclo dei Sogni per la sua stranezza. Non sono storie horror nel senso tradizionale del termine ma l'idea di perdersi in una terra di pericolosi incubi viventi mi ha sempre colpito. Io stesso ho sempre fatto sogni particolarmente vividi. 
Tavola, priva del lettering finale, da Providence N. 1. Disegni di Jacen Burrows.
Ci sono altri disegnatori e illustratori che hanno dato forma alle creazioni di Lovecraft a cui ti sei ispirato?
Traggo ispirazione da tutto: film, libri, fan art, illustrazioni per giochi di ruolo. Tra i miei preferiti ci sono i lavori horror di Bernie Wrightson, spesso con mostri lovecraftiani. Mike Mignola, ovviamente. Zdzisław Beksiński, le cui opere semplicemente trasmettono un senso d'orrore surreale e terrificante. C'è un artista che si chiama Don Kenn che realizza un sacco di illustrazioni di mostri davvero potenti, anche loro fonte d'ispirazione. Ma se dovessi indicare la singola e più importante fonte di riferimento per tutto quello che riguarda mostruosità aliene ultraterrene direi senza dubbio La Cosa di John Carpenter.

LAVORARE CON ALAN MOORE
Hai collaborato con molti sceneggiatori di successo: Alan Moore, Garth Ennis, Warren Ellis, per fare qualche nome. Quali sono le differenze nel lavorare con Moore rispetto ad altri scrittori?
Molto è stato detto sul livello di dettaglio delle sue sceneggiature ma c'è anche una straordinaria pressione auto-imposta che deriva dal sapere che i suoi lettori sono molto più meticolosi nelle loro analisi rispetto alla media. Ci sono livelli di dettaglio e di storytelling non verbale che sono rilevanti nella narrazione e la consapevolezza che la gente ci presterà davvero attenzione mette addosso un sacco di pressione. Diamine, in generale ti senti addosso un sacco di pressione nel cercare di essere all'altezza della scrittura e dei risultati straordinari dei suoi collaborati del passato. Ma tutto quello che si può fare è provarci. E lo stress in realtà può essere d'aiuto per evolvere e tirar fuori il meglio.

Come lavori con Moore? Parli con lui al telefono? È un processo in qualche modo interattivo? Rispetto all'intera serie - che è costituita da 12 albi - quante sceneggiature erano disponibili quando hai iniziato a disegnare il primo numero?
Credo che Moore avesse completato il numero 4 o il 5 quando io ho iniziato a disegnare il primo episodio. E penso che avesse finito la sceneggiatura dell'ultimo quando io ero al quarto. Gli ho fatto visita un paio di volte, nelle prime fasi della lavorazione, e abbiamo discusso un sacco dei temi trattati, dei personaggi e del nostro approccio ma una volta iniziata l'effettiva realizzazione della serie non c'è stato grande bisogno di stare in contatto a parte per le approvazioni e qualche occasionale correzione in fase di revisione. Nelle sceneggiature c'è davvero tutto. Passo le mie domande attraverso la redazione per tenere le mie ingerenze rispettosamente al minimo e professionali.  
Tavola, priva del lettering finale, da Providence N. 1. Disegni di Jacen Burrows.
PROVIDENCE: IL DIETRO LE QUINTE
È evidente che dietro Providence si sia un grandissimo lavoro di ricerca, dalle strade alla moda del periodo fino agli arredi delle abitazioni. Come ti sei organizzato? Dopo quante settimane o mesi di ricerca e documentazione hai iniziato a disegnare Providence?
L’inizio è stato ovviamente più lento. L’ambientazione nel 1919 era totalmente nuova per me, tra la prima guerra mondiale e i ruggenti anni ’20, e non avevo idea di come renderla dal punto di vista grafico. Ho comprato cataloghi sull’abbigliamento, visto film e spettacoli televisivi ambientati in quel periodo e ho cercato di imparare quanto più potessi su… praticamente tutto quello che riguardava quell’epoca.
Fortunatamente Alan aveva già fatto un mucchio di ricerche sull’argomento e poteva indicarmi la strada. Ma ogni singolo albo presentava delle specifiche sfide in termini di documentazione, da come erano i barbieri del periodo alla verifica delle fasi lunari in modo che fossero quelle giuste durante le notti in cui la storia è ambientata. Nessun dettaglio era trascurabile se era funzionale a rendere l’atmosfera. Di sicuro era un po’ una cosa da pazzi ma mi sono chiesto “quando mai mi capiterà di lavorare a un progetto simile?”

Qualche dettaglio sul tuo metodo. Quali sono i tuoi passaggi: thumbnail, matite, chine? Che tipo di matite, pennini, inchiostro, carta usi? Quanti ritocchi fai? Quanto lavoro è su carta, quanto in digitale?
C’è pochissimo intervento digitale. Qualche sistematina qua e là ma la maggior parte dei disegni è realizzata con metodo tradizionali. È tutto piuttosto standard tranne il fatto che, in genere, faccio un paio di passaggi di thumbnail per avere tutti i pezzi al posto giusto, i dettagli ben definiti e la prospettiva tracciata accuratamente. Dal momento che ogni vignetta è un campo lungo con, di solito, più di un personaggio che parla e sono richiesti specifici dettagli, devo prestare molta più attenzione nella composizione di quanto faccia normalmente.

Quanto impieghi di norma per disegnare un albo di Providence? In una settimana quante tavole realizzi a matita? Quante ne riesci ad inchiostrare? Quanto tempo per le matite e le chine di una copertina?
È difficile dirlo. Per i primi numeri ho disegnato un sacco di copertine di Providence e per la serie God is Dead, praticamente dividendo così il mese lavorativo. Ma come indicazione generale cerco di fare circa 3 o 4 tavole, matite e chine comprese, alla settimana, che si tratti di  pagine di fumetto o di copertine. Non sono di sicuro il disegnatore più veloce in circolazione, specialmente con lavori così ricchi di dettagli ma cerco di tenere un ritmo costante.
Copertina per Providence N. 7. Illustrazione di Jacen Burrows.
A che punto sei con Providence? Le domande per quest'intervista le stiamo scrivendo a Gennaio 2016 e il numero 7 è di prossima uscita [il sito della Avatar indica, come data, il 10 Febbraio, N.d.T]. A quale parte stai lavorando? Hai già realizzato gli schizzi di tutti gli albi?
Il numero 8 è attualmente in fase di colorazione ed io sto per iniziare a lavorare sul 9. Il numero 7 è davvero potente. Non vedo l'ora che esca.

Come lavori con il colorista Juan Rodriguez? Tu e/o Alan Moore gli date molte indicazioni su come colorare specifici elementi? È un processo interattivo: tu, oppure  Rodriguez, realizzate una versione preliminare che poi ricontrollate per approvazione definitiva?
La sceneggiatura presenta alcune direttive per la colorazione e dove non ci sono di solito cerco di scrivere dei suggerimenti - sull'atmosfera da ottenere o specifici dettagli e arredi - che vengono girati al colorista. Di solito c'è una prima versione che viene sottoposta all'approvazione di Alan e mia per possibili aggiustamenti. Passo a Juan tutta la documentazione che salvo da Internet per risparmiargli le ricerche ma generalmente riesce a cogliere il tono giusto sin da subito. 
Copertina per Providence N. 7. Illustrazione di Jacen Burrows.
DOPO PROVIDENCE
Una volta completato Providence su cosa lavorerai? A quali progetti i tuoi fan dovranno prestate attenzione?
È troppo presto persino per pensarci ma vorrei lavorare a qualcosa di diverso perché mi piace cambiare. Mi piacerebbe lavorare ad un genere inedito per me, ad esempio la fantascienza. Qualcosa con molta azione in modo da provare a fare cose nuove dal punto di vista stilistico. Ma chi può dirlo ora.
Gli sceneggiatori con cui collaboro avranno di certo qualcosa di interessante da propormi quando verrà il momento!

[L'intervista originale, in Inglese, può essere letta qui.]

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