Una tavola di Sergio Toppi, da Sharaz-de. |
A distanza di tre anni da quel luttuoso evento, in ricordo di Sergio Toppi e per celebrarne l'indimenticabile e indimenticata grandezza artistica e umana, ripropongo nel seguito la breve storia omaggio realizzata da Tito Faraci (testi) e Fabio Celoni (disegni) pubblicata nel volume Sergio Toppi: Nero su bianco con eccezioni scritto dall'amico Fabrizio Lo Bianco, edito nel 2005 da Black Velvet. Un grazie a Tito, Fabio e Fabrizio per l'autorizzazione alla pubblicazione.
Inoltre, colgo l'occasione, per (ri)presentare qui i contributi di Walter Simonson, Ramon Aznar e Giorgio Concu apparsi in un estemporaneo Speciale Toppi, ospitato tra il 2002 e il 2003 su Ultrazine.org.
Storia: Tito Faraci. Disegni: Fabio Celoni. |
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SERGIO TOPPI, UN AUTENTICO MAESTRO
di Walter Simonson
[Pubblicato su Ultrazine nel Dicembre 2002. Traduzione di smoky Man e Omar Martini.]
A metà degli anni '70 si tenevano a New York, una o due volte l'anno, delle fiere dedicate al fumetto. Allora ero un giovane professionista e, vivendo a New York, frequentavo regolarmente quelle mostre. La maggior parte delle cose in vendita nello spazio occupato dai negozianti era roba che avevo già, che non mi interessava o che non mi potevo permettere. Vecchi albi americani, una selezione di tavole originali, dei banchetti pieni di Big Little Books, i soliti giocattoli di latta e altre cianfrusaglie. Lo scopo principale di quelle mostre era di socializzare, vedere i vecchi amici arrivati in città e incontrare dei professionisti di cui non sapevo quali fossero le opere che mi piacevano. Ma c'era anche il banchetto delle rarità - di solito ce n'era uno o al massimo due - dove si potevano trovare delle graphic novel. Non semplici graphic novel, ma le graphic novel europee. Erano lavori di cui allora sapevo molto poco e che non avevo quasi mai avuto la possibilità di vedere. Il banchetto era pieno di volumi disegnati da artisti che non avevo mai sentito nominare, con un immaginario che non mi sarei mai sognato. E uno dei primi volumi ad attirare la mia attenzione fu un libro intitolato "L'homme des Marais" realizzato da un certo Sergio Toppi.
Non conoscevo quel nome, ma era chiaro che si trattava di un grande. Un vero grande! Rimasi sconvolto da quel libro! La tecnica mirabile, l'attenzione particolare per i volti umani, la cura nel rendere i costumi e le atmosfere del periodo storico, la composizione delle vignette e dell'intera pagina, l'intenso utilizzo del tratteggio all'interno dei disegni, il potente uso del negative space nell'intera opera, la combinazione e la continuità nel susseguirsi delle immagini, e la narrazione attraverso i disegni che danzano di pagina in pagina... la mia conoscenza del Francese era davvero pessima, ma capii istantaneamente di trovarmi di fronte al lavoro di un illustratore e di un narratore eccezionale. E così ho trascorso gli ultimi venticinque anni a scoprire e a guardare il suo lavoro, a studiarlo e a cercare di includere un po' della sua straordinaria visione nelle mie creazioni. Le qualità di Toppi come artista sono troppe per essere elencate in modo esauriente in questa sede. D'altra parte, nessuna parola potrebbe davvero descrivere l'opera di un artista. Nel migliore dei casi, le parole possono indicare la via, poi spetta a chi guarda lasciare che l'opera lo trasporti là dove le parole vengono a mancare. Ecco perché una mostra come questa ha un valore inestimabile. Perché toglie, per quanto sia possibile, l'interfaccia che c'è tra l'artista e il pubblico e li riunisce insieme in un luogo in cui, per un breve momento, possono diventare una cosa sola.
Non ho mai incontrato Sergio Toppi, ma mi piacerebbe. Mi piacerebbe incontrarlo e stringergli la mano, nella speranza che un po' del suo spettacolare talento passasse, per contatto, a me e ai miei disegni!
I miei migliori auguri, Sergio. Che la tua matita e i tuoi pennelli non si asciughino mai!
di Walter Simonson
[Pubblicato su Ultrazine nel Dicembre 2002. Traduzione di smoky Man e Omar Martini.]
A metà degli anni '70 si tenevano a New York, una o due volte l'anno, delle fiere dedicate al fumetto. Allora ero un giovane professionista e, vivendo a New York, frequentavo regolarmente quelle mostre. La maggior parte delle cose in vendita nello spazio occupato dai negozianti era roba che avevo già, che non mi interessava o che non mi potevo permettere. Vecchi albi americani, una selezione di tavole originali, dei banchetti pieni di Big Little Books, i soliti giocattoli di latta e altre cianfrusaglie. Lo scopo principale di quelle mostre era di socializzare, vedere i vecchi amici arrivati in città e incontrare dei professionisti di cui non sapevo quali fossero le opere che mi piacevano. Ma c'era anche il banchetto delle rarità - di solito ce n'era uno o al massimo due - dove si potevano trovare delle graphic novel. Non semplici graphic novel, ma le graphic novel europee. Erano lavori di cui allora sapevo molto poco e che non avevo quasi mai avuto la possibilità di vedere. Il banchetto era pieno di volumi disegnati da artisti che non avevo mai sentito nominare, con un immaginario che non mi sarei mai sognato. E uno dei primi volumi ad attirare la mia attenzione fu un libro intitolato "L'homme des Marais" realizzato da un certo Sergio Toppi.
Non conoscevo quel nome, ma era chiaro che si trattava di un grande. Un vero grande! Rimasi sconvolto da quel libro! La tecnica mirabile, l'attenzione particolare per i volti umani, la cura nel rendere i costumi e le atmosfere del periodo storico, la composizione delle vignette e dell'intera pagina, l'intenso utilizzo del tratteggio all'interno dei disegni, il potente uso del negative space nell'intera opera, la combinazione e la continuità nel susseguirsi delle immagini, e la narrazione attraverso i disegni che danzano di pagina in pagina... la mia conoscenza del Francese era davvero pessima, ma capii istantaneamente di trovarmi di fronte al lavoro di un illustratore e di un narratore eccezionale. E così ho trascorso gli ultimi venticinque anni a scoprire e a guardare il suo lavoro, a studiarlo e a cercare di includere un po' della sua straordinaria visione nelle mie creazioni. Le qualità di Toppi come artista sono troppe per essere elencate in modo esauriente in questa sede. D'altra parte, nessuna parola potrebbe davvero descrivere l'opera di un artista. Nel migliore dei casi, le parole possono indicare la via, poi spetta a chi guarda lasciare che l'opera lo trasporti là dove le parole vengono a mancare. Ecco perché una mostra come questa ha un valore inestimabile. Perché toglie, per quanto sia possibile, l'interfaccia che c'è tra l'artista e il pubblico e li riunisce insieme in un luogo in cui, per un breve momento, possono diventare una cosa sola.
Non ho mai incontrato Sergio Toppi, ma mi piacerebbe. Mi piacerebbe incontrarlo e stringergli la mano, nella speranza che un po' del suo spettacolare talento passasse, per contatto, a me e ai miei disegni!
I miei migliori auguri, Sergio. Che la tua matita e i tuoi pennelli non si asciughino mai!
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SERGIO TOPPI E I SUOI RACCONTI DEL NUOVO MONDO
di Ramon Aznar
[Pubblicato su Ultrazine ad Aprile 2003.]
di Ramon Aznar
[Pubblicato su Ultrazine ad Aprile 2003.]
1992, un anno veramente speciale in Spagna. I Giochi Olimpici a Barcellona e nello stesso tempo uno sguardo retrospettivo nella celebrazione del "Quinto Centenario" della scoperta d'America, il Nuovo Mondo, con ogni sorta d'attività culturali.
Planeta-De Agostini e la Sociedad Estatal Quinto Centenario, (1492-1992) pubblicarono una bella collezione di libri dedicati alla scoperta d'America, sotto il nome "Relatos del Nuevo Mundo", illustrati dai più bravi rappresentanti, spagnoli e non, del mondo della "nona arte".
Fra i 25 titoli di questa bella collana, ci sono due libri che il grande autore italiano Sergio Toppi ha creato per l'occasione. E' importante osservare che in questo momento i due titoli sono esauriti in Spagna e inediti in Italia, anche se i due meritano di essere in ogni biblioteca o collana importante di fumetti, e anche di Storia. Entrambe le storie ci mostrano l'ambizione umana per conseguire l'oro e l'argento, simboli di potere nell'epoca della grande scoperta e anche ai nostri giorni. Per tutti coloro che ancora non hanno avuto la fortuna di acquistare questi piccoli gioielli, l'editore "Mosquito", in Francia, annuncia una prossima edizione di La leyenda de Potosí, a settembre 2003, e sicuramente continuerà con Los tesoros de Cibola.
El Cerro de la plata / La leyenda de Potosí (prima storia ad essere pubblicata anche se non nell'ordine cronologico del suo contesto storico) ci racconta le avventure d'un povero sivigliano che nel 1496, a Sierra Nevada (Granada), si trova di fronte a uno strano personaggio, a metà tra stregone e diavolo, che predice il suo destino: scoprire una collina d'argento (cerro de la plata, in spagnolo), in una lontana terra d'oltremare.
Nel 1514 ritroviamo il nostro anonimo protagonista sul fiume Putumayo nella foresta colombiana, vivendo fra gli indiani "chiriguanos" che l'hanno accolto come uno di loro, e impegnato nella lotta contro l'Inca invasore, sotto la dinastia di Huayna Capac.
E' il 1531 quando finalmente arriva sull'altopiano andino, di fronte alla collina di Potosí (che significa "Cosa grande" nella lingua quetxua). Nonostante ciò, non ha il tempo di godersi il suo "Cerro de la Plata" che muore nelle mani del suo vecchio alleato Wadosewa, capo chiriguano, che non ha dimenticato mai la sua diserzione, alla ricerca del suo destino nella collina d'argento.
Già nel 1685, l'ultimo proprietario del Cerro de la Plata, don Jaime de Villarroel, abbandona la miniera esaurita, lasciando piantato sulla sua vetta un elmo spagnolo, scintillante come fosse d'argento, in omaggio allo sfortunato sivigliano morto in seguito a un sogno.
Las fabulosas ciudades de Arizona / Los tesoros de Cibola è il secondo racconto ambientato nel Nuovo Mondo che ci offre Sergio Toppi. In questa storia l'azione si sviluppa nella desolazione delle aride terre d'Arizona.
Anno 1541, il licenziato spagnolo Martín de Urría, il suo domestico arabo Kaloumi-ba e un nuovo protagonista anonimo, questa volta il vecchio soldato chiamato "cuchillo" (coltello), partono da Culiacán (Nuova Galizia) alla ricerca di Cibola, la favolosa città d'oro.
Gli indios "yaquis" non permettono la sua intrusione. Ammazzano Kaloumi-ba e spingono gli altri verso una morte sicura nel deserto.
Il licenziato Urría muore bevendo l'acqua avvelenata d'una pozza, e il nostro ex-soldato si perde in quelle spietate terre, solo e smarrito finché trova un piccolo "pueblo" indiano che scintilla come l'oro sotto il sole ardente d'Arizona, e che assomiglia la sua Cibola sognata.
In questa strana costruzione scavata nella montagna per i suoi abitanti, uno stregone e suo figlio, il capo della tribù, decidono di dargli da bere il succo di una pianta che produce una amnesia totale. In questo modo, lo spagnolo non sarà capace di svelare a nessuno l'ubicazione del villaggio.
Nuovamente perso nel deserto, è finalmente riscattato da una morte sicura dal capitano spagnolo Esteban Cabrera, che ritornava da una partita di caccia, e che condurrà il nostro protagonista fino al convento di "Santa María de los Dolores", a Culiacán, dove rimarrà sotto la cura dei frati, povero e dimenticato da tutti.
L'arte di Sergio Toppi raggiunge in entrambi i casi il massimo livello di espressività e colorazione. Le sue immagini ci portano in luoghi desolati o lussureggianti, lontani nel tempo e nello spazio, mentre le sue storie ci mostrano le passioni umane e la sorte tragica che attende i personaggi come unica ricompensa per la loro smisurata ambizione.
Planeta-De Agostini e la Sociedad Estatal Quinto Centenario, (1492-1992) pubblicarono una bella collezione di libri dedicati alla scoperta d'America, sotto il nome "Relatos del Nuevo Mundo", illustrati dai più bravi rappresentanti, spagnoli e non, del mondo della "nona arte".
Fra i 25 titoli di questa bella collana, ci sono due libri che il grande autore italiano Sergio Toppi ha creato per l'occasione. E' importante osservare che in questo momento i due titoli sono esauriti in Spagna e inediti in Italia, anche se i due meritano di essere in ogni biblioteca o collana importante di fumetti, e anche di Storia. Entrambe le storie ci mostrano l'ambizione umana per conseguire l'oro e l'argento, simboli di potere nell'epoca della grande scoperta e anche ai nostri giorni. Per tutti coloro che ancora non hanno avuto la fortuna di acquistare questi piccoli gioielli, l'editore "Mosquito", in Francia, annuncia una prossima edizione di La leyenda de Potosí, a settembre 2003, e sicuramente continuerà con Los tesoros de Cibola.
El Cerro de la plata / La leyenda de Potosí (prima storia ad essere pubblicata anche se non nell'ordine cronologico del suo contesto storico) ci racconta le avventure d'un povero sivigliano che nel 1496, a Sierra Nevada (Granada), si trova di fronte a uno strano personaggio, a metà tra stregone e diavolo, che predice il suo destino: scoprire una collina d'argento (cerro de la plata, in spagnolo), in una lontana terra d'oltremare.
Nel 1514 ritroviamo il nostro anonimo protagonista sul fiume Putumayo nella foresta colombiana, vivendo fra gli indiani "chiriguanos" che l'hanno accolto come uno di loro, e impegnato nella lotta contro l'Inca invasore, sotto la dinastia di Huayna Capac.
E' il 1531 quando finalmente arriva sull'altopiano andino, di fronte alla collina di Potosí (che significa "Cosa grande" nella lingua quetxua). Nonostante ciò, non ha il tempo di godersi il suo "Cerro de la Plata" che muore nelle mani del suo vecchio alleato Wadosewa, capo chiriguano, che non ha dimenticato mai la sua diserzione, alla ricerca del suo destino nella collina d'argento.
Già nel 1685, l'ultimo proprietario del Cerro de la Plata, don Jaime de Villarroel, abbandona la miniera esaurita, lasciando piantato sulla sua vetta un elmo spagnolo, scintillante come fosse d'argento, in omaggio allo sfortunato sivigliano morto in seguito a un sogno.
Las fabulosas ciudades de Arizona / Los tesoros de Cibola è il secondo racconto ambientato nel Nuovo Mondo che ci offre Sergio Toppi. In questa storia l'azione si sviluppa nella desolazione delle aride terre d'Arizona.
Anno 1541, il licenziato spagnolo Martín de Urría, il suo domestico arabo Kaloumi-ba e un nuovo protagonista anonimo, questa volta il vecchio soldato chiamato "cuchillo" (coltello), partono da Culiacán (Nuova Galizia) alla ricerca di Cibola, la favolosa città d'oro.
Gli indios "yaquis" non permettono la sua intrusione. Ammazzano Kaloumi-ba e spingono gli altri verso una morte sicura nel deserto.
Il licenziato Urría muore bevendo l'acqua avvelenata d'una pozza, e il nostro ex-soldato si perde in quelle spietate terre, solo e smarrito finché trova un piccolo "pueblo" indiano che scintilla come l'oro sotto il sole ardente d'Arizona, e che assomiglia la sua Cibola sognata.
In questa strana costruzione scavata nella montagna per i suoi abitanti, uno stregone e suo figlio, il capo della tribù, decidono di dargli da bere il succo di una pianta che produce una amnesia totale. In questo modo, lo spagnolo non sarà capace di svelare a nessuno l'ubicazione del villaggio.
Nuovamente perso nel deserto, è finalmente riscattato da una morte sicura dal capitano spagnolo Esteban Cabrera, che ritornava da una partita di caccia, e che condurrà il nostro protagonista fino al convento di "Santa María de los Dolores", a Culiacán, dove rimarrà sotto la cura dei frati, povero e dimenticato da tutti.
L'arte di Sergio Toppi raggiunge in entrambi i casi il massimo livello di espressività e colorazione. Le sue immagini ci portano in luoghi desolati o lussureggianti, lontani nel tempo e nello spazio, mentre le sue storie ci mostrano le passioni umane e la sorte tragica che attende i personaggi come unica ricompensa per la loro smisurata ambizione.
Illustrazione di Giorgio Concu (2002, acrilico bianco su lucido da proiezione). |
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