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lunedì 16 settembre 2013

Missione Edimburgo [3]: Stripped con... Sandman!

Autografi e segni preziosi su fumetti inestimabili.
Dopo la Gebbie e Morrison ed il precedente post in cui vi ho raccontato dell'incontro tenutosi il 24 Agosto con NEIL GAIMAN in cui l'autore britannico ha parlato della sua produzione di libri per ragazzi, ora è la volta (con colpevole ritardo rispetto all'abitudine contemporanea del "real time") dell'evento del 25 Agosto dedicato a... SANDMAN, forse la creazione più nota dello scrittore britannico, di certo la serie ed il personaggio per cui è - e sarà - ricordato nella Storia del Fumetto.
Neil Gaiman Talk, 25 agosto, Baillie Gifford Main Theatre, Edimburgo, ore 20.

"A quindici anni ho fatto una lista delle cose che volevo fare nella mia vita e l'ho fatta vedere a mia madre: scrivere un film, scrivere per la tv... scrivere un episodio di Dr. Who, quando sarei diventato grande [risate]... scrivere un libro di fantascienza, scrivere un fantasy, scrivere un po' di poesia... ed i fumetti erano in quella lista, tra le cose che volevo scrivere da sempre...  ero assolutamente convinto sin da ragazzo che il Fumetto fosse un mezzo di comunicazione importante, valido e artisticamente rilevante come ogni altro, nonostante gli adulti non la pensassero allo stesso modo." (Neil Gaiman)

Incontro sold-out, sala gremitissima. Grande trepidazione da parte dei presenti per una delle conferenze più attese in assoluto, in cui Gaiman parlerà della sua creazione più famosa e del ritorno di Sandman dopo 25 anni (con la miniserie Overture per i disegni del fenomenale JH Williams III, in uscita ad Ottobre!) A moderare una visibilmente emozionata e conseguentemente impacciata Hannah Berry, autrice di Adamtine. Noi stavolta si sta un po' nelle retrovie, ma neppure tanto. Gaiman come al solito è perfettamente a proprio agio e dichiara fin da subito la propria felicità all'idea di per poter "finalmente" parlare di Sandman, a conclusione di tutti gli incontri fatti: "Parlerò di cose di cui non ho ancora parlato. Per cui chi avesse assistito ai precedenti incontri non vorrà i propri soldi indietro!" [risate]

"A scuola i fumetti erano banditi. Non potevi assolutamente averci a che fare. Se li portavi in classe ti venivano confiscati. Era un divieto scritto. E così una volta ho preso da parte una maestra, una di quelle relativamente sane e gentili e tenendo in mano la lista stampata di quelle regole le ho detto: 'Questo divieto sui fumetti non lo capisco affatto. Potrebbe spiegarmelo?' E lei [Gaiman fa un po' voce ed espressione della maestra]: 'Beh Gaiman, è una cosa davvero, davvero semplice. Perché è come mangiare cibo spazzatura mentre bisognerebbe nutrirsi di cose buone.' E io risposi: 'Continuo a non capire.' Ero l'unica persona che conoscessi che leggeva fumetti, moltissimi fumetti. Ma ero anche l'unico studente che aveva letto tutti i libri della biblioteca scolastica.
Quella non era ovviamente una risposta valida. Per cui replicai: 'Mi dica il vero motivo?' E lei: 'Gaiman, tu sei un ragazzo brillante ed è per questo che sto avendo questa conversazione con te.' E finì così e mi resi conto che era un divieto stupido, una cosa assolutamente stupida. Ma fu anche un bene perché mi convinse completamente che i fumetti erano validi.
Qualche anno dopo, avrò avuto sedici anni e mezzo o diciassette scoprii il punk e le ragazze, non necessariamente in quest'ordine, e non ci fu più molto spazio per i fumetti. Avevo perso interesse anche perché i fumetti non sembravano offrirmi nulla d'interessante... una volta comprai una raccolta di Spirit da Dark They Were, and Golden-Eyed e, in una libreria locale, Tantrum di Jules Feiffer. Poche cose. Verso i vent'anni, ero un giovane giornalista, presi alcuni numeri di Warrior e, più o meno nello stesso periodo, a Victoria Station, presi un numero di Swamp Thing. Ed era scritto da Alan Moore, un nome noto che conoscevo perché l'avevo visto su Warrior: un fumetto americano scritto da un autore inglese!
Quando avevo sedici anni, nella mia scuola ci furono due o tre giorni dedicati alla carriera a cui avremmo potuto ambire da grandi. Vennero dei consulenti, facemmo un mucchio di test e alla fine ci furono assegnati una ventina di minuti di colloquio col consulente per la valutazione dei risultati e per sentire i suoi suggerimenti sul proseguo degli studi e sul tipo di lavoro che avremmo potuto fare e su come avremmo potuto realizzare le nostre aspettative. Ma io sapevo esattamente che cosa volevo fare. Così, giunto il mio turno, il consulente, stringendo tra le mani i miei test, mi chiese: 'Beh, allora... che cosa vorresti fare?' Ed io: 'Io vorrei scrivere fumetti americani?'  E lui, guardandomi come se stessi provando a fargli inghiottire un'aringa cruda: 'E come pensi di farlo?' Ed io: 'Beh, non ne ho la minima idea... il consulente è lei, dovrebbe dirmelo lei come fare, no?' Seguì un certo periodo di silenzio e poi mi disse: 'Hai mai pensato a un lavoro in banca?' Risposi: 'No, non ci ho mai pensato... mai.' Fu un momento davvero imbarazzante... Per cui quando scoprì che Alan stava scrivendo per gli americani capii che non era un sogno impossibile, che qualcuno l'aveva fatto e quindi era realizzabile. E tornai a credere a quella possibilità... anche se mi resi conto che... non sapevo assolutamente come si scrivesse per davvero un fumetto. Non c'era Internet al tempo per fare delle ricerche su come fare. Così mandai il mio libro appena pubblicato, Ghastly Beyond Belief ad Alan Moore, e poi lo chiamai per chiedergli se l'aveva letto, parlammo e gli chiesi se poteva spiegarmi come scrivere un fumetto, e lui rispose [Gaiman imita la voce di Moore] 'Certo Neil che posso spiegarti come si scrive un fumetto!' E saltò fuori che a breve ci sarebbe stata una convention a Birmingham con ospiti come Ramsey Campbell e Clive Barker ed Alan era anche lui tra gli invitati. Durante la convention Alan era impegnatissimo ma ad un certo punto lo fermai al bar e gli dissi: 'Alan mi devi proprio spiegare come è fatta una sceneggiatura di fumetti, come si scrive, come si comunica col disegnatore...' E lui [Gaiman continua con l'imitazione di Moore], scrivendo sul mio quaderno d'appunti: 'Beh, quello che devi fare è questo: tavola 1, vignetta 1, e poi ci metti un po' di dettagli sulla scena, tipo... ci sono due tizi seduti al bar, uno ha l'aria imbarazzata nei confronti dell'altro... [risate] poi se uno dei personaggi ha da dire qualcosa d'interessante lo scrivi altrimenti rimane zitto [risate]... ' 'Ah, è così, Alan? Bene... grazie'
Gli mandai una prima sceneggiatura, mi corresse alcune cose... gliene mandai un'altra e mi disse che andava bene... E questo è tutto l'apprendistato che ho fatto."
Copertina di Dave McKean per Sandman: Overture N. 1. Qui, intervista per Wired.
Come è nato Sandman?
"Dave McKean ed io stavamo lavorando per la DC ad una miniserie prestige su Black Orchid. Eravamo al secondo numero o forse a metà del terzo. Squillò il telefono ed era Karen Berger - che sarebbe stata mio editor alla Vertigo per molti anni a venire, una persona eccezionale - che mi disse: ''Siamo un po' preoccupati perché stiamo producendo un fumetto nel nostro formato più prestigioso scritto e disegnato da due autori di cui nessuno ha mai sentito parlare su un personaggio di cui nessuno ha mai sentito parlare, per di più un personaggio femminile che di norma, si sa, ha vendite inferiori. Per questo stavamo pensando di offrirti prima una serie mensile e di dare a Dave un Batman da disegnare in modo che, quando uscirà la miniserie, i lettori vi conosceranno già. Così proposi dei nomi di personaggi DC. E ogni volta Karen mi rispondeva col nome di chi lo stava scrivendo e col motivo per cui non avrei potuto lavorarci. E poi mi ricordò una conversazione fatta sulla possibilità di rilanciare e rivisitare il personaggio di Sandman, creato da Jack Kirby e Joe Simon negli anni '70. E aggiunse, 'fallo ma rendilo un personaggio tuo'. Ed io: 'Ok, va bene.' E incominciai a pensare a cosa fare, ci pensai tantissimo. E, ad un certo punto, scrissi una lettera - con in pratica, quello che avrei fatto nei primi otto numeri di Sandman - e la mandai a Karen e lei mi rispose dicendo che non sapeva se i suoi superiori avrebbero capito del tutto ma, andava bene e potevo iniziare.
E così nacque Sandman. All'inizio non fu un grandissimo successo... ma andava bene. Era nella Top 100 del tempo, si piazzava tra il novantesimo e il centesimo, ma era il miglior risultato ottenuto da Karen con le testate da lei curate. Per cui era un buon risultato. E con ogni numero nuovo che usciva scalava qualche posizione in classifica. Mi ricordo che volevo essere io a finire di raccontare le storie di Sandman. Ne parlai anche con Jennette Kahn, all'epoca Presidente della DC, e lei mi disse: 'No, non succederà... quando avrai finito tu con Sandman, passerà ad un altro scrittore, è questa la natura dei comics.' E io le dissi: 'Oh, sì.. beh...' Ed invece è successo. Ho fatto qualcosa che nessuno aveva fatto prima: in pratica ho raccontato un'unica storia composta da 75 episodi, ma era un unico racconto.
Quando iniziai il mio obiettivo era riuscire a finire la mia storia di otto numeri. Ero sicuro che la serie sarebbe stata un piccolo successo di critica ma non avrebbe venduto abbastanza. L'avrebbero tenuta in vita per un anno - perché chiudere una testata prima di un anno era comunque spiacevole a livello d'immagine per la casa editrice - ma intorno al numero otto mi avrebbero chiamato per dirmi che avevo solo altri quattro numeri. E in quei numeri avrei scritto delle storie auto-conclusive avendo completato già la storia che volevo raccontare. Ma giunti al numero otto le vendite andavano bene e continuai ad andare avanti.
E poi ci fu l'uscita in volume. Un evento che casualmente cambiò la Storia editoriale dei comics. E accadde per caso. Perché sulla rivista Rolling Stones volevano inserire Sandman nella lista annuale delle opere consigliate, ma alla DC non avevano nulla da promuovere. Così dal giorno alla notte misero in piedi una raccolta, con i numeri di Casa di Bambola, senza il numero uno... una cosa un po' assurda... ed io chiesi a Clive Barker un'introduzione da scrivere praticamente in un giorno e Dave fece una copertina lo stesso in tempi strettissimi ma... alla fine, nonostante la follia dell'operazione, la raccolta vendette, fu un successo... e siamo qui, ora. Da molti punti di vista la serie di graphic novel di Sandman ha cambiato la faccia dell'editoria dei fumetti americani..."
Tavola di JH William III da Sandman: Overture.
"Per me Sandman era una 'macchina' per raccontare storie. Avere a disposizione un personaggio che era sempre esistito e che poteva stare ovunque e in qualsiasi periodo storico, mi dava tutto lo Spazio e il Tempo... di sicuro potevo usare tutta la Storia, e magari potevo raccontare delle storie che sembrassero storie di supereroi, senza esserlo per davvero... mi interessavano le storie capaci di spaventare e dare un brivido al lettore... ero sempre concentrato su nuove idee... credo che dal 1987 al 1996 non ho fatto altro che pensare a nuovi soggetti per Sandman, prende appunti su spunti possibili, qualsiasi cosa stesse succedendo o accadendo nella mia vita e nel mondo. Di tanto in tanto, raramente, mi prendeva una sensazione di disperazione. Una volta mi telefonarono perché volevano sapere cosa che cosa sarebbe successo di lì a tre numeri per promuovere l'albo. E io risposi: 'Non ne ho la minima idea. Non ho ancora una storia.' E la replica fu perentoria: 'Pensa a qualcosa. Ora!' 'Beh, ehm... allora... questa sarà la storia di Morfeo e Lady Johanna Costantine in fuga nella Francia della rivoluzione francese.' 'Mi sembra ottimo.' E subito dopo pensai: 'In che guaio mi sono cacciato!!!' E corsi in libreria a prendere dei libri per documentarmi, leggendoli velocissimamente e prendendo note freneticamente..."

"A noi scrittori ci viene spesso chiesto da dove prendiamo le idee. In realtà non c'è una vera risposta... le prendiamo dappertutto. Magari mentre stai lavorando a qualcos'altro. A volte lo stesso procedimento d'immaginare auto-genera idee, che magari non sarà possibile utilizzare subito, ma le metteremo da parte per un altro momento. Lo stesso processo di scrittura ti suggerisce delle soluzioni su un personaggio... potrei fare questo, e quest'altro. Ad esempio ero ad un convention fantasy, il mese precedente alla pubblicazione di Sandman N.1, era sera e al bar, guardando le persone presenti, mi sembrava che avessero tutti una luce sinistra. E ho pensato: 'E se i serial killer avessero le loro convention? [risate] Avrebbero dei talk su come uccidere una donna? Su quali tecniche usare?' E ho dovuto aspettare 14 mesi prima di poter scrivere la storia basata su quell'idea. Ed ero terrorizzato che qualcun altro prima di me pubblicasse una storia su una convention di serial killer..."
Tavola di JH William III da Sandman: Overture.
"C'erano delle altre storie di Sandman che volevo raccontare. Alcune le ho raccontate negli speciali passati. E c'era questa storia. Un prequel... anche se chiamare prequel una storia che avviene circa 9 miliardi di anni prima del primo numero di Sandman è un po' riduttivo... Nel N.1 succede che un gruppo di maghi da strapazzo riesce ad imprigionare Morfeo. Come è stato possibile? Sappiamo che Morfeo era vestito con abiti da guerra... e nel corso della serie ci sono alcuni frammenti d'informazione per cui sappiamo che era stanco ed indebolito da un lungo viaggio in una galassia lontana... ecco in Overture capiremo che cosa sia successo.
Ne parlammo per il ventesimo anniversario di Sandman. Alla DC erano interessati e mi offrirono lo stesso contratto che firmai per lavorare alla serie nel 1987. Ovviamente risposi: 'No, grazie. [risate] Dovreste propormi un altro contratto.' 'Ma se lo facciamo con te poi dovremmo farlo con tutti.' Ed io: 'Ok, nessun problema. Sarà per un'altra volta.'
Sono passati alcuni anni, mi hanno contattato di nuovo chiedendomi: 'Nel 2013 sarà il venticinquesimo anniversario di Sandman, vuoi fare qualcosa?' Ed io: 'C'è sempre quella storia che volevo raccontare...' 'Va bene, parliamone... ti facciamo un'offerta? Ed io: ' Sì, parlate col mio agente.' [risate]
Ed eccoci qui. Ovviamente si guadagna di più con i libri... ma l'ho fatto perché è davvero, davvero divertente tornare a lavorare su questi personaggi.
E poi JH Williams è un genio. Sta realizzando il suo miglior lavoro di sempre. È incredibile. A volte ricevo le immagini e non gli rispondo per giorni... per farlo preoccupare. [risate] Rimango parole a guardarle. E poi c'è Dave McKean alle copertine. È come quei film d'azione con il ritorno in scena di una vecchia coppia, con uno dei due che viene richiamato dalla pensione, mentre ora lavora a cuocere hamburger. Si toglie il grembiule... 'Ehi, che fai?' ''Mi licenzio... devo tornare a fare Sandman!' [risate]"
Rigore British e il rito delle firme.
"Fare fumetti implica dover negoziare su diversi aspetti... scendere a compromessi con una serie di vincoli numerici che non si possono aggirare... ad esempio, il numero di pagine che si hanno a disposizione, diciamo 24 pagine... 6 o 7 vignette al massimo che puoi mettere in una tavola altrimenti risulta troppo piena, circa 180 parole in tutto per tavola... circa 30 parole per balloon, al massimo... sono cose che s'imparano facendoli... in uno dei primi fumetti che ho scritto ho messo 70 parole in un singolo balloon: non l'ho più rifatto! Insomma ci sono tutta una serie di vincoli... Quando ho scritto il primo numero di Sandman ho preso un mazzetto di fogli, li ho numerati sul retro da 1 a 24, e in ogni pagina ho scritto quello che succedeva in quella tavola. Quando scrivi un romanzo non ci sono problemi di spazio, non così importanti... quando scrivi un fumetto non puoi mica chiamare il tuo editor e dirgli: 'Sai l'ultima storia che ho scritto? Beh sono 27 pagine...' [risate] C'è una serie di vincoli da tenere in considerazione. A volte facendo così, si sbaglia numerando le pagine e magari fai una storia di 23 tavole o di 25... [risate] Scrivo poi dei dialoghi... ma sono preliminari, non finali... quelli li scrivo una volta vista la tavola e gli spazi a disposizione... Questo è il mio modo di scrivere fumetti... è un continuo negoziare con qualcosa che non è negoziabile..."

"Volevo creare la mia versione della Morte, il tipo di Morte che vorrei venisse a prendermi. Per questo Death è così. Volevo che fosse bella... mi piaceva l'idea della Morte come qualcosa di positivo... Death è l'unico membro degli Endless con cui vorresti davvero uscire."
Una fan con tatuaggio sul braccio di Death e Sandman, chiede un autografo a Gaiman per completare l'opera!
Durante la sessione di firma, spendo qualche minuto per due battute con Gaiman. Innanzitutto, confesso la gioia per il ritorno di Sandman, anche perché ai disegni ci sarà JH Williams III, uno dei disegnatori più bravi, originali e geniali di questi anni. Gaiman stesso mostra grandissima eccitazione per questa collaborazione: "JH è un genio. Può disegnate qualsiasi cosa. Sono uno scrittore fortunato." E tirando fuori il cellulare mi mostra alcune delle nuove tavole. "Le ho appena scaricate", dice Gaiman. "Non sono incredibili?"
Copertina di JH Williams III per il secondo numero di Sandman: Overture.
Visto che sono lì, azzardo una domanda. "Dopo il ritorno di Sandman, a quando il ritorno di Marvelman?". Gaiman si fa serio: "Non ne so nulla." Ed io: "Ma con la questione di Angela e McFarlane, qualcosa si è chiarito, no?" "Sì, che né io né lui abbiamo i diritti su Marvelman." Lo incalzo: "Sembra proprio un bell'intrigo. Ma allora la Marvel che cosa ha comprato?" Gaiman mi guarda e sorride enigmatico, senza rispondere..."See you, smoky. Pleased to meet you."

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Extra info sul recente tour promozionale di Gaiman direttamente dalla voce dell'interessato: QUI!
E ancora qui e qui e qui per altri reportage dallo Stripped.

E se non siete ancora sazi fate un salto qui per vedere... Gaiman e Morrison insieme!!!
Nel frattempo... il Buon Neil è anche sul numero di Agosto di Intelligent Life. Lui può! :)
(continua con... la città, amenità varie e ancora... fumetti!!! )

5 commenti:

  1. e ancora grazie Smocky per quello che scrivi. verrà il giorno che ti ringrazierò stringendoti la mano.

    è incredibile la gioia del raccontare che trasmette Gaiman.
    Certo, sono parecchio affamato di una sua opera "importante", ma ho piena fiducia in Overture.
    Sandman mi ha fatto cambiare il modo di vedere i fumetti.La mia unica speranza è che non sia l'utimo ritorno.

    sp

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  2. @Joachim e sp
    Grazie per la visita. E se potete diffondete il link. Lo faccio per voi!!! :D

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  3. Siamo partiti con Casa di Bambola perchè la versione di Keith non ci convinceva fino in fondo. A dirla tutta, Morfeo ci sembrava una ragdoll che Dennis the Menace aveva cercato di annegare nella tazza. Alla DC oggi noi ADORIAMO Sam , sia chiaro, e speriamo di riaverlo ancora a bordo perchè siamo innamorati di ogni singola signora cicciotta ed imbronciata che ha infilato nel suo Bats/Lobo Deadly Serious, ma in quei gg era ancora acerbo e meno spendibile sul terreno dei paperbacks dell'altro Sam ( Dringenberg ) che era stato morso, da adolescente, da un rarissimo Bill Sienkiewicz radioattivo. Derivativo finchè volete, ma non ditemi che non è entrato nelle vs + intime nicchie con la sua cereal conventions e con la storia del rito di iniziaz dell'africano acerbo e del perduto amor di Sogno.
    " L'altro Sam " è un ns pallino - parlo a nome anche degli altri Secret Five del Think Tank - e non passa giorno che noi sei non si pensi ad una esca tanto seducente da permetterci di catturarlo e di metterlo al lavoro su una di quelle mini Vertigo di una volta a la The Extremist o Enigma. Milligan ha anche scritto la sinossi di uno one shot in cui un guardiano notturno in una fabbrica di vernici ( tossiche ) si addormenta e sogna di essere il re di una dimensione dove prendono vita le immagini della cartellonistica stradale. O forse è una allucinaz da post armageddon. O forse è un dio appena nato e che sta sbocciando e che sogna il Sogno. O è una vernice senziente e mutante che colora la realtà. Con Pete non si sa mai. E' come lavorare con Neil, ma senza pausa caffè: ieri ha visto la caricatura di Gaiman disegnata da Riddell e si è messo a progettare una ongoing sullo showman Jocelyn che guida i ribelli in un altroquando in cui lo Stato è retto dagli amici di Winnie the Pooh, ma mannari e come disegnati da Cavandoli. Ho tanto bisogno di una vacanza...

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  4. @Crepascolo
    Se non esistessi già sarebbe impossibile inventarti!!! :)
    La cosa di Jocelyn mi ha fatto scompisciare dalle risate! :D

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