Ben Affleck legge Madman. Da In cerca di Amy. |
Succedono un sacco di cose nel Fumettomondo. E, lo confesso, fatico a starci dietro, soprattutto in real-time. Leggo tante cose in giro, veloce. Forse troppe. Forse pecco col "campionamento" ripromettendomi una seconda lettura integrale che, sempre più spesso, non arriva. Mi scuserete. Non si "vive" di solo Fumetto, azzardo.
Comunque, ritrovo un file con qualche appunto. Forse merita d'essere condiviso. Forse qualche vicenda è già superata e io sono all'oscuro degli sviluppi... Ma, sono solo abbozzi di riflessioni, note a margine, uno zibaldone caotico. Idee per post magari più articolati. Ma tant'è...
Era Aprile e... mi ha colpito la lettera aperta che Carmine Di Giandomenico ha indirizzato alla Panini riguardo le edizioni italiane delle sue storie, scritte e/o disegnate, per la Marvel Comics e il conseguente "trattamento" riservatogli dall'editore modenese. Conosco Di Giandomenico, autore di grande talento e persona generosa, da parecchi anni (probabilmente sin dagli esordi) e ho avuto il grande piacere e l'onore della sua partecipazione a diversi progetti da me ideati e a lui va la mia sincera solidarietà per il suo "amaro sfogo". Nemo propheta in patria.
In una recente intervista, Andrea Plazzi, nome che non necessita certo di presentazioni, ha dichiarato: "Il fumetto sta molto bene creativamente ma non è ancora chiaro se e per quanti (autori, editori, professionisti dell’editoria in genere) resterà un lavoro." Uhmmm... meditare gente, meditare.
Altro giro, altro "sfogo". Raul Cestaro, una delle "matite" Italiane più talentuose, insieme al fratello gemello Gianluca, qualche giorno fa ha scritto su Facebook: "All'estero non so, ma qui in Italia, è il ragionare sempre e immancabilmente per clan, che limita le sinergie che potrebbero fare bene al fumetto italiano. Tutto ciò mi provoca solo disgusto." Una dolorosa constatazione.
Sul sempre ottimo Conversazioni sul Fumetto, m'imbatto in una bella intervista all'acuto, nonché eccellente fumettista, Dylan Horrocks: "Mi piace leggere commenti intelligenti e interessanti sul fumetto. Quelli che amo di più sono sia informativi (mi raccontano qualcosa sulla storia del fumetto che io non conosco), sia esplorativi (cercano di scavare a fondo per trovare nuovi punti di vista o comprendere certi aspetti del fumetto e/o della vita). C’è un sacco di roba buona in giro che si occupa di questi due “mondi” e di certo internet ha fatto la sua parte. Al momento mi piace leggere Tom Spurgeon, Jeet Heer, Heidi McDonald e David Brothers (fra i tanti che preferisco), ma amo anche le distaccate, imprevedibili, affascinanti discussioni che talvolta nascono spontaneamente su Twitter, in cui interviene ogni genere di persone (dai famosi cartoonist ai fan teenager), discutendo con inaspettata perspicacia per poi sfumare via.
Non mi interessa la critica come modo per stabilire se un fumetto è “bello” o “brutto”. Davvero non mi attrae; sono più interessato a riflettere sul fumetto in generale, piuttosto che a decidere quale di loro merita un premio." Riflettere sul Fumetto "in generale". Fosse facile.
Intanto in lingua inglese, l'arguto e autorevole Rich Johnston posta un pezzo, interessante assai (intitolato, senza giri di parole, "Parla con i tuoi collaboratori freelance. Specialmente con quelli a cui devi dei soldi."), che evidenzia il suo "peso" per facilitare i pagamenti in arretrato dovuti dalle case editrici ai loro "dipendenti" e mette in luce "note" abitudini degli editori. Tutto il mondo è paese.
E mi torna in mente un passaggio del libro Alan Moore: Storyteller (pag. 73): "Le persone in questo settore hanno la cattiva abitudine di sopportare pessime condizioni lavorative solo perché amano il lavoro che fanno, e ci sono editori che se ne approfittano. A volte l’ho sopportato, in certi casi lo sopporto ancora, ma oltre un certo punto, diventa masochismo continuare a fare qualcosa che non serve ad altro che a innervosirti sempre di più ogni giorno che passa." [anni '80, probabilmente 1984. Alan Moore, of course!]
C'è un limite a tutto. Dovrebbe esserci. Almeno credo.
Comunque, ritrovo un file con qualche appunto. Forse merita d'essere condiviso. Forse qualche vicenda è già superata e io sono all'oscuro degli sviluppi... Ma, sono solo abbozzi di riflessioni, note a margine, uno zibaldone caotico. Idee per post magari più articolati. Ma tant'è...
Era Aprile e... mi ha colpito la lettera aperta che Carmine Di Giandomenico ha indirizzato alla Panini riguardo le edizioni italiane delle sue storie, scritte e/o disegnate, per la Marvel Comics e il conseguente "trattamento" riservatogli dall'editore modenese. Conosco Di Giandomenico, autore di grande talento e persona generosa, da parecchi anni (probabilmente sin dagli esordi) e ho avuto il grande piacere e l'onore della sua partecipazione a diversi progetti da me ideati e a lui va la mia sincera solidarietà per il suo "amaro sfogo". Nemo propheta in patria.
In una recente intervista, Andrea Plazzi, nome che non necessita certo di presentazioni, ha dichiarato: "Il fumetto sta molto bene creativamente ma non è ancora chiaro se e per quanti (autori, editori, professionisti dell’editoria in genere) resterà un lavoro." Uhmmm... meditare gente, meditare.
Altro giro, altro "sfogo". Raul Cestaro, una delle "matite" Italiane più talentuose, insieme al fratello gemello Gianluca, qualche giorno fa ha scritto su Facebook: "All'estero non so, ma qui in Italia, è il ragionare sempre e immancabilmente per clan, che limita le sinergie che potrebbero fare bene al fumetto italiano. Tutto ciò mi provoca solo disgusto." Una dolorosa constatazione.
Sul sempre ottimo Conversazioni sul Fumetto, m'imbatto in una bella intervista all'acuto, nonché eccellente fumettista, Dylan Horrocks: "Mi piace leggere commenti intelligenti e interessanti sul fumetto. Quelli che amo di più sono sia informativi (mi raccontano qualcosa sulla storia del fumetto che io non conosco), sia esplorativi (cercano di scavare a fondo per trovare nuovi punti di vista o comprendere certi aspetti del fumetto e/o della vita). C’è un sacco di roba buona in giro che si occupa di questi due “mondi” e di certo internet ha fatto la sua parte. Al momento mi piace leggere Tom Spurgeon, Jeet Heer, Heidi McDonald e David Brothers (fra i tanti che preferisco), ma amo anche le distaccate, imprevedibili, affascinanti discussioni che talvolta nascono spontaneamente su Twitter, in cui interviene ogni genere di persone (dai famosi cartoonist ai fan teenager), discutendo con inaspettata perspicacia per poi sfumare via.
Non mi interessa la critica come modo per stabilire se un fumetto è “bello” o “brutto”. Davvero non mi attrae; sono più interessato a riflettere sul fumetto in generale, piuttosto che a decidere quale di loro merita un premio." Riflettere sul Fumetto "in generale". Fosse facile.
Shane Black in Predator. |
E mi torna in mente un passaggio del libro Alan Moore: Storyteller (pag. 73): "Le persone in questo settore hanno la cattiva abitudine di sopportare pessime condizioni lavorative solo perché amano il lavoro che fanno, e ci sono editori che se ne approfittano. A volte l’ho sopportato, in certi casi lo sopporto ancora, ma oltre un certo punto, diventa masochismo continuare a fare qualcosa che non serve ad altro che a innervosirti sempre di più ogni giorno che passa." [anni '80, probabilmente 1984. Alan Moore, of course!]
C'è un limite a tutto. Dovrebbe esserci. Almeno credo.
Succedono un sacco di cose nel Fumettomondo.
Ma forse, alla fine, non succede poi nulla di "particolarmente" nuovo.
Solo, probabili o improbabili, déjà vu... Forse.
Ma forse, alla fine, non succede poi nulla di "particolarmente" nuovo.
Solo, probabili o improbabili, déjà vu... Forse.
James Brown mostra un numero di Werewolf by Night. Da Quando eravamo re. |
Le immagini di "fumetti nel cinema" le ho "rubate" dallo splendido sito degli Immonen.
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